Tutto è Ciclico – La ciclicità come principio di base della vita e della morte

Tutto è Ciclico – La ciclicità come principio di base della vita e della morte

anteprima articoloL’onda è la forma più essenziale di creazione esistente in Natura (Kinslow, 2008). Se immaginiamo un percorso ideale che porta dal vuoto totale, fino alla solida materia, l’onda può essere collocata immediatamente dopo il campo quantistico e subito prima della particella (pensiamo alla funzione d’onda). Infatti, l’onda è ciò che esiste ancor prima che le particelle emergano dal loro stato di sovrapposizione di possibilità per diventare materia. Subito dopo (dopo il collasso della funzione d’onda), siamo già nella materia. Qui, tutto ciò che vediamo attorno a noi è costituito da particelle e da atomi che si legano tra loro per formare un’enorme varietà di strutture molecolari.

Le molecole non sono rigide e immobili, ma oscillano in armonia con le vibrazioni termiche del loro ambiente. Negli atomi in vibrazione, gli elettroni si muovono attorno al nucleo ad altissima velocità per compensare le forze elettriche che li attraggono verso il centro. Nel nucleo, neutroni e protoni si agitano a velocità vertiginose, compressi in un volume minuscolo dalle forze nucleari. La materia quindi non è statica, inerte, ma al contrario è un insieme di vibrazioni, di oscillazioni, i cui ritmi sono determinati dalle strutture delle varie molecole (Capra, 1975). Allora, tutto quanto esiste è vibrazione. Tutte le cose nell’Universo oscillano, vibrano, costantemente, con il loro ritmo, a frequenze diverse, generando campi d’onda che irradiano dagli oggetti che le hanno prodotte (Laszlo, 2007).

Qualsiasi cosa è caratterizzata dalla sua tipica vibrazione e genera il suo tipico campo d’onda, attraverso il quale si propagano le onde emesse. E non dobbiamo pensare solo agli oggetti, perché dove ci sono particelle c’è energia, e dove c’è energia c’è movimento, c’è vibrazione. Così anche il pensiero, la credenza, l’intento, l’emozione (forme non materiali alle quali corrisponde un correlato neurofisiologico, e dunque l’interazione tra cellule, molecole, atomi, particelle) hanno una loro energia, una loro vibrazione e generano le loro specifiche onde.

Ma se da un lato l’onda è ciò che esiste ancor prima che le particelle emergano dal loro stato di sovrapposizione di possibilità, dall’altro, l’onda non smette di esistere una volta entrati nella materia. Anzi, la Natura non ama gli sprechi e tende a ripetere le strutture che funzionano. Così, anche a livello macroscopico, possiamo facilmente fare esperienza indiretta dell’esistenza di onde familiari alla Fisica. Ci basta accendere la radio per rendercene conto. La musica che esce dal nostro altoparlante proviene da lontano, dalla stazione radio emittente, che trasmette i suoi programmi attraverso quelle che vengono appunto chiamate onde radio, un particolare tipo di onde elettromagnetiche. Oppure, il suono di uno strumento musicale che stiamo suonando, o che qualcuno suona vicino a noi, si propaga nell’aria, dallo strumento al nostro orecchio, sotto forma di onde sonore. O ancora, sappiamo tutti che se ci fermiamo sul bagnasciuga i nostri piedi vengono ripetutamente bagnati dalle onde del mare, onde questa volta di tipo meccanico. Bene, qualunque sia la natura dell’onda, il moto ondulatorio è di tipo sinusoidale, e può essere rappresentato come nella figura seguente (Fig. 1).

Fig. 1 - onda

Qualsiasi onda è caratterizzata da alcuni elementi fondamentali: le creste e i ventri, vale a dire i picchi massimi e minimi che l’onda può raggiungere; l’ampiezza, cioè metà del dislivello tra cresta e ventre (maggiore è l’ampiezza di un’onda, maggiore è l’energia che trasporta); la lunghezza d’onda, che sta a indicare la distanza tra due creste o tra due ventri; la frequenza, cioè il numero di cicli completi (ad esempio da cresta a cresta, o da ventre a ventre) che si ripetono in un secondo.

Ciclicità

L’onda è il modello fondamentale con cui è possibile descrive l’andamento dei fenomeni naturali che si ripetono nel tempo. Ad esempio, il moto di un pendolo che oscilla su un perno è descritto da un’onda sinusoidale; come il moto di un ipotetico satellite che ruota attorno al pianeta Terra è anch’esso descritto da un’onda sinusoidale (Fig. 2).

