Psicofiologia del sogno lucido

Il Giornale Online
Il sogno lucido nel laboratorio del sonno

Fino al giorno in cui non si è avuta una empirica verifica del fenomeno all’interno di un laboratorio, chiunque poteva esprimersi sull’esistenza dei sogni lucidi, sia a favore che contro, senza che le sue affermazioni potessero essere confutate, e quindi, verificate. Le affermazioni erano basate su esperienze soggettive non verificabili. Nel 1978 Hearne, nel suo dottorato di ricerca, ha riportato la prima verifica empirica del fenomeno presentando le registrazioni polisonnografiche (il polisonnografo registra vari movimenti muscolari del dormiente, il suo elettro-encefalo-gramma, il suo elettro-cardio-gramma) di un soggetto molto esperto nella capacità di avere sogni lucidi. Questi era stato preventivamente istruito a inviare specifici messaggi attraverso i propri movimenti oculari, che furono così rilevati durante otto sogni lucidi, tutti durante fasi REM del sonno.

Negli studi di Hearne [1978], di LaBerge, Nagel, Dement e Zarcone [1981] e in molti studi successivi i soggetti sperimentali hanno comunicato volontariamente con gli sperimentatori per lo più dalla fase REM del sonno. Tali comunicazioni avevano luogo attraverso i movimenti degli occhi e la contrazione della muscolatura degli avambracci, che i soggetti mostravano di poter controllare volontariamente allorché divenivano consapevoli di star sognando. I soggetti erano in grado di riprodurre sequenze di movimenti oculari stabilite insieme agli sperimentatori durante la veglia, ovvero producevano nuove sequenze di cui avevano memoria una volta risvegliatisi. Addirittura, con il procedere degli esperimenti, i soggetti arrivarono a comunicare, esprimendosi nel codice morse, delle parole e delle iniziali di nomi.

Tali esperienze hanno dimostrato che è possibile, per alcuni individui, controllare volontariamente il movimento degli occhi durante il sogno. Conseguentemente le stesse esperienze hanno anche dimostrato la possibilità, per alcuni individui, di essere consapevoli di star sognando, in quanto tale consapevolezza è la condizione necessaria della capacità di compiere movimenti volontari con un intento comunicativo. Hanno dimostrato la realtà del sogno lucido.

Per questo motivo i suddetti studi hanno avuto un valore fondamentale nella storia della ricerca nel campo del sogno lucido. Infatti da quel momento l’assunto: “Esiste il fenomeno del sogno lucido” è divenuta una affermazione scientifica in senso popperiano. Karl Popper sosteneva [Popper, 1970] che una affermazione, per essere scientifica, dovesse essere passibile di falsificazione, doveva lasciare una porta aperta alla possibilità di essere smentita dai fatti osservabili. Ora, dal momento che è possibile verificare l’assunto: “X è, talvolta, consapevole di star sognando” attraverso l’uso del polisonnografo, l’assunto stesso diviene una affermazione di dignità scientifica (sempre che si accetti il pensiero epistemologico di Popper).

Una volta considerata la natura scientifica della affermazione circa l’esistenza del fenomeno, bisogna attirare l’attenzione sul pericolo di attribuire tale caratteristica di scientificità ad ogni studio in materia di sogno lucido. Ad esempio le favorevoli testimonianze dell’uso del sogno lucido in clinica e psicoterapia, essendo tali testimonianze soggettive, non falsificabili né, dunque, verificabili, non sono una forma di sapere scientifico, per lo meno secondo la concezione epistemologica di Popper. L’argomento del sogno lucido è stato indagato attraverso strumenti scientifici, ma anche attraverso strumenti non scientifici, peculiarità comune a molti altri argomenti di pertinenza della psicologia. E’ importante avere chiara questa distinzione.
La Fig.1 riporta il tracciato polisonnografico di 8 minuti di sonno REM in cui ha avuto luogo un sogno lucido. In questo caso il polisonnografo ha registrato l’elettroencefalogramma (C3-A2), l’elettrooculogramma (LOC, ROC) e l’elettromiogramma (EMG). Quest’ultimo, come si può vedere non presenta oscillazioni in quanto al momento della registrazione il soggetto si trovava durante la fase REM del sonno. Negli ultimi istanti del tracciato, nel momento segnato dal numero 5, ha luogo il risveglio. A questo punto l’elettromiogramma riporta delle contrazioni muscolari.

