Dall’Olanda Lina, l’automobile biodegradabile fatta di lino e zucchero

Dall’Olanda Lina, l’automobile biodegradabile fatta di lino e zucchero

Un gruppo di giovani ricercatori dell’università di Eindhoven ha prodotto un veicolo a partire da materiali bio.

L’abbiamo già detto altre volte e continuiamo a dirlo: in Olanda, quando si parla di mobilità sostenibile, non si scherza, anzi. La città di Eindhoven è un vero e proprio centro internazionale per quanto riguarda lo sviluppo di nuove tecnologie per i veicoli elettrici, sostenibili e autonomi del nostro futuro, e c’è chi va persino oltre. Proprio così: un gruppo di giovani studenti dell’Università di Tecnologia di Eindhoven ha infatti proposto il primo modello di automobile biodegradabile della storia.

– Un’automobile biodegradabile ed elettrica

Il concetto di sostenibilità del trasporto è quindi stato preso alla lettera: qui non si tratta unicamente di realizzare un’automobile a emissioni zero durante il movimento, no, qui si mira anche a costruire un veicolo che non lasci rifiuti una volta dismesso. Per avvicinarsi a questo obiettivo i ricercatori olandesi hanno creato un’automobile biodegradabile elettrica con una scocca fatta di barbabietola da zucchero e di lino.

Questa è Lina, una macchina a batteria che può trasportare 4 passeggeri e che vanta un’autonomia di 80 chilometri.

– L’interesse dei media, e non solo

Difficile dire se questa automobile biodegradabile si guadagnerà realmente un posto sulle nostre strade, o se invece resterà un interessantissimo prototipo e non uscirà dai laboratori della Eindhoven University of Technology. È però indubbio che Lina ha riscosso l’interesse mediatico internazionale, oltre a quello del settore automotive, incuriositi dalla possibilità di proporre un’automobile biodegradabile.

– Lino e barbabietole da zucchero

Leggera, elettrica e a basso impatto ambientale. Come ha spiegato alla stampa Yasmin Amel Gharib, ventiduenne membro del gruppo che ha progettato e costruito l’automobile biodegradabile, «abbiamo applicato un mix di materiali e di plastiche a base biologica per realizzare il telaio dell’automobile. Il bio composito è fatto di lino, che può essere coltivato con successo in qualsiasi clima temperato. L’anima del telaio, a nido di ape, è invece realizzata con dell’acido polilattico, una bioplastica ricavata interamente da barbabietole da zucchero». Due fogli di lino, dunque, avvolgono il materiale bioplastico interno, così da garantire una buona resistenza alla vettura.

– 310 chilogrammi di automobile

Le uniche componenti non bio di questa automobile biodegradabile sono le ruote e i sistemi di sospensione. Il risultato è una vettura estremamente leggera, che pesa solamente 310 chilogrammi ed è dotata delle più avanzate tecnologie. Per accedere al veicolo, per esempio, non servono chiavi: le portiere dell’abitacolo si aprono infatti mediante un innovativo sistema di riconoscimento del proprietario.

– La marcata resistenza del lino

Ad oggi l’automobile biodegradabile olandese non ha ancora passato le necessarie certificazioni dei crash test per poter essere commercializzata, ma i ragazzi non demordono. Come ha spiegato Lores Van der Beuken, un altro componente del gruppo, «Lina è il primo veicolo al mondo che può essere completamente riciclato. Il lino presenta una struttura molto resistente e, se viene rifinito a livelli degli angoli, può essere impiegato per costruire dei pannelli che possono reggere il confronto con alluminio e carbonio».

– Rendere più consapevole il pubblico

In passato abbiamo già riportato degli esperimenti simili, anche se va detto che nessuno ha mai proposto un’automobile con una tale profusione dei materiali bio. Ford sta per esempio lavorando da anni ad una bioplastica per la realizzazione degli interni, a partire dagli scarti della lavorazione dell’agave e dei pomodori, e qualcosa di simile ha provato a fare anche la Mazda, a partire dal 2014. In questo caso si parla però di un intero telaio, e non di alcune parti interne all’abitacolo. Come hanno spiegato i ricercatori, infatti, «con il nostro progetto non desideriamo unicamente ispirare il settore a cercare e applicare materiali più sostenibili, ma vogliamo anche rendere il pubblico più consapevole».

Nicola Andreatta

green.it