Una nuova stima della costante di Hubble

Il Giornale Online
Misurazioni ottenute grazie al telescopio spaziale hanno consentito di perfezionare la scala delle distanze cosmiche usate per determinare la velocità di espansione dell'universo.

Non si sa esattamente da che cosa sia costituita l'energia oscura, ipotizzata per spiegare l'apparente accelerazione dell'espansione dell'universo, ma una nuova stima della velocità di tale espansione ora consente di limitare le possibili alternative. È questa la conclusione di una serie di osservazioni ottenute con il telescopio spaziale Hubble.

La celeberrima costante di Hubble, il parametro misurato circa un secolo fa dall'astronomo Edwin Hubble, misura la velocità di allontanamento delle galassie in rapporto alla loro distanza da noi. Il telescopio spaziale, anch'esso intitolato allo scienziato, ha permesso ora di stimare il valore della costante in 74,2 chilometri al secondo per megaparsec, con un margine di errore di ± 3,6 chilometri al secondo per megaparsec. Il risultato è in accordo con la misura precedente (72 ± 8 km/sec/megaparsec) ma è ora due volte più accurata.

Le misurazioni del telescopio Hubble, condotte dal gruppo SHOES (Supernova Ho for the Equation of State of Dark Energy) coordinato da Adam Riess, dello Space Telescope Science Institute e della Johns Hopkins University, hanno consentito di perfezionare la scala delle distanze cosmiche che gli astronomi utilizzano per determinare la velocità di espansione dell'universo.

Le osservazioni si sono concentrate sulle stelle giganti pulsanti note come variabili Cefeidi nella galassia NGC 4258 e sulle galassie che hanno ospitato recenti supernove: l'uso del solo Hubble ha permesso di eliminare gli errori sistematici che sono talvolta inevitabili se si utilizzano differenti telescopi.

Lucas Macri, docente di fisica e di astronomia della Texas A&M University e coautore dello studio, ha spiegato che “le Cefeidi sono un elemento fondamentale della scala delle distanze cosmiche poiché il loro periodo di pulsazione è direttamente correlato alla loro luminosità, e da quest'ultima è possibile risalire facilmente alla loro distanza e quindi a quella galassia in cui sono comprese; inoltre nel vicino infrarosso, in cui sono state effettuate le nostre osservazioni, le Cefeidi rappresentano indicatori di distanza ancora più precisi rispetto alle lunghezze d'onda ottiche.”

La nuova e più precisa stima della costante di Hubble consente di porre dei limiti alla natura dell'energia oscura. Il risultato è infatti consistente con la sua più semplice interpretazione matematica, simile a quella costante cosmologica introdotta da Albert Einstein nell'equazione della relatività generale per contemplare un modello cosmologico stazionario, che venne poi abbandonata proprio per le osservazioni dell'espansione dell'universo di Hubble.

Fonte: http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/Una_nuova_stima_della_costante_di_Hubble/1332357