Tendenze e possibili sviluppi futuri in Asia

Il Giornale Online
di Côme Carpentier de Gourdon

Di seguito l’intervento di Côme Carpentier de Gourdon alla tavola rotonda “Le tradizioni e il futuro delle civiltà asiatiche – politica, economia e religione” dell’XI Rhodes Forum – World Public Forum “Dialogue of Civilizations”, ottobre 2013.

I confini del continente asiatico sono mal definiti e spesso innaturali. Convenzionalmente l’Asia inizia a Istanbul e sull’istmo di Suez a sud, ma la Russia, ha sostenuto Gumilev, può esserne considerata parte integrante e in questa prospettiva vi apparterrebbe anche l’Europa. L’Asia non può quindi essere compresa senza prendere in considerazione il concetto ibrido di Eurasia. Negli ultimi decenni, soprattutto a partire dall’inizio del XXI secolo, si sono potute osservare almeno cinque tendenze precorritrici del futuro comune del continente asiatico.

1) L’Asia sta riscoprendo la propria unità storica, culturale e spirituale, in parte come risultato della graduale attenuazione di una spesso divisiva eredità coloniale, della globalizzazione e delle tecnologie di trasporto e di comunicazione moderne. L’intenso scambio di idee, conoscenze, concetti e pratiche artistiche tra Asia Meridionale, Centrale e Orientale è fin troppo noto per essere richiamato nel dettaglio in questa sede.

L’induismo e il buddismo, prima dell’islamismo, hanno pervaso il continente da un capo all’altro. Anche se è prematuro accogliere come definitiva l’apparente evidenza che la gran parte della popolazione dell’antica Asia Occidentale, dell’Asia Centrale e del Subcontinente Indiano condividesse lo stesso patrimonio genetico1, è noto che le comunicazioni e il commercio tra Mesopotamia, Asia Minore, Iran e India risalgano ad almeno 4.000 anni fa. La penetrazione delle culture indiana e cinese, all’interno di quella che è giustamente conosciuta come Indocina e attraverso l’arcipelago malese fino all’Australia, è anch’essa molto antica e attestata da numerose scoperte scientifiche, etnografiche, linguistiche, artistiche ed epigrafiche.

È significativo, ad esempio, che il termine evenki (siberiano) “sciamano”, utilizzato in seguito a livello universale, sia in realtà il nome sanscrito Sramana (in pali: Samana), assegnato ai monaci buddisti del Sangha, ma che potrebbe esistere da molto più tempo. Negli antichi testi russi il Brahmano indiano viene chiamato Rahman, esattamente come l’appellativo arabo per l’Onnipotente. Tibet, Turkestan, Siberia, l’arcipelago tentacolare conosciuto come “Insulindia”, dove in passato si estendeva la terra di Sunda, il Mar Cinese e il bacino dell’Oceano Indiano, così come la regione costiera dell’Africa Orientale, sono aree dove l’influenza indiana, cinese, araba, persiana e turca si sono sovrapposte nei secoli.

Mentre le città cinesi, giapponesi, siamesi, birmane, vietnamite e cambogiane da forse duemila anni ospitano mercanti e sacerdoti indiani, malesi, cingalesi e, in alcuni casi, arabi, iraniani, siro-libanesi, assiri, armeni, ebrei e provenienti dell’Asia Centrale, lo Sri Lanka, così come i regni e gli empori indiani nel Gujarat, nel Konkan, nel Bengala e nel Deccan, hanno avuto le loro colonie di mercanti e studiosi provenienti da Asia Occidentale, Cina e penisola indocinese.

Agli albori del Rinascimento, Vasco de Gama ha scoperto nel Kerala una società multireligiosa, diversificata e aperta, in cui, secondo le sue prime impressioni, i cristiani ortodossi orientali erano numerosi, fiorenti e rispettati, e dove i templi e le cerimonie indù avevano un’atmosfera vagamente cristiana, dovuta alle origini asiatiche e agli ingredienti indoeuropei del Cristianesimo. Più tardi i missionari gesuiti hanno cercato di evidenziare, secondo alcuni sfruttare, gli elementi comuni tra induismo, confucianesimo e buddismo per dare vita a riti e testi asiatici sincretistici per la Chiesa romana in Oriente. Non deve poi essere trascurata l’influenza delle spiritualità asiatiche sui lineamenti, sia spirituali che della civilizzazione, greco-romani e giudaico-cristiani che hanno modellato l’Occidente negli ultimi duemila anni.

