Tutto meno che la sopravvivenza

Il Giornale Online

Vi offriamo questa lettura proposta dalla gentile Redazione di http://www.kabbalah.info/it (italian©kabbalah.info), che ci spinge a riflettere sull'Unione come soluzione per la sopravvivenza e la crescita dell'umanità, iniziamo quindi con l'unirci in questa riflessione.

Lo show tv Survivor , è un ottimo esempio di come non dobbiamo comportarci per sopravvivere in questo mondo. Ma noi – che siamo le persone di questo mondo, naufraghi sul pianeta Terra — siamo veramente così diversi dai concorrenti del programma Survivor!?

“Detto in parole povere, la natura di ogni singola persona è quella di sfruttare le vite di tutte le Creazioni del mondo per il proprio bene. Tutto quello che una persona dà all’altra viene fatto solamente per necessità… E tutta la differenza sta nella scelta delle persone: Uno sceglie di sfruttare gli altri ricavandone passioni di basso livello, un altro per governare e un terzo per ottenere onore.”

Kabbalista Yehuda Ashlag (Baal HaSulam), “La pace nel mondo

“Sopravissuto”. Una volta, questa parola evocava pensieri di qualcuno che si innalzava eroicamente sopra le avversità della vita. Parliamo dei superstiti dell’Olocausto o dei gulag Russi; ci sono anche i sopravissuti al cancro oppure ai disastri, sia naturali che creati dall’uomo. Oggi, comunque, il mondo ci presenta immagini di spiagge esotiche dove donne e uomini “svestiti” si confrontano per la vittoria del premio finale di $1,000,000. Nel 2002, Survivor aveva il maggiore rating tra le serie della televisione americana.

Durante lo show, circa 20 persone si dividono in tribù, arenati in una location remota. Competono uno contro l’altro nelle “sfide” e ogni notte un membro della tribù perdente viene votato ed escluso dallo spettacolo. Il numero si riduce finché non rimane una tribù sola e poi i suoi membri lottano tra di loro. Infine, rimane un’ultima persona – il vincitore del premio finale. Per arrivare finalmente all’ambito posto, si formano e si rompono le alleanze. Come disse un partecipante, “Ė un gioco di lealtà e inganno.” I concorrenti mentono, tramano e rubano per solidificare la propria posizione nella tribù. Farebbero purtroppo qualsiasi cosa ai loro “amici” per arrivare a vincere il $1,000,000 che inseguono come un miraggio.

Fiction o reality?

Allora, qual è l’attrattiva del programma, oltre alle formose bellezze che abbelliscono le spiagge? Sembra che gli spettatori godano guardando quanto scendono in basso i concorrenti pur di vincere. Allo stesso tempo, viene esaltata l’ammirazione per quel o quella concorrente che si dimostra più capace a manipolare gli eventi a proprio vantaggio. Ė possibile che stiamo reagendo a qualche cosa che si trova nelle profondità dalla nostra natura, parzialmente velato dalle sottili vernici della “civiltà”?

Può sembrare disgustoso, ma Survivor esalta le nostre tendenze, presentandole sotto le vesti dell’“intrattenimento.” La cosa ci sorprende poco, dato che la nostra cultura verte intorno alla competizione, dove il fine giustifica i mezzi. Guardiamo come operiamo in ogni campo, dallo sport agli affari e alla politica. Siamo veramente così diversi da quei concorrenti di Survivor che corrono dietro premi sfuggenti come soldi, potere e fama?

“Associazione” è diventata la parola del momento nel mondo degli affari. Le linee aeree si associano con gli alberghi per offrire le migliori proposte di viaggio, assicurandosi la lealtà dei clienti per entrambe le parti. Ora chiedetevi questo: quanto durerebbero queste associazioni se le linee aeree non vedessero un vantaggio in quell’associazione?

Le aziende incoraggiano gli impiegati a lavorare in squadra e a dare supporto all’azienda. Tuttavia, nei periodi di discesa economica, queste aziende non esitano a licenziare gli stessi dipendenti che hanno contribuito al loro successo. Possiamo chiamarlo in qualsiasi modo ma qui non c’è nessuna associazione — si tratta soltanto di usare gli altri per ottenere del vantaggio personale, proprio come le “alleanze” che si formano in Survivor.

L’elezione presidenziale negli Stati Uniti è ormai un vago ricordo, ma, a suo tempo, è stata un’occasione perfetta per osservare le reali manovre politiche. I Democratici e i Repubblicani di solito votano a seconda delle linee politiche per sconfiggere gli avversari. Durante le elezioni, invece, si disintegra la coesione del partito. Per diventare il candidato presidenziale Democratico, Hillary Clinton e Barack Obama hanno fatto quasi qualsiasi cosa per aggredirsi a vicenda. Ma una volta scelto il candidato, il partito si è aggregato di nuovo intorno al vincitore per cercare di battere il candidato Repubblicano.

L’intero sistema opera in base alla questione “Cosa ne guadagno io?” Finché io traggo un beneficio, mi aggrego a chiunque. Appena manca il beneficio…. Attento a te!

Sarà difficile ammetterlo, ma questo atteggiamento è piuttosto diffuso nei nostri rapporti, compresi quelli personali. Come identifico una persona come amico? Beh, l’amico è qualcuno con il quale mi piace stare, che mi fa star bene. In altre parole, è un rapporto nel quale traggo beneficio stando accanto alla persona. Appena non mi sento più bene in questo rapporto, esso termina.

