Amazzonia: la Chevron condannata al risarcimento di 18 miliardi di dollari

Il Giornale Online
Dopo 18 anni di battaglie giudiziarie la Corte d’Appello dell’Ecuador ha inflitto alla compagnia petrolifera americana Chevron il pagamento di un risarcimento record: 18 miliardi di dollari. I soldi dovranno ripagare gli Indigeni dei danni subiti anche dal loro habitat, la Foresta Amazzonica, a causa delle attività di estrazione del petrolio. La vittoria è stata ottenuta grazie al certosino lavoro dell’avvocato Pablo Fajardo, membro dell‘ELAW (Environmental Law Alliance Worldwide).

La sentenza della Corte d’Appello conferma la sentenza emessa dal Tribunale di Lago Agrio (ne scrivevo qui) che già lo scorso 14 febbraio 2011 aveva condannato la Chevron a un risarcimento di circa 9 miliardi di dollari. Il Giudice aveva previsto il raddoppio del risarcimento se la compagnia non avesse presentato le sue scuse al Tribunale per comportamenti giudicati inappropriati.
La Chevron ha comunque annunciato che presenterà un nuovo ricorso questa volta internazionale e al di fuori dell’Ecuador. Comunque la condanna al risarcimento giunge per le attività estrattive della Texaco, in atto dal 1964 al 1990 e poi acquisita dalla Chevron nel 2001.

Alla Texaco il governo ecuadoriano all’epoca aveva accordato una concessione per le estrazioni su circa un milione di ettari di foresta Amazzonica. In questa regione vivevano oltre 30mila indigeni. Nel 1993 una denuncia collettiva di una trentina di vittime dell’inquinamento fu presentata al Tribunale di New York. Ma i giudici americani nel 2001 decidono che sarebbe stata la giustizia dell’Ecuador a valutare in merito essendo competente per territorio.
La denuncia mise in evidenza le tecniche obsolete di estrazione effettuate in centinaia di pozzi che rilasciavano nell’ambiente materiali altamente inquinanti. Un pozzo produceva più scorie inquinanti che petrolio. Peraltro nell’ambiente furono rilasciati consistenti quantitativi di metalli pesanti che con diverse tecniche estrattive si sarebbero potuti limitare.

E’ emerso inoltre che Texaco durante le esplorazioni non avesse considerato queste zone come abitate, poiché scorie e rifiuti furono semplicemente stoccati in piscine a cielo aperto e lasciate esondare. Tra l’altro Texaco decise di usare una parte di quelle scorie per il bitume adoperato per ricoprire le strade percorse dai suoi stessi camion.
Chevron-Texaco si è difesa spiegando che la compagnia ecuadoriana Petroecuador a cui furono affidate le esplorazioni dei pozzi ne 1990 usava i vecchi sistemi di trivellazione altamente inquinanti. Ma spiega Pablo Fajardo uno degli avvocati dei querelanti:

Certo, Petroecuador ha assunto le strutture e la Texaco non ha subito cambiato le tecniche di funzionamento, Ma Petroecuador ha solo replicato quello che la Texaco ha creato.

Chevron però ha già risposto alle accuse spiegando che presenterà ricorso al Tribunale internazionale dell’Aia e ha depositato anche una denuncia per diffamazione contro i querelanti ecuadoriani e i loro rappresentanti in vari tribunali americani.

Fonte: http://www.ecoblog.it/post/14157/amazzonia-la-chevron-condannata-al-risarcimento-di-18-miliardi-di-dollari http://www.lefigaro.fr/international/2012/01/04/01003-20120104ARTFIG00565-equateur-chevron-condamne-a-verser-18-mds-de-dollars.php
Vedi: http://www.robustelli.eu/?p=20