Lo Stato dell'Arte della Fusione Fredda

L'Ing. Giuseppe Chrubini, Coordinatore del Comitato scientifico dell'ANCEA (Associazione Nazionale Chimici ed Ecologisti per l'Ambiente), ci segnala un interessante contributo sulla Fusione Nucleare Fredda, realizzato dal Prof. Giuseppe Quartieri(1), Fisico dei sistemi complessi e Docente Universitario.

Come è noto agli addetti ai lavori, il lavoro originale dell’esperimento di Fleishmann e Pons, chiamato successivamente Effetto Fleishmann & Pons (EFP) era basato sul processo elettrochimico, per il caricamento di deuterio in Palladio, per la semplice ed unica ragione che era il metodo più semplice da sviluppare. Tuttavia, era ovvio che il metodo era intrinsecamente limitato a causa dell’impiego di tecnologie basate sull’acqua. Una di queste metodologie impiega acqua a pressione atmosferica che, ovviamente, bolle a 100°C. Purtroppo, questa temperatura è molto bassa per consentire di potere generare stabilmente efacilmente energia elettrica. Invece, lavorando a pressioni superiori si ottengono temperature superiori che potrebbero essere più facilmente impiegate per generare elettricità. Questo approccio richiede l’impiego di una tecnologia molto più complessa. Una delle soluzioni moderne proposte è quella di impiegare gas che consente di realizzare una più ampia gamma di condizioni operative in termini di pressione e temperatura. Inoltre la tecnologia a gas rende i sistema (gas di deuterio su palladio: Pd-D; ma anche gas di idrogeno su nickel) più pulito di quello elettrochimico. Allo stato attuale delle ricerche, la comunità scientifica che si interessa dell’Effetto Fleishmann & Pons (generalizzato a fusione nucleare fredda) ha riconosciuto il ruolo cruciale della scienza dei materiali per migliorare il controllo del sistema Pd-D (palladio deuterio) al fine di potere studiare la produzione di eccesso di calore (anche detta eccesso di entalpia) durante il processo elettrochimico di caricamento del fogli sottili di palladio con deuterio. Si ottengono così livelli di riproducibilità molto elevati (quasi del 100%) nel caricamento del Pd sino ad un rapporto D/Pd ≈ 1 (atom.fract) che viene normalmente considerato la soglia per la verifica dell’osservazione di eccesso di potenza. Tuttavia questa condizione D/Pd ≈ 1 però è solo una condizione necessaria ma non sufficiente per la osservazione (e quindi ripetibilità) dell’effetto di eccesso di potenza. Questi aspetti hanno spostato recentemente gli studi verso l’analisi delle proprietà superficiali e di volume del foglio di palladio al fine di correlare l’eccesso di entalpia con le proprietà di struttura della materia.

In altre parole, i fenomeni di fusione nucleare fredda in materia condensata o stato solido avvengono in sistemi compositi con arrangiamento regolare di nuclei ospitanti (C, Ti, Ni, Pd, ecc.) degli isotopi di idrogeno (H,D). Uno dei filoni più interessanti di nanostrutture è quello concepito dal Dr. Akito Takahashi come base seme per la fusione di un “cluster” di deutoni in modo da produrre calore con polvere di elio-4. Le strutture impiegate da Takahashi provengono dalla formazione di AD/TSC (tetrahedral symmetric condensate) attorno al sito-T di un reticolo regolare di PdD (palladio deuterato) sottoposto ad eccitazione fotonica oppure su superfici topologicamente frattali di nano strutture di PdDx e/o lungo le interfacce di un composto nanometrico di metallo-ossido-metallo. Il modo dinamico del condensato TSC è stato studiato quantitativamente applicando la equazione differenziale stocastica quanto-meccanica di Langevin ad un sistema costituito da un “cluster” a molti corpi di deutoni e elettroni con simmetria platonica. Proprio questa ultima proprietà è contestata dai seguaci (tra i quali il sottoscritto) della Meccanica Adornica (di Ruggero Santilli) che considerano impossibile impiegare in reazioni di fusione nucleare il modello a simmetria platonica e planetaria. Tuttavia, il gruppo di Takahashi ha sviluppato una successiva variante interessante basata sulla teoria dell’espansione dell’elettrone pesante e massivo, inteso come quasi particella in modo da potere trattare gli aspetti temporali del processo di fusione, stimando tra l’altro le probabilità di penetrazione della barriera di Coulomb del “cluster” (grappolo) di 4d (quattro deutoni). Questo filone basato sull’impiego di nanotecnologie (nanoparticelle di palladio in atmosfera di deuterio) è diventato, senz’altro, la via principale di ricerca in campo di FNF in materia condensata o stato solido. Nell’ambito di questa panoramica iniziale, molti gruppi di ricercatori hanno preferito dirigere le loro ricerche in questa nuova direzione ottenendo risultati molto promettenti, con produzione di eccesso di calore, elio e trasmutazioni.

