Buddhismo e Impegno umano: l'importanza dell' acqua, dell' ambiente e della nostra coscienza.

Il Giornale Online

Il Presidente dell’UBI, Raffello Longo, ha partecipato ad un convegno sull’ambiente in cui si è trattato il tema del consumo e progressivo esaurimento della disponibilità di acqua sulla Terra. Di seguito trovate il testo del suo intervento.


L’acqua è un elemento talmente vitale che si dà per scontata la sua esistenza come se fosse un elemento inesauribile … ma siamo qui a discuterne proprio perché non lo è. Come in tutte le tradizioni religiose, anche nel buddhismo l’acqua ha sempre avuto un’importanza di rilievo nei riti e nelle offerte. Quando si entra in un tempio, per esempio, si può notare che sull’altare, di fronte alla statua del Buddha, sono disposte ciotole d’offerta colme d’acqua. In India, in passato, era consuetudine accogliere degnamente l’ospite offrendogli oggetti per soddisfare piacevolmente i sensi, come acqua da bere, acqua per lavarsi, incensi, luci, collane di fiori, olio per massaggiare il corpo, cibo e musica. Queste sostanze sono simboleggiate dalle ciotole di acqua pura offerte ogni giorno alle immagini del Buddha.

Ritroviamo l’acqua anche nella pratica buddhista della generosità. La generosità, secondo il buddhismo, è un fattore mentale che desidera donare in modo disinteressato, privo di senso di perdita e separazione. L’acqua, per la sua abbondante presenza in natura e per essere proprietà di tutti, è sempre stata considerata l’oggetto più accessibile e idoneo per compiere un’azione di generosità pura…ma per quanto tempo ciò sarà ancora possibile? Il Buddha insegnò che l’acqua migliore da offrire deve possedere otto qualità, tra le quali essere fresca, leggera, chiara, inodore, di buon sapore, innocua … ma esiste un’acqua simile da qualche parte, oggi?

Lo sviluppo tecnologico ha migliorato notevolmente il tenore di vita di molti esseri umani, se paragonato al periodo precedente a tale sviluppo, ma ha portato con sé grossi effetti collaterali negativi, quali il pericolo dell’esaurimento delle risorse naturali. Lo sviluppo tecnologico ha prodotto un’economia globale, una vastità e facilità di comunicazioni che stanno mutando antiche barriere di distanza, lingua e razze, ma insieme a questo ha portato a uno sfruttamento incontrollato delle risorse, a estensioni spropositate di costruzioni di cemento, a detrimento di piante e foreste, così vitali per i cicli naturali del clima e dell’acqua, all’avvelenamento del terreno, dell’aria, delle falde acquifere…

Da una parte l’intelligenza umana ci meraviglia con le sue conquiste e i suoi traguardi, dall’altra ci preoccupa per la sua immobilità e indifferenza di fronte all’inesorabile distruzione del pianeta. Mai come oggi il mondo ci appare nella sua relazione di interdipendenza ed è chiaro come non mai che ciò che accade a migliaia di chilometri di distanza ci interessa e ci riguarda direttamente, per il presente e per un futuro nemmeno troppo lontano. Le previsioni apocalittiche oggi non appartengono solo agli scrittori di fantascienza e ad alcune sette mistiche, ma la stessa scienza ci sta allarmando. Noi siamo presenti a questo convegno perché ci stiamo allarmando e cerchiamo di trovare un nostro modo di far fronte a questa situazione.

Nel suo primo insegnamento, il Buddha ha esposto quattro Nobili Verità: la prima è la Nobile Verità della sofferenza, la seconda è la Nobile Verità delle cause della sofferenza. Prima di tutto dobbiamo conoscere, comprendere la vastità della sofferenza e poi ricercarne le cause ed eliminarle.
Se rapportiamo la prima Nobile Verità al soggetto che stiamo affrontando, potremmo dire che il problema dapprima va pienamente conosciuto, dobbiamo cioè diventarne consapevoli; fatto questo, dobbiamo ricercarne ed identificarne le cause (questo in analogia alla seconda Nobile Verità), per eliminarle.