Fig. 2 - moti - ciclicità

In realtà, l’orbita della Luna attorno alla Terra (come quella della Terra attorno al Sole) è di forma ellittica. Anche questo moto è descritto da un’onda, ma non trattandosi di moto circolare uniforme, l’onda che lo descrive non sarà una sinusoide perfetta.

La proprietà delle onde sulla quale è importante focalizzare l’attenzione è il ciclo, cioè quel segmento di tempo entro il quale ogni onda descrive un percorso completo, e dopo il quale si ripete in forma simile alla precedente. Quello di ciclo è un concetto importante, perché la vita è regolata e scandita da fenomeni ciclici. Per fare solo alcuni esempi, il Sole sorge la mattina e tramonta la sera, per poi sorgere la mattina seguente e ripetere il suo percorso; ogni 28 giorni, la Luna compie un giro completo attorno alla Terra; all’autunno seguono l’inverno, la primavera e poi l’estate, ogni anno; ogni anno segue il precedente rispettando la stessa sequenza di mesi, nello stesso ordine; alcune teorie parlano di un universo ciclico, un universo che si sta ancora espandendo dal momento del Big Bang, e che arriverà ad arrestarsi per poi “tornare indietro” fino a implodere in una nuova singolarità, che a sua volta darà vita ad un altro Big Bang e di conseguenza a una nuova espansione. Ma per avere a che fare con la ciclicità non c’è bisogno di andare a scomodare teorie cosmologiche, o di cercare chissà dove. Anche solo il battito del nostro cuore che alterna ciclicamente la propria attività tra le fasi di compressione e dilatazione, come anche il nostro respiro è un fenomeno ciclico, perché a ogni inspirazione segue sempre un’espirazione (Dethlefsen, 1979). Il respiro, infatti, può essere descritto da un’onda, dove la fase ascendente è rappresentata dall’inspirazione, la cresta dal punto di massima inspirazione, la fase discendente dall’espirazione, e il ventre dal punto di massima espirazione. Dopodiché si riparte da capo con un nuovo ciclo.

Tutto è ciclico

Nel mito indiano la concezione del tempo è diversa dalla nostra, e non segue il concetto del prima-dopo. La storia è vista come un continuo susseguirsi di cicli che ripropongono con andamento circolare fasi e circostanze ripetute, ma sempre nuove (Grignola, 2001). Dunque, per il mito indiano (e non solo per questo), tutto ciò che esiste in Natura è regolato dalla ciclicità, anche se apparentemente potrebbe non sembrare così.

Se tutto è ciclico, allora, tutto può essere rappresentato da un’onda. Ad esempio: a riposo, la frequenza respiratoria media in un minuto è di 12-16 cicli; la Terra ruota su se stessa in circa 24 ore, e attorno al Sole in circa 365 giorni, ormai ce ne siamo accorti e lo possiamo verificare… e così via. Ci sono però fenomeni che si ripetono dopo un tempo per noi così lungo da non apparire neanche ciclici. Plutone, ad esempio, per compiere il suo ciclo completo di rivoluzione attorno al Sole impiega circa 248 anni e per osservarlo tutto ci vorrebbero più di due vite; oppure, il fenomeno di espansione e contrazione dell’universo ha un ciclo talmente lungo che, anche se avessimo a disposizione migliaia di anni per osservarlo, l’universo ci apparirebbe praticamente fermo. Quindi, è solo una questione di prospettive. E di tempo a disposizione. Una mosca, che vive all’incirca tre settimane, ammesso che ne avesse interesse, si accorgerebbe della ciclicità dei giorni, ma non sospetterebbe mai della ciclicità del moto lunare o del ciclico ripetersi degli anni.

Nel suo descrivere nel tempo una forma sinusoidale (ad esempio, y=sin(x)), l’onda alterna il suo andamento tra i suoi due estremi (cresta e ventre), quindi tra due polarità, il positivo (+1) e il negativo (-1). Il fenomeno ciclico dunque oscilla tra queste due polarità, con un ritmo più o meno regolare, in base alla forma dell’onda che lo descrive (Fig. 3)

Fig. 3 - y=sin(x)

Quello della polarità è un altro concetto importante, perché la nostra esperienza con la realtà è di tipo duale, polare: giorno–notte, luce-tenebra, freddo–caldo, positivo-negativo, maschio–femmina, inizio–fine, vita–morte… Nell’onda, le due polarità sono rappresentate dalla cresta e dal ventre. I fenomeni ciclici oscillano infatti tra i due poli, comprendono tra essi tutte le varie possibili manifestazioni del fenomeno.

