Il biblista americano Joseph Atwill sostiene che il Nuovo Testamento sia stato scritto da aristocratici romani del I° secolo che hanno fabbricato l’intera storia di Gesù Cristo.
Nel suo libro “Caesar’sMessiah – The Roman conspiracy to invent Jesus”, egli sostiene che “the Christian Gospels were actually written under the direction of the first-century Roman Emperors”. Per me, che sono un sopravvissuto a diversi tipi di attacchi dei Servizi Segreti, è stato immediato pensare che nella Roma Imperiale esistesse una scuola superiore in cui confluivano tutti i giovani più intelligenti delle diverse famiglie patrizie per prepararsi a dominare il futuro, attraverso studi di etnoscienze simili a quelli che oggi possono fare coloro che devono divenire spie della C.I.A., presso l’Università di Stanford.
Nei colli di Roma, menti diabolicamente intelligenti, avrebbero gestito il piano del “mostrare l’altra guancia” per combattere la dura resistenza degli Ebrei verso Roma. Questo perché Roma si trovava a combattere contro con un popolo indomito, che non si sfaldava, perché traeva la propria forza interiore dalla religione del libro (il Vecchio Testamento) e quindi doveva essere inventata una “bomba a orologeria interiore” che placasse la forza della Legge del Taglione, dettata da un Dio di Guerra, quale Jahvè era.
Stranamente viene da pensare alla situazione attuale in cui gli americani hanno dapprima creato il mito di Osama Bin Laden per combattere i Russi in Afghanistan, e poi, dopo aver distrutto la loro creatura, hanno creato a Guantanamo il personaggio del Califfo Abu Bakr al Baghdadi per squartare dall’interno la grande variegata nazione araba, attraverso la lotta senza esclusione di colpi fra Sunniti e Sciiti.
La forza di questo esaltato personaggio è acuita dal fatto che egli faccia parte della stessa Ur-Lodge (Loggia superiore internazionale dedicata all’antica città di Ur dei Caldei) di cui fanno parte sia Bush padre sia Bush figlio (si tratta della loggia denominata “Hathor-Pentalpha”). Pure Osama Bin Laden era iscritto alla superloggia “Three Eyes”, ove inizialmente figurava anche George Bush, poi passato alla più sofisticata e potente “Hathor-Pentalpha”, sponsorizzata dal military industrial complex americano. Si legga in proposito il libro del Maestro Massone Gioele Magaldi, a titolo “Massoni. Società a responsabilità illimitata”, pubblicato da Chiarelettere (Milano, 2014) e finora mai ricusato.
Un analogo tipo di investigazione sulle origini di Cristo e del Cristianesimo era già emerso durante la partecipazione al Convegno Internazionale “Oxford VI and S.E.A.C. 99” a titolo “Astronomy and cultural diversity”, tenutosi al “Museo de la Ciencia y el Cosmo” de La Laguna (Isola di Tenerife) nel giugno 1999. Lì avevo potuto conoscere il prof. Arnold Le Beuf, professore dell’Istituto di Storia delle Religioni della Università “Jagiellone” di Cracovia (Polonia), studioso ritrovato poi in altri convegni di archeoastronomia, con il quale dibattei sulla sua tesi che il Cristianesimo sia stata una magistrale raccolta di archetipi religiosi presenti nella storia dell’umanità dei primordi, assemblati opportunamente da Cristo, che doveva essere un grande spirito capace di conoscere quanto gli antichi shamani preistorici e i successivi pensatori protostorici avessero potuto ideare per regolare la vita della tribù o dell’umanità.
Contestai che sarebbe stato impossibile per il Cristo uomo raggiungere un così grande livello di conoscenza salvifica se non avesse avuto una natura divina o almeno semi-divina, oppure avesse ricevuto una così grande conoscenza attraverso un rivelazione, allo stesso modo di come il fanciullo Tages aveva avuto la rivelazione della Etrusca Disciplina. Dimostrai che i canoni dello shamanismo primordiale contenevano alcuni principi presenti nel Cristianesimo, ma rimanemmo ciascuno delle nostre opinioni.
Richiamo la mia analisi:
1) L’uomo è una creatura fatta di corpo – anima – spirito.
San Paolo ci informa che siamo composti di soma – psyché – pneuma (corpo-anima-spirito) come ancora insegnano gli attuali shamani della Mongolia, mentre i Cattolici e Cristiani attuali lo ignorano, nonostante il versetto della Lettera agli Ebrei (4,12) in cui si recita “la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito…”. Analogamente ciò viene ribadito nella prima Lettera ai Tessalonicesi (versetto 5 -23) “l’intero essere vostro, lo spirito, l’anima e il corpo, sia conservato irreprensibile..”.
2) Lo spirito si forma in cielo e ritorna al cielo dopo la morte.
