Vivere a impatto zero

Il Giornale Online

Case che producono più energia di quanta ne consumano. Riciclo totale delle acque reflue. Pale eoliche in ogni strada. Nascono così i quartieri del futuro. Dalla Cina a Milano

Fare la spesa o comprare il giornale, guardare la tv o prendere l'auto. Fabbricare qualunque bene, erogare un servizio. Ogni attività umana emette anidride carbonica. Un italiano ne produce in media 21 chili al giorno. Meno di un americano, molti più di un africano. In ogni caso troppi. Perché il pianeta non è più in grado di reggere il nostro peso. Il 'giorno della bancarotta ecologica', quello in cui il consumo umano di risorse naturali ha sorpassato la capacità della Terra di rinnovarle, ce lo siamo buttato alle spalle il 23 settembre scorso. Ecco perché non può durare: la Terra non ce la fa. E in tutto il mondo si moltiplicano le iniziative per il perseguimento del cosiddetto impatto zero, cioè per un modello di vita che punti verso l'azzeramento delle emissioni di CO2.

Un obiettivo che oggi passa anche, se non soprattutto, attraverso il ripensamento delle città. Dal 2008, per la prima volta nella storia, la maggioranza della popolazione mondiale vive in città. Nel 1800 era appena il 2 per cento. Nel 2050 sarà quasi il 70 per cento. E l'edilizia da sola è responsabile di circa il 40 per cento delle emissioni di CO2.

Per questo, in tutto il mondo studi di architettura e amministrazioni pubbliche si sfidano a colpi di ecocittà ed ecoquartieri. Dalla Cina agli Stati Uniti, dalla Germania all'Inghilterra fino all'Italia, si moltiplicano i cantieri di nuovi insediamenti a impatto zero. Come quello, gigantesco, della nascente città cinese di Dongtan, che entro il 2040 ospiterà sull'isola di Chongming, vicino a Shanghai, circa 50 mila abitanti . Dongtan avrà un impatto ambientale praticamente nullo: il fabbisogno energetico sarà ridotto drasticamente (il 66 per cento in meno di una città tradizionale) e si impiegheranno solo energie rinnovabili per gli edifici e i trasporti locali, evitando così di produrre 350 mila tonnellate di anidride carbonica l'anno. Fiumi e laghi incorporati nel tessuto urbano forniranno soluzioni alternative per la mobilità (come i taxi d'acqua a energia solare, ma a Dongtan tutto sarà raggiungibile in sette minuti a piedi da ogni fermata dei bus), mentre ampie zone verdi contribuiranno a riequilibrare le emissioni di CO2.

In città potranno circolare solo veicoli elettrici oppure a idrogeno e ogni edificio sarà energeticamente autonomo grazie a un tetto fotovoltaico e installazioni minieoliche. Dall'acqua piovana ai rifiuti (ridotti dell'83 per cento), quasi tutto sarà riciclato. In città non sono previste discariche e persino le deiezioni umane saranno impiegate nel compostaggio, nell'irrigazione e recuperate come energia per la produzione di biogas, mentre il resto dei fabbisogni energetici cittadini sarà coperto da un parco eolico.

Se pianificare intere città a impatto zero è ancora un'opera avveniristica, già molte nazioni si sono cimentate in quartieri e singole costruzioni 'ecologically-correct'. Antesignano della progettazione sostenibile e oggi guardato come modello è il piccolo quartiere di BedZED (Beddington zero energy development) a sud di Londra, realizzato tra il 2000 e il 2002. Uno dei primi insediamenti a zero emissioni fin dalla sua costruzione, in cui ogni edificio è dotato di pannelli fotovoltaici e condizionato con un sistema di ventilazione aperto, mentre l'acqua piovana e l'acqua di scarico vengono raccolte, depurate e riutilizzate. Un po' come accadrà nel vecchio porto di Middlesbrough, sempre in Inghilterra, che ospiterà un college per 20 mila studenti, appartamenti, hotel, uffici e servizi tutti carbon free, cioè senza alcun consumo di energia fossile.

Se le progettazioni 'dall'alto' hanno già dato prova di ottima riuscita, a Friburgo la 'progettazione partecipata' inaugurata dal Comune per il quartiere Vauban ha rivoluzionato anche il concetto di ecopianificazione. Il Comune ha stabilito alcuni punti essenziali della progettazione, come l'allacciamento di tutti gli edifici alla centrale termica comunale (a zero emissioni), la realizzazione di edifici a basso consumo energetico, l'uso delle acque piovane, la restrizione alla circolazione di auto: a Vauban non è consentito parcheggiare per strada e ogni mille abitanti ci sono solo 150 auto, ma chi aderisce al car-sharing ha diritto ad un abbonamento annuale gratuito al tram. Poi ha lasciato a privati e piccole cooperative la possibilità di progettare il quartiere, che oggi è considerato il più ecologico di tutta la Germania.
(16 ottobre 2008)

Fonte http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Vivere-a-impatto-zero/2045150