La fusione tra culture avvenuta in questa vasta zona è stata facilitata dalla natura fluida e variabile delle entità politiche che hanno dominato nei vari periodi. Gli imperi e i regni crescevano e svanivano, e i loro confini si muovevano in base ai capricci della Storia e alle fortune militari dei sovrani. Dinastie dell’Asia Centrale hanno governato la maggior parte del territorio di India e Cina per secoli, dopo che i dominatori indiani avevano esteso il loro potere su ampie fasce degli altipiani trans-himalayani, e mentre altri conquistavano gran parte di quella che oggi è l’Indonesia.

Un’includente architettura di associazioni economiche, politiche e commerciali, una sorta di ASEAN più ampia, tra gli attuali Stati-nazione potrebbe contribuire a rianimare quella comunità multinazionale policentrica e plurale. Il comune concetto di legge immanente e trascendente che “ecologicamente” regola ogni cosa, Rita o Dharma in India, Tao in Cina, Asha e Daena nell’antico Iran, fornisce la base per elaborare istituzioni politiche, economiche e sociali in grado di coesistere pacificamente senza che nessuna di esse assimili necessariamente le altre, in mancanza dell’espansionismo aggressivo e omogeneizzante che contraddistingue il mercantilismo statalista, il capitalismo liberale e il socialismo marxista.

2) Le culture asiatiche stanno riscoprendo l’importanza del loro contributo alla formazione della civiltà contemporanea in diversi settori come la fisica, la cosmologia2, le scienze politiche3, la psicologia, la paleo-antropologia4, la botanica e l’ecologia, la chimica, la medicina e la chirurgia, la matematica5, le arti plastiche, la musica, la filosofia e la teologia. La comprensione della realtà raggiunta da tradizioni sapienziali come il taoismo, il samkhya, il vedanta, il tantra, il madhyamika buddista e il pramana vartika6, così come dagli islamici marifa asliya e tasawwuf (le gnosi sciita e sunnita dei falasifa e dei sufi) è in fase di rivisitazione in una prospettiva scientifica contemporanea; sta rivoluzionando le strade e le conclusioni della ricerca “occidentale” della conoscenza, e sta aprendo nuovi orizzonti alle tecnologie di mente e corpo, dalla telepatia tecnologicamente assistita e dalle discipline mentali di miglioramento della qualità della vita, al teletrasporto non locale, alla generazione e propulsione di energia antigravitazionale e elettromagnetica, alle nanotecnologie, alla bioingegneria, al cloud e al calm computing7, alla stampante 3D e alla realizzazione dell’Internet degli oggetti, che utilizza l’antichissima immagine vedica e buddista di una matrice di diamante cosmica o rete di specchi oleografici, in cui tutte le cose esistono potenzialmente come riflessi co-dipendenti l’uno dall’altro, ad infinitum.

La scelta di interpretare la realtà quantica attraverso la geometria, come fosse composta da reticoli cristallini invece che da particelle sempre più piccole ed elusive, sta ora guadagnando consensi (vedi nota n.3), ma, più banalmente, va riconosciuto che la scoperta del bosone di Higgs, come le conclusioni di Einstein in precedenza, devono molto al lavoro pionieristico del grande scienziato indiano S. N. Bose, il cui nome è stato dato al bosone8. La riscoperta dell’eredità filosofica e religiosa assume varie forme attraverso l’Asia. In Cina il taoismo, il buddismo e il confucianesimo stanno attirando sia devoti che studenti appartenenti a diversi strati sociali, incoraggiati dallo Stato. Nel sud-est asiatico movimenti spirituali buddisti e musulmani, guidati da studiosi e mistici locali, si stanno moltiplicando.

