Osservata in diretta la formazione della crosta oceanica

Il Giornale Online
Gli strumenti erano stati collocati in un punto della dorsale est-pacifica nel quale poco dopo è iniziata la fuoruscita di lava fresca

Per uno scienziato perdere tutta la propria strumentazione è una indubbiamente una sciagura. Ma per una volta è stata una fortuna: quando Maya Tolstoy, del Lamont-Doherty Earth Observatory, che fa capo alla Columbia University, si è accorta che due terzi dei sismografi che aveva piazzato su un fondale dell’Oceano Pacifico erano rimasti intrappolati a 2500 metri di profondità, ha considerato l’evento di buon auspicio. Al momento del recupero, dei 12 sismografi piazzati in corrispondenza della Dorsale est-pacifica al largo delle coste del Messico, solo quattro sono tornati in superficie, altri tre continuavano a rispondere ai segnali dal fondo, mentre i restanti restavano muti. Dall’esame delle variazioni della temperatura dell’acqua e delle proprietà ottiche dell’acqua, la Tolstoy ha ipotizzato che fossero in atto fenomeni vulcanici sottomarini. Una telecamera calata dalla vascello di appoggio New Horizon, ha confermato l’ipotesi: gli strumenti si trovavano esattamente in cima a una sezione della dorsale in cui un flusso di lava fresca stava formando nuova crosta oceanica, intrappolando gli strumenti. È la prima volta che capita di poter registrare in diretta e da vicino la serie di microscosse sismiche che accompagnano il fenomeno. “È sorprendente – ha detto la Tolstoy – quanto poco sappiamo su qualcosa di così fondamentale del pianeta: anche se buona parte degli strumenti è andata persa abbiamo l’occasione di imparare moltissimo su questo fenomeno.” Le prime analisi dei dati così ottenuti sono ora pubblicate in rete sul sito di Science Express.

24 novembre 2006
fonte: lescienze.espresso.repubblica.it