Lungo queste direttive si è svolto il 14-simo Convegno Internazionale ICCF, “Exciting New Science Potential Clean Energy”, allo “Hyatt Regency on Capitol Hill di Washington DC” dal 10 al 14 agosto 2008. Sostanzialmente si è fatto il punto sullo stato dell’arte della Fusione Nucleare Fredda della materia condensata originata dal cosiddetto Effetto Fleishmann & Pons (EFP). Dopo le relazioni di apertura, gli argomenti trattati vanno dai risultati delle misure calorimetriche negli esperimenti di Fusione Nucleare Fredda nella materia condensata, allo studio dei materiali impiegati; quindi dal caricamento veloce d tipo di gas impiegati alle onoranze a grandi ricercatori come Yoshiaki Arata e Stanislaus Szpak; dalle misure di particelle alle opportunità e possibilità di replicazione e controlalbilità dell’EFP; dalla trasmutazioni e reazioni nucleari a bassa energia alle teorie avanzate sulla FNF; dagli esperimenti con acceleratori che sfruttano l’effetto di schermaggio aumentato degli elettroni nelle reazioni d-d sottoposte a ultravioletto sino alle misure ottiche e di materiali. Molto interessante è stata la sessione dedicata alla storia dell’Effetto Fleishmann and Pons nei vari Paesi del Mondo (Giappone, Inghilterra, Francia, Germania, Italia, India, Russia, Stati Uniti ecc.).Di fatto, tutta la storia dell’Effetto Fleishmann & Pons è costellata di problemi di natura scientifica, tecnica, procedurale e quant’altro. Allo stato attuale, si osserva una serie abbastanza consistente di fenomeni e problemi che rendono del tutto aperto gli studi sul EFP. Tra questi problemi bisogna annoverare la imperfetta ripetibilità degli esperimenti EFP, la mancanza di una teoria esaustiva e perfetta (rispetto al gran numero di molte decine di teorie proposte), i risultati sperimentali alcune volte inadeguati, la limitazione delle comunicazioni scientifiche solo entro un ambito ristretto dell’editoria scientifica a causa della inibizione di canali scientifici preferenziali e consolidati, le difficoltà di ottenere il rilascio e riconoscimento di brevetti ed altro.
Bisogna rendersi conto che queste difficoltà nascono dalla natura intrinseca dei fenomeni di FNF in materia condensata che sono di natura prettamente interdisciplinare e intrinsecamente complessi. La cultura scientifica necessaria a comprendere, controllare e gestire i fenomeni di FNF che originano dall’EFP deve essere molto varia poiché copre aspetti elettrochimici ed aspetti di fisica nucleare nella materia condensata. Questi ultimi appaiono ormai completamente diversi dai fenomeni analoghi che avvengono nel vuoto. Tuttavia, contro tutte queste difficoltà le comunità scientifiche dei suddetti Paesi hanno dedicato molti studi alla Fusione Nucleare Fredda raggiungendo mete e notevoli progressi, negli ultimi venti anni. Così, la grande messe di esprimenti eseguiti in Russia, in Giappone, in Italia, in Francia, in India, in Cina ed in altri Paesi piccoli si è dimostrata molto produttiva e illuminante dei fenomeni che, galileianamente, avvengono nel mondo della materia condensata del tipo matrici di palladio caricata con deutoni. In altre parole, i risultati sperimentali raccolti in tutto il mondo consentono di comprendere molte caratteristiche dell’Effetto Fleishmann & Pons (EFP). Come è costume in scienza questa conoscenza empirica è la base della conoscenza tuttavia senza una teoria che spieghi e predica il fenomeno la conoscenza è e rimane monca. Storicamente la teoria indirizza la sperimentazione forzandola a verificare le leggi previste. In mancanza di una teoria capace di predire il funzionamento, la sperimentazione consente di acquisire solo conoscenza empirica, con tutta la sua galileiana verità. Nell’ambito dell’ultima conferenza ICCF, sono stati presentati molti lavori i cui risultati sono stati convalidati con dati di alta qualità ossia con dati il cui rapporto segnale-rumore è molto buono e tali da dimostrare, con alto livello di confidenza, che è possibile indurre reazioni nucleari a temperatura ed energia ordinaria. La panoramica di reazioni nucleari indotte nella materia condensata copre sia le reazioni nucleari e/o trasmutazioni di elementi pesanti che reazioni di fusione di elementi leggeri del tipo deutoni ecc.

