Una nube vulcanica elettroconduttiva

Una nube vulcanica elettroconduttiva

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Il 27 maggio 2010, sul portale del National Geographic, viene pubblicato un articolo dal titolo “Electric Ash Found in Iceland Plume Miles From Volcano” (Cenere caricata elettricamente a miglia di distanza dal vulcano islandese), a firma del giornalista Brian Handwerk. Nello studio, eseguito dall’équioe di Giles Harrison, si evidenzia una strana anomalia: le ceneri emesse dal vulcano islandese Eyjafjallajökull risultano caricate elettricamente sino a 1.200 km di distanza dal punto dell’ eruzione.

“In fact, ash from deep in the volcanic plume was still charged 32 hours after being spewed from the Iceland peak, which suggests that the charge was self-renewing, the scientists say”.

Gli scienziati non riescono a spiegarsi una tale singolarità, ma è interessante osservare che il giorno 11 maggio 2010 notammo un’inconsueta attività aerea (scie chimiche) proprio nella vasta area circostante la nube vulcanica, in prossimità dell’Islanda. Quel giorno il traffico aereo fu bloccato ancora, ricordiamo, su Scozia e Irlanda, ma, guarda caso, in mezzo alle ceneri, come evidenziato dai fotogrammi di seguito riportati, era, a quanto si vede, un pullulare di aerei! Ci si domanda: “Se il traffico aereo fu bloccato su parte della Gran Bretagna, com’è possibile osservare tutta questi voli proprio in mezzo alle ceneri vulcaniche? Non si era affermato che le polveri costituite da biossido di zolfo sono dannosi per i propulsori e le parti meccaniche dei velivoli?

“Electrified ash could theoretically pose a risk to air traffic, because charged particles might interfere with radio transmissions, the study authors say. Also, if charged ash penetrates an aircraft cabin, it could create an electrostatic hazard to passengers and internal systems”.

A quanto pare devono essere contemplati seri motivi per sottovalutare eventuali danni alle varie componenti di un velivolo, visto che quelle scie che si vedono tra le ceneri vulcaniche, sicuramente sono originate da aerei militari. In quale missione erano impegnati? La risposta sembra proprio essere fornita dall’articolo del National Geographic.

E’ ormai appurato che è in atto, da anni, una serie di programmi di geoingegneria e che uno di questi prevede la dispersione in atmosfera di biossido di zolfo (SO2), trimetilalluminio, rame, bario, ferro, nichel, manganese, litio etc. in modo tale da rendere elettroconduttiva l’atmosfera a fini militari. E’ quindi altamente probabile che i militari abbiano colto l’occasione dell’eruzione vulcanica e della copiosa fuoriscita di ceneri sulfuree al fine di miscelarle (vsi vedano le scie mostrate da satellite) ai metalli elettroconduttivi solitamente dispersi in bassa e media atmosfera dai famigerati “tankers” militari camuffati da velivoli commerciali e da aerei di compiacenti compagnie low cost a quote più elevate. In questo caso, uno dei composti tipici (il biossido di zolfo), adoperato per aumentare intenzionalmente l'”effetto serra” e per poi addossare la responsabilità al CO2 prodotto di origine antropica, è stato abilmente sfruttato approfittando della notevole attività eruttiva del vulcano Eyjafjallajökull.

A conclusione di questo articolo, vi proponiamo una sequenza fotografica nella quale si notano strani bagliori sulle pendici del vulcano islandese. Da You-Tube è SCOMPARSA ogni copia della famosa puntata del Tg2 in cui, nel febbraio 2010, si annunciava il progetto di causare l’esplosione controllata dei vulcani per mitigare il (fittizio) “riscaldamento globale”. Siamo sicuri che questa sia un’eruzione del tutto naturale?

Si ringrazia il gentilissimo Arturo per la segnalazione dell’articolo di cui sopra. tankerenemy.com