AZIONI E REAZIONI

AZIONI E REAZIONI

vdp-numerodiocoverRiporto un estratto di un interessante articolo tratto dal quotidiano El Pais, dell’11 maggio 2007:

“… Andrew Newberg dell’Università della Pennsylvania, autore del saggio Perchè crediamo ciò che crediamo, assicura che il nostro cervello è “Essenzialmente una macchina credente, perché non ha altra opzione”. Dean Hammer,  genetista degli Istituti Nazionali per la Salute degli Stati Uniti, afferma ne Il gene di Dio, che” La spiritualità è una delle nostre eredità di base; è, di fatto, un istinto. Abbiamo una predisposizione genetica per le credenze spirituali”. Le fondamenta di questa affermazione poggiano non solo sui suoi studi, ma anche su di un sondaggio effettuato per l’istituzione a cui appartiene. Oltre un terzo degli intervistati assicurava aver tenuto qualche tipo di contatto con forze spirituali. Va notato che, se da una parte è stato registrato nel sondaggio un aumento della fede, contemporaneamente si è anche constatata una generale diminuzione nelle pratiche religiose, a sottolineare che, anche se spesso vengono identificate una con l’altra, spiritualità e religione sono due cose ben diverse…

L’area scientifica che più si è occupata di cercare  la residenza di Dio è la neurologia…

Uno dei pionieri nella ricerca di Dio nel labirinto neuronale fu Michael Persinger, neuroscienziato della Laurentian University del Canada, che 20 anni fa scrisse un saggio intitolato La base neurofisiologica della fede in Dio. Persinger era interessato a studiare il perchè persone appartenenti a diverse religioni, culture e livello socioculturale, potevano sperimentare stati di illuminazione spirituale tanto simili. A questo scopo cominciò ad applicare deboli ma precisissimi campi elettromagnetici al cervello di volontari. L’obiettivo era individuare l’area cerebrale e la configurazione elettromagnetica che permettono ad alcune persone di percepire presenze soprannaturali. L’80% delle persone che indossarono il suo famoso Casco di Dio descrissero come avevano così incontrato la divinità. Lo stesso Persinger, non credente, ebbe un’esperienza mistica mentre applicava gli elettrodi a un volontario. Lo scienzato concluse che la residenza di Dio si trovava nei lobi temporali, la regione posta all’incirca sopra le orecchie. Ma le sue teorie vennero messe in dubbio quando un’equipe svedese non riuscì ad ottenere gli stessi risultati seguendo il suo metodo. La polemica si chiuse senza un accordo chiaro…”

La sinergia dimostrata dagli studiosi, neuro scienziati e genetisti, per affrontare lo spinoso tema del rapporto tra fede e scienza dimostra almeno che l’interesse della seconda verso la prima è onesto, intenso e coerente.

Intensità e coerenza che si manifestano, a fattor comune, quale conseguenza dello stimolo indomabile dell’uomo di trovare la sua collocazione nel sistema delle cose. E se il fedele, il credente, è ontologicamente appagato dal non doverla palesare, questa necessità, conferendo al dogma del “credo” il dualismo antitetico dell’«esiste a prescindere», lo scienziato è dilaniato da se stesso e dalla sua natura: quella del dimostrare. Così, Peter Higgs, il fisico che per primo ipotizzò la presenza della “particella di Dio”, il Bosone, quasi privo di massa e capace di conferirne agli altri elementi sub-atomici, solo recentemente pare essersi reso conto della portata della sua intuizione: si dice che, durante la conferenza stampa tenutasi presso il CERN, quando l’applauso ha accompagnato l’annuncio della effettività del Bosone, egli abbia esclamato: “Oh, my God…” e i presenti giurano che fosse seriamente spaventato…

I genetisti, dal canto loro, sostengono ormai sempre meno sommessamente che l’elica del DNA contiene tutte le risposte e pone, immediatamente, altre inquietanti domande che confinano (e sconfinano) con l’etica, la morale, la religiosità. Clonazione, capacità di interferire con la chimica molecolare attraverso la manipolazione genetica, manifestano certamente l’intenzione effettiva dell’uomo di issarsi sulle braccia per guardare attraverso una finestra dai vetri sempre meno opachi. E non è un caso che lo scienziato Sam Parnia affermi di essere in grado di riportare in vita un uomo a tutti gli effetti giudicato morto. Il cosiddetto “Lazarus Effect” sarebbe un dato di fatto.

Questo ci riporta istantaneamente alle conclusioni cui giunge il redattore di El Pais nell’interessantissimo articolo che sintetizza egregiamente il tema: “Alcuni metafisici suggeriscono che Dio sarebbe caduto dal cielo e che si stia risvegliando in ogni individuo per creare se stesso mediante le proprie creature. Bisognerebbe dunque ricercare Dio nelle nostre azioni…”

C’è da domandarsi, però, se siamo pronti a impattare con le conseguenze di queste azioni.

Vincenzo Di Pietro


Vincenzo Di Pietro è nato nel 1974. Ha già pubblicato: Una strada buia, Editrice Italica (1992); Di notte, Edizioni Tracce (1993); Zona di guerra, IRIDE-Rubbettino (2004); Non c’è più tempo, Edizione del Giano (2006); Una condanna, Arduino Sacco (2010). Finalista al premio Teramo con il racconto Settepercento. Finalista al premio Subway letteratura con il racconto Postodiblocco. Ha collaborato con la casa editrice Edizione del Giano. ha recentemente pubblicato, per i tipi della Leone Editore, il romanzo IL NUMERO DI DIO in cui affronta il rapporto tra scienza e fede ancorando la narrazione a fatti realmente accaduti.

Il numero di Dio