Perché i cinghiali della Valsesia sono radioattivi?

Il Giornale Online
Cesio 137 al di sopra dei livelli consentiti dalla Commissione europea in diversi cinghiali del vercellese. Si indaga sulle possibili fonti di contaminazione

di Alice Pace

27 casi di cinghiali della Valsesia, nel vercellese, durante l’ultima stagione di caccia hanno rivelato livelli di cesio radioattivo al di sopra dei livelli tollerabili per la sicurezza ambientale. Questo il resoconto di una lettera inviata ieri sera dal ministero della Salute, con cui è stata resa nota l’attivazione immediata di indagini di approfondimento da parte delle Sezioni inquinamento da sostanze radioattive dei Carabinieri Nas e Noe nell’area interessata.

Il contaminante rilevato è il cesio 137, un isotopo radioattivo che si forma principalmente come prodotto secondario durante la fissione nucleare dell’uranio. La sua presenza negli animali è stata rilevata attraverso l’analisi di campioni di lingua e diaframma di cinghiali abbattuti durante l’ultima stagione di caccia, condotta allo scopo di mettere a punto le metodologie stesse di screening per accertarsi che i livelli di cesio 137 fossero al di sotto dei limiti tollerabili in caso di incidente nucleare, sanciti nel regolamento 733 del 2008 dalla Commissione europea. I campioni incriminati saranno sottoposti a ulteriori accertamenti, infatti alcuni sono già stati inviati al Centro per la ricerca della radioattività nel settore zootecnico veterinario dell’ Izs di Puglia e Basilicata; altri saranno inviati invece al Centro di referenza nazionale di Foggia. Si rimane quindi in attesa di ulteriori conferme sui risultati.

Ma com’è possibile che sia avvenuto nel nostro territorio, dove non sono attive centrali nucleari e quindi il rischio di inquinamento da parte di radioattivi dovrebbe essere minimo? Si stilano le prime ipotesi. La più immediata, avanzata da Legambiente e dall' Arpa del Piemonte, che si possa trattare di una conseguenza dell’incidente di Chernobyl dell’aprile 1986, in cui furono rilasciati elevati quantitativi di cesio 137, classificatosi come prima fonte di radiazione attorno alla centrale, la cosiddetta zona di alienazione. Attraverso le sue reti di monitoraggio radiologico, l'Arpa regionale avanza l'idea che l'isotopo, ancora presente a bassi livelli nell'ambiente, possa essersi accumulato in alcune piante e determinati animali, funghi e selvaggina in primis, dove è perciò riscontrabile in concentrazioni elevate.

E i vecchi siti nucleari della zona, in particolare la centrale di Trino Vercellese (smantellata nel 1987) e il sito sperimentale dell’ Enea di Saluggia, potrebbero essere coinvolti? Stando alle dichiarazioni dell'Arpa piemontese, i risultati dei monitoraggi non chiamano in causa queste fonti. Rimane aperta la pista più allarmante, quella che ipotizza un traffico illecito di rifiuti tossici, su cui però non risulta al momento alcuna documentazione. Rimaniamo in attesa di ulteriori accertamenti che possano rivelare la reale fonte di contaminazione. Per un aggiornamento in tempo reale sulla vicenda, è possibile consultare la sezione news sull'argomento sul sito dell'Arpa Piemonte, o il corrispondente profilo Twitter. Per ora, la responsabile dell’Istituto di radioprotezione dell'Enea, Elena Fantuzzi, dichiara che “a livello nazionale la presenza del cesio 137 viene monitorata costantemente, e le quantità rilevate sono inferiori ai valori soglia” invitando ad attendere i risultati degli accertamenti, che potrebbero mettere in luce nuovi aspetti finora non presi in considerazione.

Aggiornamento: ore 16.25 del 08.03.2013

L'Arpa Piemonte ha appena rilasciato questa dichiarazione:

“Il rilevamento di livelli elevati di radioattività in campioni di carne di cinghiale in Valsesia è dovuto alla presenza del Cesio 137 ricaduto in quantità considerevole al suolo all’epoca dell’incidente di Chernobyl. Il Cesio, infatti, è scarsamente mobile e permane negli strati superficiali del suolo (10-20 cm) per vari decenni. Altre fonti di contaminazione diverse da Chernobyl sono da escludere dal momento che il costante monitoraggio dell’aria effettuato in continuo da Arpa Piemonte non ha mostrato eventi anomali negli ultimi anni. Gli animali selvatici, che si cibano al suolo, sono dunque particolarmente soggetti all’ingestione di Cesio. Una situazione analoga avviene anche per i funghi e altri frutti spontanei del sottobosco. Tutti gli altri alimenti che compongono la dieta tipo della popolazione, che sono monitorati dall’Agenzia mediante un programma di campionamento annuale coordinato da Ispra, hanno fornito sempre valori ampiamente al di sotto dei limiti. Nel corso dell’incontro odierno tenutosi presso l’IZS di Torino, Arpa Piemonte si è impegnata a effettuare una campagna di approfondimento radiometrico di natura ambientale dell’area, con particolare riferimento ai suoli ed ai vegetali. Sono in corso approfondimenti tecnico scientifici sulle tematiche relative alla valutazione della dose alla popolazione potenzialmente trasferibile dalla contaminazione radioattiva rilevata”.

Fonte: http://daily.wired.it/news/ambiente/2013/03/08/cinghiali-radioattivi-cesio-piemonte-121567.html
Vedi: http://www.eurosalus.com/malattie/malattia/radiazioni