Meditare sul respiro

Il Giornale Online
L'attenzione al respiro è alla base di ogni tecnica di meditazione. Allenandosi ad accompagnare, con gli occhi della mente, il fluire dell'aria dall'esterno all'interno, e viceversa, per focalizzare la consapevoleza su un livello di quiete e silenzio.

Il primo aspetto evidente, quando ci impegniamo in una pratica meditativa con una certa costanza e applicazione, è il notevole rallentamento di tutto il processo psicofisico, simile a un cambio di marcia o di velocità.

L’eccitato e compulsivo indaffararsi di mente e corpo, a cui siamo abituati durante la vita ordinaria, subisce una decelerazione. Non si tratta di un arresto completo, ma, inizialmente, appare come una diminuzione di velocità del pensiero frenetico e del flusso agitato e inarrestabile delle azioni.

In seguito, forse, la decelerazione diventa più ampia, costituendo una delle basi fondamentali per l’emergere di una stabile pace interiore.

A qualunque livello avvenga, si tratta comunque di un rallentamento benefico e salutare per mente e corpo, che contribuisce a creare uno spazio tra stimolo e risposta, uno straordinario contenitore di potenzialità per far emergere le nostre qualità interiori.

Nel momento in cui riusciamo a svelare quello spazio scopriamo, con una certa sorpresa, un’area che ci era sconosciuta e che si rende disponibile, concedendoci finalmente tempo da utilizzare efficacemente. Si aprono momenti in cui ansie e paure lasciano il posto alla calma, all’obiettività, alla lucidità, alla riflessività e alla capacità di controllo.

Tutte queste qualità, fondamentali per il benessere interiore, possono sorgere attraverso una semplice meditazione sul respiro.

Focalizziamo l’attenzione sullo scorrere dell’aria che entra ed esce dalle narici, ci lasciamo fluire e cullare con il respiro, questo amico fedele che ci segue dalla nascita alla morte, e ben presto, se sapremo essere osservatori attenti e sensibili, emergeranno naturalmente molti altri aspetti positivi dei quali diventeremo consapevoli.

Se riusciamo a comprendere la meditazione sul respiro in tutti i suoi aspetti più sottili e ad utilizzarla abilmente ci accorgeremo di quanta potenzialità vi sia in questa pratica.
Quindi il primo beneficio che contattiamo è la decelerazione, il rallentare: ci sediamo e ci diamo del tempo, aprendo così un nuovo spazio.

All’interno di quello spazio, finalmente rivelato, diventiamo quindi abili ad osservare con saggio distacco e con lucida obiettività.

Seguiamo il respiro nel suo percorso, osserviamo il contatto dell’aria nella cavità nasale o all’interno del nostro corpo, oppure osserviamo il movimento dell’addome che si alza e si abbassa o le sensazioni di freschezza e di piacevolezza.

Attraverso questo paziente lavoro di indagine diventiamo abili nell’osservazione e nel riconoscimento di tutte le componenti che entrano in gioco in questo processo di conoscenza. Così emerge una seconda qualità, la qualità dell’osservazione che si rivela fondamentale, se ben addestrata, anche in ogni momento della nostra vita, nelle relazioni come nel lavoro.

Poi, probabilmente, la mente si distrae dalla concentrazione e inizia a seguire sensazioni o pensieri di ogni tipo. Si tratta di una normale fase che deve affrontare ogni meditatore che non abbia ancora completato il suo addestramento, dove per completamento si intende l’ottenimento del calmo dimorare, di quella mente che ottiene la capacità di focalizzarsi sull’oggetto di concentrazione prescelto senza alcuna distrazione, senza sforzo e per tutto il tempo desiderato.

In questa fase, il meditatore, distolto dalla sua concentrazione, si accorge, dopo qualche tempo, di essersi distratto e questo avviene poiché entra in gioco il fattore mentale dell’introspezione che si addestra attraverso questa pratica: la mente si accorge di essersi distratta, si ricorda di quella che era la consegna, il compito che si era prefissata e ritorna a quel compito: “seguire il respiro”.

Così, in vari momenti, emergono, si esprimono e si addestrano alcune delle qualità fondamentali per il benessere di un individuo, come l’abilità ad ascoltare con attenzione concedendo il tempo necessario, il saper essere presenti e introspettivi lasciando emergere la qualità della consapevolezza.

