Una (quasi) risposta all'Anomalia Pioneer

Il Giornale OnlineInviata da skorpion75

La soluzione dell'enigma potrebbe venire dall'analisi di file inviati anni fa dalle sonde, ancora tutti da decrittare perché in formati troppo “vecchi”
È nota come “l'anomalia Pioneer”: si tratta della misteriosa deviazione dalla traiettoria prevista che avrebbero dovuto seguire le sonde Pioneer 10 e 11 lanciate nei primi anni settanta dalla NASA verso gli estremi confini del sistema solare, in direzioni opposte.
Dopo aver superato abbondantemente l'orbita di Plutone, le sonde hanno infatti rallentato la loro corsa deviando di circa mezzo milione di chilometri dalla traiettoria prevista. La spiegazione del fenomeno è sempre stata oscura, e per cercare di spiegarla sono state evocate cause di ogni tipo, prima fra tutte l'esistenza di qualche anomalia gravitazionale. C'è anche stato chi si è spinto a ipotizzare la necessità di rivedere la legge di gravitazione.

Ora uno studio in via di pubblicazione sulla rivista Physical Review D a firma Kjell Tangen a preso in esame un'ampia serie di possibili modificazioni di tale legge, constatando che nessuna di esse è in grado di spiegare la deviazione dei Pioneer e mantenere la stessa accuratezza di previsione nelle orbite di Urano e Plutone della teoria classica. La soluzione del dilemma quindi dovrebbe essere cercata in ambiti più ordinari, come possibili anomalie termiche dovute ai generatori elettrici al plutonio 238 di cui sono dotate le sonde o la pressione asimmetrica esercitata dalla radiazione solare sulle navicelle, a dir poco minuscola, ma forse in grado a lungo andare di produrre effetti significativi.

Altri ricercatori, come Robert Sanders dell'Università di Groningen e Mordehai Milgrom del Weizmann Institute of Science a Rehovot, si spingono però più in là: se confermate, le conclusioni di Tangen sarebbero estremamente importanti, ha osservato Sanders: “O l'anomalia del Pioneer non è reale, ossia esiste un altro effetto fisico di cui in qualche modo non si è tenuto conto, o esiste qualche alterazione della gravità che non ubbidisce al principio di equivalenza della relatività generale”.

Una risposta a questa alternativa potrebbe venire dall'esame di una vecchia serie di dati provenienti dalle sonde Pioneer 10 e 11 – contattate per l'ultima volta nel 2002 – relativi alle registrazioni di tutte le condizioni e dei comportamenti interni delle sonde, e in particolar modo quelli che riguardano le variazioni nelle radiazioni termiche che hanno interessato il loro scafo.

Finora non era stato possibile utilizzare questi dati – spiega Slava Turyshev della NASA – a causa dei formati di archiviazione, troppo vecchi, di questi file. Questa analisi, però, “sta andando piuttosto bene – ha detto la Turyshev, intervistata da ‘New Scientist' – e speriamo di poter dire qualcosa sull'anomalia Pioneer entro un anno”.[/size=12]

giugno 2007
fonte: http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/Una_(quasi)_risposta_all_Anomalia_Pioneer/1306385