CAMPI MORFICI e INFORMATI

Il Giornale Online
A cura di Vincent Gambino
«Io propongo una visione di Cause Formative, propongo che la Memoria sia inerente alla Natura, e che la maggior parte delle così dette leggi della natura siano in realtà soltanto delle abitudini…».

Questa è una possibile presentazione di Rupert Sheldrake, un insolito ricercatore nel campo della biologia. E' inglese, e il suo curriculum è tra i più invidiabili; studente prima della Cambrige University e del Clare College diventa capo ricercatore di biochimica della crescita delle piante, dell'evoluzione e invecchiamento cellulare delle stesse. In seguito svolge delle ricerche approfondite sulla flora delle foreste nel sudest asiatico (Botany Department of the University of Malaya, Kuala Lumpur) e sulla possibilità di vita vegetativa nei terreni semi aridi…

Dopo anni d'indagine Rupert Sheldrake sviluppa, all'apparenza, interessi disparati. Studia non solo l'evoluzione delle piante ma anche quella degli animali, le capacità “sottili” degli animali e dell'uomo, quale la telepatia, e anche, in modo approfondito, la filosofia e le scienze tradizionali, quali la teologia classica induista, che lo porteranno ad un drastico cambiamento interiore e alla presa di coscienza dell'aspetto spirituale della vita. Che cosa possono avere in comune per uno scienziato tutte queste cose? Per Rupert Sheldrake quel sottile filo rosso corre nei Campi Morfici.

I campi morfici differiscono dagli altri conosciuti per es. nella fisica: non sono di natura elettromagnetica, non sono campi di possibilità quantistica, non riguardano l'insorgere di particelle o simili. Sono qualcosa di più complesso, campi d'informazione sottostante allo sviluppo e crescita di ogni cosa, campi che sottendono al perché della forma e disposizione delle cose, al perché forme simili seppure mai identiche si ripetono in natura come ad esempio nei cristalli o nelle piante…

I campi morfici di ogni sistema esercitano la loro influenza su sistemi successivi mediante un processo chiamato risonanza morfica. Tuttavia questo non avviene solo all'interno di un sistema definito, come può essere una pianta o il corpo di un animale. I campi morfici sono collegati tra loro, e lo sono in un “tempo” al di fuori di quello lineare, un tempo della memoria presente che porta con sé informazioni necessarie al disegno creativo delle cose. Per ogni più piccola ed insignificante cosa, minerale, vegetale o animale, esiste un corrispondente campo che si relaziona al resto dell'universo.

Questi campi infatti esistono in una scala gerarchica, magari frattale. Pensate al vostro corpo, ogni atomo del vostro corpo possiede un proprio campo morfogenetico, questo è contenuto nel campo morfico della cellula che va a costituire quello dell'apparato corrispondente, poi del corpo stesso e dell'individuo nella sua complessità. Tale campo influenza egualmente il sistema umano e sociale in cui l'individuo vive, facente parte a sua volta di Gaia, del sistema solare, della galassia e così via…
«La mia idea dei campi Morfici è quella di campi che, pur essendo estesi e non locali nei loro effetti, sono comunque parte della mente individuale e collettiva, ma non possono essere equiparati alla Mente Ultima Universale. I Campi Morfici non sono Dio…».
Nella sua visione olistica della vita e del creato dobbiamo forzatamente riconsiderare quello che abbiamo potuto pensare riguardo alla coscienza, al tempo ed allo spazio ed alle leggi della natura che pensavamo immutabili…

Scienza&Conoscenza: Ho appena terminato di leggere il suo libro, “La Mente Estesa”(ed Urra-Apogeo 2006). Lei suggerisce che la mente non nasce dal cervello, ma è bensì un “qualche cosa” di non locale, o almeno di non confinato all'interno dei nostri corpi. E' giusto?

Rupert Sheldrake: No, non esattamente. Non dico che si tratti di un qualcosa di non locale o non confinato all'interno dei nostri corpi, questo ricorda di più il dualismo cartesiano.
Per diversi secoli abbiamo avuto due posizioni ben distinte. Quella del materialismo, in cui la mente era il cervello, oppure il dualismo cartesiano, in cui la mente era vista come qualcosa di non fisico, di non locale appunto, e che in qualche misterioso modo interagiva col corpo.

