Voyager 1 e il confine labile dell’eliosfera

Voyager 1 e il confine labile dell’eliosfera
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La sonda NASA Voyager 1 nel rendering di un artista. Crediti: NASA.

Ufficialmente ha superato il confine dell’eliosfera nel 2012, ma slitterà “infangata” in un residuo di campo magnetico fino al 2025, quando finalmente raggiungerà una regione di spazio interstellare incontaminata, sperando che nel frattempo la batteria a bordo non si scarichi del tutto

Ufficialmente ha superato il confine dell’eliosfera da almeno tre anni, ma continua a “slittare” in un residuo di campo magnetico che l’accompagnerà fino al 2025, quando finalmente (si spera) raggiungerà una regione di spazio interstellare incontaminata.

Questa l’ipotesi suggerita da uno studio appena pubblicato su Astrophysical Journal Letters, firmato da un gruppo di ricerca della University of New Hampshire, e che cerca di rispondere alla domanda sul perché la sonda NASA Voyager 1 abbia raccolto dati discordanti sul campo magnetico uscendo dal Sistema Solare e fluttuando verso lo spazio interstellare.

Voyager 1 è stato il primo veicolo umano a entrare nello spazio interstellare. Lo ha fatto verso la metà del 2012. In volo da quasi 40 anni e ormai distante più di 20 miliardi di chilometri dal Sole, Voyager 1 ha oltrepassato eliosfera ed eliopausa, viaggiando per circa un anno nel plasma e nel gas ionizzato, presente nello spazio tra le stelle. Ora è uscita dunque dalla “bolla” magnetica del Sistema Solare? La cosa è oggetto di discussione.

Su forme e dinamiche di comportamento dell’eliosfera c’è poca chiarezza.

Sappiamo che è alimentata dall’attività della nostra stella, il Sole, e sappiamo che protegge l’intero Sistema Solare in movimento all’interno della Galassia dal caldo ma rarefatto vento interstellare, come una “bolla” magnetica (vedi MediaINAF).

Nel suo volo verso lo spazio interstellare Voyager 1 ha registrato in sequenza tre onde d’urto, una delle quali (quella di aprile 2013) ha confermato ai ricercatori NASA l’entrata nello spazio interstellare (il 25 agosto 2012). Si diede per oltrepassata l’eliopausa, il confine estremo del nostro sistema planetario entro cui i venti solari vengono bloccati dal mezzo interstellare. Gli anelli di plasma incontrati da Voyager 1 erano 40 volte più densi di quelli precedentemente misurati. Dato fondamentale per affermare che la sonda aveva oltrepassato la frontiera dello spazio interstellare.

L’ipotesi più probabile è che ancora oggi la sonda NASA stia “slittando” come infangata in un residuo di quel campo magnetico, e che questo resterà invischiato alla navicella almeno fino al 2025, quando finalmente Voyager raggiungerà una regione “incontaminata”.

Lanciata nell’ambito del Programma Voyager il 5 settembre 1977 da Cape Canaveral insieme alla sua sonda gemella Voyager 2, Voyager 1 ha sfiorato Giove, Saturno e i suoi anelli e ancora oggi vola, verso l’infinito, a una folle velocità di 17 chilometri al secondo, alimentata da una batteria che le permetterà di funzionare fin al 2025 quando dovrebbe raggiungere una distanza di oltre 25 miliardi di chilometri dal nostro pianeta. Reggerà la batteria di bordo fino ad allora?

Davide Coero Borga

media.inaf.it