Ciclicità e polarità non regolano soltanto il mondo che ci circonda, ma anche noi stessi.

Anche il nostro organismo è regolato da processi ciclici, e di conseguenza polari. Ad esempio, il ciclo mestruale femminile ha una durata di 28 giorni, esattamente come quello lunare di rivoluzione attorno alla Terra; il bioritmo descrive l’andamento di determinati ritmi biologici che influenzano le abilità psicologica, emozionale e mentale della persona; il ritmo circadiano ha una durata di circa 24 ore (circa-diem) ed interessa il ritmo sonno-veglia (qui si riconoscono senza fatica le due polarità), la secrezione ormonale e la variazione di temperatura corporea; altri ritmi (infradiano, circasettano, circamensile, circannuale) regolano altri aspetti della vita della persona, con cicli della durata facilmente intuibile dai nomi che li rappresentano. Alla fine di ogni ciclo, ogni ciclo si ripete.

Essendo scandita da cicli, la nostra vita può essere rappresentata come nella figura seguente, dove per semplicità è stato riportato un solo, ipotetico ciclo (Fig. 4):

Fig. 4-AM

In un’ipotetica vita di circa 80 anni, il ciclo dell’esempio si ripete circa ogni 4 anni. A questo ciclo sarebbe possibile sovrapporre graficamente tutti gli altri cicli cui è stato fatto cenno qualche riga sopra, e molti altri ancora, ma così la figura diventerebbe solo una macchia d’inchiostro di forma sinusoidale…

Per tutto quello che è stato detto finora sulla ciclicità, è doveroso adesso farci una domanda: se in Natura tutto è ciclico, e se la nostra vita è regolata da fenomeni ciclici, è possibile che la vita stessa duri per un solo ciclo, per poi semplicemente smettere di esistere? La risposta ce l’abbiamo già: abbiamo detto che la nostra esperienza si alterna sempre tra due polarità, come accade per giorno (+1) e notte (-1), caldo (+1) e freddo (-1), e così via. Ma se questo è un principio generale deve valere anche per la dualità vita (+1) e morte (-1), polarità che risultano dunque i due estremi dello stesso ciclo.

Per questo motivo, i concetti di vita e di morte devono essere rivisti rispetto alla concezione che abbiamo comunemente, e la figura deve essere ridisegnata come segue (Fig. 5), dove l’onda descrive propriamente, anche per la dualità vita/morte, un ciclo completo.

Fig. 5-vita-morte

Cosa ci dice questa figura? Che alla morte segue qualcosa di altro (che Whitton, 1986 ha definito Intervita), qualcosa che non sappiamo spiegare e che non conosceremo (o che non ricorderemo) fino al momento della nostra morte. Ma ci dice anche che la morte non è il momento in cui “finisce tutto”, perché dopo la morte vi sarà una naturale evoluzione del ciclo vitale, che si esprimerà in modi e forme di non-esistenza (del corpo), diverse da quelle che caratterizzano il polo dell’esistenza.

Ma la figura, e le argomentazioni che l’hanno preceduta, ci dicono anche un’altra cosa: che al termine di ogni ciclo completo ne inizierà uno nuovo. E, con buone probabilità, il ciclo che stiamo vivendo non è il primo.

Che vi piaccia o no, questo non è altro che il concetto di reincarnazione.

Francesco Albanese

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Francesco Albanese

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Bibliografia

  • Capra, F. (1975). Il Tao della Fisica. Milano: Adelphi, 1982.
  • Dethlefsen, T. (1979). Il destino come scelta. Psicologia esoterica. Roma: Edizioni Mediterranee, 1995.
  • Grignola, A. (2001). Miti indiani. Il mistero dell’essere nella terra del Gange. Colognola ai Colli: Demetra Edi-zioni.
  • Kinslow, F. (2008). Il segreto della guarigione quantica. Cesena: Macro Edizioni, 2010.
  • Laszlo, E. (2007). La scienza e il campo akashico. Connessione e memoria nel cosmo e nella coscienza: una teoria integrale del tutto. Milano: Urra, 2009.
  • Whitton, J.L. e Fisher, J. (1986). Dopo la morte, prima della rinascita. Milano: Armenia, 2005