Stagnaro e Caotino: Il Fattore C – L’Ordine Implicato

Il Giornale Online

E' il fulmine che è al timone dell'universo.
Frammento n. 117 – Eraclito

Bohm cominciò la sua ricerca investigando il comportamento dei plasmi, gas contenenti elettroni e ioni positivi ad alta densità (esempio di plasmi sono i fulmini, l’aurora boreale, le stelle). Egli si accorse ben presto che gli elettroni, una volta che diventano parte di un plasma, smettono di apparire come particelle individuali ed iniziano a comportarsi come se essi fossero parte di un tutto più grande ed interconnesso [v.1.9, 1.11], un mare di particelle che dà l’impressione di essere apparentemente vivo, intelligente e cosciente per via delle caratteristiche di auto-regolazione che vi si possono osservare (si dispongono armonicamente come un’orchestra). “Quando due elettroni negativamente carichi sono in totale isolamento, l’interazione tra loro si estende su una grande distanza. Ma in un plasma un numero enorme (dell’ordine di centinaia di milioni) di altre particelle cariche si riarrangia per schermare questa interazione su vasta scala. Come risultato, ognuna delle particelle cariche del plasma interagisce con quelle vicine solo sulle piccole distanze (realtà locale, spazio – tempo). Ma l’interazione a grande distanza non è ancora svanita.

Sono queste interazioni a grande distanza (realtà non locale, sincronica e simultanea) che fanno in modo che il plasma si comporti in maniera coerente [v. 1.9, 1.11]. Visto a distanza, un plasma appare essere una serie di oscillazioni collettive che comportano un numero grandissimo di particelle (particelle danzanti in un plasma intelligente). Esaminate però a grande ingrandimento, risulta visibile solo il moto casuale delle particelle individuali [v. 1.9]. Bohm creò una descrizione matematica duale del plasma che contiene entrambi i punti di vista: l’individuale ed il collettivo. Una descrizione (coordinate collettive) riguarda le vibrazioni collettive, mentra l’altra (coordinate individuali) spiega il moto libero delle particelle individuali. Poiché le due descrizioni sono parte di un unico tutto, il moto collettivo del tutto è racchiuso dentro il movimento casuale individuale e viceversa”. Tra l’altro esiste un entangled (intrecciamento) quantistico tra cervello e plasma (il 99% dell’universo è plasma; es. fulmine, sole). E’ curioso poi il fatto che nei plasmi si formi un’elica simile al DNA.

L’elettrone è secondo Bohm una struttura complessa che si muove in un soggiacente etere. A distanze milioni di volte più piccole dell’elettrone, la relatività di Einstein si rompe in un reale spazio assoluto, un etere fatto di particelle (o meglio entità) piccolissime. Nell’universo sembra esistere un quid che ne governa le proprietà materiali ed energetiche come una forza invisibile e per ora non misurabile. Questo quid, il potenziale quantico, null’altro è che lo spirito della materia vivente e non vivente, un ente infinito dotato di coscienza in grado di creare apparentemente dal nulla e di guidare il mondo della materia e dell’energia agganciandosi alle sue particelle più piccole, ovvero alla struttura intima della realtà, la realtà ultima delle cose. Grazie al potenziale quantico Bohm introduce per la prima volta in fisica il concetto di campo informativo o campo di informazione, in cui l’elettrone non è in balia del caso, ma è una quantità ben definita seppure in continua trasformazione, e continuamente e costantemente informata sull’ambiente che la circonda. Il concetto di informazione deve quindi essere posto a fianco dell’energia e della materia. Interessante a questo proposito è il concetto di Energia – Informazione elaborato da Paolo Manzelli:

“considerando la legge di conservazione dell’energia, l’energia può trasformarsi in diverse forme, si può quindi ammettere l’esistenza di una sua nuova forma chiamandola Energia-Informazione che è la sezione dell’energia necessaria per processare ed elaborare la conoscenza a diversi livelli. Ricordando il principio di conservazione del’energia si può quindi ipotizzare che l’Energia Totale (ET) sia data dalla somma di tre principali componenti: Energia Vibrazionale (EV), Energia-Materia (EM) ed Energia-Informazione (EI). L’energia non può essere né creata né distrutta, quindi la somma totale dev’essere sempre costante. L’Energia Informazione è pura e catalitica e si associa alla realtà non-locale dell’universo.” Il mondo macroscopico può esistere solo se esistono lo spazio ed il tempo e qundi la fisica che lo descrive ha caratteristiche locali, mentre il mondo microscopico non ha bisogno dello spazio e del tempo ma percepisce la guida e l’informazione in maniera istantanea, per risonanza, ed in tal modo la fisica che lo descrive viene definita non locale. Il mondo microscopico riflette l’esistenza di un infinito al di fuori dello spazio-tempo e non riceve l’informazione da un luogo preciso, ma la riceve da tutto l’universo, da una specie di “prespazio al di là del tempo, dello spazio e della materia”, sede della coscienza dell’universo. Il potenziale quantico opera nell’ordine implicato. Come immaginarci tale ordine?

