Wires in the brain

Pubblichiamo la traduzione del parlato tratto da un documentario sulle nanotecnologie applicate all'encefalo. Gli “scienziati pazzi” che magnificano le nuove frontiere delle nanotecnologie atte a condizionare la percezione degli esseri umani, a controllarne il comportamento sì da renderli altrettante sinapsi di un unico cervello, appendici bioniche, stanno conducendo studi in campi che la sagace giornalista indipendente Carolyn Williams Palit ha già esplorato. La Palit ha intuito gli sviluppi di programmi militari volti alla “gestione” della popolazione, intesa come un insieme di terminali dipendenti da un computer centrale. Possiamo ritenere che non siamo solo di fronte a folli progetti transumanisti, ma anche ad operazioni di mind control attuate da tempo per mezzo delle dispersione nella biosfera di nano-strutture, le stesse nano-strutture che sono la principale causa del Morgellons e forse pure della cecità imperante.

Ringraziamo la gentilissima Sabrina G. dell’associazione Atman per l’accurata traduzione.

Legenda:

U = uomo nel programma
D1 = prima donna a parlare nel programma
D2 = seconda donna ad intervenire nel programma

R.L., P.A., B.R. etc. sono le iniziali dei nomi dei vari ricercatori che intervengono nel video-documento, ossia Rodolfo Llinas, Bryan P. Ruddy, Ramez Naam.

U: Potreste mai inserire abbastanza elettrodi nel cervello per comprendere questi segnali in modo significativo?
D1: Ai suoi tempi no, ma ai miei sì!
D2: Quindi quanti elettrodi bisognerebbe infilare nel cervello?
D1: Nessuno
U: Nessuno? Ma scherzi?!??!
D1: Si accede dall’interno…

R.L.: Così si è presentata l’occasione… è un modo interessante per sfruttare le cavità naturalmente presenti nel cervello, entrandovi senza dover penetrare il cranio.

P.A.: Rodolfo Llinas è veramente uno dei giganti delle neuroscienze. Ho amici neuro-scienziati che, quando hanno saputo che lavoravo con lui, stentavano a crederci: non lo ritenevano possibile…

R.L.: Le cavità di cui parlo sono quelle dovute alla presenza dei vasi che portano ossigeno al cervello; presumibilmente i “percorsi” che conducono all’interno del cervello.

B.R.: In sostanza produciamo fili elettrici di diametro inferiore alle cellule sanguigne, li facciamo passare attraverso il sistema vascolare, grazie ad un catetere inserito nella gamba; da qui giungiamo fino al cervello, attraverso i capillari più piccoli, i vasi più minuscoli che vi si trovano. Qui gli elettrodi sono vicinissimi alle cellule nervose del cervello; e ciò senza la necessità di intervenire chirurgicamente, perforando il cranio per inserire gli elettrodi.

R.N.: Se ci riuscirà (Rodolfo Llimas n.d.t.), ciò aprirà le porte ad un’enorme massa di conoscenza sul cervello, nonché alla possibilità di modificazioni sul cervello nei più disparati modi. È molto entusiasmante.

P.A.: Rodolfo ha contattato il nostro gruppo per aiutarlo a creare una tecnologia che gli permettesse di far viaggiare i conduttori fin dentro al cervello. I requisiti tecnici in realtà sono piuttosto complessi.

B.R.: Nel giro di una settimana avevamo già prodotto i primi nano-conduttori per gli esperimenti neuronali. La cosa è andata avanti molto rapidamente dal suo avvio.

SOVRIMPRESSIONE: Il Dr. Llinas ha pubblicato il primo documento su questa tecnologia nel 2005.

P.A.: E’ stato molto entusiasmante, perché, per la prima volta, è stato possibile accedere al cervello senza doverlo toccare. L’encefalo è un organo molto vitale: è comprensibile che non lo si voglia toccare.

R.L.: C’è la tecnologia… ora la questione è la seguente: si possono collocare i nano-conduttori esattamente laddove si vuole? La risposta è no, ma i nano-conduttori sono molto piccoli…

P.A: Il diametro di questi nano-conduttori è circa 100 volte inferiore a quello di un capello. Come si fa a spingere gli elettrodi nel cervello?

