Siamo solo esseri virtuali

Il Giornale Online
Chi siamo?

Vorrei davvero saperlo, credo proprio che lo sconosciamo. Sicuramente, saremmo impressionati se dovessimo osservare la scala temporale, cioè le coordinate del tempo cosmico, tutti quei miliardi di anni che ci separano dall'inizio dell'universo e dalla sua fine, da quella strana fluttuazione che ha dato origine a qualcosa che ancora oggi non riusciamo a comprendere.

Inoltre, non sappiamo se esistono altri universi paralleli , non conosciamo la nostra linea temporale, non sappiamo in quale curva di universo ci troviamo, potrebbero esserci infinite geodetiche del tempo, mentre noi attraversiamo solo un frammento delle possibili curve.

La nostra vita s'è paragonata a quella scala non è neppure dell'ordine di un secondo, è illimitatamente piccola, riassunta in un punto, è una fluttuazione minima tra l'esistenza e l'inesistenza, tanto che potrebbe persino considerarsi virtuale e non reale, un tempo così trascurabile da essere assimilato allo zero, cioè come se, in effetti, non fossimo mai nati.

Provate ad immaginare cosa resterà della nostra cultura, delle tradizioni, della politica, della religione fra miliardi, miliardi, miliardi e miliardi di anni, quando l'universo sarà smisuratamente più vasto, smodatamente spopolato, quando tutte le stelle consumeranno i carburanti nelle loro fornaci e quando tutto sarà irrimediabilmente oscuro, illimitatamente buio.

La materia decadrà, ci sarà soltanto la fuga di uno spazio buio verso l'infinito. Neppure il canto della poesia potrà preservarci da questa morte termica.

Tuffati nella quotidianità, nell'apparente eternità delle vicende politiche, sportive, mediatiche, religiose non riusciamo a percepire la realtà, una fluttuazione di vite (nascita e morte) talmente impercettibile che la ignoriamo, giacché le catene delle illusioni sono onnipotenti ed accecano la vista. Non ci rendiamo conto che anche noi siamo un'onda di eventi probabili e nient'altro. Questa estrema rarità di un brandello di tempo, di un frammento della linea di universo che attraversiamo rende incantevole la vita, ma non lo sappiamo, poiché l'abbiamo banalizzata.

Io amo la fotografia, mi emoziono, soprattutto, quando la macchina fotografica scandisce un duemillesimo di secondo del tempo, sino a ad un sessantesimo di secondo.

[color=#ff0000]”Di quel tempo non finì pessimo, immortale la bellezza di quel frammento”

Anonimo. [/color]

È sconcertante che quel duemillesimo di secondo o centoventicinquesimo di secondo possa essere rivisto dopo 100 anni, da altre persone. Una piccolissima parte di un sorriso, può essere rilevata dopo così tanto, fuori dal nostro arcobaleno culturale sociale, quando sarà estinto qualsiasi ricordo. Quanti elementi infinitesimali verrebbero cancellati dal tempo senza la fotografia?

La nostra vita nei confronti del tempo cosmico è molto meno di quel frammento di secondo che tentiamo di fermare, non siamo affatto speciali per il nostro universo, siamo meno importanti di una formica, di quella formica che calpestiamo per noncuranza e menefreghismo quando camminiamo. Nessun direttore generale, né presidente di azienda o di stato o del consiglio sarà più importante di quella formica calpestata. Noi abbandoneremo presto questo mondo e non ci sarà nessun altro ad osservare le nostre pallide e sfumate foto. La nostra immagine durerà appena una o due generazioni, dopo sarà cestinata.

Mi domando cosa siano questi corpuscoli del tempo. Chi si diverte a fotografare o a realizzare dei videoclip si rende conto di quanto sia precario il tempo, poiché lo può anatomizzare ogni qualvolta che lo ferma, che lo impressiona da qualche parte e di conseguenza ne accelera la sua corsa.

Se ci rendessimo conto della nostra esistenza come fluttuazione dal vuoto, daremmo un valore inestimabile anche ad un frammento, ad una esitazione. L' irripetibilità di un momento, di qualsiasi attimo la rende misteriosa, mutilata, seducente, impossibile.

L'illusione che acceca gli uomini è quella di immaginare che tutto sia possibile, una sorta di onnipotenza che rende gli umani furibondi e folli.

Dott. Nicolò Schepis

fonte:www.nicolaschepis.it