Al risveglio il soggetto ha affermato di aver inviato, attraverso i movimenti degli occhi, 5 segnali. I segnali sono indicati nella figura con i numeri da 1 a 5. Il segnale numero 1 testimonia l’inizio del sogno lucido ed è costituito da due coppie di movimenti oculari da sinistra (Sx) a destra (Dx). Complessivamente si compone di quattro movimenti: Sx-Dx-Sx-Dx. Nei successivi 90 secondi il soggetto ha riferito di aver esplorato il mondo onirico volando fino al momento in cui ha creduto di essersi svegliato. A questo punto (2) ha prodotto il segnale precedentemente stabilito per comunicare il risveglio: quattro coppie di movimenti oculari (Sx-Dx-Sx-Dx-Sx-Dx-Sx-Dx). Per altri 90 secondi il soggetto ha creduto di essersi svegliato pur essendo ancora addormentato. Trattasi di un “falso risveglio”. Allorché si è reso conto di stare ancora sognando (3) ha segnalato questa sua consapevolezza attraverso tre paia di movimenti oculari (Sx-Dx-Sx-Dx-Sx-Dx). Riconoscendo di aver effettuato troppi movimenti oculari, il soggetto ha subito dopo prodotto il segnale corretto: due coppie di movimenti, Sx-Dx-Sx-Dx. Dopo altri 100 secondi ha avuto luogo il risveglio (5), correttamente segnalato: Sx-Dx-Sx-Dx-Sx-Dx-Sx-Dx.


Fig. 1: Un sogno lucido verificato attraverso movimenti oculari [figura tratta da: LaBerge, 1992, p. 293]

Il sogno lucido e la fase REM

Nel 1978 alcuni ricercatori [Olgivie, Hunt, Sawicki, McGowan, 1978] stavano cercando di scoprire in quale fase del sonno avessero luogo i sogni lucidi. La metodologia utilizzata in questo caso era elementare e poco probante: i sognatori venivano svegliati durante le fasi REM del sonno e veniva chiesto loro di riferire i sogni. In tre casi i soggetti riferirono di essere stati consapevoli di star sognando. Gli autori ne conclusero: il sogno lucido dovrebbe aver luogo durante la fase REM. Il condizionale, a quello stadio della ricerca, era d’obbligo non potendo la ricerca dimostrare se i sogni lucidi fossero avvenuti immediatamente prima del risveglio, e quindi durante il sonno REM, ovvero molto tempo prima, e quindi durante il sonno non-REM.

LaBerge insieme ai suoi colleghi della Standford University [LaBerge, Nagel ,Dement, Zarcone, 1981] ha messo in luce come il fenomeno studiato riguardi prevalentemente la fase REM, ma non solo. La sua ricerca ha utilizzato la tecnica della segnalazione attraverso i movimenti oculari e le contrazioni della muscolatura degli avambracci durante il verificarsi del sogno lucido. I segnali del sognatore lucido consistevano in specifici movimenti oculari, rilevati attraverso l’elettrooculografia (EOG), e contrazioni degli avambracci, rilevate attraverso elettromiografia (EMG). Veniva rilevata anche l’attività elettroencefalografica (EEG). I soggetti, che partecipavano a questi rilevamenti in un laboratorio del sonno, venivano precedentemente addestrati a compiere specifici movimenti oculari allorché l’esperienza del sogno lucido avesse avuto luogo. Dovevano muovere gli occhi secondo la sequenza: Sx-Dx-Sx-Dx. L’EOG, così, tracciava nettamente la sequenza: su-giù-su-giù, mentre contemporaneamente l’EEG rilevava le onde del sonno (Fig.1). Nel corso di 34 notti furono rilevati 35 sogni lucidi di cui: 32 durante la fase REM, 2 durante la fase 1 del sonno non-REM, 1 durante la transizione dalla fase 2 non-REM alla fase REM. Ciò sembrerebbe dimostrare come il fenomeno in esame appartenga principalmente alla fase REM del sonno.

