L'UNIVERSO BAMBINO FATTO DI STELLE 'FILANTI'

Il Giornale Online

ROMA – Le prime stelle che si sono accese nell'universo avevano probabilmente un aspetto molto diverso rispetto a quelle che vediamo oggi: erano lunghi filamenti modellati dalla materia più abbondante e misteriosa del cosmo, la materia oscura. E su questa materia invisibile, ancora praticamente sconosciuta, le primissime stelle sarebbero in grado di raccontare molte cose. Ne sono convinti gli autori della ricerca pubblicata su Science, che hanno simulato la nascita delle stelle con l'aiuto di un supercomputer. “Abbiamo dimostrato che le proprietà delle stelle dipendono in modo critico dalla natura, attualmente sconosciuta, della materia oscura”, scrivono gli autori della ricerca, i fisici Liang Gao, dell'università britannica di Durham, e Tom Theuns, dell'università belga di Anversa.

Quando i telescopi del futuro riusciranno a vedere le stelle nate subito dopo il Big Bang, sarà possibile anche avere informazioni dirette sulle caratteristiche della materia oscura. Dopo il Big Bang l'universo si è espanso rapidamente ma per circa cento milioni di anni è stato uniforme e buio. Poi la materia oscura ha cominciato a formare delle strutture e la spinta della sua gravità ha favorito la formazione e la condensazione di aggregati di idrogeno, elio e litio, fino alla formazione delle prime stelle. Per il momento del motore che ha dato origine a questo processo, la materia oscura, si sa che è la più abbondante nell'universo: mentre la materia visibile, quella di cui sono fatti stelle, pianeti e l'uomo stesso, è pari ad appena il 5% dell'universo, la materia oscura, chiamata così perché non interagisce con la luce, è almeno cinque volte più abbondante, pari al 25% dell'universo.

Il restante 70% è composto da una forma di energia ancora più misteriosa, l'energia oscura. Della materia oscura si sospetta che potrebbe essere di due tipi: “calda”, ossia composta da particelle in rapido movimento (in questo caso avrebbe plasmato le prime stelle dando loro la forma allungata che ipotizza la simulazione fatta al supercomputer); oppure “fredda”, ossia composta da particelle in lento movimento. In quest'ultimo caso le prime stelle sarebbero stati degli agglomerati di gas. A rispondere saranno i telescopi di nuova generazione, come il satellite europeo Planck, il cui lancio è previsto nel 2008, e il satellite B-Pol, allo studio di un gruppo internazionale di cui fa parte l'università di Roma La Sapienza. Solo strumenti potenti come questi potranno guardare tanto lontano da vedere le prime stelle.

“Se la materia oscura è calda, alcune stelle primordiali potrebbero vagare intorno alla nostra galassia”, osserva Theuns. Perciò i telescopi spaziali del futuro potrebbero vedere costellazioni dall'aspetto bizzarro, composte da lunghi filamenti luminosi. Per il fisico “é una prospettiva entusiasmante conoscere la natura della materia oscura studiando le stelle più antiche”.

fonte: Ansa.it