CRISI ECONOMICA E CRISI ENERGETICA

Il Giornale Online

Secondo l'opinione corrente la crisi economica è stata provocata dagli eccessi della finanza. Molti poi, non comprendendone la funzione, equiparano la finanza alla speculazione, e si inquietano per le cifre colossali che sono state spese per salvare il sistema bancario. L'indignazione è comprensibile, perchè eccessi e speculazioni hanno aggravato la crisi e molti furbi l'hanno fatta franca, ma la diagnosi non è corretta. Gli strumenti finanziari sofisticati oggi sotto accusa sono stati studiati per calcolare con precisione i rischi di un investimento, e per suddividerli opportunamente in modo da renderli sostenibili.

A rendere non più sostenibili molti di questi rischi è stata la drastica modifica di un parametro fondamentale dell'economia: il prezzo del petrolio. Diversi settori economici a partire da quello dell'auto sono entrati in crisi. I troppi disoccupati non più in grado di pagare le rate dei mutui hanno messo in difficoltà prima le assicurazioni poi le banche ecc. E il salvataggio delle banche si è reso necessario per non ripetere l'esperienza degli anni '30, quando le autorità monetarie non vollero aumentare la moneta circolante, col risultato di far collassare non solo il sistema finanziario ma anche l'economia reale. Oggi il salvataggio delle banche ha evitato il disastro ma non è stato sufficiente a risolvere la crisi economica, perchè a causarla è stata una crisi energetica che deve essere ancora affrontata.

Le vere cause della crisi
Qualcosa per la verità è stato fatto. Ma la maggior parte delle risorse (e delle speranze) sono state dirottate verso tecnologie che nella migliore delle ipotesi potranno dare solo un contributo minimo, e per di più a costi altissimi. Molti infatti sono convinti che la soluzione possa venire dai biocarburanti, dagli impianti eolici e fotovoltaici o dalle auto a idrogeno. Ma queste sono finte soluzioni che non risolveranno “mai” il problema dell'energia. Per quanto riguarda l'auto a idrogeno si tratta di un progetto irrealizzabile, perchè ci sono dei limiti fisici insuperabili che impediscono di caricare su un'auto una sufficiente quantità di questo gas. A loro volta eolico e fotovoltaico producono energia elettrica a costi da 5 a 10 volte più alti (in Italia), e in forma imprevedibile e discontinua, e quindi quasi del tutto inutilizzabile almeno per le produzioni su grande scala. Per non parlare dei biocombustibili, la cui produzione a partire dall'amido del mais ha un bilancio energetico in pareggio (l'energia spesa nella produzione è circa uguale a quella contenuta nel biocombustibile). Ma per ottenere questo risultato nullo sono state destinate enormi superfici agricole e sottratte al mercato grandi quantità di mais, con la conseguenza di farne raddoppiare il prezzo.

Secondo l'articolo di LeScienze “Biocombustibili: una promessa non mantenuta” del mese di ottobre 2011, i soli Stati Uniti hanno destinato ai biocombustibili ben il 40% della loro produzione di mais. Altri provvedimenti vanno invece nella giusta direzione, come un miglior isolamento termico degli edifici o la sostituzione della nafta con il metano nelle centrali a turbogas. Essi però non riescono nemmeno a compensare il maggior fabbisogno dei paesi emergenti. La domanda quindi continua a crescere, la produzione non riesce a tenerle dietro, e i prezzi dell'energia rimangono altissimi nonostante il calo dei consumi nei paesi sviluppati. E se si facesse rivedere un po' di crescita economica, i prezzi del petrolio ritornerebbero ben presto sui loro valori massimi.

