Mangiare carne affama il mondo e impoverisce i terreni

Il Giornale Online
Segnalata da windrunner2012

Si è appena conclusa a Roma la Fiera MEATing, fiera mondiale degli operatori del settore “carne”, appuntamento che ha visto la partecipazione di 105 nazioni e delle varie Regioni italiane con i loro prodotti derivati da allevamenti e macelli.
Lo scopo dell'evento è stato quello di promuovere il prodotto carne ed incentivarne il consumo.

Tutto questo in un momento in cui sempre più autorevoli e numerosi enti indicano nel consumo di carne una delle principali cause del problema della fame che colpisce molti paesi.
E' recente l'allarme lanciato dalla Fao sui problemi creati dagli allevamenti in tutto il mondo e anche la Quarta Conferenza sul Futuro della Scienza, in svolgimento a Venezia e che è incentrata sul problema delle risorse alimentari e idriche del Pianeta, indica tra le risposte alla crisi alimentare quella della diminuzione dei consumi di carne.
Cosa dice la Fao? Tutte cose ampiamente note, ma poco diffuse.

A partire dagli anni sessanta il consumo di carne è cresciuto in maniera esponenziale, da 71 milioni di tonnellate si è arrivati a 284 milioni di tonnellate nel 2007, con un consumo pro-capite più che raddoppiato. Nel mondo in via di sviluppo negli ultimi vent'anni il consumo è raddoppiato. Le terre destinate all'allevamento del bestiame costituiscono il 30 per cento delle terre emerse non ricoperte da ghiacci. L'allevamento di bestiame è responsabile di un quinto delle emissioni di gas serra della Terra, più di quelle emesse dai trasporti nel loro complesso.

Un chilogrammo di carne è stimato responsabile di una emissione di ossido di carbonio pari a quelle di una vettura media europea che viaggia per 250 chilometri circa e brucia l'energia sufficiente a tenere accesa per 20 giorni una lampadina da 100 watt.
Un chilo di carne significa un consumo di 9 chili di petrolio e di 13mila litri di acqua.
L'allevamento è inefficiente: per ottenere le stesse calorie dalla carne occorrono da due a cinque volte più cereali, rispetto al consumo diretto di questi.

Negli Stati Uniti l'agricoltura praticata per soddisfare la domanda di carne contribuisce, secondo l'Agenzia per la Protezione Ambientale, per circa tre quarti alla creazione dei problemi legati alla qualità dell'acqua.
Anche la “magica” carne italiana non sfugge a tutti questi problemi.
Promuoverne l'uso – a prescindere dalla questione etica dell'uccidere milioni e milioni di animali spesso dopo una vita di sofferenza e umiliazione – alla luce di questa situazione dovrebbe, essere considerato un reato ambientale.

Coloro che non riescono ancora a vedere l'abisso etico del consumo di animali dovrebbero almeno ridurne il consumo per il bene loro e del pianeta.
Ma gli allarmi sono difficili da sentire quando a dominare sono gli interessi enormi ed immediati dell'industria chimica, farmaceutica (fitofarmaci, pesticidi, antibiotici) nonché delle sementi (5 società controllano il 65% delle vendite dei semi di mais e quasi le stesse il 75 % delle vendite dei fitofarmaci) e così continuano gli incentivi a questa agricoltura ed all'allevamento e le Fiere per promuovere prodotti dannosi a tutti come appunto la carne.

Enrico Moriconi

Fonte: Liberazione Animale – (25/09/2008 pag. 15)