Nell’ufficialmente laica India, dove coesistono centinaia di comunità spirituali e religiose, innumerevoli organizzazioni private, come le fondazioni Satya Sai Baba e Baba Ramdev Divya Yoga Trusts, il Bocchasanansi Sri Akshar Purushottam Swaminarayan Sanstha (BAPS), la fondazione Art of Living, la fondazione Isha per le scienze interiori, l’associazione mondiale Vipassana, il tempio e l’università Oneness, lo Sri Tirumala Tirupatu Devasthanams, la società Sri Aurobindo, il Radha Soami Satsang, l’associazione internazionale per la coscienza di Krishna, le missioni e istituzioni Vivekananda, Ramakrishna e Chinmaya, diverse organizzazioni sikh, gianiste, tibetane, buddiste, cristiane, bahai e musulmane, sostenute da altrettanto numerose religioni e comunità, costruiscono e sponsorizzano scuole, università, centri culturali, ospedali, musei, luoghi di culto, laboratori artigianali e negozi, cooperative, mense gratuite e ricoveri caritatevoli in tutto il Paese e all’estero.

Queste organizzazioni ben rappresentano l’impressionante diversità nella storia e nella geografia umana del Paese, in quanto rispondono alle esigenze e agli interessi di strati diversi della popolazione, dalle masse più povere alle classi più abbienti e cosmopolite, e la loro capacità di reperire ingenti quantità di fondi attraverso i contributi volontari e di costruire strutture all’avanguardia di ogni tipo, spesso a tempo di record, appare di gran lunga superiore all’efficacia media dei meccanismi di governo, a testimonianza del fatto che, malgrado la crescita notevole del consumismo e del materialismo, la spiritualità è ancora la forza più potente in India, anche nei casi in cui è usata impropriamente.

3) Parallelamente a questi sviluppi, l’Asia sta ovviamente assorbendo il patrimonio tecnico-culturale, per lo più occidentale, della globalizzazione a un ritmo continuamente accelerato, insieme alle sue preoccupazioni consumistiche e all’intrinseco materialismo o scetticismo. Dopo il Giappone, la Cina è diventata la campionessa asiatica di questo processo di assimilazione, che sta incontrando per adesso maggiori resistenze in Asia Meridionale, in parte a causa della persistente povertà, di istituzioni socio-religiose profondamente radicate e di conflitti interni che ritardano o mitigano l’introduzione della “modernità”. In effetti, sia il Mahatma Gandhi che i successivi movimenti antitecnologici degli hippy contro-modernisti, hanno tratto gran parte della loro ispirazione da antiche scuole di pensiero asiatiche.

Benché il confucianesimo cinese si mostri meno riluttante ad accogliere un’ideologia tecnocratica, per la sua attenzione al benessere sociale e al pragmatismo, insiste comunque sul primato dei valori morali e spirituali, al di sopra delle preoccupazioni commerciali e utilitaristiche, e il taoismo può essere considerato una sorta di “contro-cultura” nel panorama cinese, che potrebbe guadagnare nuovamente seguaci nel clima positivista d’ingegneria infrastrutturale e sociale che pervade la nazione. La combinazione di crescente prosperità, assimilazione di tecnologie sostenibili ed ecocompatibili, influenza globale e rinascita delle culture nazionali e regionali, potrebbe portare a una rinascita della civiltà asiatica, simile nello spirito alla fioritura del sincretismo buddista pan-asiatico dei primi secoli d.C., che si estendeva dalla Transoxiana al Giappone e dallo Sri Lanka alla Mongolia.
4) Il corollario della ritrovata crescente influenza dell’Asia, e della relativa sovranità, dopo secoli di assoggettamento all’Occidente, è il nuovo vigore delle vecchie minacce. La Cina si trova a dover affrontare l’instabilità delle regioni occidentali, dove le civiltà centroasiatiche rifiutano il predominio “han” della Repubblica popolare cinese e sono irrequiete. Ci sono poi tensioni nel Mar Cinese, dove si teme il rinascente espansionismo del Regno di mezzo. Allo stesso modo l’India continua ad essere all’ombra del nord-ovest afghano-pakistano, anticamente conosciuto come la casa dei Takshaka, all’origine, più di duemila anni fa, di molte e spesso distruttive invasioni. Come sottolineato in precedenza, India e Cina sono state governate per secoli dagli invasori provenienti dagli altipiani centroasiatici, e la memoria storica è duratura.