Alcune ricerche, che hanno studiato il sogno lucido considerandolo un fenomeno di quasi esclusiva pertinenza del sonno REM, ne hanno confermato la presenza durante la fase del “sonno paradosso”. Questo è il caso delle ricerche che hanno studiato la relazione tra sogno lucido e riflesso di Hoffman. La soppressione del riflesso di Hoffman, il riflesso elettricamente evocato di una monosinapsi spinale, viene spesso considerata la caratteristica che discrimina il sonno REM dal resto del sonno. Diversi autori [Brylowski, 1987; Brylowski, Levitan, LaBerge, 1989] hanno studiato la soppressione di tale riflesso durante il sogno lucido. In particolare Brilowski, Levitan e LaBerge [1989] hanno osservato per quattro notti, attraverso la metodologia della comunicazione con i movimenti oculari, un sognatore lucido esperto. Il riflesso veniva evocato e misurato ogni 5 secondi. Le misure della soppressione del riflesso sono state confrontate tra fasi REM con sogni lucidi e fasi REM senza sogni lucidi. I ricercatori hanno osservato che il riflesso di Hoffman era significativamente più soppresso nelle fasi REM con sogni lucidi che nelle fasi REM senza sogni lucidi.

Anche gli studi, che hanno analizzato come vari quantitativamente la presenza del fenomeno nell’arco della notte, hanno testimoniato a favore della presenza dei sogni lucidi durante la fase REM. Come è stato da tempo notato [Van Eeden, 1913] i sogni lucidi compaiono maggiormente durante le ultime ore del sonno. LaBerge [1979] ha ipotizzato che tale distribuzione di frequenza rifletta semplicemente la maggiore presenza di sonno REM nelle ultime ore del sonno. Inoltre sempre LaBerge [1980a] ha evidenziato che la distribuzione della frequenza dei sogni lucidi, osservata attraverso la rilevazione di movimenti oculari volontari, nelle prime tre fasi REM non differisce significativamente dalla distribuzione della frequenza dei sogni lucidi stimata in base alla lunghezza media delle stesse fasi REM. Dunque i sogni lucidi hanno una distribuzione quantitativa che rispecchia il variare della lunghezza delle fasi REM, e quindi hanno luogo, prevalentemente (ma come si è visto non solo) durante la fase REM.

Elettroencefalogramma del sogno lucido

L’elettroencefalogramma dei sogni lucidi è significativamente diverso da quello dei sogni non-lucidi?

Olgivie, Hunt, Tyson, Lucesnu, Jeakings [1982] cercarono di verificare la propria ipotesi che il sogno lucido, rispetto all’ordinario sonno REM, fosse caratterizzato da alti livelli di attività alfa, in uno studio con 10 soggetti esperti nelle capacità di ricordare i propri sogni e di avere sogni lucidi. Ogni soggetto passò due notti in un laboratorio dove veniva svegliato durante le fasi REM per essere interrogato circa la propria attività onirica in corso. I soggetti potevano essere risvegliati durante un alto livello di attività alfa del sonno REM, ovvero durante un basso livello di attività alfa. I dati raccolti convalidarono l’ipotesi di partenza. Tuttavia una ricerca di un anno più recente [Olgivie, Hunt, Kushniruk, Newman, 1983] che ha utilizzato la stessa metodologia non ha evidenziato una differenza statisticamente significativa per quanto riguarda la presenza di sogni lucidi tra periodi REM ad alto livello di attività alfa e periodi REM a basso livello di attività alfa. Ulteriori ricerche sembrano essere necessarie per rispondere al quesito iniziale.

Gackenbach, invece, ha cercato di applicare la nozione di sincronizzazione interemisferica al fenomeno del sogno lucido in un articolo in cui propone un parallelismo tra questo fenomeno e la Meditazione Trascendentale [Gackenbach, Cranson, Alexander, 1986]. Sebbene vi siano diverse osservazioni [Orme-Johnson, Hayenes, 1981; French, Beaumont, 1984] della correlazione positiva tra Meditazione Trascendentale e sincronizzazione interemisferica misurata attraverso la Coerenza dell’EEG (in genere definita come la stima statistica della correlazione tra coppie di segnali elettroencefalografici della stessa frequenza), non si hanno dati sulla sincronizzazione intercerebrale durante il sogno lucido. Rimane, comunque, il valore euristico dell’ipotesi.