Sussistono forti evidenze [Iwamura (MHI) et alter] che le reazioni nucleari avvengono sulla superficie dei materiali solidi. Nell’ultimo decennio la scuola giapponese facente capo al Prof. Arata ha messo a punto matrici di dimensioni nanometriche introducendo così nel campo della Fusione Nucleare Fredda la nanotecnologia da cui si spera di ottenere sconvolgenti risultati. Purtroppo, gli strumenti di nanotecnologia sono abbastanza costosi e quindi non è stato facile introdurli nella ricerca sull’Effetto Fleishmann & Pons (FNF) a causa dei finanziamenti moto bassi erogati fin’ora. I risultati e i dati dei vari esperimenti eseguiti sono ormai disponibili in varie forme che vanno dai vari “proceedings” specifici, alle relazioni nella rete internet a diversi giornali scientifici. Questa enorme disponibilità di dati ha convito e sta convincendo molti dubbiosi della validità della ricerca nel campo della FNF. In particolare, appare dalla analisi delle relazioni della suddetta quattordicesima conferenza ICCF, dalle note, dalle presentazioni iniziali e dalla relazioni intermedie che è ormai chiaro ed inequivocabile che il DoE, forse assieme con MoD, comunica al mondo che crede nell’Effeto Fleishmann & Pons e quindi rilancia la ricerca applicata nel campo della Fusione Nucleare Fredda. Nessuno si perita di sconfessare e/o scomunicare il verdetto negativo emesso, nel 1990, dalla commissione instaurata dal DoE guidata dal noto fisico nucleare classico Huigenza. Questa commissione decretò che i fenomeni comunicati pubblicamente da Fleishmann & Pons non avrebbero potuto accadere poiché erano contro la fisica nucleare allora conosciuta. In sintesi rivolgendosi alla Commissione di Huigenza i nostri avi avrebbero solo detto “… non ti curar di lor ma guarda e passa”:

In poche parole, la ricerca sulla Fusione Nucleare Fredda (FNF) o l’Effetto Fleishmann & Pons è diventata un campo legittimo della scienza (Scienza Nucleare nella Materia Condensata) e non solo una collezione di errori, come alcuni denigratori sono andati dicendo per quasi due decenni. Molti suggerimenti sono stati e continuano ad essere erogati da vari gruppi di ricercatori, che, tra l’altro, hanno studiato a fondo tutte le critiche ed i risultati negativi pubblicati al punto da sostenere chele analisi statistiche e Bayesiane mostrano che le osservazioni dell’Effetto Fleishmann & Pons presentano criteri e dati di produzione di eccesso di calore che devono essere considerati un effetto fisico reale “al di là di ogni dubbio razionale”. I quattro criteri caldamente suggeriti per la esecuzione di esperimenti alla F & P che risultino “ripetibili” sono della seguente specie:

1. Eseguire gli esprimenti con molta attenzione e cura nel caricare il Palladio molto lentamente in modo da garantire condizioni tali da fornire rapporto di caricamento D/Pd superiore a 0.85.

2. Porre molta attenzione e cura nel rispettare la chimica del sistema in modo da creare condizioni superficiali favorevoli dei materiali impiegati.

3. Fare attenzione a caricare con densità di corrente al di sotto di 25 mA/cm2 quindi continuare l’esperimento con densità di corrente al di sopra di 250 mA/cm2 per aumentare il flusso di D (deutoni) al catodo.

4. Porre attenzione a stabilire condizioni di non equilibrio per innescare l’inserimento di deutoni D in posizioni non statiche all’interno del catodo.

