"Così sono diventato cyborg e adesso tocca a mia moglie"

Il Giornale Online
ESISTE un uomo sulla terra che comanda i computer con il pensiero. Al suo arrivo le porte si aprono. Le luci si accendono. Il pc si avvia e, con voce metallica, annuncia: “Buongiorno professor Warwick, lei ha cinque nuovi messaggi di posta elettronica. Vuole leggerli subito o più tardi?”.

Quest'uomo in carne, ossa e silicio è Kevin Warwick. Ha 46 anni e insegna cibernetica all'università di Reading, vicino Londra. E' stato il primo essere umano a coprire con un balzo il fossato che separa la nostra specie dalle macchine. Era il 24 agosto del 1998 quando un'equipe di medici britannici gli ha impiantato nel braccio sinistro un chip lungo due centimetri. Da quel momento, all'arrivo di Cyber Warwick in facoltà, il segnale emesso dal chip veniva captato dal suo computer, che provvedeva a spalancare le porte, accendere le luci, leggere i messaggi, eccetera.

I medici decisero di rimuovere il chip dall'osso di Warwick dopo dieci giorni per scongiurare pericoli di rigetto. Ma dal punto di vista cibernetico l'esperimento fu un successo completo. Tanto che ora – a settembre – partirà la seconda tappa del Project Cyborg. Questa volta sarà coinvolta anche la moglie di Warwick, Irena. Entrambi con un chip nel braccio, scopriranno nuovi modi di comunicare. La coppia si separerà: uno rimarrà a Londra, l'altra andrà, negli Stati Uniti. Le sensazioni viaggeranno da un continente all'altro tramite la Rete. Una carezza sul braccio di Irena negli States sarà recepita dal chip e trasmessa al computer. Internet le farà compiere un balzo oltre l'Atlantico.

Il computer di Kevin nel Regno Unito la recepirà e la trasmetterà al chip di lui, identica alla carezza ricevuta dalla moglie. Il professor Warwick è entusiasta dell'esperimento: “Dimostreremo che è possibile controllare il movimento degli arti da lontano. Studieremo la trasmissione del dolore e dei sentimenti. Ci comunicheremo amore o rabbia senza bisogno di parlare o scrivere. Non esagero: stiamo abbattendo le barriere fra uomo e macchina”.

Kevin Warwick è convinto che esista un punto di incontro fra esseri viventi e computer. Che i due possano fondersi e creare una terza entità. Un cyborg, appunto. “Gli umani dispongono di un cervello che lavora tramite segnali elettrici e chimici. Le macchine sono invece costruite di metallo e silicone e dispongono di elaboratori elettronici. Hanno enormi vantaggi rispetto a noi. Penso che in futuro i due poli si attrarranno e si fonderanno. I computer utilizzeranno strumenti creati dalla natura, come il Dna. Gli umani accresceranno enormemente le loro potenzialità grazie alla tecnologia”.

Ma cosa mancherebbe a Kevin Warwick se oggi fosse costretto su un'isola deserta, lontano dai suoi computer? “Come uomo mi mancherebbero una donna, il calcio e del buon cibo. Se invece fossi un cyborg avrei ancora bisogno di cibo, mentre il calcio mi sembrerebbe un gioco terribilmente noioso. Mi sentirei sicuramente solo, su un'isola deserta. Ma sono sicuro che il mio computer da casa farebbe di tutto per ristabilire un collegamento con me. Penso poi che sentirei la necessità di una cyborg donna. Non penso che proverei più alcun interesse per una donna umana. Probabilmente mi darebbe l'impressione di fare l'amore con una scimmia!”.

(4 aprile 2001)
di ELENA DUSI

Fonte: http://www.repubblica.it/online/speciale/futurshowdue/warwick/warwick.html