L’oggetto di studio della lateralizzazione della attività elettrica ad onde alfa rilevata attraverso EEG è stata applicato all’argomento del sogno lucido da LaBerge e Dement [LaBerge, Dement, 1982b]. Questi osservarono quattro soggetti, tutti sognatori lucidi esperti, addestrati a compiere l’attività di cantare ovvero quella di contare durante il sonno REM. Tali attività venivano previamente segnalate attraverso specifici movimenti oculari. Gli autori hanno potuto osservare, e in tal modo confermare l’ipotesi di ricerca: in corrispondenza dell’attività di contare l’emisfero sinistro era più attivo del destro (presentando un minore livello di onde alfa), e viceversa per l’attività di cantare. Inoltre tale lateralizzazione di funzionamento cerebrale era presente, negli stessi soggetti, anche durante le stesse attività durante la veglia.

Sogno lucido e attivazione

LaBerge, Levitan e Dement hanno analizzato i correlati fisiologici di 13 soggetti addestrati a segnalare l’acquisizione della consapevolezza nella fase REM attraverso il movimento degli occhi [LaBerge, Levitan, Dement, 1986]. Le misurazioni fisiologiche erano: la frequenza cardiaca, la frequenza respiratoria, l’attività elettrodermica e la densità dei movimenti oculari. Gli autori hanno evidenziato che il momento del passaggio alla lucidità è accompagnato da un aumento di tutte le grandezze misurate. Prove identiche di attivazione fisiologica in concomitanza di sogni lucidi segnalati attraverso movimenti oculari sono riportate anche in una ricerca più recente [Brylowski, Levitan, LaBerge 1989]. LaBerge, Levitan e Dement, e altrove LaBerge [1988b], ipotizzano che l’alto grado di funzioni cognitive coinvolte nel sogno lucido richieda una corrispondente attivazione neuronale. Tuttavia va notato che nella ricerca sopra descritta il confronto tra i valori medi delle quattro grandezze rilevate durante i sogni lucidi e i valori medi delle stesse quattro grandezze durante le fasi REM senza sogni lucidi hanno dato luogo a differenze significative solamente in due parametri: ossia vi è un incremento significativo solo per quanto riguarda la densità dei movimenti oculari e l’attività elettrodermica; tale incremento manca nella frequenza respiratoria e nella frequenza cardiaca.

Si potrebbe ipotizzare che l’attivazione fisiologica misurata da LaBerge et al. sia da attribuire alla esecuzione della richiesta sperimentale di segnalare l’acquisita lucidità attraverso i movimenti oculari, piuttosto che alle caratteristiche intrinseche del fenomeno in esame. Quest’ultima ipotesi, inoltre, sarebbe coerente con i dati raccolti attraverso l’osservazione di un soggetto molto abile nella capacità di essere consapevole durante il sonno da Gackenbach, Moorecroft, Alexander, Laberge [1987]. Il soggetto, un assiduo praticante di Meditazione Trascendentale, asseriva di rimanere cosciente per l’intero periodo del sonno e si dimostrò capace di segnalare attraverso movimenti oculari la propria lucidità dalla fase REM, nonché dalle fasi 1 e 2 non-REM. In concomitanza con la segnalazione si verificava un’attivazione fisiologica che, in contrasto con l’ipotesi di LaBerge et al. [1986], in breve tempo tornava al livello di base. In questo caso sembrava, dunque, che l’attivazione fisiologica fosse dovuta al compito della segnalazione oculare più che alle caratteristiche intrinseche del fenomeno studiato.