Pieghiamo in più parti un foglio di carta, lo tagliamo in un punto, e poi lo riapriamo nell’estensione originaria. Fatto questo possiamo osservare che il foglio riaperto presenta al suo interno molte forme simmetricamente separate tra loro. Queste forme separate sono state in realtà prodotte dallo stesso taglio nel foglio di carta piegato. Il taglio nel foglio di carta piegato rappresenta l’ordine implicato, mentre le forme separate che si formano riaprendo il foglio rappresentano l’ordine esplicato. Lo stesso ordine implicato risuona da un campo di energia che è ancora più grande e che è il regno del puro potenziale. La parola implicato deriva dal verbo implicare, che significa piegarsi verso l’interno. In tal modo la realtà come implicata significa che ogni parte di essa richiama ogni altra parte. Esiste un processo incessante di implicazione ed esplicazione dove le particelle subatomiche si dissolvono costantemente nell’ordine implicato per poi ricristallizzarsi nell’ordine esplicato (ricorda molto il stretching-folding, stira e ripiega, della teoria del caos a proposito dell’attrattore caotico). Allo stesso modo l’etere è energia non – manifesta, invisibile, ovunque densa, quantica, che condensandosi dà origine alla materia-energia, rarefacendosi torna alla potenzialità. Ogni parte della realtà contiene informazione su ogni altra parte all’interno di essa, in maniera tale che ogni regione di spazio e di tempo contiene al suo interno la struttura dell’universo.
Il tutto è contenuto in ogni sua parte. L’olomovimento è quel movimento (processo) che rende attivo l’ordine implicato. Il movimento generato dall’olomovimento in ogni regione porta informazione su ogni altra parte della realtà (vedi parallelo con l’ologramma: nell’ologramma il movimento della luce in ogni segmento di spazio porta informazione su tutto l’oggetto illuminato). Leibniz forse aveva visto giusto.
“La monade è lo specchio vivente dell’universo, uno specchio dotato di azione interna che rappresenta l’universo secondo il proprio punto di vista, e che è regolato così come è regolato l’universo stesso. Il legame, l’adattamento di tutte le cose create a ciascuna e di ciascuna a tutte fa sì che ogni sostanza semplice abbia dei rapporti che esprimono tutte le altre e sia di conseguenza uno specchio vivente perpetuo dell’Universo. E l’Autore della Natura ha potuto mettere in pratica tale artificio divino ed infinitamente meraviglioso, perché ogni porzione della materia non solo è divisibile all’infinito, come hanno riconosciuto gli antichi, ma è anche suddivisa attualmente all’infinito, ogni sua parte in altre parti, ciascuna delle quali ha un qualche movimento proprio: altrimenti sarebbe impossibile per ogni porzione della materia esprimere l’intero universo. Di qui si vede che c’è un mondo di creature (esseri viventi, animali, entelechie, anime) anche nella più piccola porzione di materia).

Ogni porzione di materia può essere concepita come un giardino pieno di piante, o come uno stagno pieno di pesci. Ma ciascun ramo delle piante, ciascun membro dell’animale, ciascuna goccia dei loro umori, è a sua volta un tale giardino o un tale stagno. E sebbene la terra e l’aria interposte tra le piante del giardino, o l’acqua interposta tra i pesci dello stagno, non siano né piante né pesci, esse tuttavia contengono ancora altra piante e altri pesci, ma per lo più in una forma sottile a noi impercettibile”. [da Leibniz – Monadologia] Come non percepire nella visione del grande matematico e filosofo un’anteprima dell’ordine implicato di Bohm, nonché l’intuizione di un’universo olografico o frattalico? Il concetto di ordine implicato nacque in Bohm quando egli iniziò ad avere delle visioni dell’infinito, che vedeva rappresentato in forma di un numero immenso di specchi sferici che si riflettono l’uno nell’altro, dove l’universo è composto da un’infinità di riflessioni, e di riflessioni delle riflessioni [v. Goswami e gerarchia intricata]. Secondo la sua intuizione, ogni atomo riflette in questo modo e l’infinità di queste riflessioni è riflessa in ogni cosa: ognuna è una riflessione infinita del tutto. Bohm definisce l’ordine implicato contraddistinto dalla realtà non-locale, un pre-spazio guida invisibile dell’universo olografico. Il mondo implicato, che è nascosto, dà origine come per magia alla realtà fenomenica così come noi la percepiamo (dimostrazione che esiste un dominio trascendente della realtà che sta oltre il dominio materiale dello spazio – tempo).