Inoltre le vecchie potenze coloniali, ora aiutate e in parte sostituite dagli Stati Uniti, stanno mettendo in gioco il loro rimanente potere a livello istituzionale, ideologico, finanziario, tecnocratico e culturale, e potrebbero essere necessarie una o due generazioni per dar vita ad un “soft power” tale da rimpiazzare, in Asia e all’esterno, l’egemonia intellettuale delle università della Ivy league e delle associate mecche accademiche americane ed europee. Mentre il Giappone è stato per decenni un polo mondiale della scienza e dell’innovazione tecnologica, la Cina sta iniziando a competere con Stati Uniti ed Europa dal momento che i suoi ricercatori depositano oggi più brevetti dei loro colleghi americani.

Il resto dell’Asia è però ancora molto indietro. Ci sono poi le vecchie tensioni interne settarie, religiose ed etniche, nuovamente in aumento soprattutto in Asia Occidentale e nel Caucaso, ma crescenti in Asia Centrale, Cina Occidentale, area ASEAN e Asia Meridionale. Se queste tensioni dovessero degenerare in conflitti aperti potrebbero ritardare notevolmente, o addirittura invertire, il processo di crescita e sviluppo di quelle società asiatiche che necessitano di stabilità per aumentare la loro prosperità.

5) Il risultato di queste tendenze è che l’Asia ormai non solo vuole, ma è anche costretta a costruire strutture internazionali che sostengano l’importanza riacquistata, e a ritagliarsi un posto nel mondo le cui istituzioni del secolo scorso, a cominciare da Nazioni Unite, Banca Mondiale, FMI, OMC e persino il G20, per non parlare di internet, rispecchiano l’egemonia dell’Occidente euro-americano, in particolare dei Paesi anglosassoni. Le numerose nuove istituzioni, emerse come risultato dei cambiamenti geopolitici, includono l’ASEAN, composta da dieci nazioni, che ha ora costituito un’associazione con la Cina, il Giappone e la Corea del Sud, l’Organizzazione di Shangai per la cooperazione, il Forum regionale asiatico, l’Associazione dell’Asia Meridionale per la cooperazione regionale (SAARC), la Comunità economica eurasiatica (EURASEC), e infine il gruppo dei BRICS, che si estende per quattro continenti attraversando il mondo e ampliando la vecchia concezione geostrategica russa di un’associazione tra Russia, India e Cina, in cui la Russia è ben posizionata per ricoprire il ruolo di bilanciatore e “mediatore imparziale”, oltre a offrire un asse unico di sviluppo che si collega all’Europa.

Le implicazioni del gruppo dei BRICS sono decisamente più vaste rispetto a quanto immaginato alla sua nascita. Brasile e Cina ad esempio stanno ora mettendo in piedi un’iniziativa che riguarda la costruzione di un’infrastruttura internet in grado di liberare in parte la rete dall’effettivo controllo statunitense9. Presto o tardi nazioni come l’Iran, la Corea (riunita o no), il Giappone, la Turchia e l’Indonesia potrebbero diventare membri dell’associazione dei BRICS, come una nuova OCSE de facto.
È quindi possibile per l’Asia, che raggruppa più di metà dell’umanità, costituire il nucleo del sistema globale e sostituire in fretta l’ormai debole egemonia euro-americana, durata quasi tre secoli da quando una manciata di Paesi occidentali, dopo aver rivaleggiato per la loro ascesa, si sono effettivamente spartite il resto del pianeta.

(Traduzione dall’inglese a cura di Chiara Macci)

Note:

Côme Carpentier de Gourdon è presidente del Consiglio editoriale di “World Affairs” (India) e membro del Comitato Scientifico di “Geopolitica”.