L’argomento della attivazione del sistema vestibolare è stato studiato da Gackenbach, Snyder, Rokes e Sachau [1986] in una ricerca in cui venne misurata la responsività elettronistagmografica (ENG) di 48 soggetti attraverso una stimolazione calorica (veniva iniettata dell’acqua calda nel canale auditivo esterno). La frequenza dei sogni lucidi dei soggetti veniva stabilita attraverso la somministrazione di un questionario. La responsività del sistema vestibolare era misurata attraverso i tracciati del ENG, che riportava la velocità del nistagmo dei soggetti, e attraverso i resoconti delle esperienze soggettive di vertigine. L’alta velocità nella fase lenta del nistagmo è considerata [McCabe, Ryu, 1979] essere la migliore misura dell’integrità funzionale del sistema vestibolare. Poiché i risultati della ricerca indicavano una maggiore velocità della fase lenta del nistagmo nei soggetti frequentemente lucidi, Gackenbach et al. hanno proposto che i sognatori frequentemente lucidi presentino una intensa attivazione del sistema vestibolare durante il sonno e che la specifica attività mentale del sogno lucido rifletta tale attivazione.

La relazione tra sistema vestibolare e sogno lucido, è stata osservata in un altro studio in cui è stata evidenziata una correlazione positiva tra la stimolazione del sistema vestibolare e la frequenza dei sogni lucidi [Leslie, Olgivie, 1996]. E’ stato osservato che i soggetti posti a dormire su una amaca oscillante, e quindi in una condizione stimolante il sistema vestibolare, riportavano un incremento nella frequenza dei sogni lucidi.

Va notato che in questo caso gli autori, sebbene abbiano tentato di utilizzare la suddetta metodologia della comunicazione volontaria attraverso i movimenti oculari, non hanno in questo modo raccolto dati attendibili. Gli autori riferiscono che la comunicazione attraverso i movimenti oculari sia stata tentata solamente poche volte (4) dai soggetti e che i relativi tracciati polisonnografici siano confusi e non interpretabili. Gli autori ipotizzano che ciò possa essere attribuito al fatto di aver utilizzato sognatori lucidi non esperti nel compito della segnalazione attraverso i movimenti oculari. In questo caso, dunque, i dati circa la presenza dei sogni lucidi sono stati raccolti attraverso i resoconti dei soggetti.

Equilibrio fisico

Come sopra riportato Gackenbach, Snyder, Rokes e Sachau [1986] hanno verificato la maggiore responsività nistagmografica dei sognatori lucidi alla stimolazione calorica delle membrane del timpano. Esssendo tale responsività nistagmografica considerata [McCabe, Ryu, 1979] essere la migliore misura dell’integrità funzionale del sistema vestibolare, gli autori ipotizzano che una maggiore attività vestibolare abbia luogo durante il fenomeno stesso del sogno lucido. Come è noto il sistema vestibolare svolge un ruolo essenziale nell’orientamento e nell’equilibrio fisico. Coerentemente con la suddetta ipotesi è stata rilevata una maggiore capacità di equilibrio tra i sognatori frequentemente lucidi. In particolare è stato osservato [Gackenbach, Snyder, Rokes, Sachau, 1986; Snyder, Gackenbach, 1988] che i sognatori frequentemente lucidi sono in grado di rimanere in equilibrio su uno stabilometro più a lungo che i sognatori non frequentemente lucidi e dei sognatori non lucidi (in questo caso la frequenza dei sogni lucidi è stata determinata a partire dai resoconti dei soggetti circa la propria vita onirica). Questa forma di equilibrio è chiamata equilibrio statico. Per quanto riguarda l’equilibrio dinamico, misurato camminando su un’asse di equilibrio, non è emersa nessuna differenza significativa tra classi di sognatori.

Psicofisiologia del sonno REM

La possibilità di lavorare in laboratorio con soggetti, talvolta, consapevoli durante le fasi REM, permette di allargare le conoscenze psicofisiologiche del sonno REM, ossia la fase del “sonno paradosso”. Essendo lo studio psicofisiologico caratterizzato da variabili indipendenti di tipo psicologico e da variabili dipendenti di tipo fisiologico (e l’EEG ne è lo strumento principale), risulta evidente quanto maggiori siano le possibilità di ricerca nel campo del sonno REM potendo disporre di sognatori lucidi. Questi infatti sembrerebbero [LaBerge, Nagel, Dement, Zarcone, 1981] poter essere preventivamente addestrati a mettere in atto durante il sogno lucido determinati comportamenti (le variabili indipendenti), dando la possibilità allo sperimentatore di osservare i concomitanti fenomeni di ordine fisiologico (le variabili dipendenti).

