Referendum 2011 conclusi: chi gestisce oggi la nostra acqua?

Il Giornale Online
di Enrico Damiano

Alcune riflessioni su Open Data e cittadinanza attiva a conclusione delle due giornate elettorali.

La gestione dell’acqua, sia essa affidata ad aziende pubbliche o private, è pur sempre la gestione di un bene comune, fondamentale per la vita. Il referendum, conclusosi con la vittoria del sì, non porterà certo alla risoluzione dei problemi legati alla gestione dell’acqua. Per capire meglio come funziona la gestione dell’acqua a casa nostra, è necessaria una maggiore diffusione dei dati territoriali, con l’obiettivo di aumentare la conoscenza e la consapevolezza collettiva su questo delicato tema. Tutto ciò è possibile grazie alla Rete. Grazie alla Rete possiamo vedere, controllare e segnalare le cose che non vanno, possiamo dare voce alle opinioni di molti e fare chiarezza sulle questioni, al di là degli slogan e delle ideologie di parte.

Partiamo da alcune considerazioni: sappiamo davvero chi gestisce la nostra acqua? Siamo in grado di stabilire a colpo d’occhio se la gestione è affidata a un soggetto pubblico o privato? Sappiamo giustificare eventuali rincari delle bollette dell’acqua? Per ottenere queste informazioni potrebbe essere utile raccogliere i dati anagrafici delle aziende che gestiscono l’acqua servendo i comuni sul territorio italiano; partendo da nome e ragione sociale, tipologia (cioè se pubblica, privata o mista), riportando i nomi dei comuni e classificando questi ultimi per C.A.P., provincia e regione si potrebbe ottenere un’anagrafe delle aziende in questione. Questi dati potrebbero essere rappresentati su mappe territoriali aumentandone così la comprensione; inoltre potrebbero essere linkati gli uni agli altri attraverso le tecnologie del web semantico. La possibilità di linkare i dati, un po’ come si fa con le pagine web, ci permetterebbe di capire molte cose.

Ad esempio, partendo dalla suddetta anagrafica aziendale sarebbe possibile:

1. realizzare una mappa su base territoriale dei reali investimenti stanziati dalle singole aziende per una maggiore trasparenza della filiera;
2. realizzare una mappa degli attori in gioco in cui sono messi in evidenza i fatti;
3. agevolare i cittadini nel controllo dell’operato delle aziende.

a. La mappa degli investimenti realizzati dalle aziende sul territorio costituirebbe un modo, da parte dei cittadini, per controllare il costo delle tariffe in maniera più diretta e trovare un’eventuale spiegazione sui motivi di eventuali rincari del servizio acqua in bolletta. Capire, in sostanza, se tali aumenti originano da investimenti reali sulla ristrutturazione degli impianti o delle condutture o sono il risultato di una mera speculazione mascherata da presunti interventi (di manutenzione o rifacimento) in realtà mai realizzati.

b. La mappa degli attori in gioco permetterebbe di visualizzare in modo dettagliato i progetti effettivamente realizzati, al di là delle promesse iniziali che vengono annunciate e al di là del fatto che si tratti di soggetti pubblici, privati o a capitale misto pubblico/privato;

c. La possibilità da parte dei cittadini di controllare l’operato delle aziende che gestiscono un bene così prezioso come l’acqua rappresenta quello che va sotto il nome di cittadinanza attiva: il cittadino critico, cioè, che non si accontenta più di pagare le tasse in silenzio ma che chiede spiegazioni sia dalle P.A. che dalle aziende private soprattutto quando riscontra anomalie di spesa. Cittadino, che nel nostro caso potrebbe provare a fare chiarezza su quanto dichiarato dalle aziende attraverso la comparazione e l’incrocio dei dati forniti dalle stesse.

Per fare tutto ciò è necessario disporre di dati aggiornati sulle aziende che gestiscono l’acqua nonché conoscere la loro forma societaria.