Nello shamanismo vi è una maggiore precisazione di localizzazione, in quanto il cielo degli antenati è quello della costellazione-generatrice delle varie tribù o dei vari popoli primitivi. L’Orsa Maggiore era la costellazione in cui saliva, dopo la morte, l’imperatore dei Cinesi, ma ciò credevano anche i Sardi e i Liguri. Egizi e Celti avevano la loro costellazione-generatrice in Orione. Popoli antichi della Lunigiana avevano Cassiopea. Ovviamente i popoli dell’emisfero sud avevano altre costellazioni (ad esempio La Croce del Sud). Dopo la morte gli spiriti degli uomini erano aiutati a salire verso il cielo dalla shamano o shamana, che favorivano il decollo attraverso l’aiuto di una animale psicopompo (ad esempio la farfalla, l’ape). Si veda la pietra incisa di Val Camonica (IV Millennio a.C., da Anati).
3) Gli spiriti giunti sulla Terra si incarnavano per fare la loro esperienza di vita sul pianeta.
Nelle antiche religioni si trova che questo ciclo di vita si può svolgere più volte, fino a raggiungere un buon livello di evoluzione. Nel Cattolicesimo questo oggi viene negato, ma nel Cristianesimo dei primordi vi era chi lo riteneva veritiero.
4) La vita sulla Terra dava luogo alla “legge del contrappasso”.
Ciò si riscontra esattamente sia nelle antiche religioni sia nel Cristianesimo (i primi saranno gli ultimi ecc.).
5) I sacrifici giornalieri alla divinità allontanavano il male sia per i sacerdoti sia per il popolo.
La più grande differenza fra i due campi non sta nel fatto che per gli antichi il colore dei due arieti che venivano sacrificati all’alba e al tramonto fossero di colore diverso (a seconda se il beneficiario del sacrificio fosse il sacerdote o fosse il popolo) ma nel fatto che tutti i sacrifici, cruenti o incruenti, venivano aboliti, perché nel Cristianesimo basta il ripetersi giornaliero (all’alba o al tramonto) del sacrificio del Cristo sulla Croce attraverso la liturgia della Santa Messa. Nel Cattolicesimo il beneficio di questa liturgia deve essere obbligatoriamente destinato al popolo nel giorno della domenica, mentre per i giorni feriali può essere applicato ai privati.
6) Le grandi festività attuali riprendono i tempi delle antiche festività.
La festa più importante degli antichi popoli era il ritorno della luce, cioè il solstizio d’inverno, quando l’arco diurno torna a crescere (cioè la festività del Sole Invitto dei Romani). In questo periodo dell’anno si è collocato nel Cristianesimo la festività del Santo Natale. Al solstizio d’estate, col massimo dell’energia della luce, si compivano i matrimoni, in modo che i bimbi nascessero dopo dieci lune, circa ad aprile, come i cavalli. Ciò perché i nuovi nati arrivassero al grande freddo già abbastanza svezzati. In questo periodo è collocata la festa di San Giovanni, e nei tempi passati si accendevano sui monti i falò.
Questa tradizione ci spiega come le giovanni donne (15 – 16 anni), per rimanere sicuramente incinte, venissero a consumare il matrimonio in località ricche di energia e vi rimanessero per almeno una lunazione, trattenendosi la notte attorno al fuoco (progress campi elettromagnetici – enzimi – ormoni). All’equinozio nel Cristianesimo si celebra la Pasqua, la festività della Resurrezione, collegabile al culto della Rigenerazione della preistoria, cioè al mito del passaggio dal bruco alla farfalla, come solennemente definito da Dante nella “angelica farfalla”. Questa immagine si ritrova espressa nel frammento 97 degli Oracoli Caldaici. Se ne presenta la trascrizione dal testo curato dal grecista, mio concittadino, Angelo Tonelli:
“Levandosi in volo, l’anima dei mortali in sé stessa serrerà il dio, e senza conservare nulla di mortale dal dio è inebriata tutta quanta. Si gloria di armonia, sotto di essa dimora il corpo mortale…”. Si noti che nella traduzione egli non ha fatto differenza fra anima e spirito, come di solito quasi tutti fanno, anche nella chiesa cattolica. Presso la Costa del Bramapane il popolo di Riomaggiore si recava la sera della vigilia della festa di San Giovanni, col sacerdote, per vedere all’alba il Sole che fa le capriole, come narra il Quaini, che lo riprende da Telemaco Signorini.
7) L’importanza dell’equinozio come momento di celebrazione dell’equità.