Quello che invece sto suggerendo, è che la mente sia composta da campi che compenetrano il cervello e si estendono oltre esso, proprio come quanto accade nei magneti, o come accade nella terra.
Non suggerisco quindi che si tratti di non località, altrimenti non sarebbe da nessuna parte e ricadremmo nel dualismo cartesiano. La mente è centrata nel cervello ma si estende ben oltre questo.

S&C Questi campi, che lei chiama Campi Morfici, potrebbero aiutarci a spiegare capacità insolite della mente, quali la telepatia?

Nel suo libro c'è una vastissima documentazione a proposito. Cosa intende quando dice che la telepatia è un fenomeno non così assente dalla vita di tutti giorni, ma parte integrante di diversi avvenimenti quotidiani?
RS. Naturalmente le più semplici considerazioni e prese di coscienza sulla telepatia si hanno a distanza. Mi riferisco ad esempio a quando stai pensando ad una persona che non vedi da anni o che si trova lontana ed in quello stesso istante suona il telefono ed è lei che ti chiama.

Questo è un caso che si può definire di telepatia ordinaria. Accade anche in altre circostanze. Ad esempio è molto sviluppata tra madre e figlio, sono molte le mamme che sentono i bisogni dei loro figli.
La distanza ci assicura che un certo avvenimento sia dovuto alla telepatia, e non ad altri tipi di comunicazione. Ma se la telepatia funziona a grandi distanze, non c'è motivo di pensare che non funzioni a breve distanza. Io credo che sia presente anche quando siamo vicini, in questo caso però è più difficile discernerla da forme di comunicazione non verbale, il linguaggio del corpo etc.

S&C Attualmente, con l'avanzare delle ricerche sul DNA, molte persone si stanno convincendo che i segreti dell'essere umano, le capacità “esotiche” come la telepatia, saranno portati alla luce. Lei ha un'opinione differente. Secondo lei ad esempio, la memoria è trasmessa attraverso le generazioni, non soltanto tramite il DNA, ma anche tramite quella che lei chiama Risonanza Morfica. Che significa e che cosa si attende dalle ricerche sul DNA? Non pensa che a un certo tipo di ricerca manchi una visione più completa?

RS. Confermo. Penso che il DNA sia rozzamente sopravalutato. Sappiamo che cosa fa il DNA in realtà, grazie alla biologia molecolare, codifica le sequenze di aminoacidi e proteine ed influenza anche la sintesi di quest'ultime. Ha principalmente a che fare con la produzione di proteine. C'è un'abissale distanza tra il comprendere il sistema di codificazione delle proteine e la comprensione del funzionamento di un sistema vivente! I campi morfici sono essenziali per una visione olistica delle cose.

S&C Ma esattamente che cosa sono i campi morfici? Da quel che ho letto nei suoi libri non sono campi quantistici, non sono campi elettromagnetici, insomma non sono di facile comprensione. Sono fatti di qualche cosa o sono puramente metafisici?

RS. Credo che ci sia una falsa dicotomia in questo. Sono fatti di qualche cosa o no? Se ti chiedessi la stessa cosa riguardo al campo gravitazionale terrestre o ai campi elettromagnetici? Che risponderesti? Nel diciannovesimo secolo ad esempio, pensavano che i campi elettromagnetici dovessero essere fatti da qualche cosa, che chiamavano etere. Nel 1905, Einstein mostrò che il campo elettromagnetico non dipendeva dall'etere, era semplicemente un campo, non costituito da alcuna materia. Nella sua teoria della relatività generale Einstein ci mostra come il campo gravitazionale universale sia semplicemente un campo, senza base materiale.

E' in realtà la materia ad essere composta da campi, o meglio da energia all'interno di campi. Se i campi principali che si studiano in fisica non sono composti di materia, questo li rende forse metafisici? Probabilmente no, in quanto fanno parte della fisica. E' un paradosso.
I campi morfici sono quindi “fisici”, differenti dagli altri campi che si conoscono nella fisica contemporanea ma pur sempre fisici, in quanto parte della natura, non costituiti da alcuna materia.