1. Recenti analisi del DNA mitocondriale e nucleare su resti umani risalenti al periodo tra il 2500 a.C. e il 500 a.C. nella valle dell’Eufrate hanno rivelato la presenza di aplogruppi trovati in abbondanza anche nella regione della valle dell’Indo e negli attuali India e Tibet. Gli aplotipi L rilevati nei cromosomi Y conservati sembrano essersi diffusi tra i trenta e i venticinque millenni fa dalla regione dell’Asia Meridionale, anche se sono ormai praticamente scomparsi tra l’attuale popolazione dell’area iracheno-siriana. La ricerca pubblicata nella rivista open source “PLoS ONE” (www.pasthorizonspr.com), il 28 settembre 2013, arriva alla conclusione che ci siano stati trasferimenti consistenti di popolazione tra le due regioni in un passato molto remoto, e questo dato coincide con le numerose prove di scambi culturali e commerciali tra le civiltà mesopotamica, iraniana, anatolica e di Harappa (in Asia Meridionale), recentemente incrementate da nuove scoperte nelle necropoli preistoriche nell’area di Jirof dell’Iran (in particolare a Shahr e Sokhteh), e in Oman e Bahrein. Somiglianze genetiche sono state individuate anche con le popolazioni tocarie, che hanno abitato una grande regione dell’Asia centro-orientale nei secoli successivi e che hanno ricoperto un ruolo significativo nella formazione e nell’evoluzione della cultura cinese.

2. Il pioniere di molte scienze fisiche Nikola Tesla, ha testimoniato la grande influenza che ha avuto il suo dialogo con Swami Vivekananda nel suo processo di comprensione della natura, e diversi padri fondatori della fisica quantistica, e anche della tecnologia di reazione nucleare, tra i quali Niels Bohr, Werner Heisenberg, Erwin Schrodinger e Julius Oppenheimer, sono stati profondamente ispirati e perfino guidati da simboli e principi filosofici induisti, taoisti e buddisti nella loro ricerca della vera natura del mondo fisico. La descrizione indo-buddista e jainista di molti piani vibrazionali di esistenza e mondi abitati (loka), ha preceduto di diverse migliaia di anni la teoria scientifica contemporanea m-branes e il multiverso, che è stato postulato e viene ora dimostrato dalla mappatura dei modelli nella radiazione cosmica di fondo, come risultato dei contributi di Feeney, Penrose, Gurzadyan, Mersini – Houghton, Holman e Perry.

Anche la teoria dell’evoluzione trova una precoce illustrazione nei testi cosmologici e mitologici indiani, che descrivono una successione di dieci avatar (discese) di Vishnu, “colui che pervade ogni cosa”, che, dal pesce al superuomo o all’essere divino, incarna la progressione delle forme viventi in una scala crescente. Nei tempi antichi la comprensione dell’India di certe leggi e fenomeni fisici, scientificamente scoperti o spiegati solo negli ultimi cento anni, è stata a dir poco sorprendente. Aryabhata (c. 500 d.C.) ha calcolato il diametro e la circonferenza della terra sferica e la sua rotazione con una precisione encomiabile, Bhaskara è stato il primo a definire il tempo e lo spazio come infiniti, Paramesvara ha enunciato una cosmologia eliocentrica e, molto prima di loro, Sayana, uno dei primi commentatori del Rigveda, in un passato ignoto ha dato una stima abbastanza precisa della velocità della luce, se per caso o da una fonte sconosciuta di informazioni.

Ancora più sorprendentemente, l’epistemologia Vedanta e vari sistemi metafisici buddisti, anche se quantificano ordini di grandezza infinitesimali e immensamente grandi, paragonabili solo, nella letteratura scientifica, agli ultimi cinquant’anni o giù di lì, descrivono l’universo come al di là del tempo e dello spazio, che vengono presentate come proprietà illusorie o puramente soggettive, mentre le varie scuole tantriche, probabilmente ispirate dalla scienza geometrica rituale dei Veda, rappresentano il cosmo attraverso complessi modelli geometrici conosciuti come Yantra o Mandala. Una delle scoperte più entusiasmanti nel campo della fisica è l’amplituhedron, illustrato in un articolo della rivista “Quanta” del 17 settembre 2013 di Nathalie Wolchover come “un oggetto geometrico simile ad un gioiello che semplifica drasticamente i calcoli delle interazioni tra particelle e sfida l’idea che lo spazio e il tempo siano componenti fondamentali della realtà”.

