Piogge chimiche, nubifragi ed alluvioni

Alcuni testimoni e ricercatori del fenomeno “scie chimiche” si chiedono per quale motivo, sebbene siano diffusi elementi composti igroscopici (soprattutto bario e gel di silicio), in grado cioè di assorbire l'umidità atmosferica e di dissipare le nuvole, cadano ancora le piogge, a volte sotto forma di disastrosi nubifragi. Occorre, in primo luogo, rammentare che il governo occulto planetario usa le chemtrails e le onde elettromagnetiche sempre per causare danni e morti. Che si tratti di siccità o di alluvioni, non importa, perché sono sempre eventi calamitosi.

Dopo aver a lungo studiato le manipolazioni meteorologiche e climatiche e dopo aver esaminato le mappe satellitari, siamo giunti alle seguenti conclusioni. Allorquando i militari decidono di non neutralizzare o di rinunciare ad indebolire una perturbazione, rafforzano il vortice depressionario in modo che la sua energia si concentri su un'area circoscritta in cui poi cadono piogge torrenziali e rovinose: l'energia compressa della perturbazione su una superficie limitata si sprigiona violentemente in poche ore con effetti distruttivi. E' quello che accadde in Sardegna il 22 ottobre 2008. E' quello che è occorso tra il giorno 1 ottobre ed il 2 ottobre 2009 in Sicilia, in provincia di Messina. Nella mappa satellitare si notava una raggiera di scie chimiche, ortogonali alla circonferenza della spirale. La Sardegna e la Sicilia costituiscono solo due esempi italiani di disastri innaturali dovuti alla criminale aviazione chimica. A questi esempi se ne potrebbero aggiungere molti altri riferiti ad altri stati del mondo.

Le tecniche per indurre precipitazioni copiose ed ininterrotte sono collaudate e risalgono all’Operazione Popeye, quando, durante la guerra del Vietnam, gli aerei dell'U.S.A.F. inseminarono le nubi per lo più con ioduro d'argento per provocare precipitazioni abbondanti sì da ostacolare i movimenti dei Vietcong su piste trasformate in fiumi limacciosi e rapinosi. La strategia si rivelò piuttosto efficace: le truppe nemiche, abituate a tendere agguati e ad azioni di guerriglia nell’intricata foresta indocinese, furono in parte impedite nei loro fulminei spostamenti ed attacchi.

Oggi, sperimentata la possibilità di incrementare in modo artificiale le precipitazioni, i militari adoperano questa tecnica per distruggere ed uccidere. La distruzione e la morte sono ricchezza: la Protezione “civile” trae immensi benefici dalla ricostruzione degli edifici e delle infrastrutture nelle zone colpite da alluvioni (Guido Bertolaso è l'uomo più ricco d'Italia dopo Silvio Berlusconi). Subito la Croce Rossa e le banche aprono conti correnti su cui versare denari per gli alluvionati. I gestori telefonici raccolgono le offerte “in favore” delle vittime del nubifragio. I contributi finiscono nelle tasche di funzionari, ladri istituzionali, amministratori, imprenditori edili… solo qualche centesimo arriva agli sfollati. Come si vede, i disastri sono una manna per i governi e per tutto quella moltitudine di parassiti che dissanguano i cittadini.

Bisogna anche considerare gli effetti delle piogge chimiche sull'agricoltura. Le precipitazioni che contengono alluminio sono alcaline; quelle in cui, invece, prevale il contenuto di zolfo sono acide. In entrambi i casi, i suoli agricoli risultano contaminati e l'equilibrio pedologico fortemente compromesso con gravi ripercussioni sulla produzione cerealicola ed ortofrutticola. Come nota lo scienziato statunitense Michael Castle, i metalli pesanti delle scie chimiche, una volta penetrati nell'humus, uccidono i batteri che fissano l'azoto nelle radici delle leguminose: il terreno un po' alla volta diviene sterile, improduttivo. In tale contesto, si comprende anche perché le produzioni biologiche, oggi giorno, di biologico abbiano veramente poco.

Se in qualche raro caso, cadono ancora delle piogge quasi naturali, ciò avviene in relazione ad un'omeostasi del sistema, ossia i processi nella biosfera tendono ad una sostanziale equilibrio cosicché, se non piove nel punto X, piove nel punto Y e viceversa.

Ricapitolando, possiamo distinguere tra perturbazioni naturali (un'esigua minoranza); naturali, ma svigorite; artificiali, create o intensificate affinché fungano da strumenti di guerra meteorologica e climatica.

Dunque oggi i regimi pluviometrici debbono essere studiati tenendo conto non tanto dei fattori naturali, ma soprattutto dei perniciosi e giganteschi interventi chimici ed elettromagnetici.

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