S&C Il suo punto di vista è sensibilmente differente però da quello della maggior parte dei fisici contemporanei, in quanto lei sostiene che le leggi della fisica non siano affatto delle Leggi, ma piuttosto delle abitudini della natura, e quindi soggette ad evoluzione. Nella fisica classica si sa che alcune leggi che funzionano nel macrocosmo non siano presenti nel micro e viceversa, ma comunque sempre leggi rimangono. Qual è il suo pensiero a riguardo, può essere un po' più chiaro?
RS.

Certo. Vedi, fino al secolo scorso si credeva che il cosmo fosse un qualche cosa di eterno, costituito da una quantità di energia e di materia immutabili e governato da leggi invariabili ed anch'esse eterne. Quest'idea nella fisica proviene dal sistema platonico e pitagorico dell'antica Grecia ed è semplicemente stata adottata dalla scienza moderna del diciassettesimo secolo e, da allora, mai contestata. Tuttavia, a partire dagli anni '60, abbiamo a che fare con il Big Bang e un universo in evoluzione.

Se tutto l'Universo sta evolvendo, allora che dire delle leggi eterne della fisica? Quest'assunzione delle leggi eterne della fisica non è dovuta al fatto che i fisici ci hanno ragionato su, è vero il contrario. Anche questa è un'abitudine che ci siamo trascinati dietro dalle precedenti cosmologie. Se le leggi dell'Universo sono eterne, se quello che si dice è che esistevano prima della nascita dell'universo e che esisteranno dopo la sua scomparsa, allora ci troviamo davanti a pura Metafisica, perché non abbiamo modo di provarlo.

Seconda ipotesi, le leggi della fisica appaiono uniformemente e immediatamente al momento del Big Bang. Ancora una supposizione molto difficile da provare. Chi potrà mai provare che queste leggi erano presenti quando l'Universo non era più grande della capocchia di un ago a milioni di miliardi di gradi? Quello che suggerisco invece, è che le leggi universali possano essere soggette a evoluzione come lo è del resto l'Universo. Perché no? E' sicuramente un punto da affrontare.
E poi l'idea di leggi è comunque sbagliata perché antropomorfa. E' l'Uomo ad avere Leggi, io penso che vadano descritte come Abitudini della Natura.

S&C Molto interessante. Mi porta alla mente l'antico sistema egiziano. Gli antichi Egizi avevano i Neter, Divinità che rappresentavano le funzioni cosmiche. Tali funzioni apparivano nelle ere in cui l'universo manifesto ne necessitava. Quindi, non vi era una stabilità immutabile nell'Universo, tuttavia si seguiva un Disegno Cosciente. Lei pensa che vi sia una forma di coscienza che sottostà all'evoluzione dell'universo o si tratta semplicemente di qualcosa di fatalistico o meccanico, qualcosa che semplicemente accade?

RS. Quello che credo è che l'evoluzione dell'Universo sia un processo che riunisce in sé Abitudine e Creatività. Se avessimo solo Abitudine, tutto si ripeterebbe ad infinitum, se avessimo solo Creatività, niente potrebbe mai essere stabile. L'evoluzione è un gioco che bilancia le due cose. Infatti, la visione odierna della fisica è quella di un universo drasticamente evolutivo, non abbiamo niente di quello che c'era al momento del Big Bang, non c'era nessun atomo o cristallo o pianeta o stella o galassia o vita.

Qualsiasi cosa, fatta inclusione della chimica, si è evoluta nel corso dell'evoluzione dell'Universo. Quindi c'è stata la costante presenza di Creatività nel corso del tempo. Dal punto di vista scientifico si studiano le abitudini, perché è questo che fa la scienza, misurare, studiare la ripetizione, la stabilità. La Creatività sarà sempre qualcosa che sfugge alla ricerca scientifica. Non puoi fare studi sistematici sulla creatività. Nel momento in cui qualcosa accade, la prima volta che accade, ci troviamo di fronte alla creatività, già dalla seconda volta si tratta di ripetizione.

La Creatività elude la ricerca scientifica e lo farà sempre. Vedi, ci possono essere differenti approcci al problema della creatività e tutte questi possono essere compatibili con l'idea della risonanza morfica. Quale possa essere la teoria da te preferita dipende solo dalla tua posizione metafisica.
Per un materialista tutto deve ridursi al concetto di possibilità, non può esserci alcuno spazio per altre considerazioni.

