Niente Ogm, siamo inglesi

Il Giornale Online07/08/2008

LIVORNO. In Gran Bretagna sta crescendo l´opposizione alla colture Ogm, anche con atti eclatanti, e i ricercatori ed i laboratori che si occupano di organismi geneticamente modificati sono in allarme. Ad essere attaccati sono i campi che ospitano gli impianti sperimentali delle 54 coltivazioni resistenti ai pesticidi. Le proteste, non solo in Gran Bretagna, arrivano fino alla distruzione delle colture sperimentali per impedire la diffusione di prodotti biotecnologici e di Ogm in Europa e nel mondo in via di sviluppo.

A Leeds è stato addirittura espiantato un intero campo di patate Ogm e i ricercatori del National institute of agricultural botany hanno chiesto al ministro dell´ambiente Phil Woolas di realizzare una struttura sicura per difendere gli Ogm rimanenti dai vandalismi. Ma mentre gli inglesi si accaniscono sempre di più contro gli Ogm, nel resto del mondo questi sembrano avere un insperato successo grazie alla crisi alimentare e i loro sostenitori tornano a proporli come la soluzione miracolosa per eliminare la fame nel mondo.

Gli ambientalisti hanno buon gioco a dire che queste promesse sono infondate e che le colture Ogm incoraggiano un maggiore uso di prodotti chimici che minacciano gli ecosistemi e la salute umana, ma forse la partita si gioca da un´altra parte. Come scriveva Paul Kennedy su “Internazionale”, «Arriviamo così al secondo attacco a un altro degli ideali degli ambientalisti: la speranza di andare verso una produzione alimentare più ecologica (cioè biologica), che garantisca ai produttori locali il giusto prezzo (cioè commercio equo e solidale), pagato da consumatori riconoscenti e più sani.

La stretta energetica non solo mette con le spalle al muro molti contadini e pescatori, ma l´aumento del costo dei prodotti alimentari e la domanda crescente che viene da un miliardo di asiatici diventati più ricchi fanno anche aumentare le pressioni perché i governi prendano provvedimenti che gli ambientalisti hanno sempre contrastato. Oggi gli argomenti a favore degli alimenti geneticamente modificati hanno molte più probabilità di essere ascoltati di 10 anni fa. Se da una parte si mettono le necessità alimentari di 6,5 miliardi di persone (che nel 2050 forse diventeranno nove miliardi) e dall´altra i timori e le affermazioni spesso infondate di progressisti per lo più borghesi, è evidente da quale parte penderà la bilancia. In molti paesi la domanda di cibo spazzerà via ogni dubbio sui metodi di produzione».
Forse Kennedy mette tra i borghesi occidentali i contadini sudcoreani che protestano contro gli Ogm o la mucca pazza , o quelli brasiliani che assaltando le fattorie della Monsanto impegnate nell´agribusiness globale e a sviluppare prodotti bioteconologici e che la “povera” multinazionale minaccia di perseguire penalmente perché ostacolano la ricerca scientifica e danneggiano la proprietà e mettono a rischio la vita delle persone.

Secondo Bill Freese, un analista politico del Center for food safety di Washington, «Le proteste estreme sono sovraesposte sui media, in parte anche per gli sforzi fatti dalla biotech industry per discreditare l´opposizione. L´industria molto preoccupata che vengano resi noti fatti sfavorevoli. Una tecnica è quella di dipingere ogni critica come irrazionale. E´ davvero difficile ottenere che il nostro punto di vista venga rappresentato dai media»

L´industria biotech dice che gli Ogm produce colture con rese più elevate e sono più adatte al controllo dei parassiti e che potranno alleviare la fame nel mondo, ma l´International assessment of agricoltural knowledge, science and tecnology devlopment, un rapporto dell´Onu edito all´inizio di quest´anno sottolinea che la produttività globale delle colture può migliorare anche con altre tecniche naturali, come l´utilizzo di piante più resistenti alla siccità o un´irrigazione più sostenibile e che le informazioni sulle biotecnologie e sulla produttività degli Ogm sono ancora sono ancora «anedottiche e contraddittorie».

Inoltre, secondo il rapporto Onu, le tecniche di sviluppo degli Ogm sono in così rapida evoluzione che la valutazione ambientale e per quel che riguarda i loro effetti sulla salute a lungo termine non si sviluppano altrettanto rapidamente.

Inoltre,vi sono prove che la diffusione colture Ogm possono portare alla creazione di nuove allergie alimentari e alla perturbazione dell´equilibrio ecologico. Nella relazione dell´Onu si conclude che le biotecnologie, concentrando la proprietà dei semi nelle mani di poche multinazionali, ha spinto verso l´alto il costo delle sementi e costretto i Paesi in via di sviluppo che hanno scelto di acquistare Ogm a servirsi di colture non adatte a quegli ambienti.

Comunque, nel mondo sono attualmente coltivati ad Ogm 114,3 milioni di ettari, con un incremento del 12% rispetto al 2006 e il biotech è ormai consolidato in Argentina, Brasile, Canada, Paraguay ed Usa ed altri Paesi si stanno orientando verso gli Ogm, compresa la Cina dove il partito comunista ha detto che occorre coltivare piante biotech con una più alta resistenza ai parassiti, intanto il piccolo Malawi è diventata la seconda nazione africana ad approvare l´uso di colture Ogm.

Speriamo che non abbia ragione Paul Kennedy: «probabilmente il nostro mondo si allontanerà sempre più da quello sognato dagli ambientalisti. Forse quel sogno era irrealizzabile, considerando la continua espansione demografica, l´aumento della domanda di beni e servizi e la scarsità delle materie prime fondamentali. Ma che lo fosse o meno, oggi la sgradevole realtà è che le prospettive di un pianeta più pulito e vivibile diminuiscono invece di aumentare. probabilmente il nostro mondo si allontanerà sempre più da quello sognato dagli ambientalisti. Forse quel sogno era irrealizzabile, considerando la continua espansione demografica, l´aumento della domanda di beni e servizi e la scarsità delle materie prime fondamentali. Ma che lo fosse o meno, oggi la sgradevole realtà è che le prospettive di un pianeta più pulito e vivibile diminuiscono invece di aumentare».

Fonte: http://www.greenreport.it/contenuti/leggi.php?id_cont=14915

Dalla diossina agli OGM: storia di una multinazionale che vi vuole bene