Ma perchè i paesi sviluppati non sono stati capaci di affrontare il problema dell'energia? La risposta a questa domanda è che un ambientalismo ideologico è riuscito ad imporre all'Europa, e l'Europa agli stati membri, una politica energetica tanto inefficace quanto costosa (solo l'Italia in piena crisi economica sta spendendo per impianti eolici e fotovoltaici decine di miliardi di Euro). Oggi l'opinione pubblica è molto sensibile al tema della difesa dell'ambiente, e questa sensibilità è stata strumentalizzata dai movimenti ambientalisti di ispirazione marxista, che la usano per mettere sotto accusa l'economia e la società moderna. Marx era preoccupato per le condizioni degli operai nelle grandi fabbriche, e pensava che essi dovessero organizzarsi per lottare contro le classi padronali allo scopo di diminuire il divario economico fino ad azzerarlo. E' difficile dire se l'ideale di una perfetta parità sociale potrà mai essere raggiunto. Ma la società moderna, che secondo i marxisti è la causa delle ingiustizie sociali, è in realtà l'unica che è riuscita a sconfiggere la povertà e a diminuire le abissali differenze sociali dei secoli passati (vedi la prima parte dell'articolo “ Lo sviluppo come soluzione dei problemi della povertà e dell'ambiente” http://www.ecofantascienza.it/articolo.php?id=229 ).
Al contrario le scorciatoie imposte con la forza dai regimi che si sono ispirati alle idee marxiste non solo non sono riuscite a sconfiggere la povertà ma, come avviene nelle dittature, hanno quasi sempre peggiorato le condizioni di vita e aumentato le disparità sociali. Inoltre i fautori di questa ideologia si comportano come se l'economia moderna fosse un gioco a somma zero, nel quale chi vince lo fa sempre a danno di qualcun altro. Questo stesso errore è stato commesso anche dai politici che hanno dato inizio alla Prima e alla Seconda guerra mondiale. Essi pensavano, come ai tempi dell'Impero romano, che la potenza e la prosperità di uno stato dipendessero dalle sue conquiste. Invece le due grandi guerre, interrompendo una crescita che durava da quasi un secolo, hanno impoverito tutti e in più hanno provocato infiniti lutti e distruzioni. Ma un analogo risultato è stato ottenuto dai regimi comunisti, che hanno fatto altrettante vittime delle due guerre mondiali, e hanno impedito per decine di anni a centinaia di milioni di persone di migliorare la propria esistenza. Non credo che Carlo Marx avrebbe approvato.

Perchè un conto è cercare di attenuare le ingiustizie attraverso il rafforzamento dei diritti delle classi più deboli, un altro è distruggere l'economia. Inoltre, se si vuole che una società progredisca, è assolutamente necessario che venga premiato il merito; ed è solo con la crescita che si può vincere la povertà che è la causa vera di tutte le principali ingiustizie. Oggi l'ideologia marxista ha ancora molti sostenitori, nonostante il fallimento dei regimi comunisti e nonostante una crescita dell'economia globale di circa cento volte dall'era preindustriale ad oggi.
La maggior di loro, anche se sbagliano, sono animati da buone intenzioni. Ma dietro ci sono persone che non hanno questi buoni sentimenti e, caduto il comunismo, la loro arma principale per combattere la società “capitalista” è diventata la strumentalizzazione dei temi ambientali.

Purtroppo in questi anni il pensiero liberale (ma esistono ancora gli intellettuali di ispirazione liberale?) non è riuscito a costruire un ambientalismo autentico da contrapporre a quello ideologizzato, e ne ha lasciato ai marxisti il monopolio. Ed è stato proprio questo finto ambientalismo che è riuscito a imporre una politica energetica, sia in Europa che in America, fatta solo di denunce e di presunte soluzioni che hanno sempre la caratteristica di essere tanto inefficaci quanto costose. Eppure si può facilmente dimostrare che i suoi presupposti sbagliati e che la società moderna è già adesso più sostenibile di quelle poverissime del passato (vedi la seconda parte dell'articolo “ Lo sviluppo come soluzione dei problemi della povertà e dell'ambiente” http://www.ecofantascienza.it/articolo.php?id=229 ).

Anche l'Italia, come gli altri stati europei, si è impegnata ad installare una quantità di impianti eolici e fotovoltaici, e molte ditte specialmente al Sud hanno assunto a loro volta impegni che dipendono dagli aiuti promessi dallo Stato. Questi impegni dovranno essere rispettati, ma l'Italia e l'Europa devono comunque dotarsi di una vera politica energetica, altrimenti dalla crisi non ne usciremo nemmeno tra dieci o vent'anni.
Una vera politica energetica del resto è necessaria anche per ragioni ambientali e strategiche. Infatti sostituire i combustibili fossili è anche l'unico modo per diminuire le emissioni dei fumi inquinanti e dell'anidride carbonica, che secondo molti scienziati adesso o in futuro potrebbero destabilizzare il clima.

E poi non bisogna dimenticare la nostra pericolosa dipendenza dalle importazioni di petrolio e gas. E' passato da poco il decimo anniversario dell'11 settembre. Per combattere il terrorismo abbiamo fatto le guerre in Afghanistan e in Irak, con costi così enormi che hanno indebolito la coalizione occidentale più dei suoi nemici! Nello stesso tempo non abbiamo fatto quasi nulla di concreto per affrontare il problema dell'energia. Così il prezzo del petrolio è salito alle stelle, cosa che ha avvantaggiato i paesi produttori, molti dei quali fondamentalisti e anti occidentali, e ha provocato nei paesi industrializzati una crisi economica permanente. Un successo per i terroristi e i nemici della democrazia che va al di là di ogni loro aspettativa.