Da un punto di vista Olistico, come quello che io condivido, la Creatività può essere ridotta alla possibilità, ma può anche essere influenzata da un più alto sistema di organizzazione.
Per esempio, pensa alla creatività del Pianeta Terra, a Gaia, è contenuta all'interno di quella del Sistema Solare e questi a sua volta nella Galassia e così via fino all'intero Universo. Per chi ha fede, vi è una Fonte Divina di Creatività dietro a questa influenza cosmica, tuttavia, anche se questo fosse vero, non penso che sia necessario vedere un intervento diretto di questa fonte dietro ogni atto di creatività all'interno del Cosmo…

S&C Certo.

RS. …Quindi la mia teoria è compatibile con un sistema teologico quanto con quello materialistico. Questo dipende dalle proprie convinzioni metafisiche, dalla Metafisica che è in sé più vasta della Scienza.

S&C Recentemente ho intervistato Brian Josephson, che mi ha suggerito che forse l'evoluzione non è affatto un processo che funziona dal passato verso il presente ma le informazioni necessarie all'evoluzione potrebbero provenire dal futuro verso il presente, aiutandolo a formarsi. Che ne pensa, ed in che modo questo potrebbe aiutarci a comprendere meglio Ripetizione e Creatività?

RS. Dipende ancora dal nostro sistema metafisico. Se sei materialista come abbiamo detto riduci tutto alla pura possibilità. Se crediamo a forme di organizzazione più elevata, Creatività di Gaia, Sistema Solare etc etc, e se questi sistemi fossero in realtà sistemi coscienti…

S&C Perdoni l'interruzione, ma non è lei che in una conferenza assieme a Terence Mc Kenna ha suggerito che i sistemi elettromagnetici abbastanza complessi come quello del sole potrebbero essere coscienti?

RS. Sì, certo, lo penso. E se un sistema come quello del Sole è cosciente, allora potrebbe avere anche delle aspettative, degli scopi, ed in questo senso allora potremmo considerare un'influenza dal futuro. Ma sarebbe un' influenza simile a quella delle nostre menti, un'influenza proveniente dai nostri futuri autocreati, o almeno dai nostri futuri virtuali. Noi creiamo dei futuri virtuali in ogni istante in cui formuliamo un pensiero o ci formiamo un piano mentale. Quindi, se ci sia un'influenza dal futuro o meno, è una domanda molto sottile e “metafisica”, in quanto tale influenza si esplicherebbe non tanto in modo convenzionale, ma da un futuro virtuale. E' un problema che non può essere slegato dalla metafisica e dalla filosofia.

La visione secondo cui l'Universo è modellato dal futuro in realtà, è quello che sosteneva il mio amico T. Mc Kenna. Lui diceva che esiste un “Attrattore Cosmico” per l'intero Universo, che tira letteralmente l'evoluzione verso uno scopo finale.
In un certo senso questo ha un fondamento filosofico storico molto antico. Infatti Aristotele stesso diceva che Dio è il Primo Motore, che muove l'Universo tirandolo, non spingendolo. Quindi tramite attrazione verso un futuro.

S&C Beh, se guarda alla nostra tradizione esoterica occidentale e non solo, vediamo che il desiderio e scopo di chi percorre un certo cammino è quello di riunirsi alla Fonte Divina, quindi questo comporta un lavoro necessario per raggiungere un obbiettivo dal quale si è attratti…

RS Sì, è vero. Tutti i nostri sistemi prevedono un'attrazione verso un possibile futuro, che siano la tradizione Giudeo-Cristiana, piuttosto che nel secolarismo, il marxismo, l'illuminismo… Tutti questi movimenti sono progressivi, nel senso che considerano la storia come mirante a un fine, anche se non sanno magari esattamente verso quale fine.

S&C Nei suoi libri lei ci mostra una similarità molto curiosa tra il movimento che adottano le amebe nell'ambiente ed il modo in cui i neuroni creano nuove connessioni sinaptiche. Lei suppone inoltre che i Campi Morfici possano avere uno stesso tipo di “movimento”, ad esempio il campo morfico di un individuo nel connettersi a quello di un altro individuo. La visione che mi è balzata davanti agli occhi è quella di una Mente Unica. Come se noi fossimo “singoli neuroni”, facenti parte di una più vasta mente unica.