E’ quindi evidente che gli abitanti della Terra vanno adeguatamente informati, in modo incisivo, di quanto sta accadendo e di quello che potrebbe accadere; i mezzi per farlo non mancano. In quanto alle cause, queste vanno ricercate nel pensiero dell’uomo stesso, e anche di questo è necessario diventarne tutti pienamente consapevoli. Il concetto di profitto economico, per il quale sembra che ogni sacrificio sia lecito, comprese guerre ed inquinamento del pianeta, si sta imponendo rispetto ad ogni altro valore. Il messaggio forte che sta percorrendo le società del genere umano è che bisogna competere, contro gli altri e per se stessi, al massimo per il proprio gruppo, la nazione, la religione…

Tutto ciò allontana l’uomo da se stesso, dalla propria natura spirituale, ingiustamente considerata come argomento esclusivo delle religioni. Tutto ciò tende a dividere l’essere umano dall’essere umano, a rendere ovvio ogni tipo di abuso e disparità. Invece siamo tutti uguali. Siamo uguali nel desiderare la felicità e nel non voler sperimentare la minima sofferenza o disagio. Siamo anatomicamente tutti uguali, infatti il chirurgo opera tutti allo stesso modo, senza distinzione per colore della pelle, differenza di razza o di religione…

I valori come l’amore, la compassione, la tolleranza e il perdono sono un bagaglio interiore che appartiene ad ognuno di noi, nessuno escluso. Tutti ne siamo capaci. E’ grazie a questi valori che oggi siamo vivi e attivi: se nostra madre non fosse stata pervasa da amore e compassione nei nostri confronti, ci avrebbe facilmente abbandonato al nostro destino e oggi non saremmo qui. Sono questi stessi valori che dobbiamo far affiorare dal nostro intimo nella vita quotidiana, manifestandoli e motivando con essi le nostre azioni, le nostre attività, il nostro rapporto con l’altro.

Tutte le religioni devono sentirsi in prima linea nell’affermazione di questi valori e saper contagiare positivamente tutti i settori della comunità civile. Per uscire da questo vicolo cieco in cui ci sta cacciando l’egoismo, per affrontare questa grande sfida di evitare la distruzione del pianeta e dei suoi abitanti, noi esseri umani dobbiamo sviluppare individualmente un grande senso di responsabilità, di consapevolezza di far parte di un’unica, grande famiglia umana.

Ognuno di noi deve imparare a lavorare non solo per se stesso o per la propria ristretta cerchia di affetti, ma per il benefico dell’umanità intera. Come dice S. S. il Dalai Lama, la vera chiave per ottenere la sopravvivenza umana è il senso di responsabilità universale, la consapevolezza che siamo tutti parte di una grande famiglia… che tutti vogliamo star bene, che nessuno vuol soffrire, e questo ci accomuna. Questo può sembrare un concetto scontato e superficiale, ma il suo riconoscimento ed approfondimento ci permette di comprendere maggiormente noi stessi e gli altri.

Se educhiamo la nostra natura interiore alla verità dell’uguaglianza, il nostro egoismo verrà meno, con conseguente beneficio per le persone e l’ambiente che ci circonda. Oltre a questo lavoro interiore che modificherà sempre in meglio le nostre relazioni con le persone e con l’ambiente, cosa possiamo fare in concreto noi singoli individui, rispetto a problemi tanto vasti e allarmanti come l’esaurimento delle risorse fondamentali per la sopravvivenza?

Possiamo darci delle regole di buon senso che tengano in considerazione l’interdipendenza di tutto con tutto e servano di esempio agli altri: per esempio limitare lo spreco quando facciamo uso di acqua, rispettare la natura inquinandola il meno possibile con sostanze chimiche, favorirla piantando nuovi alberi… Abbiamo capacità e responsabilità. Dobbiamo agire prima che sia troppo tardi.

Fonte: http://www.buddhismo.it/ricerca.asp?temi=Ambiente&regioni=tutte&Submit=Cerca

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