Myanmar, i soldati ora rifiutano di sparare sulla folla

Il Giornale Online

Dopo le speculazioni su presunte spaccature tra i generali al potere in Birmania, ecco i nomi: il numero due del regime, generale “Maung Aye e i suoi fedelissimi sono contrari a sparare sulla folla”. Lo ha rivelato una fonte vicina ai vertici militari al sito di
informazione degli esuli birmani, Mizzima News. Il generale Maung Aye, braccio destro del capo della giunta militare golpista, Than Shwe, ha una posizione ben diversa dal suo “superiore” sul come affrontare le proteste degli ultimi giorni nel paese, secondo il sito. Il sito Mizzima News è stato creato nell'agosto 1998 da un gruppo di giornalisti birmani in esilio.

Il bilancio delle vittime della sanguinosa repressione contro i manifestanti per la democrazia nel Myanmar, scatenata dal regime per porre fine a cinque settimane di proteste, sarebbe in realtà assai più elevato rispetto alle cifre ufficiali: lo ha denunciato l'ambasciatore d'Australia nell'ex Birmania, Bob Davis, intervistato dall'emittente radofonica pubblica “Abc”. Secondo la Giunta militare birmana, i morti ammonterebbero complessivamente a dieci, ma a detta del diplomatico di Canberra testimoni oculari avrebbero riferito ad alcuni suoi collaboratori di aver visto «rimuovere ieri dal teatro delle manifestazioni nel centro di Yangon un numero di cadaveri significativamente superiore» a quello reso noto dal regime. Il computo reale, ha aggiunto Davis, sarebbe «parecchie volte il multiplo» delle dieci persone uccise «riconosciute dalle autorità».

Nuove sanzioni Usa.
Gli Stati Uniti hanno annunciato l'imposizione di nuove sanzioni economiche contro quattordici alti dirigenti governativi birmani a causa della repressione delle manifestazioni per la democrazia nel Paese. Il dipartimento del Tesoro ha riferito di aver preso le misure dopo la decisione del presidente George W. Bush di rafforzare le sanzioni già esistenti contro la giunta militare birmana. «Il presidente è stato molto chiaro sul fatto che noi non resteremo con le braccia incrociate mentre il regime tenta di far tacere le voci del popolo birmano con la repressione e l'intimidazione» ha dichiarato Adam Szubin, direttore dell'ufficio gestione averi al dipartimento del Tesoro. Saranno perstanto bloccati tutti gli averi detenuti dai dirigenti birmani nelle banche americane o in altre istituzioni finanziarie poste sotto giurisdizione americana. A tutti gli americani è poi vietato commerciare con quelle persone.

Tagliato Internet
Dopo due giorni di violenze nelle strade di Yangon), il principale collegamento a Internet ha smesso oggi di funzionare. Un responsabile birmano delle telecomunicazioni ha attribuito il problema a «un cavo subacqueo danneggiato». «Internet non funziona perché è stato danneggiato un cavo subacqueo», ha dichiarato sotto anonimato all'agenzia di stampa France Presse un responsabile dell'azienda di stato, Myanmar Poste e Telecomunicazioni. Proprio la rete ha consentito nei giorni scorsi di poter diffondere immagini e testimonianze di quanto sta avvenendo nel Paese.

Ucciso un fotoreporter giapponese
I bilanci ufficiali riferiscono di nove morti, 11 feriti tra i manifestanti e 31 agenti del governo contusi. Tra le vittime c'è anche un reporter giapponese, Kenji Nagai, 50 anni, collaboratore dell'agenzia stampa giapponese Apf. Nagai è rimasto ucciso sotto il fuoco dei militari del sanguinoso regime di Than Shwe. Con lui sarebbe morto un altro giornalista, ma la notizia non è stata confermata nè si hanno precise indicazioni sulla sua nazionalità. Proprio l'assenza di notizie precise, l'incertezza che accompagna gli eventi di queste ultime ore testimoniano la grave repressione in corso.

Le reazioni diplomatiche
Sul fronte diplomatico, mentre si susseguono le dimostrazioni di solidarietà nei confronti del popolo birmano (ieri a Roma manifestazione di solidarietà in Campidoglio) restano però le profonde divisioni interne alle istituzioni internazionali con Russia e Cina, entrambi membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu, contrari a infliggere sanzioni contro il governo del Myanmar (Birmania). La Cina si è tuttavia unita agli altri paesi Onu nell'appello alla moderazione rivolto alla giunta militare. Ieri i Rappresentanti permanenti degli Stati membri della Ue (Coreper), riuniti a Bruxelles, hanno deciso di rafforzare il sistema di sanzioni già in vigore, decidendo di mandare al contempo un segnale di solidarietà ai cittadini della Birmania. Parole forti sono giunte anche dal presidente americano Bush che ha invitato «i Paesi che possono influenzare il regime affinché si uniscano a noi nel dare sostegno alle aspirazioni del popolo birmano». E intanto il ministero del Tesoro statunitense ha annunciato sanzioni economiche nei confronti di 14 alti membri del governo di Myanmar. Il ministro degli Esteri Massimo D'Alema e il segretario di Stato di Washington Condoleezza Rice hanno trovato «piena intesa» sulla crisi in Birmania nel vertice bilaterale a porte chiuse che si è svolto al Palazzo di Vetro di New York. I capi delle due diplomazie condividono la «gravissima preoccupazione» e la convinzione che la comunità internazionale debba rimanere «focalizzata su questo punto e faccia pressioni per risolvere la situazione, che resta molto seria». Contrarietà, infine, a quanto sta accadendo in Birmania è stata espressa anche dall'Asean (Associazione dei Paesi del sud-est asiatico) i cui rappresentanti si sono incontrati a New York a margine dei lavori dell'Assemblea generale dell'Onu.

fonte: ilsole24ore.com