Bohm associa l’idea di un ordine implicato, quello che pilota la realtà, all’immagine di un ologramma perché questa analogia rappresenta in maniera perfetta il concetto di totalità non frammentata. L’olografia è una tecnica fotografica per registrare figure di interferenza prodotte dalla sovrapposizione di due fasci laser, uno riflesso dall’oggetto interessato, e l’altro proveniente dalla sorgente stessa o da uno specchio per riflessione. L’ologramma è la lastra fotografica, che può dare immagini tridimensionali, impressionata dalle figure di interferenza prodotte mediante l’olografia. Se frantumiamo la lastra così ottenuta in tanti piccoli pezzi, succede che ogni minimo frammento contiene l’informazione per proiettare l’intera immagine tridimensionale dell’oggetto stesso. Ogni parte contiene in sé il tutto. Bohm suggerisce che ogni regione di spazio e tempo contiene in sé l’ordine totale dell’universo. “L’ordine implicato stesso è stato rilevato nel movimento complesso dei campi elettromagnetici, nella forma di onde di luce. Un tale movimento di onde luminose è presente ovunque e in linea di principio racchiude l’intero universo di spazio e di tempo in ogni regione.

Questo processo di racchiudersi e schiudersi ha luogo non solo nel movimento del campo elettromagnetico ma anche in altri campi (protonici, elettronici, ecc.). Questi campi obbediscono a leggi quanto-meccaniche, che implicano le proprietà di discontinuità e di non-località. La totalità del movimento di chiusura e apertura può andare immensamente oltre ciò che è stato rivelato nel corso delle nostre osservazioni. Noi chiamiamo questa totalità olomovimento.” “Ogni cosa emerge da un processo di apertura dall’olomovimento, che poi si riavvolge nell’ordine implicato. Io definisco il processo di avvolgimento su se stesso implicante, e il processo di apertura esplicante. L’implicato e l’esplicato sono una totalità indivisibile ed in continuo flusso. Ogni parte dell’universo è legata ad ogni altra parte ma in gradi differenti.”
Ha nevicato per tutta la notte. Mi risveglio al mattino, apro la porta di casa, e mi ritrovo immerso in una vasta distesa candidamente bianca. Il mio cuore bambino sussulta e si entusiasma. Improvvisamente sorge un pensiero, un’idea: creare un pupazzo di neve. Esco in giardino, raccolgo attorno a me quanta più materia possibile, e comincio a formare una piccola montagna di fiocchi bianchi.

La vena creativa continua la sua azione cercando di dare forma al cumulo di neve, disegnando, con l’aiuto di piccoli pezzi di legno e strumenti improvvisati, le gambe, le braccia, e poi ancora in cima una sfera come testa e viso, due castagne a far da occhi, una carota come naso, e una banana gialla a segnare la curvatura della bocca. Sopra la testa ci metto un bel berretto di lana rosso lungo lungo, come quelli che si usano in montagna quando si va a sciare, e due patate ai lati come orecchie. Sulla mano destra vi appoggio una scopa, ed il giuoco è fatto: il pupazzo è bello e pronto!. Nella mente prende forma l’idea, che diventa piano piano uno schema di organizzazione: disegno nella mente la forma del pupazzo e poi, con la mia opera manuale, dò concretezza all’idea creando il pupazzo con la neve e grazie ai pochi strumenti a disposizione: pezzi di legno, frutta, verdura. A monte di tutto questo c’è l’ispirazione che viene dalla coscienza, c’è il pensiero puro e creativo che sorge in me. E’ la coscienza che crea il pupazzo. E come lo crea? Si serve della mente suggerendogli il disegno, lo schema, il progetto, la forma. Ma il pupazzo è ancora potenziale, è ancora nella mia mente. C’è bisogno di qualcosa che unisca il progetto che ho in mente con la sua concretizzazione finale. C’è bisogno di qualcosa che leghi la possibilità di dare forma un pupazzo, con l’effettiva creazione dello stesso. Questo qualcosa è un processo dinamico di creazione, che si manifesta attraverso la mia azione, la mia opera, e l’ispirazione continua (informazione) che mi viene dalla coscienza e che passo dopo passo mi suggerisce come scolpire, arricchire e dare forma all’opera. All’inizio c’è silenzio. Al risveglio c’è solo una distesa bianca davanti ai miei occhi, ed ecco che improvvisa, senza farsi annunciare sorge l’ispirazione, l’idea, il pensiero: la coscienza creativa che sorge dal vuoto e dal nulla.

da “Il Fattore C” di Stagnaro http://www.semeioticabiofisica.it/ e Caotino http://digilander.libero.it/caotino
Fonte: http://ilfattorec.altervista.org/fccapitolo23.html