Terapia immunologica contro il cancro

Il Giornale Online

di Cristina Gandola

Cellule specializzate del sistema immunitario umano possono essere indirizzate in modo preciso contro il tumore per attaccarlo e distruggerlo. Una nuova tecnica di immunoterapia adattativa apre la strada a trattamenti più dolci per contrastare il cancro evitando in parte i numerosi e pesanti effetti collaterali delle terapie antitumorali attualmente in uso. I metodi impiegati per il trattamento e la cura dei tumori prevedono l'uso di sistemi invasivi e aggressivi come interventi chirurgici, chemioterapia e/o radioterapia. Un nuovo studio preliminare condotto da un team di ricercatori del Dana-Faber Cancer Institute e guidato dal dott. Marcus Butler, mette in luce la possibilità di trattare i tumori in modo più dolce, usando il sistema immunitario umano.

Lo [link=http://stm.sciencemag.org/content/3/80/80ra34.short]studio[/link], pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine, porta i risultati di un piccolo trial di fase I in cui la tecnica di immunoterapia adattativa è stata testata su 9 pazienti con melanoma in fase avanzato. Le cellule T prelevate dai pazienti sono state poste in coltura e rese capaci di riconoscere specifici antigeni allo scopo di aggredire, una volta re-iniettate nei pazienti, le cellule tumorali recanti tali antigeni. I ricercatori hanno condotto il trial usando cellule del sistema immunitario umano di pazienti colpiti da melanoma, una delle forme più comuni di cancro. Il metodo, se si rivelerà sicuro ed efficace, potrà essere testato su altre neoplasie.

Per mantenere e migliorare la longevità delle cellule T re-iniettate, i ricercatori del Dana-Faber Cancer Institute hanno elaborato una versione artificiale delle cellule che presentano gli antigeni tumorali, così facendo il sistema immunitario percepisce la presenza del tumore e la necessità di operarsi affinché venga eliminato. Queste cellule producono una particolare molecola, chiamata CD83, che permette alle cellule T di rimanere attive per molto tempo. La tecnica mostra minori effetti collaterali sui pazienti e una più elevata longevità delle cellule T. In condizioni normali, infatti, le cellule T re-iniettate rimangono in vita appena qualche giorno e i metodi per mantenerle in attività causano svariati effetti collaterali.

L'immunoterapia adattativa prevede l'uso di cellule T antitumorali capaci di preparare il sistema immunitario umano a cercare e distruggere le cellule tumorali grazie al riconoscimento di antigeni specifici.

Dopo 10 settimane dall'inizio della terapia 7 dei 9 pazienti hanno mostrato di avere un numero maggiore di cellule T antitumorali specializzate e in 3 di questi pazienti il tumore si è stabilizzato, mentre in 1 paziente il tumore è regredito. Un altro paziente ha avuto una remissione completa e, a distanza di due anni da una singola somministrazione della nuova terapia, non è avvenuta alcuna recidiva. I risultati dello studio mettono in luce che è possibile mantenere alti livelli di cellule T antitumorali in circolo nell'organismo dei pazienti per lungo tempo e che la nuova terapia può risultare efficace per curare il melanoma offrendo un approccio più dolce, non invasivo e con meno effetti collaterali rispetto alle terapie attualmente in uso.

La tecnica di immunoterapia adattativa apre la strada a trattamenti meno tossici e più duraturi per la cura dei tumori.

La nuova terapia immunologica può essere usata in combinazione con farmaci antitumorali allo scopo di migliorarne l'efficacia e ridurre gli effetti collaterali, infatti, dallo studio emerge che in 5 pazienti in cura con un anticorpo monoclonale per il trattamento del melanoma in fase metastatica, la terapia adattativa ha contribuito alla regressione del tumore in 3 pazienti e interrotto la crescita tumorale in 2 pazienti. Questo studio preliminare di fase I, volto quindi ad accertare la sicurezza della tecnica e la capacità di mantenere vitali le cellule T antitumorali per lungo tempo nei pazienti, fornisce anche indicazioni a supporto dell'efficacia della terapia adattativa in associazione alle terapie attualmente in uso. Tuttavia il metodo messo a punto dai ricercatori americani dovrà superare ulteriori studi clinici per dimostrare di essere valido su un numero molto più elevato di pazienti e la tecnica dovrà essere perfezionata e resa più efficiente. Per questo motivo i ricercatori del Dana-Faber Cancer Institute stanno già programmando nuovi trials per valutare in modo più esteso gli effetti della terapia e i benefici dati dall'associazione con altri trattamenti.

Riferimenti: Butler M. “Establishment of Antitumor Memory in Humans Using in Vitro–Educated CD8+ T Cells” Sci Transl Med: Vol. 3, Issue 80

Immagine: Linfocita T (Lawrence Berkley Lab) http://microbiologyspring2010.wikispaces.com/The+Immune+System+and+Cancer
Fonte: http://www.scienzenews.it/salute/terapia-immunologica-contro-il-cancro.html