I rimedi: efficienza energetica e sostituzione dei combustibili fossili
E' quindi assolutamente necessario trovare delle soluzioni efficaci al problema dell'energia, e le possibilità sono solo due: aumentare l'efficienza energetica e individuare adeguati sostituti dei combustibili fossili. Parlando di efficienza bisogna partire dall'automobile, che finora è stata un argomento tabù. Dopo la saturazione del mercato avvenuta intorno al 1980, la politica delle case automobilistiche è stata quella di costruire auto sempre più grandi e potenti allo scopo di aumentare il loro volume d'affari. Ma auto più grosse hanno bisogno di più materie prime per essere fabbricate e consumano più carburante. E questi consumi in continua crescita hanno contribuito non poco all'aumento del prezzo del petrolio. Ma poi è stato proprio il settore dell'auto quello che ha sofferto di più per la crisi. Per questo le case costruttrici dovrebbero cambiare strategia, e cominciare a fabbricare veicoli che pesano di meno e consumano di meno. I prezzi del petrolio scenderebbero, favorendo la crescita economica e anche la ripresa del settore auto. Inoltre, se gli automobilisti potessero risparmiare sul carburante, sarebbero più disposti a spendere per l'acquisto di un'automobile.

E diminuire il peso delle auto è possibile. Bisogna sostituire l'acciaio della carrozzeria con materiali ad un tempo più leggeri e resistenti. Fibra di vetro e resina con rinforzi in fibra di carbonio, fibra naturale di canapa, intelaiatura in fibra di carbonio che sostiene una carrozzeria di alluminio, che è la soluzione adottata di recente dalla BMW per uno dei suoi modelli. Queste soluzioni, però, che si cominciano a vedere nelle auto sportive, non potranno dare alcun contributo significativo finchè non saranno adottate dai modelli di grande serie. Solo dopo si può pensare a nuovi sistemi di propulsione. E anche qui le proposte non mancano. Per esempio, per creare una linea di produzione del motore OX2 http://www.ecofantascienza.it/articolo.php?id=89 allo scopo di verificarne prestazioni e affidabilità, servirebbero cifre irrisorie rispetto a quelle che sono state spese per un progetto irrealizzabile come quello dell'auto a idrogeno.

Un altro settore in cui si possono ottenere risultati importanti è quello del riscaldamento e condizionamento degli edifici. Nuovi materiali a base di legno di canapa e calce http://www.usidellacanapa.it/canapa-calce.html , con il loro basso costo e la loro maggiore versatilità rendono più economico l'isolamento del tetto e dei muri perimetrali. E se questi interventi sono convenienti in Italia, lo sono ancora di più in quei paesi dove gli inverni sono più lunghi e freddi. Per quanto riguarda il condizionamento estivo, sono in fase di sviluppo nuovi modelli di condizionatori d'aria che forse potranno abbattere i consumi dell'80%. Ma sui consumi influiscono anche certe abitudini, come quella di tenere in casa o in ufficio una temperatura di 16° in estate e di 26° in inverno. I governi potrebbero promuovere stili di vita più sostenibili, e anche più salutari, con apposite campagne informative (molto più economiche delle guerre a ripetizione per il controllo dei giacimenti petroliferi).

Una maggiore efficienza energetica è sicuramente necessaria, e poichè risparmiare energia equivale a produrne altrettanta di nuova, questa può essere considerata la fonte di energia più pulita e sostenibile. Ma bisogna pensare anche a sostituire i combustibili fossili. E' prima di tutto una questione di civiltà. Non solo avremo comunque bisogno di molta energia. Non solo dovremo cercare di salvaguardare il più possibile l'ambiente naturale. Ma il fatto di poter disporre di tutta l'energia che vogliamo, pulita e a basso costo, ci aiuterà a risolvere parecchi altri problemi. Per esempio dissalare l'acqua del mare o alimentare gli impianti delle coltivazioni idroponiche. Infine una sufficiente disponibilità di energia è necessaria per lo sviluppo dei paesi più poveri, e questo, oltre ad essere uno scopo nobile, è anche il modo migliore di diffondere la democrazia. Quando in certi paesi la gente si accorge che è stata superata da altri, una volta più poveri, che stanno correndo verso il benessere, le rivolte contro i dittatori scoppiano spontaneamente. La cosa da fare, allora, è creare le condizioni per la crescita e lo sviluppo, che non possono avvenire senza una sufficiente disponibilità di energia.

