"AL ROBOT L'INTELLIGENZA, LA COSCIENZA ALL'UOMO"


Parla il grande matematico Roger Penrose. Le geometrie “impossibili” dell'amico Escher, i rivoluzionari studi di cosmologia con Hawking. E la polemica sull'onnipotenza del computer, incapace di ” sentimenti o intenzioni”

E' raro trovare nel quadro culturale mondiale un personaggio che abbia segnato in maniera indelebile (e brillante) così tante e diverse discipline scientifiche. Ma Roger Penrose, eclettico matematico inglese docente ad Oxford, lo ha saputo fare. “Mi piace molto parlare al pubblico e fare divulgazione”, conferma Penrose. “Credo sia importante. Mi diverto anche a disegnare le mie illustrazioni, sia per le conferenze, sia per i miei libri. Anche se oggi è più difficile farle accettare agli editori. Purtroppo in Inghilterra non riesco a trovare carta di buona qualità che mi serve per disegnare righe precise e pulite. Forse qui in Italia avrò più fortuna”.

Papà genetista e mamma medico, Penrose da giovane sembrava più attratto dalla medicina che dalla matematica, per quanto avesse da sempre condiviso con il padre la passione per i numeri. Alla fine, costretto dagli orari inflessibili del collegio di Cambridge dove studiava, si rassegnò a optare per la matematica: e da allora non ha più smesso di occuparsene, cercando tutte le applicazioni legate alla fisica, alla cosmologia, e al mondo reale o dell'arte. Sua per esempio una complessa teoria matematica che studia come fare a ricoprire una superficie con un numero fissato di forme geometriche senza ripetere lo stesso disegno. Suoi e di suo padre anche alcuni studi su forme geometriche “impossibili” che hanno ispirato l'incisore olandese Maurits Cornelius Escher, amico di famiglia, che le ha riprodotte in alcune famose opere, come La cascata, in cui si vede un fiume immaginario, la cui cascata precipita verso lo stesso livello di partenza.

“Non crediate affatto a quello che Escher racconta sulla sua ignoranza matematica”, dice Penrose. “Forse non aveva dei buoni voti, o forse non aveva avuto un buon rapporto con i professori. Ma una conoscenza molto chiara ed approfondita della matematica e della geometria ce le aveva eccome. D'altra parte questo è evidentissimo nei suoi disegni”. Penrose è noto per i complessi studi teorici di cosmologia, spesso svolti in collaborazione con l'amico Stephen Hawking, autore del bestseller mondiale Dal Big Bang ai buchi neri – Breve storia del tempo e bloccato da molti anni su una sedia a rotelle.

“Sono stato un paio di settimane fa al convegno per il sessantesimo compleanno di Stephen. Era dedicato al futuro della fisica e della cosmologia: e sono stato molto contento di poter usare nel mio intervento un teorema sui buchi neri che avevamo dimostrato insieme”, racconta Penrose. E che regalo gli ha fatto? “Beh, a dir la verità, nessuno. Ma neanche lui me ne ha fatto uno per il mio compleanno! Anche se ci siamo scambiati dei regali di nozze molto belli”. Ma Penrose è famoso pure per aver scatenato qualche anno fa un dibattito vivacissimo legato all'intelligenza artificiale, a cui ha dedicato due libri molto venduti anche in Italia: La mente nuova dell'imperatore e Ombre della mente. In sostanza, Penrose non è d'accordo con chi studia l'intelligenza artificiale con l'approccio tradizionale, chiamato “computazionale”.

“Credo che il pensiero cosciente – ci dice – debba coinvolgere ingredienti che non possono neppure essere simulati adeguatamente da semplici programmi algoritmici. E ancora meno la computazione potrebbe, da sola, evocare sentimenti coscienti o intenzioni”. Dunque, non siamo riproducibili artificialmente per quello che abbiamo di più profondo? “Io non dico che non saremo in grado di costruire un marchingegno che possa sviluppare autocoscienza. Forse è possibile, anzi credo che un giorno potremo farcela. Ma quello che io credo è che certamente non sarà un computer a farlo, ci vuole qualcosa di diverso”. Questa posizione, argomentata diffusamente nei suoi libri, non ha reso simpatico Penrose a molti altri scienziati che si occupano di intelligenza artificiale, che hanno a loro volta cercato di smontare le sue tesi. Tuttavia, lui continua a credere di aver ragione. Ma allora quale strada dovremmo percorrere, secondo lei, per arrivare a un David, il bambino capace di amare del film sull'intelligenza artificiale di Stephen Spielberg?

“Una strada in cui credo è quella di una nuova fisica, una fisica che sappia coniugare la meccanica quantistica con la relatività generale. Credo che il primo passo sia di studiare questa nuova teoria fisica, chiamata gravità quantistica, e capire a quale livello della natura vada applicato, a quale livello cioè la meccanica quantistica non va più bene. Il passo successivo è quello di capire come si applica tutto questo alla neurologia. Una possibilità interessante è rappresentata dallo studio dei cosiddetti microtubuli, che sono presenti in molti tipi di cellule. Hanno il compito di trasportare il materiale all'interno all'esterno delle cellule”. Molti non credono che possano avere a che fare con la coscienza perché dicono di sapere già come funzionano e non hanno motivo di credere che facciano anche qualcos'altro.

“A questa obiezione rispondo sempre con un esempio. Sappiamo bene anche a che servono i nasi: per respirare e sentire gli odori. Ma se osserviamo gli elefanti, scopriamo che ne fanno un uso completamente diverso! Forse anche i microtubuli nei neuroni, le cellule che costituiscono il nostro cervello, possono giocare un ruolo molto diverso da quello che conosciamo”. Ma i microtubuli ci sono anche nei neuroni di altri animali: quindi forse una forma di coscienza è presente anche in loro… “Certamente: io credo che la coscienza non compaia all'improvviso negli uomini, ma che sia un processo graduale. D'altra parte ci sono così tante somiglianze fra gli uomini e gli altri animali che la cosa non è certo sorprendente”.

di LUCA TANCREDI BARONE

Fonte: 24sette.it