Siccità in India: sotto accusa le scie chimiche

Il nostro amico ed assiduo lettore Arturo ci ha segnalato, tra gli altri, un breve articolo pubblicato dal quotidiano “La Repubblica”. Il trafiletto si impernia sulla siccità che sta affliggendo l'India. I militari, con le loro scellerate operazioni, basate sul mostruoso connubio tra scie chimiche (spesso contenenti composti igroscopici) ed onde elettromagnetiche, sono riusciti nel loro intento: sconvolgere gli equilibri del regime monsonico, sicché le piogge, che dissetavano ampie regioni del subcontinente indiano e del sud est asiatico, non cadono più o sono assai scarse. Alla stagione secca, che già metteva a dura prova l'agricoltura indiana, la flora e la fauna, ora è subentrata una stagione semiarida.

Che cosa fa il governo di New Delhi per contrastare le attività chimico-biologiche nei cieli dell'Unione indiana? Niente! Perché? Perché, come quasi tutti i governi (forse solo l'esecutivo dell'Ecuador non è coinvolto) sa, ma tace colpevolmente. E' mai possibile che i vertici militari di uno stato, che è anche una potenza nucleare, non ordinino ai caccia della sua aviazione di intercettare i velivoli chimici, mentre, violando lo spazio aereo, diffondono veleni? E' possibile, anzi è normale, in quanto i governi sono succubi di élites criminali che impongono le loro folli e distruttive decisioni. Obtorto collo o corrotte con privilegi e fiumi di denaro, le classi “dirigenti” dei vari paesi obbediscono al diktat di potentati sovranazionali. I risultati di questa inetta “politica” sono disastrosi.

Emergenza acqua a Mumbai (ex Bombay, n.d.r.). La capitale finanziaria dell'India sta vivendo una crisi allarmante: le forniture idriche sono state tagliate del 15 per cento e, da ottobre, subiranno un'ulteriore riduzione del 30 per cento. Unica risoluzione? La pioggia. Per ingraziarsi il dio di riferimento, dieci sacerdoti indù si sono immersi per quattro ore in cisterne piene d'acqua, recitando i mantra previsti nel rituale del Varuna Yajna.

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