Marziani – Mitologie di Roland Barthes

Il Giornale Online
2 ottobre 2010
by Francesca Coluzzi

“Il mistero dei Dischi Volanti in un primo tempo è stato prettamente terrestre: si supponeva che il disco venisse dall’ignoto sovietico, da quel mondo privo di chiare intenzioni quanto un altro pianeta. E già questa forma del mito conteneva in germe il suo sviluppo planetario; perchè se il disco da ordigno sovietico è diventato con tanta facilità ordigno marziano ciò si deve al fatto che la mitologia occidentale attribuisce al mondo comunista la stessa alterità di un pianeta; l’Urss è un mondo intermedio tra la Terra e Marte.

Solo che, nel suo divenire, il meraviglioso ha mutato senso, dal mito della guerra si è passati a quello del giudizio. Marte infatti, fino a nuovo ordine, è imparziale: Marte viene sulla terra per giudicare la Terra, ma, prima di condannare, Marte vuole osservare, capire. La grande contesa Urss-Usa è quindi ormai sentita come una condizione colpevole, perchè in essa il pericolo non è in misura col buon diritto; donde il ricorso mitico a uno sguardo celeste, abbastanza potente per intimidire le due parti. Gli analisti dell’avvenire potranno render ragione degli elementi figurativi di questa potenza, dei temi onirici che la compongono: la rotondità dell’ordigno, la levigatezza del suo metallo, quello stato superlativo del mondo rappresentato da una materia senza giunture; e a contrario comprendiamo meglio quanto nel nostro campo percettivo partecipa del tema del Male: gli angoli, i piani irregolari, il rumore, la discontinuità delle superfici. Tutto ciò è già stato minuziosamente stabilito dai romanzi di fantascienza, di cui la psicosi marziana non fa che riprendere alla lettera le descrizioni. Il dato più significativo è che in tal modo Marte viene implicitamente dotato di un determinismo storico ricalcato su quello delle Terra. (…)

Il solo vantaggio è quello del veicolo in sé, Marte venendo a configurarsi come una terra sognata, provvista di ali perfette come in tutti i sogni di idealizzazione. E’ probabile che se a nostra volta sbarcassimo su Marte quale l’abbiamo costruito non vi troveremmo altro che la Terra stessa, e tra questi due prodotti di una medesima Storia, non sapremmo risolvere qual è il nostro. (…)

Così tutta questa psicosi è fondata sul mito dell’Identico, cioè del Doppio. Ma qui come sempre il Doppio è in vantaggio, è giudice. Il confronto tra Est e Ovest non è già più la pura lotta del Bene e del Male, è una specie di mischia manicheista, messa sotto gli occhi di un terzo Sguardo: postula l’esistenza di una Meta-natura a livello del cielo, perchè il Terrore è appunto nel cielo: Il cielo è ormai, senza metafora, il campo di apparizione della morte atomica. Il giudice nasce nello stesso luogo in cui il boia minaccia.

E questo giudice (o piuttosto questo Sorvegliante) lo abbiamo appena visto meticolosamente reinvestito delle spiritualità comune, e differire assai poco, tutto sommato, da una pura proiezione terrestre. Perchè uno dei caratteri costanti di ogni mitologia piccolo-borghese è proprio l’incapacità di immaginare l’Altro. L’alterità è il concetto che più ripugna al “buon senso”. Ogni mito tende fatalmente a un atropomorfismo stretto e, quel che è peggio, a quello che si potrebbe chiamare un antropomorfismo di classe. Marte non è soltanto la Terra, è la Terra piccolo-borghese, il piccolo cantone di mentalità coltivato (o espresso) dalla grande stampa illustrata. Appena formato nel cielo, Marte viene in tal modo allineato alla più forte tra tutte le appropriazioni, quella dell’identità.”

Roland Barthes, Miti d’oggi, 1957

Fonte: http://www.futuroscopio.org/?p=2006