In ogni caso, non si tratta di una condanna — questa è semplicemente un’osservazione. Siamo fedeli alla nostra natura come esseri umani. Purtroppo, questa natura egoistica ha causato anche l’odio, la competizione e le brutalità che incontriamo nel mondo d’oggi.

L’effetto Lucifero

“Se solo le persone cattive fossero tutte da una parte, che se commettono atti maligni in modo insidioso basterebbe separarle dal resto di noi e distruggerle. Ma la linea che divide il bene e il male passa attraverso il cuore di ogni essere umano. E chi è disposto a distruggere una parte del proprio cuore?”

Alexander Solzhenitsyn,
“L’arcipelago Gulag”

Nel 1971, lo psicologo sociale Philip Zimbardo ha condotto un esperimento alla Stanford University per esaminare gli effetti psicologici dell’imprigionamento. Con il proprio personale ha selezionato 24 studenti normali e ben adattati che non erano in alcun modo associati alla criminalità. Poi, gli studenti furono divisi in due gruppi, scelti a caso: un gruppo avrebbe svolto il ruolo dei “carcerieri” e l’altro gruppo quello dei “carcerati”.

Entrambi i gruppi furono messi in ambienti simulati. L’esperimento avrebbe dovuto durare due settimane, ma fu interrotto appena dopo sei giorni perche i “carcerieri” diventarono sadici e crudeli e ci furono episodi di esaurimento nervoso tra i “carcerati”.

Più di 30 anni dopo, Zimbardo screditò le circostanze che portarono al maltrattamento dei prigionieri iracheni da parte dei soldati americani. I politici americani cercarono di fornire delle motivazioni agli abusi, affermando che i responsabili del maltrattamento furono le poche “mele marce” nell’esercito.

Immediatamente, nel libro intitolato “L’effetto di Lucifero”, Zimbardo sostenne l’opposto, dicendo che, nelle giuste condizioni, questo potrebbe succedere a ognuno di noi. La cosa sorprendente sarebbe, infatti, poter trovare le poche “mele buone” in grado di resistere al male innato che c’è in noi esseri umani.

Pulire la condizione umana

Data la valutazione deprimente, che tipo di futuro possiamo aspettarci come esseri umani? Sembra che la nostra natura animalistica si stia rafforzando ogni giorno, mentre i valori, come la compassione e l’amore, stanno perdendo terreno. Siamo destinati ad usarci fra di noi finché rimarrà una sola persona, come nel programma Survivor?

All’inizio del XX secolo, il Kabbalista Yehuda Ashlag, autore del Sulam (La Scala), il commento al Libro dello Zohar, aveva previsto i risultati dell’esperimento di Zimbardo e molte altre atrocità che si sono manifestate nel mondo. Ashlag riconobbe che l’uomo è egoista e guidato dal desiderio di piacere, anche quando questo piacere è dannoso per qualcun’altro.

Ashlag ci convince, tuttavia, che la soluzione esiste. La scienza della Kabbalah, che esiste da oltre 5.000 anni, ci mostra come, in effetti, possiamo trasformare la nostra attuale natura – dall’egoismo all’altruismo. Ashlag prese questa antica saggezza e la divise in tre fasi principali:

– Nella prima fase (nella quale stiamo entrando ora) dobbiamo smascherare l’egoismo dentro ognuno di noi, perché ci tiene isolati dagli altri e non ci permette di vivere il vero amore. Inoltre, dobbiamo riconoscere come la nostra natura egoistica ci può portare a commettere atti deplorevoli, semplicemente per ottenere quello che vogliamo. Quando vedremo chiaramente la connessione tra il nostro egoismo e tutto il male del mondo e quando non potremo più negarlo, saremo in grado di iniziare a creare un cambiamento.

– Nella fase successiva dobbiamo cambiare la scala dei valori nella società. Dobbiamo trasformare noi stessi da una società che adora l’ego in una che valorizza la dazione e l’amore verso gli altri. Infatti, tutti cerchiamo di insegnare ai nostri figli a condividere e a prendersi cura degli altri. Tuttavia, i nostri sforzi vengono presto oscurati dai valori che i nostri figli trovano nella realtà. Dobbiamo cominciare a mettere in pratica quello che diciamo loro. Questo è possibile soltanto quando contribuire alla società diventerà più importante per noi delle nostre soddisfazioni egoistiche.

– Una volta completate le prime due fasi, inizieremo a riconoscere che siamo tutti delle parti integrate in un sistema inclusivo. Capiremo quanto siamo interconnessi e interdipendenti. Le nuove percezioni ci daranno la capacità di mettere in atto uno dei principi centrali della Kabbalah – l’Arvut (La Garanzia Spirituale). Questo significa che la preoccupazione per la felicità e il benessere degli altri diventa maggiore della preoccupazione per sé stessi. Analogamente, avvertiremo lo stesso tipo di amore e sollecitudine che ci arriverà a sua volta da tutti gli altri. Ci innalzeremo a vicenda invece di inciampare negli altri sulla via del “successo”.

Questa realizzazione ci sembra lontana perché siamo nella fase iniziale del nostro viaggio. Quello che ora non vediamo è che questa dinamica fra di noi è radicata nella natura. Comunque, studiando e crescendo nella saggezza, scopriremo che non esiste niente di più naturale nel mondo dell’amore. A quel punto, invece di permettere che il futuro produca un unico “sopravissuto” guidato dalla ingordigia, avremo un mondo di sopravissuti, ognuno dei quali sarà guidato dall’amore.

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