Ad esempio, sul sito di FederUtility www.federutility.it, la federazione che riunisce le aziende di servizi pubblici locali che operano nei settori dell’energia elettrica del gas e dell’acqua, è presente un quadro molto sintetico dell’anagrafica delle aziende http://www.federutility.it/module/01_chi_siamo/01d.aspx?S0=1&F0=6&H0=1 in cui sono riportati nome, forma societaria e sede legale. I dati riportati, tuttavia, non sono esaustivi e sono praticamente inutilizzabili al fine di ottenere correlazioni e comparazioni. Essi, infatti, vengono visualizzati attraverso la classica tabella all’interno di una pagina html. Una tabella all’interno di una pagina html, apparentemente un modo utile e veloce per mettere a disposizione dati utili, di fatto non agevola l’estrazione di tali dati al fine di aggregarli, condividerli e riutilizzarli e soprattutto rappresentarli attraverso strumenti dinamici e interattivi come mappe territoriali, grafici etc. Insomma, attraverso questa forma o altre forme simili (tipico esempio è l’utilizzo di un formato chiuso e proprietario come il PDF), è praticamente negata la possibilità di gestire, condividere e riutilizzare questi dati a vantaggio della collettività.
Cosa può fare il cittadino nell’immediato?

Il cittadino può iniziare, seguendo il modello dell’enciclopedia libera Wikipedia, a raccogliere i dati anagrafici aziendali partendo dall’intestazione della propria bolletta dell’acqua oppure dal sito web dell’azienda erogatrice del servizio. Questo potrebbe essere un buon punto di partenza per arrivare, con il tempo e l’impegno da parte di tutti i cittadini, alla costituzione di una vera e propria anagrafe delle aziende che gestiscono i servizi idrici sul territorio italiano, gestita direttamente dai cittadini. I dati raccolti per la costituzione della futura anagrafe verranno rilasciati sotto licenza Creative Commons CC0 http://creativecommons.org/publicdomain/zero/1.0/ nella forma di dati aperti (Open Data) e liberamente riutilizzabili in quanto di pubblico dominio. Perché è importante la partecipazione attiva di tutti i cittadini nella raccolta dei dati?

Per realizzare questa lista è necessario, come abbiamo già spiegato, raccogliere e classificare i dati relativi alle aziende erogatrici dei servizi idrici e per farlo è necessario il coinvolgimento di tutti i cittadini principalmente per due motivi:

1) la mole elevata di dati da raccogliere(*);
2) per garantire la necessaria trasparenza nella raccolta dei dati.

(*) le aziende che gestiscono i servizi idrici sono sicuramente un numero di molto inferiore rispetto ai comuni serviti, basti pensare che il numero dei comuni italiani è di 8.094 (ultimo aggiornamento Istat del 30/06/2010 http://www.istat.it/strumenti/definizioni/comuni/ ). Pur tuttavia, considerato il periodo economico sfavorevole a livello mondiale, è impensabile che un’azienda o un ente pubblico riescano a mettere a disposizione risorse economiche e umane per un’iniziativa così vasta e pervasiva.

Un altro esempio utile per capire come sia possibile utilizzare gli Open Data a favore della collettività è fornito dai ricercatori del Politecnico americano Rensselaer, che hanno realizzato una mappa interattiva dei terremoti su scala mondiale a partire dai dati messi a disposizione liberamente dal servizio dell’agenzia scientifica americana USGS – United States Geological Survey.

I ricercatori hanno utilizzato i dati sui terremoti degli ultimi 7 giorni che sono riportati al seguente link http://earthquake.usgs.gov/earthquakes/recenteqsww/Quakes/quakes_all.php

per aggregarli e visualizzarli su una mappa mondiale interattiva disponibile al seguente link
http://data-gov.tw.rpi.edu/demo/stable/demo-34-earthquake-exhibit.html

Fonte e modulo per la raccolta dati delle aziende che gestiscono l'acqua in Italia: http://www.lswn.it/data/articoli/referendum_2011_conclusi_chi_gestisce_oggi_la_nostra_acqua