Questo ancora mi ha fatto pensare agli Animali. La parola Animale deriva da Anima, gli antichi pensavano che animali della stessa specie avessero un'unica anima in comune. Da che cosa proviene il senso di individualità umano? A cosa è dovuto il nostro personale senso del sè, il senso di essere individui distinti e separati dal resto dell'umanità?

RS. Questa è una bella domanda. Io penso che siamo connessi in realtà in due modi. Tramite una Memoria Collettiva, e penso che ogni specie abbia una memoria collettiva, dovuta alla risonanza morfica. Quindi non siamo solo collegati tra di noi e con il resto del creato, ma anche con i nostri defunti, in quanto contributori della memoria collettiva. Qualcosa di simile a quello che Jung chiamava il Subcosciente Collettivo…

S&C E che ne dice del suggerimento di Laszlo che identificherebbe il campo Morfico con l'Akasha?

RS. Potrebbe essere, ma non so esattamente che cosa sia l'Akasha, e penso che voler spiegare i Campi Morfici in termini di Akasha potrebbe portarci a voler comprendere l'oscuro tramite il più oscuro. Non so se il suggerimento di Laszlo in questo senso possa aiutare, di sicuro potrebbe portare ad una comprensione maggiore della teologia indiana e questo potrebbe essere utile. Ma tuttavia io preferisco parlare in termini di Campi Morfici e Risonanza Morfica.

Tornando alla sua domanda precedente, l'essere umano è collegato tramite memoria collettiva e tramite risonanza con il suo ambiente, con il suo gruppo, la sua società…
Siamo connessi nel tempo e nello spazio alla natura e agli altri componenti della nostra specie. E allora da dove proviene l'Individualità?

Beh, penso che i Campi Morfici siano campi di probabilità, in questo sensi simili ai campi di probabilità quantistici. Tutto quello che è in natura, credo abbia un certo grado di libertà, anche se il campo morfico determina a grandi linee la forma di ogni cosa. Questo non è vero solo per l'uomo, gli animali o le piante, anche nel mondo dei cristalli osserviamo la stessa cosa. Ogni fiocco di neve ha una simmetria esagonale, ma ogni fiocco di neve è unico in sé. E le foglie degli alberi?

Hanno tutte gli stessi geni, e campo morfico, ma se le osservi non ce n'è una uguale all'altra, le loro venature, persino da un lato all'altro della foglia sono dissimili.
Quindi la parte causale dei campi morfici ha a che fare con l'aspetto delle probabilità ma lascia ampio spazio all'individualità, persino nei cristalli.

S&C Lei ci invita a considerare la coscienza con raggio più ampio. Il sole potrebbe essere cosciente, la galassia etc etc… Ci dice inoltre che la risonanza cosmica è legata strettamente al grado di similarità tra le cose. Nei sistemi e teologie antiche si parlava di presenza solare nell'uomo, legata allo spirito, e presenza lunare, plastica e passiva legata all'anima.
Lei crede che tramite il lavoro su sè stessi si possa entrare in contatto con queste forme di coscienza superiori, come per esempio quella del Sole? So che è una strana domanda…

RS. In realtà è una domanda che non mi avevano mai fatto prima. Io penso che tutto il sistema solare sia sotto l'influenza del Sole, come credo tutti sappiano; il suo campo elettromagnetico, la sua influenza sull'evoluzione della vita sul pianeta. Quindi se il Sole è in realtà cosciente, la sua coscienza pervade completamente tutto il sistema solare. La nostra coscienza, quella di Gaia, tutto vive immerso nella coscienza del sole. In questo senso siamo strettamente connessi, anche se non saprei spiegare esattamente in che modo. Non credo però che la Luna possa avere una coscienza simile, in quanto è passiva, non viva come la terra, anche se tuttavia influenza la vita sulla terra, le maree…tramite la sua gravitazione.

S&C Vorrei porle un'ultima domanda, che di solito non faccio mai. Lei ha descritto con grande enfasi il suo cambiamento di pensiero e di fede, da ateo e razionalista ha scoperto la fede ed ha acquisito una visione più spirituale delle cose. Lei pensa che ci sia uno scopo nell'Universo, e se sì in che modo la scienza ci aiuta a rispondere a questa domanda, se lo fa?

