Marthe Robin (13 marzo 1902 – 6 febbraio 1981)

Il Giornale OnlineMarthe Robin (1902-1981), sesta figlia di modesti contadini di Chateauneuf-de-Galaure (Drome, Francia), all'età di 16 anni é colta da un male misterioso che in poco tempo la riduce alla paralisi, fino alla morte. Totalmente paralizzata, al buio (perché ipersensibile alla luce), senza poter dormire, mangiare, bere, suo unico cibo sarà l'ostia consacrata. Alla fine del settembre 1930 Marthe vede il Cristo che le chiede:

“Vuoi essere come me?”

Marthe risponde con l'accettazione. Riceverà le stigmate e, da quel momento, ogni venerdì rivivrà la Passione di Cristo. Accetta di entrare nell'agonia di Cristo dal giovedì alla domenica, fino al dono delle stimmate. Soffre anche vessazioni diaboliche. Il mercoledì sera Marta riceveva l'eucaristia. Secondo le testimonianze di numerosi sacerdoti, l'ostia sfuggiva dalle loro dita come aspirata dall'essere di Marta, che entrava subito in estasi.

Padre Finet la faceva uscire dall'estasi il giovedì mattina, affinché potesse ricevere altre visite. Il giovedì sera, Marta entrava in agonia. Nulla le era imposto. Il Signore, ogni settimana, le proponeva di entrare nella sua Passione, per amore.

Padre Finet la sentiva dapprima dire “no” alla vista di una tale prova, ma ogni volta il “no” era seguito da un “sì”; e, allora, Marta si abbandonava tutta, e senza resistenza, alle sofferenze della Passione. Il venerdì, per due ore, la Santa Vergine si tratteneva presso di lei, ai piedi della sua croce. Poi Marta viveva la morte di Gesù, la sua discesa agli inferi e la sua risurrezione. E non ritornava in sé che la domenica o, più frequentemente, il lunedì.

Di anno in anno, Marta era condotta più profondamente nei misteri della sofferenza redentrice di Cristo e ciò fino all'abbandono più sconcertante. Negli ultimi mesi, il principe delle tenebre, vedendo la sua nemica riportare tante vittorie per la conversione delle anime, si mise a tormentarla più che mai, moltiplicando i suoi misfatti, giurando di andare sino alla fine. Da parte sua, la Vergine sosteneva potentemente la sua “amata bambina”. Alla festa di Ognissanti del 1980, Marta fu colta da una insopportabile torsione della colonna vertebrale; poi, all'inizio del 1981, fu presa da una tosse straziante che non l'avrebbe più lasciata.

Nello stesso tempo, per sua intercessione, si ottennero grandi vittorie della grazia: occorrerebbero libri e libri per raccontare tutto.
Nel 1989 é stato introdotto il processo per la sua beatificazione.

La piccola Marthe, pur al centro di fatti straordinari, volle essere sempre e soltanto una umile figlia della Chiesa. Soleva, infatti, dire: “Non parlate di me, il mio compito é quello di pregare ed offrire”.

Sulle visioni della Vergine, Marthe Robin non ha mai detto molto: esperienze personali, da custodire nel cuore. E' stata la fondatrice dei Foyers de Charité (Focolari della Carità).

“I Foyers de Charité cono delle comunità di battezzati, uomini e donne, che sull'esempio dei primi cristiani mettono in comune i loro beni materiali, intellettuali e spirituali, vivono nello stesso spirito il loro impegno di realizzare la famiglia di Dio sulla terra, con Maria per Madre, sotto la guida di un sacerdote, il padre, in uno sforzo incessante di Carità tra di loro, e portano nella loro vita di preghiera e di lavoro una testimonianza di Luce, di Carità e d'Amore, secondo il grande Messaggio di Cristo Re, Profeta e Sacerdote » (P. Finet).

Il loro compito primario è un servizio di accoglienza, in un clima di fraternità e di silenzio, per quanti desiderano sperimentare realmente un autentico incontro con Dio, nell'ascolto della Sua Parola e nell'esercizio della preghiera, in ordine ad una donazione più totale a Cristo, nella Chiesa e per la salvezza dell'uomo. I Foyers sono nati in Francia dall'incontro tra MARTHE ROBIN e il padre GEORGES FINET, il 10 febbraio 1936, e sono più di 70 nel mondo. Se vi recate in Francia, a Chateauneuf-de-Galaure, é possibile visitare la casa natale. Alcuni parenti vi accoglieranno e vi mostreranno la camera dove per molti anni é vissuta, paralizzata e nella sofferenza.

“Ho assistito due volte alla sua passione, un venerdì pomeriggio, per venti minuti circa, in ginocchio, ai piedi del suo letto, con padre Finet, nel giro di venti anni… Ho visto, era tutta bianca e gemeva secondo un ritmo che era pressappoco quello del cuore, con grida a volte più forti, a volte più flebili; a lato degli occhi, lungo la piega delle guance in direzione della gola – Marta era distesa – c'erano due tracce di sangue misto a un liquido acquoso, più che acquoso, piuttosto grumoso, poiché rimaneva mescolato al sangue. Padre Finet con una lampadina a dinamo, che accendeva con il pollice, rischiarava il suo corpo.

Conoscevamo Marta soltanto attraverso le visite. I suoi scritti erano rimasti completamente nascosti. L'unico scritto noto era il testo fondamentale dei Focolari di Carità (inserito tra due testi sui sacerdoti, di cui una parte è stata musicata dal Focolare di Tressaint).

“I miei sacerdoti, i miei sacerdoti, dammi tutto per loro. Mia Madre e io li amiamo tanto. Dammi tutte le tue sofferenze, tutte quelle che tu soffri in questo momento, tutte quelle in cui vuole immergerti il mio Amore; dammi il tuo isolamento e la tua solitudine, e la solitudine in cui Io ti metto; tutto e senza sosta per i miei sacerdoti. Offriti al Padre con me, per loro; non temere di dover soffrire troppo per i miei sacerdoti; essi hanno un bisogno così reale di tutto ciò che sto per fare in te a loro vantaggio…”.

Ho compreso veramente che Marta era per me una sorella quando una volta, mentre stavo per lasciarla, mi chiese di baciarla. Le diedi un bacio sulla fronte e sentii sulle labbra la corona di spine: ciò mi impressionò molto.

Fonte: mariadinazareth.it