Attraverso la metodologia dei sogni lucidi ocularmente segnalati LaBerge [1980a; 1985] ha potuto verificare la corrispondenza temporale tra sogno e realtà chiedendo ai suoi soggetti di stimare vari intervalli di tempo. I segnali dei soggetti prodotti prima e dopo gli intervalli di tempo stimati hanno permesso il confronto con il tempo oggettivo. Secondo l’autore i soggetti erano in grado di stimare gli intervalli di tempo durante il sogno lucido con un livello di imprecisione moderato e, comunque, simile a quello mostrato dagli stessi soggetti nello stesso compito durante la veglia.

In una ricerca [Fenwick, Schatzman, Worsley, Adams, Stone, Baker, 1984] che si proponeva di rilevare le eventuali corrispondenze tra eventi sognati ed eventi reali vennero prese misurazioni elettromiografiche di numerosi gruppi muscolari di un sognatore lucido esperto nel compito della segnalazione attraverso i movimenti oculari. Gli autori sono giunti a varie conclusioni. Innanzi tutto sembrerebbe che l’atonia muscolare della fase REM abbia un gradiente variabile, essendo presente maggiormente nella muscolatura assiale, e in misura minore nella muscolatura distale: sono stati misurati piccolissimi movimenti delle dita delle mani, delle dita dei piedi e dei piedi stessi. L’inibizione motoria colpirebbe maggiormente i muscoli estensori rispetto ai flessori. Emergerebbe una precisa corrispondenza tra il corpo sognato e il corpo fisico: i movimenti del primo provocherebbero corrispondenti contrazioni nei gruppi muscolari del secondo, seppure in misura attenuata e secondo le caratteristiche anzi esposte.

Sono state compiute osservazioni psicofisiologiche dei sogni lucidi a contenuto erotico di un soggetto di genere femminile [LaBerge, Greenleaf, Kadzierski, 1983]. I dati fisiologici comprendevano: l’EEG, l’EOG, la frequenza respiratoria, la frequenza cardiaca, la conduttanza dermica, l’EMG vaginale e l’ampiezza delle pulsazioni vaginali. Fu possibile analizzare i dati fisiologici corrispondenti alle varie fasi dell’attività erotica onirica del soggetto, poiché questi era in grado di segnalarle attraverso specifici movimenti oculari. La frequenza respiratoria, la conduttanza dermica, l’EMG vaginale e l’ampiezza delle pulsazioni vaginali, rilevati durante l’orgasmo, mostravano un generale aumento rispetto ai valori medi delle altre fasi REM. Contrariamente alle aspettative, invece, la frequenza cardiaca non mostrava un aumento significativo.
LaBerge ha replicato questo esperimento [LaBerge, 1985] con due soggetti di genere maschile. Anche in questo caso la frequenza respiratoria aumentò significativamente, mentre la frequenza cardiaca rimase stabile. Bisogna notare, inoltre, che entrambi i soggetti, pur raggiungendo l’orgasmo nei propri sogni lucidi, non eiacularono.

LaBerge [1988b] ha proposto che i risultati della ricerca psicofisiologica sul sogno lucido suggeriscano conclusioni valide anche per la psicofisiologia del sonno REM in genere. Gli eventi che noi immaginiamo di sperimentare durante i sogni sarebbero il risultato di una attività cerebrale che produrrebbe effetti sul corpo simili a quelli che avrebbero luogo se sperimentassimo gli stessi eventi nello stato di veglia. E questo perché, come è stato sostenuto da Finke [1980] l’immaginazione multimodale del sogno sarebbe prodotta dagli stessi sistemi cerebrali che producono le percezioni equivalenti del mondo reale. LaBerge ha sostenuto [ibidem] che questo potrebbe spiegare anche perché generalmente noi scambiamo i nostri sogni per realtà: perché per i sistemi funzionali cerebrali che costruiscono il nostro mondo esperienziale sognare di percepire qualcosa o farlo realmente sarebbero la stessa cosa.

Fonte: http://spazioinwind.libero.it/sogno_lucido/5_Psicofiologia.htm#laboratorio
Vedi: https://www.altrogiornale.org/_/content/content.php?content.874

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