In molte esperienze recenti di EFP sono state impiegate tutte le tecniche ben note di sviluppo di sistemi elettronici quali il campionamento alla Nyquist, l’integrazione nel tempo, il controllo ohmico termico, la ricostruzione delle onde termiche, e altre tecniche moderne ed avanzate per ottenere lo spettro di potenza termica. Inoltre, vengono ormai impiegate tecniche più precise di misurazione e controllo, di riconoscimento dei guasti e dei modi di funzionamento, di misure calorimetriche veloci oltre che ridondate, e di misure di flusso di calore tracciabili ed altro. In particolare, attualmente vengono normalmente eseguite misure migliorate con cinque o più metodi calorimetrici indipendenti, ed altre tecniche di misura e di rilevazione in modo che ciascuna potenza di ingesso viene normalizzata per valutare e controllare l’eccesso di calore e la potenza termica erogata successivamente. Per altri versi, i processi di miglioramento delle misure di eccesso di calore vengono attualmente eseguiti con calorimetri moderni molto elaborati rispetto al primo calorimetro di Antoine Lavoisier (1783); dal calorimetro a ghiaccio, al calorimetro a flusso di calore costate, al calorimetro a flusso di massa, al calorimetro a misure iperboliche, dalla calorimetria che impiega l’effetto Seebeck (per a misura di eccessi di entalpia anche per ampi campi di temperatura).

Conviene e si ritiene giusto ricordare che il compito primario della ricerca nel campo dell’EFP e quindi nella FNF in materia condensata è quello di migliorare la riproducibilità della generazione di eccesso di calore e quindi di amplificare la potenza ottenibile ed il guadagno di energia. Le tante convalide di importanza del rapporto di caricamento per il controllo del sistema Pd-D al fine della riproducibilità conducono a ritenere estremamente importante il ruolo cruciale delle scienze dei materiali da focalizzarsi sullo studio delle proprietà superficiali e volumetriche di fogli di palladio. Un esempio interessante è quello di impiego dei metodi di eccitazione dell’elettrolisi con ultrasuoni ossia con brevi cicli di cavitazione indotti da ultrasuoni con bassa densità di corrente di caricamento del Palladio si sono osservati i seguenti fenomeni interessanti dal punto di vista della teoria dei guasti superficiali:

1. La pulizia chimico-meccanica della superficie produce il risultato di un miglioramento della attivazione superficiale.

2. Le deformazioni meccaniche dello strato più superficiale della catodo di Palladio Pd dovute all’impulso d’onda prodotto dal fascio di deutoni accelerati. Si ottiene come risultato la distorsione dello stato superiore superficiale del reticolo cristallino di Pd.

3. La generazione di dislocazioni massive e di lacune volumetriche. Questi difetti prodotti rappresentano delle vere e proprie trappole per i deutoni immersi nelle zone profonde della matrice del catodo di Pd. Questo processo di intrappolamento favorisce la capacità di carico del deuterio nel palladio.

Come risultato globale di questo metodo con ultrasuoni si ottiene un rapporto di caricamento molto elevato che ha di conseguenza il miglioramento della riproducibilità della generazione di eccesso di calore. Continuando ad esaminare i nuovi processi proposti durante la suddetta conferenza, diviene essenziale osservare l’importanza delle investigazioni di sistemi Pd-D costruiti a nanoparticelle in zeoliti [Zeolita-Y (Na)] o altre strutture (idradi, polveri ecc.) in atmosfera di deuterio.

In effetti, gli studi sperimentali e teorici hanno indicato che le nanoparticelle di palladio possono rendere più facile l’evento dell’Effetto Fleishmann & Pons. Il metodo consiste normalmente nel caricare un substrato complesso di palladio organico e quindi bruciare i costituenti organici del composto in modo da lasciare solo palladio empiricamente puro all’interno delle cavità del zeolita. La presenza di palladio nel zeolita viene confermata usualmente con analisi che impiegano il microscopio elettronico e la spettroscopia a raggi X della dispersione dell’energia. I risultati sperimentali preliminari mostrano che dopo avere interrotto il flusso di gas di deuterio, la temperature della matrice di nanoparticelle di palladio aumenta di parecchi gradi al di sopra della temperatura ambiente. L’effetto è stato osservato due volte con gas di deuterio, mentre impiegando, come terzo caso sperimentale impiegando un flusso di gas d’idrogeno al posto del deuterio non si ottiene alcun aumento di temperatura. Questo tipo di zeolita presenta piccoli fori e pori con carica elettrostatica abbastanza forte (0,3 V/A) che gli consente di operare come un reattore quasi-nano.