Questa descrizione ricorda quello a cui alludono gli indologi della “rete ingioiellata di Indra” nei Veda e ciò che viene descritto nell’Avatamsaka Sutra buddista in un modo che per alcuni matematici moderni corrisponde alle strutture note come gruppi Schottky e per i fisici a quasicristalli non periodici, quali il diamante (vajra) come esagono in tre dimensioni, che esistono in un terzo stato di aggregazione, né periodico né amorfo, e che possono essere usati per “aprire” lo spazio secondo una simmetria dell’ordine di cinque, contrariamente alle leggi della geometria classica. Queste strutture geometriche, scoperte solo recentemente in cristallografia, potrebbero essere state visualizzate durante la meditazione da antichi veggenti-scienziati in India. Il leader del team che ha sviluppato il modello basato sull’amplituhedron, Nima Arkani Hamed, sottolinea come questo nuovo modello sostituisca il metodo tradizionale, che usa i diagrammi Feynman, che richiedono calcoli infinitamente complessi per tenere conto delle interazioni tra le particelle. Si apre dunque la porta alla realizzazione della Teoria del campo unificato, cercata a lungo, il sacro Graal della scienza, ma ancora più profondamente rivela che “…il cambiamento nasce dalla natura dell’oggetto, ma non è l’oggetto a cambiare”.

In quest’ottica “le particelle sembrano solo esistere” all’osservatore come epifenomeni risultanti da queste interazioni geometriche. “L’oggetto è essenzialmente senza tempo” (ibid.), come insegnano il taoismo e il buddismo zen. La fisica può quindi liberarsi dei due imperativi di località e unicità e fondersi con la metafisica. È interessante notare come il modello preveda l’esistenza di un “amplituhedron capo”, dotato di un numero infinito di sfaccettature, come il cerchio ha un numero infinito di lati, che potrebbe essere visto come il Saguna Brahman dei Vedanta, il Cunya dei buddisti e il Pleroma dei teologi greci.

Più generalmente, la bioetica cosmologica delle principali civiltà asiatiche, in cui tutte le creature sono vive e dotate di un qualche grado di sensibilità e intelligenza, inclusi persino i minerali, le piante, i pianeti, gli elementi (come il fuoco, l’acqua e l’aria), sta guadagnando una sempre maggiore rilevanza nel quadro emergente del rapporto con la natura in prospettiva ecologica. Lo scienziato indiano P. C. Bose ha condotto i primi esperimenti volti a dimostrare la vita senziente e animata delle piante, senza dubbio guidato dalla sua cultura ancestrale.

3. Una teoria scientifica della governance, radicata nell’osservazione e nella comprensione delle leggi naturali, è stata sviluppata precocemente sia in India che in Cina e si è evoluta nel corso dei secoli, come dimostrano vari testi in entrambe le regioni. L’analisi delle cause e degli effetti del comportamento umano, come funzione delle condizioni naturali e sociali, è presente in diversi trattati e manuali, e sembra essere radicata, a giudicare dal Ramayana, il Panchatantra, lo Hitopadesa e altri classici indiani, nello studio delle società animali, come le scimmie nel Ramayana. Un gran numero di osservazioni rilevanti per la condizione umana è stato raccolto per molti anni da quando il primatologo americano Clarence Carpenter, che studiava i macachi rhesus indiani, si è stabilito sull’isola di Cayo vicino Puerto Rico.

La formazione di una gerarchia tra clan, tribù e individui di quella specie, e l’equilibrio tra solidarietà, sottomissione, dominanza e aggressività tra i suoi membri è rispecchiato fedelmente nelle società umane dalle loro origini e restano fattori essenziali anche nella nostra era moderna e tecnocratica. Pertanto, l’esistenza di comunità locali, le caste, il periodico verificarsi di conflitti, la concentrazione e la trasmissione di potere e i meccanismi di governance o di cibernetica possono essere spiegati da leggi biologiche che sono state ben comprese dalle civiltà antiche e descritte in diversi classici asiatici.

4. Anche se i conteggi sull’origine dell’umanità e la cronologia contenuta nei Purana e in altri testi sono ancora considerati fittizi e irrazionali dalla maggior parte degli scienziati moderni, questi dati sono stati studiati da alcuni ricercatori senza pregiudizi, come Michael Cremo, ipotizzando che potessero riguardare fasi sconosciute del nostro passato remoto. Qualche allettante indizio concreto è stato effettivamente trovato, come le famose impronte “umane” di 3,75 milioni di anni scoperte nel sito di Lateoli in Africa dall’eminente antropologa Mary Leakey, e molti altri che possono dare testimonianza del fatto che gli esseri umani o dei loro simili, o addirittura predecessori superiori, hanno abitato questo pianeta per tutto il tempo attestato dalla documentazione indù.

