Controcorrente Scientifica – Natura Cosmologica dei Redshifts


Immagine – 1 – Una delle coppie di galassie peculiari studiate da Arp che sono chiaramente interagenti ma con redshift incompatibili

La legge di Hubble attesta l'espansione del nostro Universo, analizzando gli spettri di molteplici galassie, che presentavano uno spostamento delle loro righe spettrali verso il rosso (altrimenti detto redshift); questo spostamento, interpretato come effetto Doppler, significa “allontanamento” dall'osservatore. Se tutte, o quasi, le galassie si allontanano da noi, come Hubble osservò, vuol dire che l'Universo, o meglio la metrica dello spazio-tempo, si sta espandendo. Una velocità di allontanamento, che risulterebbe proporzionale al redshift della galassia: tanto maggiore quanto più la galassia è distante da noi, ovvero tanto più la galassia ha redshift maggiore. Questo lo scenario standard accettato dai più, che prevede un Universo in espansione a partire da uno stato iniziale di grande densità (forse di singolarità), ovvero il BigBang.

Ora riflettiamo un attimo su cosa è stato dato per scontato da Hubble, che lo ha portato a dire che l'Universo è in espansione. Ci sono due associazioni scontate su cui è costruita tutta la teoria ed entrambe concettualmente legate al redshift:

La natura cosmologica dei redshift;
Associazione redshift=>distanza.

Cominciamo col notare che l'assunzione n.2 deriva dalla n.1 e quindi se viene meno (almeno in parte) la prima assunzione viene meno anche la seconda (al pari di tutta la cosmologia degli ultimi 50 anni!). In questo scenario entra in gioco l'astronomo Halton Arp che ha sempre ribadito le sue convinzioni sulle quasar in aperto contrasto con le teorie dominanti al punto da essere considerato un eretico dai suoi colleghi. Le idee di Arp sono state osteggiate e derise con forza negli ambienti accademici. Un aneddoto rivela che a causa del suo remare contro-corrente emigrò in Europa poiché in America nessuno fu più disposto a offrirgli un contratto di lavoro in ambiente astronomico. L'ostracismo subito da Arp è stato applicato anche nei confronti di altri scienziati: per il solo fatto di andare contro l'establishment scientifico alcuni di essi sono stati addirittura inseriti in black-list e censurati da parte delle riviste scientifiche più prestigiose; un esempio per tutti è la censura del fisico Carlos Castro Perelman inserito in una black-list di arXiv (l'archivio aperto di pubblicazioni scientifiche creato da Paul Ginsparg), azione che venne definita “necessaria” per il “progresso” delle scienze.

Bisogna riflettere sul fatto che indifferentemente dalla ragione scientifica le nuove idee spaventano sopratutto perché minano alla base il lavoro e gli anni di ricerca spesi da tanti scienziati che seguono pedissequamente tutte le regole e le metodologie standard (anche se a volte chiaramente fallaci). Indifferentemente dal pensiero controcorrente di Arp e dei suoi fautori è necessario evidenziare che si tratta di uno stimato scienziato e i suoi articoli continuano ad essere pubblicati dalle maggiori riviste del settore. Questo probabilmente indica che tali lavori posseggono tutti i requisiti del paper scientifico superando i severi controlli di revisione paritaria da parte degli esperti del settore.

In sostanza per quanto “scomodi” i lavori di Arp sono scientificamente corretti. Il movimento di Arp si ispira al “criticismo” e si propone di scomporre i principi teorici in parti elementari in modo da scoprirne i limiti e identificare delle valide alternative a ciò che è già conosciuto. Le osservazioni di Arp si basano su un set di radio sorgenti situate accanto a radiogalassie relativamente vicine; alcune di queste radio sorgenti sono identificabili come quasars radio intensi ad alto redshift. Questa circostanza ripetitiva in cui le sorgenti sembrano trovarsi a coppie, ha fatto pensare ad Arp che si trattasse effettivamente di sorgenti accoppiate alle radiogalassie e quindi per definizione “locali” pur avendo redshits alto.

Quindi, se questo scenario fosse vero, i redshift dei quasars non seguirebbero la legge di Hubble! Il redshift di quelle radio galassie è molto minore di quello dei quasars e questo spinse Arp a ipotizzare la presenza di un meccanismo intrinseco nella generazione dei redshift diverso dal semplice effetto-doppler cosmologico. Inoltre questo effetto aggiuntivo doveva andare nel solo verso del redshift poiché non vi era mai una diminuzione osservata (blueshift).

Geoffrey Burbridge, Morley Bell e Lopez-Corredoira continuarono a lavorare sulle ipotesi di Arp e trovarono risultati molto simili. Recenti osservazioni fatte ad alta risoluzione hanno mostrato chiaramente galassie ospiti di quasars ad alto redshift anch'esse ad alto redshift. Questo significa che i redshift intrinsechi non esistono e le galassie ospiti sono affette dalla stessa componente intrinseca dei quasars. Altro studio a favore dell'origine non cosmologica dei quasars prende in esame proprio il redshift degli oggetti più distanti. Questi studi mostrano stranissimi “numeri magici” attorno ai quali tendono a raggrupparsi i redshift di tali oggetti. Il fenomeno appena descritto viene detto quantizzazione dei redshifts e, a causa del legame tra distanza e redshift nella legge di Hubble, esso potrebbe significare due cose:

o una quantizzazione delle distanze degli oggetti dalla Terra,
oppure
seri problemi nella relazione redshift-distanza.

Wiliam Tifft e G. Paal furono i primi a evidenziare un tale comportamento, poi si affermò il concetto del clustering gerarchico; bisogna sottolineare che una forte ricorsione di redshift ad un determinato valore va ben oltre la semplice distribuzione cosmica di ammassi, filamenti e vuoti cosmici! Altri lavori atti ad evidenziare la quantizzazione dei redshift furono condotti da M. Croasdale, B. Guthrie, W. Napier, G. Paal e Holba. Considerando poi che una tale periodicità spesso si dipana lungo anelli concentrici (vedere la SLOAN DSS), non abbiamo ancora teorie che prevedano la formazione di filamenti disposti secondo anelli concentrici, a parte particolari combinazioni geometriche ed il semplice “caso”: elementi non sufficienti per convincerci.

La consistenza del modello standard dei quasars con la maggior parte delle osservazioni astronomiche porta la stragrande maggioranza degli scienziati ad applicare impropriamente il “rasoio di Occam” per asserire che tutti i quasars si trovano a distanze cosmologiche e che i redshift intrinsechi e la quantizzazione dei redshift sono fenomeni che non esistono. Utilizzando la stessa logica potremmo dire che fisicamente basta un solo quasars (che mostra chiaramente una componente intrinseca) per definire che NON tutti i quasars sono situati a grandi distanze e seguono la legge di Hubble.

Fonte: http://www.lswn.it/astronomia/articoli/controcorrente_scientifica_natura_cosmologica_redshifts