"Santa" Coerenza

Il Giornale Online

È «relativismo morale» impegnarsi per salvare la vita di migliaia di donne e bambini segnati dal virus dell’Aids nella martoriata Africa? È «negare la possibilità di un agire etico fondato sul riconoscimento della legge morale naturale», impegnarsi perché le Nazioni Unite approvino finalmente una risoluzione per la moratoria universale della pena di morte? Tra i «frutti amari della logica relativistica» vanno annoverati anche gli sforzi per la ricostruzione, non solo materiale, di Paesi disastrati da guerre e pulizie etniche?

Tanto per ricordare una tragedia dimenticata, basterà citare il caso del Ruanda. Ed ancora: lavorare per alleviare le sofferenze della popolazione palestinese nella Striscia di Gaza, praticare una solidarietà concreta per la gente del Kosovo, tutto ciò rientra nel «disprezzo del diritto umanitario» e nella discriminatoria «difesa selettiva dei diritti umani»? C’è molta politica, e poca pietas, nelle considerazioni che Papa Benedetto XVI ha espresso ieri incontrando in Vaticano le Ong cattoliche più importanti e influenti del mondo. C’è molta politica e, spiace rilevarlo, di quella partigiana e dunque, annoverabile nella «brutta politica». Brutta perché faziosa.

Brutta perché ingenerosa. Brutta perché la battaglia della Chiesa cattolica contro l’aborto non dovrebbe spingersi fino al punto di tirare in ballo l’operato dell’Onu, genericamente inteso, e di non meglio precisati organismi internazionali. Le Nazioni Unite non sono solo il Consiglio di Sicurezza e l’Assemblea generale. Le Nazioni Unite sono anche le tante agenzie umanitarie impegnate ogni giorno nelle aree più «calde» e disastrate del pianeta. Benedetto XVI avrebbe fatto bene a ricordarlo: la sua non è stata una dimenticanza di poco conto. Se non suona blasfemo, diremmo che il pontefice stavolta ha peccato di «ingenerosità».

Papa Ratzinger sprona a battersi affinché i principi etici non siano «negoziabili», né a Palazzo di Vetro di New York né altrove. Bene. Giusto. Ma coerenza avrebbe voluto che tra i principi etici non «negoziabili» vi fosse anche il «no» allo Stato che si fa giustiziere attraverso la pratica della pena di morte. Nella Terza commissione delle Nazioni Unite che nelle scorse settimane ha approvato la risoluzione per la moratoria della pena capitale, la Santa Sede (che all’Onu ha il rango di osservatore) ha guardato con favore ad un capzioso tentativo del fronte anti-moratoria di inserire la questione del diritto dell’embrione all’interno di una discussione che riguardava il «no» ai boia di Stato. Le ragioni dell’etica dovrebbero spingere a chiedere più risorse per le agenzie umanitarie delle Nazioni Unite; le ragioni di una «bella politica» imporrebbero il sostegno a quanti, in nome di una visione multilaterale del governo dei conflitti, chiedono una maggiore centralità, e dunque più strumenti e poteri, per l’Onu.

Ha ragione, Papa Ratzinger, a denunciare il «disprezzo per il diritto umanitario» che segna fortemente i nostri tempi. Ma quel disprezzo – ricorderebbero gli operatori Onu che ogni giorno interagiscono con una umanità sofferente – – ha poco a che vedere con «certi stili egoistici di vita» e molto con quelle logiche di potenza, che hanno, ad esempio, segnato negativamente le presidenze del religiosissimo George W.Bush, e fatto prevalere gli interessi del più forte su quelle dei più deboli. Di queste logiche deteriori, l’Onu è stato più vittima che propugnatore.

Umberto De Giovannangeli – L'Unità
Fonte: unita.it/view.asp?IDcontent=71068

Inviata da skorpion75