Sono state sviluppate varianti anche consistenti del complesso matrice a nanoparticelle. Uno dei processi più interessanti è quello della deposizione elettrochimica di metalli da fase cristallina liquida liotropica esagonale. Molti altri progetti di verifica dell’EFP sono in fase di conduzione in tutto il mondo, ma la loro trattazione è molto lunga e non può essere affrontata in questa sede. Tuttavia, prima di passare alle conseguenze in campo italiano è il caso di accennare al problema della possibilità che la fisica nucleare classica, ossia le leggi fisiche fondamentali possano spiegare l’Effetto Fleishmann e Pons e più in generale la fusione nucleare fredda (FNF) e la LENR (Low Energy nucleare Reactions) le Reazioni Nucleare a Bassa Energia nella materia condensata. Dopo lunga ed attenta analisi rimangono ancora evidenze della impossibilità delle leggi classiche di spiegare l’accoppiamento fra deutoni e la mancanza di alcuni prodotti nucleari che dovrebbero, secondo le leggi classiche, svilupparsi dalla reazione stessa.

Il concetto che elettroni (fermioni e pseudo particelle) sono capaci di schermare i deutoni (Barriera di Coulomb) viene studiato in molte maniere poiché è il primo dei fenomeni che secondo la fisica nucleare classica pone il veto al verificarsi della fusione nucleare a temperatura ambiente. Esistono molte teorie che spiegano la possibilità di superamento della barriera di Coulomb da parte di deutoni, ma la maggior parte richiedono ed impongono alcune variazioni o generalizzazione di alcune leggi fondamentali (ad es. per la secondo la spiegazione della Meccanica Adronica bisogna aggiornare l’equazione di Fermi per la creazione del decadimento del neutrone e produzione del neutrino) per potere spiegare il fenomeno. Senza spingere l’analisi fino a fondo ed in maniera più dettagliata dai risultati della 14-sima Conferenza ICCF gestita dagli americani si evince un forte messaggio di alto livello scientifico e strategico: la FNF va considerata una branca della scienza con tutti i sacri crismi. Negli ultimi 20 anni, in Europa sono stati negati finanziamenti alla ricerca sulla Fusione Nucleare Fredda, preferendo a questa la classica e mai riuscita Fusione Nucleare Calda che viene eseguita da quasi cinquant’anni con enormi sforzi economici senza condurre ad alcun dato positivo.

Peraltro, è stato finanziato da un congruo numero di Paesi europei oltre agli stati Uniti e il Giappone il grande progetto ITER di fusione nucleare calda che deve essere realizzato nella Francia meridionale a Caradache entro i prossimi 50 anni. Il sogno di imbrigliare la energia termonucleare da fusione calda nasce con la invenzione da parte del grande fisico magiaro-americano Teller agli inizio degli anni ’50 del secolo scorso. Nell’ambito del mondo scientifico filo fusione nucleare calda, il progetto della FNF viene definito la “pulce”. In Italia, così, la visione corta e poco aperta degli addetti alla valutazione dei progetti scientifici ed energetici hanno da decenni bocciato la “pulce” solo e soltanto a favore del grande progetto ITER, che, ad onor del vero, dovrebbe portare lavoro a oltre 10 persone. In questa panoramica di grandi sforzi e sacrifici nati solo dal grande amore per la scienza e la conoscenza gli sparuti gruppi di ricercatori (sperimentali come Scaramuzzi, Violante, Celani, Mastromatteo e teorici come Preparata, Larsen, Widom, Santilli e il sottoscritto e tanti altri) dedicati alla FNF hanno proceduto con coraggio ed abnegazione.

In particolare, nel laboratorio N° 25 dei Laboratori Nazionali di Frascati (INFN) vengono eseguiti dal nostro gruppo esperimenti di FNF per dimostrare la ripetibilità e controllabilità dei fenomeni di FNF. Così, dopo il primo grande impulso mondiale alla ripetizione dell’esperimento di Fleischmann & Ponz, vari gruppi di ricerca hanno concepito nuove esperimenti e varianti interessanti dell’Effetto Fleischmann & Pons. Tra i vari filoni seguiti dai vari gruppi di ricerca distribuiti al mondo, è stato reputato interessante il filone determinato dal Prof. Arata giapponese che iniziò alcune esprimenti di elettrochimica del palladio già nel 1955. Nell’ambito di questo flusso di ricerca giapponese si collocano i vari tentativi di Iwamura (MHI) di superare l’approccio elettrochimico alla FNF ricorrendo a tecnologie di “sputtering” della microelettronica impiegate per generare diodi semiconduttori e in generale transistori e circuiti integrati (microprocessori ecc.). Inoltre, il gruppo suddetto ha tentato una collaborazione con la scuola di Arata, per la realizzazione di un progetto JI in comune italo-giapponese sulla FNF che non è andato in porto e non è stato finanziato.