Tra le tecniche di sfruttamento dell'energia solare, solo gli impianti a specchi parabolici lineari http://www.ecofantascienza.it/articolo.php?id=32 possono garantire una cosa fondamentale come la continuità della produzione. E produrre l'energia elettrica non a caso ma quando serve è indispensabile, perchè non possiamo immagazzinarne delle grosse quantità a costi ragionevoli. Questi impianti inoltre hanno ancora dei margini per l'abbassamento dei costi, e nel giro di qualche anno potrebbero diventare competitivi. Questo però potrà avvenire solo dove le condizioni sono ottimali, cioè nelle regioni della fascia tropicale. Nelle regioni temperate, o dove il terreno dovrebbe essere sottratto agli usi agricoli, occorrono altre fonti di energia, e quella di gran lunga più promettente è costituita dalle centrali nucleari al torio. Riproporre oggi l'energia nucleare, dopo la seconda bocciatura referendaria e quello che è successo nelle centrali giapponesi, potrebbe sembrare inopportuno. Ma quella che è stata presa in considerazione finora, e su cui di fatto si è votato, è la tecnologia delle centrali all'uranio che giustamente suscita allarme, perchè è la stessa che serve per fabbricare le bombe atomiche. Inoltre le centrali all'uranio durante il loro funzionamento producono del plutonio, e con il plutonio non c'è soluzione al problema delle scorie radioattive. Ma c'è un'altra tecnologia, quella delle centrali al torio, che non ha nessuno di questi problemi ed è quella su cui bisogna puntare (vedi l'articolo “ Problemi dell'energia, opzione nucleare e non solo” http://www.ecofantascienza.it/articolo.php?id=236 ).

Purtroppo finora gli investimenti sono stati concentrati sulle centrali all'uranio. In un primo tempo perchè erano necessarie per costruire gli arsenali atomici, e successivamente perchè questa era l'unica tecnologia pienamente sviluppata. Però così la diffusione delle centrali nucleari è rimasta limitata e adesso è quasi bloccata, sia a causa dei costi altissimi dei sistemi di sicurezza, sia per la contrarietà delle opinioni pubbliche. Di centrali al torio oggi ne esistono solo alcuni esemplari semi sperimentali, e qualche altro è in costruzione. L'Italia e l'Europa dovrebbero anche loro impegnarsi a perfezionare questa tecnologia, e con le loro competenze potrebbero dare un contributo significativo. Se avessimo sviluppato per tempo la tecnologia alternativa del torio, di centrali ne avremmo costruite molte di più, e forse la crisi energetica ed economica sarebbe stata evitata. Ma quello che non abbiamo fatto ieri è necessario farlo oggi, perchè di questa energia, più economica, pulita e rinnovabile, non possiamo farne a meno.

Serve un cambio di strategia
I paesi occidentali si sono imbarcati in guerre incredibilmente costose che avrebbero potuto essere evitate se fossero stati meno dipendenti dalle importazioni di petrolio. Nel frattempo, a causa della domanda in crescita dei paesi emergenti e del progressivo esaurimento dei pozzi, il petrolio estraibile stava diventando sempre più scarso e costoso. Ma invece di adottare una politica energetica finalizzata alla diminuzione del fabbisogno e allo sviluppo di fonti sostitutive, l'Occidente ha rincorso le farfalle ambientaliste dell'idrogeno, dei biocarburanti, dell'eolico e del fotovoltaico. E per quanto riguarda il nucleare, ha puntato tutto sulla tecnologia sbagliata. Così è scoppiata la crisi. Una crisi che potrà essere superata solo con un cambiamento radicale di strategia. Ma è anche necessario che la cultura liberale riesca a produrre un ambientalismo autentico, fondato sulla realtà e non sull'ideologia, che abbia davvero come obiettivo la difesa dell'ambiente. Un ambientalismo vero è anche necessario per superare la crisi, e per far sì che lo sviluppo e la conquista del benessere non siano solo il privilegio di una minoranza, per quanto ampia, ma il traguardo obbligato dell'intera umanità.

di Cesare Pasini
Ferrara, primo novembre 2011

Fonte: http://www.ecofantascienza.it/articolo.php?id=242