RICICLO E INCENERIMENTO: IMPARARE DAL GIAPPONE

Il Giornale Online
La medaglia d’oro conquistata dal Giappone nel 2004, nelle Olimpiadi “virtuali” del Riciclo (www.planetark.com ) non è un caso.
In base ai dati più recenti (2000-2003), il Giappone ricicla il 59 % della carta, l’83% delle lattine in alluminio, il 78% del vetro e l’86% delle lattine in acciaio immesse annualmente nel suo mercato.

Queste eccezionali prestazioni sono la rapida risposta che le aziende e i cittadini giapponesi hanno dato alla Legge sul Riciclaggio degli Imballaggi, promulgata in questo paese nel 1997.
Questa scelta strategica era ribadita nel maggio del 2000 con una nuova Legge, finalizzata a trasformare il Giappone in una Società basata sul Riciclo, con l’esplicito obiettivo di passare da una società”Usa e Getta” ad una società “Usa e Ricicla”.

Queste due scelte politiche fanno parte integrante della strategia del Giappone per ridurre le pesanti emissioni di diossine che avvengono sul suo territorio ( http://www.env.go.jp/en/2004/0927a.html ) ed la conseguente contaminazione della catena alimentare.
Infatti non era possibile ignorare il fatto che la dose giornaliera di diossine che i giapponesi assumono mediamente con la dieta è di 2,6 picogrammi per chilo di peso, superiore alla dose giornaliera di un europeo ( UK, 1992: 1 picogrammo/kg) e superiore alla dose che oggi la comunità scientifica stima essere tollerabile (2 picogrammi/kg).

Causa principale di questo problema, la scelta di antica data del Giappone di gestire i propri rifiuti privilegiando l’incenerimento, con migliaia di inceneritori, anche di uso domestico, sparsi in un territorio densamente popolato e con limitate disponibilità di siti idonei per ospitare discariche.
Nel 2000, il Giappone ancora inceneriva, in circa 1700 impianti, il 71,4 % dei suoi MPC, ovvero tutti quelli che non era ancora riuscito a riciclare.

Comunque , alla fine del 2000 il Giappone inseriva in nuovi cicli produttivi 7,86 milioni di tonnellate di MPC, il 14,3% della sua produzione totale di MPC.
Oggi il riciclo in Giappone è in costante crescita (oltre l’1% all’anno) ed è destinato ad aumentare anche grazie all’impegno delle principali aziende Giapponesi che, nei fatti, stanno realizzando l’obiettivo di una società a “zero rifiuti”.

Un altro dato che fa ritenere che in Giappone il riciclo abbia un futuro è che, nonostante gli ingenti sforzi tecnologici, economici e normativi per ridurre le emissioni di diossine dai suoi inceneritori, ancora oggi questi impianti sono la principale fonte di emissione di questi pericolosi inquinanti.
In particolare, i grammi di diossine equivalenti immessi nell’atmosfera giapponese nel 2003 dalle principali fonti inquinanti sono le seguenti: inceneritori rifiuti urbani (71 gr); inceneritori industriali (74 gr), inceneritori domestici(73-98 gr); forni elettrici acciaierie (80,3 gr).

Seguono, a distanza, diverse altre fonti industriali; verso la fine dell’elenco, troviamo il dato relativo alla quantità di diossine emesse dall’intero parco autoveicolare giapponese (1,4 gr) e da tutte le sigarette annualmente fumate in questo stesso paese (0,1-0,2 gr).

Ricordatevi di questi ultimi due dati quando per l’ennesima volta vi sentire dire che rispetto ad un inceneritore emettono più diossine le automobili o il fumo di sigarette.

Federico Valerio

Fonte: biobank.it/IT/ECO-flash.asp?id=58