5. La matematica si è sviluppata molto presto e in modo indipendente in Oriente, in Asia Meridionale e Occidentale, ma il contributo dell’India è stato senza’altro fondamentale: lo zero, il numero Pi, i numeri “arabi”, l’algebra, il sistema decimale e quello binario, la relazione tra posizione e valore nei numeri, il cosiddetto teorema di Pitagora, il numero aureo e la serie di Fibonacci, i calcoli, gli algoritmi, tutti potrebbero avere le loro origini in trattati tecnici molto antichi che riguardano l’astronomia, la cronologia, il calendario, la progettazione di altari sacrificali, la metrica, la prosodia e la geometria pura, dai Sulba Sastra vedici al Chhandashastra di Pingala, l’Aryabhatiya e le opere di Madhava e la scuola medievale di matematica del Kerala. Anche l’invenzione di giochi matematici come il backgammon, gli scacchi, il chaupar, il goh e altri, ha avuto un ruolo fondamentale. Questo è ormai riconosciuto dagli storici della matematica più importanti come George Ifrah.

6. Queste diverse scuole di conoscenza rappresentano visioni e metodi di esplorazione della realtà che non si escludono a vicenda e che potrebbero essere ritenuti complementari. Proprio come la fisica, la biologia e la chimica trattano aspetti o ordini diversi di una stessa realtà che obbediscono a loro specifiche leggi. La realtà in ultima analisi racchiude e trascende tutte le descrizioni. La fisica lo ammette quando definisce i suoi modelli come rappresentazioni eleganti e utili che non pretendono di essere assolutamente veritiere, accurate e complete.

7. La presenza di allegorie sia del web o della rete (jala, nome utilizzato anche per l’acqua), che del cloud (megha, una “rete” di goccioline d’acqua), nella filosofia e nella letteratura indiana, trova qualche chiarimento nella realtà contemporanea delle Tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni (TIC) in cui il cloud computing è emerso, dopo il world wide web o internet, al di fuori della teoria e della pratica della fisica delle particelle, nel contesto del CERN.

8. S. N. Bose ha ricoperto un ruolo fondamentale nella scoperta del “fenomeno del condensato di Bose-Einstein” del 1924, e quindi nella nascita della fisica quantistica, quando il suo lavoro ha portato all’abbandono del modello di fisica classica basato sulla distribuzione Maxwell-Boltzmann per le particelle subatomiche, per l’effetto del principio d’indeterminazione. Bose è stato però ampiamente dimenticato, nonostante ultimamente uno dei più significativi sviluppi della fisica sia stata la conferma dell’esistenza dello sfuggente “bosone di Higgs” o particella scalare che è tenuta a dare massa a chi la possiede.

9. I Paesi del gruppo BRICS stanno impostando un cavo sottomarino lungo 34.000 km a due coppie di fibre e con una potenza di 12,8 Tbit, che collegherà Vladivostok in Russia, Shantou in Cina, Chennai in India, Cape Town in Sudafrica and Fortaleza in Brasile. Dovrebbe essere operativo entro la metà del 2015 e il presidente brasiliano Dilma Roussef ha dichiarato che la sua amministrazione ha deciso di costruire un’infrastruttura internet indipendente che libererà il Paese dalla sorveglianza e dal controllo degli Stati Uniti. Questo è chiaramente un obiettivo comune dei Paesi del BRICS, che potrebbe condurre all’autonomia web l’Asia, l’Africa, l’America Latina e le nazioni dell’EURASEC legate alla Russia.

Bibliografia e sitografia
M. Danino, Landmarks of Science in Early India, August 2009.
P. Priyadarshi, Zero is Not The Only Story, India First Foundation, 2007.
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C. Roman, The Shorter Science and Civilisation: an abridgement of Joseph Needham’s Original Text, Cambridge University Press (1980-95).
Indianscience.org.

Fonte: http://www.geopolitica-rivista.org/24210/tendenze-e-possibili-sviluppi-futuri-in-asia/