“Ho ipnotizzato 400 rapiti dagli alieni. So che quelle persone dicono la verità”

Il Giornale Online
L’ufologo Corrado Malanga, ricercatore a Pisa, ha messo a punto una tecnica

“Con l’ipnosi regressiva posso scavare nella memoria. Sono al sicuro dalle bufale”

«E’ notte e percorriamo una stradina non asfaltata. Sulla sinistra c’è uno spiazzo con alcuni camion militari e lì atterrano i dischi. Ce ne sono tre. Esseri biondi, alti più di due metri, mi conducono in una base sotterranea, dove mi sparano un piccolo proiettile nella narice».
Cerchio nel grano a Milk Hill – Wiltshire, England, 12 agosto 2001

Per la scienza ufficiale questa testimonianza è solo il racconto di un terribile incubo, ma per alcuni ricercatori è molto di più: è la descrizione di un rapimento alieno.

Corrado Malanga, ricercatore di Chimica Organica all’Università di Pisa e ufologo, ha cominciato ad occuparsi del fenomeno delle «abduction» (i rapimenti) una ventina di anni fa e da allora ha lavorato con oltre 400 presunti rapiti, gli «addotti».

M.M.: «Professore, quali tecniche ha sviluppato per tentare di comprendere il fenomeno delle “abduction”?»

MALANGA: «L’ufologia si era sempre e solo occupata di analizzare fotografie, impronte e strutture molecolari del terreno. Ma a me non bastava: volevo guardare nella testa dei soggetti che sostenevano di aver vissuto esperienze con gli Ufo. Così ho iniziato ad utilizzare le tecniche di ipnosi regressiva elaborate dal celebre psichiatra americano Milton Erickson. Scavando all’interno dell’inconscio, infatti, si possono riportare in superficie esperienze rimosse. L’inconscio è come un hard disk a una sola scrittura: una volta registrate le esperienze, non si possono più modificare».

M.M.: «I critici del fenomeno ufologico sostengono il contrario: come si fa a essere sicuri che i racconti non siano pure invenzioni?»

MALANGA: «L’ipnosi correttamente condotta non permette all’inconscio di dire menzogne. Esistono tonnellate di letteratura scientifica a riguardo. Ma non solo. Per verificare che il soggetto dica la verità lavoriamo anche con la Programmazione Neuro Linguistica, una scienza che si basa sul seguente assioma: “Dimmi come ti muovi e ti dirò chi sei”. Il movimento del corpo, infatti, è la rappresentazione cinematica della volontà dell’inconscio. Analizzare il movimento dei bulbi oculari, ad esempio, permette di distinguere tra ricordi falsi e ricordi vissuti e reali».

M.M.: «E a quali conclusioni è giunto?»

MALANGA: «I racconti di rapimenti sono tutti uguali. Alcuni sono sovrapponibili fin nei minimi particolari. Eppure i soggetti non si conoscono. Gli “addotti”, ad esempio, descrivono le stesse creature. Sono di quattro tipi: c’è un essere biondo, alto due metri e 80, con la tuta attillata e l’occhio a pupilla verticale. Poi c’è un alieno che somiglia ad un coccodrillo in piedi, con il muso da serpente e le mani palmate. Alcuni “addotti” descrivono invece una specie di mantide alta più di due metri. Infine c’è un essere piccolo, alto un metro e 20, glabro, con tre dita, il pollice opponibile, senza orecchie e con gli occhi grossi».

M.M.: «Quest’ultimo, però, sembra proprio la rappresentazione classica dell’alieno che si vede nei film e sulle t-shirt. Non è un po’ deludente?»

MALANGA: «Non c’è da stupirsi. Prima è nata la testimonianza, poi la maglietta. Ma le analogie non finiscono qui. Tutti gli “addotti” hanno raccontato di essere stati condotti dentro laboratori sotterranei e immersi in un liquido contenuto in cilindri verticali trasparenti. Dalle testimonianze degli oltre 400 soggetti messi in ipnosi finora abbiamo capito che gli alieni vogliono rubare la nostra “Anima”, nel senso che gli attribuisce Platone. Solo così queste creature possono garantirsi l'immortalità».

M.M.: «E’ una teoria estrema. Ma chi sarebbero gli «addotti»? C’è un identikit?

MALANGA: «Non esistono distinzioni di ceto, il fenomeno colpisce tutti: professori universitari e contadini, ricchi e poveri, uomini, donne e gay. Dalle nostre ricerche abbiamo però scoperto che, se un soggetto è “addotto”, lo è anche la madre, il padre e perfino i nonni. Supponiamo quindi che la scelta sia anche di natura genetica».

M.M.: «Alcuni ricercatori sostengono che le «abduction» siano riconducibili ad allucinazioni dovute a un disturbo del sonno. Come risponde»?

MALANGA: «Ci sono stati diversi tentativi del governo americano di mascherare le “abduction” con malattie mentali o con un tipo di insonnia con paralisi notturna. Il capostipite è Roger Mc-Nally. Ma i suoi dati sono stati contestati da una serie di ricercatori. In più questa sindrome non spiega le prove oggettive: cicatrici, disturbi fisici e microimpianti nel corpo».

M.M.: «Microimpianti? Di che cosa si tratta»?

MALANGA: «Attraverso la Risonanza Magnetica e la Tomografia Assiale Computerizzata abbiamo scoperto minuscoli pallini conficcati nel palato, nel naso e negli occhi. Crediamo siano microchip di controllo. Negli Usa il professor Derrel Sims ha estratto alcuni di questi microchip e li ha fatti analizzare. Diversi elementi presentano percentuali isotopiche differenti da quella terrestre. Gli isotopi sono atomi che si distinguono per il numero di neutroni presenti nel nucleo. E questo numero non è lo stesso in tutte le parti del cosmo. Insomma, non c’è dubbio che gli impianti siano di origine aliena».

di Marcella Miriello

fonte:www.reiki.info