Scoperto il tempio buddhista più antico?


(Ira Block, National Geographic)

E se dovessimo spostare indietro la data di nascita di Buddha di, diciamo, almeno cento anni? Un gruppo di archeologi potrebbe aver trovato il più antico tempio buddhista mai scoperto, risalente al 550 a.C., presso la famosa meta di pellegrinaggio nepalese di Lumbini. Il ritrovamento, presso quello che è noto per essere il leggendario luogo di nascita di Buddha, potrebbe mettere in discussione le date ormai confermate e sostenute da molti studiosi.

“Quello che abbiamo trovato è il più antico tempio buddhista al mondo” spiega l’archeologo Robin Coningham dell’Università di Durham, autore della ricerca [link=http://antiquity.ac.uk/ant/087/ant0871104.htm]pubblicata sulla rivista Antiquity[/link]. Il team internazionale di archeologi spiega di aver scavato al di sotto di strutture di mattoni all’interno del tempio, che ogni anno viene visitato da centinaia di migliaia di pellegrini.

Le stutture in legno che hanno rinvenuto giacevano al di sotto del ben più recente tempio buddhista costruito in mattoni, la cui attuale struttura è grande almeno il doppio e, come sottolinea l’autore, indica che il sito di Lumbini è stato utilizzato come luogo di culto buddhista senza soluzione di continuità. “Il grande dibattito scaturito dalla scoperta riguarda la data di nascita di Buddha, che ora sembra andrà spostata al sesto secolo a.C.” spiega Coningham. Dal canto loro gli studiosi applaudono la scoperta, ma mettono in guardia dall’accettare troppo frettolosamente l’idea che questo sia il più antico tempio buddhista conosciuto, prima di aver effettuato ulteriori analisi. “Gli archeologi amano dire d’aver scoperto il più antico o il più recente esemplare di qualcosa”, ha commentato via mail Ruth Young, archeologa dell’Università di Leicester.

Il luogo di nascita di Buddha

Il Buddhismo è una delle più importanti religioni al mondo con più di 350 milioni di seguaci, la maggior parte dei quali vive nell’Est asiatico. Per tradizione Lumbini è conosciuto come il luogo nel quale la madre di Buddha, Maya Devi, afferrò un albero e diede alla luce la storica figura di Siddharta Gautama, che poi diventò Buddha. La data di nascita precisa è da lungo dibattuta, con le autorità nepalesi che propendono per il 623 a.C. e altre tradizioni che sostengono invece una datazione più recente, intorno al 400 a.C. In ogni caso, entro il 249 a.C. Lumbini diventò uno dei quattro centri sacri del Buddhismo, conosciuto per le iscrizioni sacre e il pilastro lasciato proprio in quell’anno dall’imperatore Ashoka, che svolse un ruolo molto importante nel diffondere il Buddhismo in tutta l’Asia.

Il sito fu successivamente abbandonato e riscoperto poi nel 1896, quando gli fu restituito il suo ruolo come centro di pellegrinaggio (con il nome di tempio Maya Devi). In seguito fu dichiarato [link=http://whc.unesco.org/en/list/666/]Sito Patrimonio dell’Umanità[/link]. Preoccupata per l’usura della struttura dovuta ai numerosissimi visitatori, l’UNESCO, insieme alle autorità giapponesi e nepalesi e alla National Geographic Society, ha sponsorizzato lo studio dell’équipe di Coningham con l’obiettivo di documentare le condizioni del sito di Lumbini e indagare sulle strutture nascoste sotto gli strati di mattoni rimasti dal periodo di Ashoka. “Abbiamo avuto l’opportunità di un accesso privilegiato al sito”, spiega Coningham, “e per questo motivo abbiamo fatto in modo che il nostro lavoro fosse completamente visionabile e trasparente per i pellegrini. Assistere alla loro visita al luogo sacro mentre lavoravamo è stato molto toccante”.

Il recinto con l’albero sacro

Scavando in una zona centrale del tempio, i ricercatori hanno portato alla luce dei fori di palificazione, alloggiamenti creati per sostenere pali di legno o pietre. Il tutto fa pensare che già verso il 500 a.C. l’albero fosse circondato da un recinto di legno insieme a una struttura in mattoni: potrebbe trattarsi di un bodhi-gara, ovvero una delle costruzioni tipiche del Buddhismo. Il centro del tempio non era coperto da un tetto, spiega il team di ricerca, e sono state ritrovate radici mineralizzate circondate da pavimenti d’argilla, che negli anni sono stati levigati dai passi dei visitatori. Le radici sembravano essere state fertilizzate, e a differenza dei bodhi-gara appartenenti ad altre tradizioni come quella indiana non sono stati trovati segni di sacrifici o di offerte portate al sito sacro. “Era molto pulito, in realtà, il che sottolinea la tradizione buddhista di non-violenza, umiltà e povertà”, spiega Coningham.

Gli archeologi hanno indagato l’età del tempio avvalendosi sia della datazione al radiocarbonio, effettuata sul carbone dei fori di palificazione, sia della datazione tramite luminescenza stimolata otticamente, un metodo che analizza i tempi di decadimento radioattivo degli elementi contenuti nel suolo, rivelando quando sono stati in superficie l’ultima volta. In ogni caso, sottolinea Coningham, gli scavi presso il sito indicano che le attività di costruzione siano iniziate intorno al 1.000 a.C., seguite dalla nascita di una comunità buddhista simile a un monastero entro il sesto secolo a.C.”

Ci vuole cautela

“Le novità emerse dallo studio mostrano che le attività rituali avevano luogo centinaia di anni prima dell’epoca di Ashoka, e questo è certamente significativo” commenta Young. Secondo Julia Shaw, docente di Archeologia sud-asiatica allo University College di Londra, la teoria sulla presenza di un bodhi-gara è convincente ma ancora troppo basata su congetture, ed è perciò consigliabile avere cautela nel raccontare la scoperta. “L’adorazione degli alberi, spesso presso semplici altari, era una caratteristica di molte antiche religioni indiane. Considerate le sovrapposizioni tra i rituali buddhisti e le tradizioni che li hanno preceduti, è anche possibile che quello di cui stiamo parlando sia un antico tempio per l’adorazione degli alberi che non ha niente a che vedere con Buddha”, commenta Shaw. “In ogni caso, di certo mostra un nuovo punto di vista sull’archeologia dei rituali Indiani in generale”.

Entro il 2020 ci si aspetta che più di quattro milioni di pellegrini arrivino in visita a Lumbini, e Coningham ha chiesto d’avere la possibilità di continuare lo studio, contribuendo alla conservazione del sito. “Era straordinariamente affollato, al tempo, con persone che pregavano e meditavano. È stata una sfida e un’esperienza emozionante lavorare all’interno di un sito religioso in piena attività, vivo”.

Fonte: http://ilfattostorico.com/2013/11/26/scoperto-il-tempio-buddhista-piu-antico/