R.L.: Ciò che facciamo è inserirne un certo numero, un fascio, così questi nano-fili elettrici si diffondono, galleggiando, trasportati dalla corrente sanguigna, muovendosi grazie ad essa. Attualmente possiamo “connettere” un topo in questo modo. Gli si lasciano gli elettrodi nel midollo spinale. Ora ci chiediamo per quanto tempo i conduttori continueranno a funzionare. Si parla di cinque anni di tempo minimo necessario per condurre una ricerca di base…

SOVRIMPRESSIONE: interfaccia uomo-macchina

R.L.: E’ molto interessante, poiché diventeremmo quasi perfetti, attraverso l’implementazione di qualcosa che si chiama “interfaccia uomo-macchina”. Se si stimola il cervello, si possono stimolare la visione, il movimento, le passioni, il desiderio, praticamente puoi indirizzare il cervello direttamente.

P.A.: Penso che l’idea, nel suo insieme, sia fantascientifica e che, nella sua semplicità, catturi l’immaginazione della gente. Questa tecnologia ti permette di realizzare qualunque immagine tu desideri vedere.

R.L.: Se volessimo “riprogrammarci”, attraverso la stimolazione del cervello per provare, ad esempio, la sensazione ed anche il piacere di trovarsi su una spiaggia, ciò si potrebbe fare. Che altro si può fare? Be’, in linea di principio si potrebbe comunicare con un'altra persona direttamente… non solo i pensieri, ma anche i sentimenti, diventando così molto intimi. Si può entrare nella mente di qualcuno e viceversa. Le implicazioni di una cosa del genere sono abbastanza ovvie: può essere una situazione di mutuo scambio oppure monodirezionale, vale a dire qualcuno che accede al TUO cervello, alla TUA mente.

B.R.: La N.A.S.A. è venuta a trovarci: tra questi tizi ci sono delle persone dall’aria “mistica”. Questi individui sono molto intelligenti, indossano vestiti che costano più di quello che io guadagno in un anno e credo che alcuni dei loro interessi siano potenzialmente “sinistri”.

SOVRIMPRESSIONE: in evoluzione verso il “Gruppo d’attacco”

RL: Pura fantasia, dunque? Si può immaginare un gruppo di persone che svolgono un lavoro, ad esempio un lavoro militare, che sono continuamente consapevoli della loro esistenza in ciò che stanno facendo. Così, all’improvviso, non si ha più un essere umano, ma un gruppo di persone che agisce come entità che possiamo chiamare “gruppo d’attacco”. Vi è una coscienza collettiva, una comprensione collettiva. Sembra uno strano e nuovo meccanismo, ma è ciò che è accaduto prima dell’evoluzione umana. All’inizio vi erano organismi unicellulari, che sono divenuti gruppi di organismi, fino ad arrivare agli animali…

B.R.: Potremo fare cose che ancora non riusciamo nemmeno ad immaginare e, in tempi ridotti, un uomo potrà fare il lavoro di venti. Tuttavia vi sono altri aspetti… se possiamo interfacciare direttamente il cervello, che cosa succede se il dispositivo che usiamo legge la mente o la controlla? Penso che si debba trovare un delicato equilibrio tra quanto il dispositivo possa esserci d’aiuto e quanto invece questo possa essere usato per controllarci. Noi dovremmo controllare le cose, non dovrebbero essere le cose a controllare noi.

SOVRIMPRESSIONE: dovrebbe essere realizzato?

R.L.: Questa cosa sarà fatta? Dovrebbe essere fatta? Può essere fatta? Probabilmente potrebbe essere realizzata, l’aspetto positivo è che si può capire, sentire e provare ciò che un’altra persona prova, in questo modo la si comprende meglio. Ciò ci potrebbe rendere esseri umani migliori, poiché la nostra maggiore lacuna è quella di non riuscire a metterci nei panni altrui. L’aspetto negativo è ovviamente molto evidente: la perdita dell’individualità, l’evoluzione verso differenti entità sociali. Al momento noi negoziamo, le nostre relazioni sono basate su ciò che pensiamo dell’altra persona e ovviamente nascondiamo molto di ciò che pensiamo. Ciò è alla base della politica e delle negoziazioni di ogni tipo ed è importante per molte persone non essere totalmente trasparenti.

B.R.: Penso che questo rappresenti un grosso cambiamento nel nostro modo di interagire con la realtà…

R.N.: L’idea di collegare i cervelli della gente, mettendoli in grado di comunicare tra loro in questo modo sembra davvero fantascienza, ma di base abbiamo un concetto più approfondito di queste cose…

R.L.: L’interfaccia uomo-macchina è ovviamente una cosa che accadrà, senza dubbio.

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