Ricerca: E se catturassimo l'elettricità dall'aria?

Il Giornale Online
E se catturassimo l’elettricità dell’aria? 26 agosto 2010 – Immaginate dispositivi in grado di catturare l’energia elettrica dal cielo – un po’ come fanno le celle fotovoltaiche con la luce solare – e di utilizzarla per illuminare una casa o ricaricare un’auto elettrica. Immaginate i tetti degli edifici ricoperti di pannelli in grado di prevenire la formazione di un fulmine prima che si formi e di trasformala in corrente elettrica per tutta la famiglia. Fantascienza? Per il momento forse sì, ma è una strada che gli scienziati stanno battendo, secondo quanto emerso al 240° Congresso Nazionale della American Chemical Society (ACS).

L’idea di sfruttare la potenza elettrica presente nell’atmosfera ha affascinato gli scienziati per secoli. Il famoso inventore Nikola Tesla era tra quanti sognavano di catturare questa immensa fonte di energia. Si tratta di energia elettrica che si forma, ad esempio, quando il vapore acqueo contenuto nell’atmosfera si raccoglie su microscopiche particelle solide o liquide che stazionano nell’aria. “Un fenomeno che presenta ancora molti lati oscuri: fino ad oggi non avevamo le conoscenze adeguate per spiegare questi processi”, spiega Fernando Galembeck, Ph.D all'Università di Campinas, Stato di San Paolo, Brasile.

Gli scienziati, in effetti, erano convinti che le goccioline d’acqua in atmosfera fossero elettricamente neutre e restassero tali anche dopo l’entrata in contatto con le cariche elettriche presenti su particelle di polvere o su goccioline di altri liquidi. Ma i risultati di alcuni esperimenti indicano invece che l’acqua in atmosfera acquista, eccome, una carica elettrica. Galembeck e i suoi colleghi hanno confermato questa ipotesi con esperimenti di laboratorio simulando il contatto dell’acqua con le particelle sospese nell'aria. A questo scopo hanno utilizzato minuscole particelle di silice e fosfato di alluminio, entrambe sostanze comuni nell’aria, dimostrando che in presenza di elevata umidità la silice acquista prevalentemente carica negativa e il fosfato di alluminio positiva. “Siamo giunti alla conclusione che l'acqua in atmosfera può accumulare cariche elettriche e trasferirle ad altri materiali con cui entrano in contatto”, osserva Galembeck. Gli scienziati chiamano questo tipo di elettricità 'hygroelectricity,' cioè ‘elettricità umida’.

In futuro, aggiunge Galembeck, si potrebbero sviluppare collettori simili a celle solari per catturare l’hygroelectricity e trasportarla ad abitazioni e industrie. Proprio come le celle solari funzionano meglio nella aree soleggiate, questo tipo di pannelli funzionerebbero in modo più efficiente nelle zone ad alta umidità, come il nord-est e sud-est degli Stati Uniti o i tropici. Un approccio simile potrebbe inoltre aiutare a prevenire la formazione dei fulmini in quanto l’energia elettrica contenuta nell’aria potrebbe essere ‘assorbita’ ‘prima della formazione della scarica da cui si generano i fulmini. Il gruppo di ricerca di Galembeck sta già testando una serie di metalli per identificare quelli con le maggiori potenzialità per questo genere di applicazioni. “Abbiamo una lunga strada da percorrere. Ma i benefici a lungo termine della hygroelectricity potrebbero essere importanti”.

Fonte: http://www.naunet.it/index.php?option=com_content&view=article&id=479:ricerca-e-se-catturassimo-lelettricita-dallaria&catid=1:ultime&Itemid=50 http://www.wired.com/wiredscience/2010/08/hygroelectric-power/