Per concludere questa semplice sintesi di stato dell’arte della FNF in materia condensata centrata sulla ripetibilità e controllabilità dei fenomeno si notano i seguenti fatti:

1. La ricerca sulla FNF in materia condensata ha diritto, con tutti i sacri crismi scientifici, di fare parte del flusso della scienza moderna convenzionale e classica.

2. I metodi di ripetibilità dell’Effetto Fleishmann e Pons sono molteplici spaziando dalla classica metodologia elettrolitica alla nuove tecniche a nanoparticelle, dalla fusione a bolle

3. Nell’ambito della messe di teorie si possono individuare alcuni filoni di ricerca basilari: le teorie basate sulla Elettrodinamica Quantistica Coerente di cui è capostipite Giuliano Preparata, le teorie basate sulla Meccanica Quantistica (applicazione del principio di Heisemberg con il confinamento dell’energia, ipotesi di fusione quantistica ecc.), secondo il Modello Standard (Larsen, Widom et alter) e teoria dei campi, le teorie basate sulla Meccanica Adronica di cui è originatore primario Ruggero Santilli (e seguite dal sottoscritto) e tanti altri filoni minori quali la teoria dei Meccanismi Dinamici della moto in stato di condensazione TSC, teorie di Identificazione empirica dei sistemi e controllo ottimale delle reazioni nucleari assistite dal reticolo cristallino, il modello teorico della dinamica dell’idrogeno in esperimenti di scienza nucleare in materia condensata (CMNS), teoria delle interazioni fra nuclei positivi inclusi in strutture solide ecc.

4. Le proiezioni temporali di realizzazione di campioni di celle elettrolitiche per la fusione nucleare fredda che possa avere un senso industriale concreto, non hanno coefficienti di confidenza elevati e non si può prevedere alcun tempo di possibile realizzazione pratica. Riferendosi alla fusione Nucleare Calda, che ottimisticamente prevede realizzazioni nel giro di 50 anni, si potrebbe solo dedurre di potere realizzare dispositivi a fusione nucleare fredda operativi a livello industriale solo in periodi paragonabili a quelli della fusione calda.

5. Le prospettive concrete di potere risolvere il problema delle scorie radioattive con trasmutazioni nucleari a bassa energia (LENR, LENT ecc.).

Da queste considerazioni si deduce che bisogna avere grande fiducia della Fusione Nucleare Fredda in materia condensata, ormai parte integrante della scienza, ma a causa della forte indeterminazione temporale, non si può pensare di ottenere da questa fonte pulita e a basso costo una soluzione o un apporto energetico immediato. A ciò si aggiunga il fatto incontestabile e incontrovertibile che la Meccanica Quantistica, anche nelle sue forme più avanzate di Elettrodinamica Quantistica e Teoria dei Campi, e nonostante tutti gli sforzi di Preparata ed altri fisici teorici, non ancora riesce a spiegare bene i fenomeni di fusione nucleare fredda in materia condensata mentre, ad onore del vero, tali fenomeni sono invece galileianamente del tutto appurati e dimostrati. Dimostrato quindi che l’Effetto Fleishmann e Pons, che ha originato la FNF in Materia Condensata è parte integrante della scienza comune, nell’osservare le limitazioni temporali per la realizzazione industriale, diviene spontaneo porsi la domanda di quando, come ed in quale proporzioni la FNF in MC potrà dare un contributo concreto alla risoluzione dei problemi energetici che attanagliano l’Italia ed in mondo intero.

La risposta rimane estremamente dubitativa senza potere fare previsioni temporali di qualsiasi genere se non azzardare a pensare in termini di molti decenni a venire. Di conseguenza, la unica soluzione concreta che rimane agli enormi e seri problemi di energia che l’Italia e gli altri Paesi europei hanno è quella di perseguire la via della generazione di energia elettrica da centrali nucleari a fissione della terza generazione. Solo in questa maniera, pur preferendo la FNF, il suo basso costo e propugnando la necessità di forti finanziamenti, si può ritenere di giungere ad una suddivisione di approvvigionamenti di energia dalle diverse fonti (petrolio, gas, carbone, nucleare, solare, veno e geotermia) che sia razionale, armonizzata e ben bilanciata per il bene di tutto il popolo.

(1) Fisico dei sistemi complessi, Docente in varie Università Internazionali (IBR, Uniludes ecc.) e Nazionali (Unipg, Unisi ecc)

(aprile 2009)
Fonte: http://www.fusione-fredda.it/clemario/statofusionefredda.htm
Vedi: http://www.lenr-canr.org/acrobat/TakahashiAtetrahedra.pdf