Quando poi si riesce ad acquisire una certa abilità di indagine rispetto al processo di conoscenza, sia all’interno della meditazione che durante la vita quotidiana, la comprensione della transitorietà di ogni esperienza, della sua natura potenzialmente afflittiva e dell’interdipendenza si rivela molto più agevole.

Più precisamente, attraverso questa indagine, dovrebbe derivare, naturalmente, una profonda comprensione del fluire delle cose, della natura transitoria dei fenomeni che appaiono alla nostra mente e del loro sorgere in dipendenza di altri fenomeni come per esempio la mente stessa.

Osservando l’attività delle coscienze sensoriali e della coscienza mentale, si possono svelare i momenti di malessere e i momenti di apertura, e imparare a stare abilmente con essi. Sviluppando la capacità di riconoscere i momenti di apertura, possiamo cercare di allargarli, toccando così le potenzialità della mente e lasciando emergere le qualità interiori simili a quelle del Buddha.

Parallelamente, il secondo punto essenziale, riguarda lo sviluppo delle qualità interiori. Esse sono quelle qualità positive che, se coltivate, vanno a costituire quel terreno fertile indispensabile per la nostra crescita interiore, sostituendo le attitudini negative fonte di afflizione. Sono quelle qualità che ristrutturano il nostro ambiente mentale e lo rendono idoneo a sviluppare tutte le sue potenzialità accogliendo soddisfazione e felicità.

È molto importante essere consapevoli che tutte le qualità da far emergere in noi possono essere coltivate anche attraverso una semplice meditazione sul respiro.
Oltre agli aspetti di cui abbiamo già parlato, la meditazione sul respiro può contribuire in maniera sostanziale, se ben utilizzata, a risolvere il senso di colpa, che sembra rappresentare uno dei principali ostacoli per la felicità degli individui del tempo moderno.

Possiamo invece utilizzare la meditazione non come un nuovo strumento per sentirci inadeguati o incapaci, ma piuttosto per liberarci dalle limitazioni.
Proviamo a fare questo concedendoci di essere pazienti verso noi stessi e verso la nostra temporanea mancanza di abilità nella pratica meditativa.

La pazienza è una grande qualità che si accompagna all’accettazione. Accettazione e pazienza sono qualità esattamente contrarie all’accanimento e all’incapacità di perdonare. Nella pratica meditativa impariamo ad applicarle verso noi stessi, in quei momenti molto frequenti in cui perdiamo l’oggetto di concentrazione e divaghiamo con la mente.

Sono momenti in cui è molto facile lasciarsi invadere dalla sensazione di incapacità che precede immediatamente il senso di colpa. Piccoli istanti che emergono rapidi e invadenti portando con sé un energico bisogno di veloce rimozione. Sono istanti che, se non vengono accolti con abilità, sono in grado di alimentare il nostro condizionamento. Al contrario se impariamo a concedere loro tempo, riconoscendoli e abbracciandoli con capacità di perdono e amorevole gentilezza, diventano potenziale di liberazione.

Impariamo a empatizzare con noi stessi, ad avere compassione per i nostri stessi limiti.
Tutto questo può accadere sviluppando l’attitudine a cogliere ogni sottile aspetto di ciò che avviene all’interno del nostro processo mentale, quando ci applichiamo alla semplice meditazione sul respiro.

Naturalmente è necessaria anche l’abilità ad applicare la giusta quantità di sforzo e disciplina per procedere nella pratica meditativa evitando di cadere in una sorta di autocommiserazione che porterebbe inevitabilmente a trascurarla.

Arrivati a questo punto cominciamo ad avvicinarci a una effettiva presa di coscienza, sia del processo di conoscenza che della natura della sofferenza e dello sviluppo delle qualità positive e quindi siamo pronti per lasciare andare tutto ciò che ostacola e condiziona l’apertura della mente e del cuore.

Allora i pensieri disturbanti e i dubbi che ci afferrano, apparendoci come affascinanti urgenze da seguire ad ogni costo, a cui prestare necessariamente attenzione, perdono la loro consistenza e solidità e si dissolvono lasciando il posto all’apertura e alla pacificazione che accompagnano una stabilizzazione meditativa.

Infine, in quello spazio di apertura e pace, si manifestano le potenzialità per una visione corretta e obiettiva della realtà così come effettivamente è e non come appare. Ed in quello spazio collassano tutte le aspettative condizionanti e le paure.

Tratto da SIDDHI, periodico di Buddhismo Mahayana

Nanni Deambrogio

Fonte: www.lifegate.it