Un insetticida per il mais killer di api bottinatrici

Il Giornale OnlineInviata da skorpion75

«Le perdite degli allevamenti apistici italiani assommano quest’anno al 30-40% degli alveari. – ha detto Francesco Panella, presidente di Unaapi – Senza api da campo, gli apiari non producono più miele e per qualche apicoltore si tratta veramente di ricominciare da zero»

LIVORNO. Mentre gli apicoltori dell’osservatorio nazionale miele sostengono la campagna per la lotta all’endometriosi, causata dai pesticidi utilizzati in agricoltura, un´altra minaccia si sta abbattendo sulle loro attività. Con la semina del mais, appena iniziata nel nord ovest, è cominciata infatti anche la moria delle api bottinatrici. La denuncia parte da Legambiente e dall’Unione nazionale associazioni apicoltori italiani (Unaapi), che conta nelle proprie fila numerosi apicoltori in fuga dalla pianura del nord ovest. Il nemico che fa fuggire gli apicoltori per mettere in salvo le api è dato dall’uso di insetticidi sparsi sulle sementi, dal nome bonario ma dall’effetto devastante sugli insetti impollinatori: Gaucho, Poncho e Cruiser.

Un rischio che impone un vero e proprio esodo verso le colline e la montagna, da parte degli apicolturi nel tentativo di mettere in salvo gli apiari. L’esodo verso le maggiori altitudini è l’unico tentativo possibile per salvare insetti e miele: lì la fioritura arriverà più tardi e quindi sarà scampato il rischio di sterminare le api. «Le perdite degli allevamenti apistici italiani assommano quest’anno al 30-40% degli alveari. – ha detto Francesco Panella, presidente di Unaapi – Senza api da campo, gli apiari non producono più miele e per qualche apicoltore si tratta veramente di ricominciare da zero».

«Sono ormai anni che, nel nostro paese e in Europa, gli apicoltori lanciano un pressante allarme sull’utilizzo dei nuovi principi attivi e dei nuovi formulati in agricoltura – aggiunge Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente -. Ma, ad eccezione di quanto avvenuto in Francia, questo allarme è rimasto inascoltato». Ed ha aggiunto: «Le api sono importanti sentinelle ambientali. E’ pericoloso e stupido, per la nostra salute e per la nostra economia, continuare a sottovalutarne la morte. A fare affari sono solo le holding della chimica».

Il business della chimica sembra infatti davvero consistente, se si considera che quasi tutte le sementi di mais disponibili sul mercato sono trattate con i nuovi insetticidi Gaucho, Poncho e Cruiser (ovvero ricoperte da una polvere della sostanza tenuta da un collante), Questi insetticidi, neonicotinoidi di seconda generazione, sono prodotti dalle multinazionali della chimica Bayer e Syngenta, e venduti come trattamenti sistemici “preventivi”.

Durante la semina, le sementi trattate con queste sostanze, rilasciano l’insetticida che si disperde nell’ambiente contaminando rugiada e fioriture circostanti. Il fatto che siano allo stato di polvere che ricopre il seme, permette che anche in dosi infinitesimali, le molecole chimiche uccidano tutti gli insetti con cui entrano in contatto, anche a diversi chilometri di distanza dai campi di semina. La Francia ha sospeso l’utilizzo o autorizzato in maniera condizionata questi insetticidi: Gaucho e Fipronil solo sulle colture visitate da pronubi, Cruiser in maniera condizionata e il Poncho non è autorizzato.

In Italia invece, che è il paese che distribuisce nelle sue campagne il 33% della quantità totale di insetticidi utilizzati nell’intero territorio comunitario, la procedura di valutazione che autorizza l’uso dei neonicotinoidi non considera gli effetti subletali nel tempo, inoltre per verificare le conseguenze dei pesticidi è necessario che il danno sia costatato da un pubblico ufficiale. A niente serve invece la testimonianza degli apicoltori sulla morte delle api di campo e sul rapporto di causo effetto con le semine. Con il problema che la procedura ufficiale si rivela spesso difficile, per scarso tempismo dei servizi veterinari o per mancanza di fondi delle Asl per le analisi chimiche ufficiali e quindi si continuano a spargere pesticidi senza porsi troppo il problema degli effetti che questi hanno prima sull’ambiente dove vengono utilizzati e poi sulla salute.

Fonte: http://www.greenreport.it/contenuti/leggi.php?id_cont=12760