RS. Certo, percepire che l'Universo abbia uno scopo, non è qualcosa che possiamo dimostrare, riguarda la fede. Ma c'è anche chi ha fede nella scienza e nel fatto che possa spiegarci ogni cosa. Personalmente io penso che la scienza sia troppo limitata, che ci mostri delle cose e che possa aiutarci solamente a comprendere i fenomeni del mondo che ci circonda, non ci da vere risposte. Io credo che ci sia uno scopo nell'Universo, nella nostra stessa vita.

Penso che questo scopo abbia a che fare con l'evoluzione della coscienza, la nostra coscienza deve evolversi dalla limitazione a forme di coscienza sempre più ampie, e non credo ci sia solo una grande coscienza oltre alla nostra. Credo che vi siano molti stadi di coscienza, dall'Uomo, alla Terra, al Sole ed il Sistema Solare… La nostra evoluzione è una presa di coscienza in questo senso. In che modo ciò avvenga non mi è chiaro, penso che tutte le tradizioni religiose puntino in questa direzione, ma ogni sistema umano è in qualche modo limitato, proprio perché umano.

La teoria della risonanza, i campi morfici e successive estensioni

Secondo l'ipotesi di Sheldrake, i sistemi si manifestano in quanto tali perché sistemi analoghi si erano organizzati allo stesso modo in passato. Nello specifico, le forme e il comportamento caratteristici di tutti i sistemi chimici, fisici e biologici attualmente esistenti sono guidati e plasmati da campi organizzativi che, come una mano invisibile, agiscono attraverso lo spazio e il tempo. Sheldrake li chiama campi morfici o morfogenetici(dal greco morphe, forma, e genesis, messa in essere).

I campi morfici di ogni sistema esercitano la loro influenza sui sistemi successivi mediante un processo chiamato risonanza morfica, una sorta di telecinesi. Per fare un esempio, si può dire che il motivo per cui una cellula di una pianta diventa una cellula di foglia e non una di radice è perché si sintonizza, per così dire, attraverso la risonanza morfica, con i campi morfogenetici di tutte le foglie precedenti della stessa specie. Questo processo si determina per tutti i sistemi riscontrabili in natura.

Nel libro The Presence of the Past, Sheldrake avanza l'ipotesi che tali “campi di memoria” (campi morfici o morfogenetici) non siano effettivamente memorizzati nel cervello, ma piuttosto che possano essere memorizzati in un campo di informazioni al quale si può accedere mediante il cervello. A questo campo il filosofo della scienza Ervin Laszlo ha dato successivamente il nome di Akashico e Lynne McTaggart definendolo semplicemente Il Campo afferma: «le nostre memorie non se ne stanno affatto “sedute” dentro la testa. I nostri cervelli sono semplicemente il meccanismo di ricerca e lettura dell'ultimo supporto di memorizzazione – Il Campo».

Rupert Sheldrake e la sua opera

E' autore di numerosi saggi scientifici e di almeno dieci libri. E' l'attuale Perrott-Warrick Scholar e direttore del progetto con lo stesso nome, sostenuto dal Perrott-Warrick Fund,(Trinity College, Cambridge), la più ampia fonte di sostentamento finanziario per le ricerche fisiche e parapsicologiche in UK. E' anche parte dell'Istituto di Scienze Noetiche, vicino a San Francisco, inoltre è Direttore Accademico e Visiting Professor presso l'Istituto universitario nel Connecticut. Il suo sito: http://www.sheldrake.org/homepage.html. Tra le sue opere tradotte in lingua italiana spicca:

La mente estesa, Ed. Apogeo, Collana Urra, 2006; I poteri straordinari degli animali. Mondadori, Collana Oscar saggi, 2001; L' ipotesi della causalità formativa Red Edizioni, Collana Le radici del futuro, 1998; Sette esperimenti per cambiare il mondo Ed. Corbaccio, Collana Saggi, 1995; La rinascita della natura Ed. Corbaccio, Collana La nuova scienza, 1994

Fonte: http://www.scienzaeconoscenza.it/articolo/campi-morfici-informati.php