La bilancia degli Egizi per la pesatura delle anime, meglio sarebbe dire degli spiriti, che si ritrova anche in manufatti d’oro della Greciain cui i piatti sono decorati con l’animale-psicopompo dell’ape (civiltà micenea), richiama il tema della giustizia, implicito nell’animo umano. Questo tema si trova in molte chiese medioevali (si veda la pesatura delle anime nella lunetta esterna di Talignano, Parma) ed è stato ripreso anche da San Francesco con il Tau, ma, stranamente, questa simbologia si ritrova anche nei bronzi arseniosi della Civiltà La Aguada del Sud America (200 – 1100 d.C.). Soprattutto importante è la presenza di questo amuleto, fatto di un metallo simile all’acciaio, sopra le bende del faraone Tutankhamon (vedi nel suo tesoro, accanto ad un amuleto dello stesso metallo simile ad una y raddrizzata, equivalente alla composizione dei due bracci Ying – Yang che si uniscono. Queste immagini sono state carpite a Bruxelles attraverso il cristallo delle teche).
8) L’uso del coloro rosso nella liturgia cattolica derivante dalla religione mitraica.
Anche se meno importante è comunque valida la similitudine fra l’uso di abiti e berretti rossi usati nei culti mitraici, e poi passati nei paramenti dei sacerdoti e vescovi cristiani.
9) Il richiamo del doppio sacerdote officiante nelle Tavole di Gubbio e nelle grandi chiese cattoliche.
In molte grandi chiese è ancora oggi visibile una grande macchina, una specie di piattaforma aerea, tenuta ben salda sopra l’altar maggiore. Si tratta della tradizione del sacerdote-sacrificante, che stava più in basso, e del sacerdote-augure, che stava più alto perché doveva studiare il volo degli uccelli augurali. Nelle Tavole di Gubbio, per esempio, il picchio verde doveva venire ab leva, cioè da levante. Se era stato deciso dagli anziani del popolo (poi detti senatori) di offrire un ariete controllando il volo del picchio verde per vedere se la divinità lo avesse accettato positivamente, l’augure doveva attentamente scrutare dall’alto lo spazio augurale, fatto dal sedile dell’augure e da una grande pietra posta a destra e una posta a sinistra dello stesso (vedi il solium dell’augure nel sito di Scornia – Lerici).
Al passaggio di un picchio verde proveniente da levante, l’augure, con il movimento della bacchetta, in silenzio, segnalava l’evento al sacrificante. Dopo l’uccisione dell’animale, se un altro picchio verde attraversava lo spazio sacro provenendo da levante, significava che l’offerta era stata gradita dalla divinità. Se invece il picchio verde veniva da ponente, significava che l’offerta non era gradita. Quindi si doveva ripetere il sacrificio.
Si può capire quale trauma ciò costituisse per gli officianti e per la tribù tutta. Un sacerdote troppo sfortunato avrebbe potuto essere allontanato o addirittura ucciso. Da ciò il terribile stress e l’uso della droga per combattere lo stress, utilizzando la bevanda fatta con l’ammanita muscaria, diluita nell’acqua per più giorni (si crede sette).
10) L’uso della stola sia nelle Tavole di Gubbio sia nella liturgia cattolica.
Nel museo di Cagliari, fra gli offerenti con stola vi è una statuetta in bronzo che rappresenta una sacerdotessa che offre su un utensile tondo un pane (seconda da sinistra). Ha sulle spalle una lunga stola che scende fino ai piedi. L’utensile rotondo entrerà poi nella tradizione della cucina col nome di teglia, padella, casserola.
- Teglia, dal greco teleion, sta a significare il luogo ove si sacrifica alla divinità, sotto un riparo di roccia.
- Padella deriva da Padellar, la divinità cara alle donne giunoniche, atte alla procreazione perché dotate di grandi natiche (da ciò il detto “bella come il culo della Padella”).
- Casserola deriva dal fare le offerte per impetrare la potenza maschile, cioè da catzum + ara + Hola, divinità delle Tavole di Gubbio.
La prima delle statue stelle della Lunigiana Storica è stata rinvenuta in Val di Vara nel torrente Casirola, o Casarola o Caserola! In Lunigiana esistono sia il Monte della Stola sia la Valle della Stola.
Ovviamente le informazioni che si traggono dalla Tavole di Gubbio, datate al III secolo a.C., derivano da liturgie ben precedenti. Traccia di questa liturgia, basata sul volo degli uccelli augurali, si ritrova a Firenze nel lancio della colombina.
11) Il sacrificio del sangue nei Maia e il sacrificio del sangue di Cristo sulla Croce.
Nella religione dei Maia, per sostenere il loro imperatore, i nobili si legavano la lingua e la trafiggevano perché sgorgasse il sangue da offrire alla divinità, affinché lo sostenesse e lo rendesse invincibile.
Conclusioni – In termini di calcolo delle probabilità composte, l’ipotesi formulata dal prof. Arnold Le Beuf sembra impossibile da attuarsi da parte di un uomo normodotato del I° secolo a.C., a meno che non si tratti di una rivelazione da parte dello stesso Creatore dell’Umanità, che conosce la storia di tutta l’umanità fin dai primordi.
E qui sorge una ipotesi: ciò che Dio ha voluto far conoscere all’uomo è arrivato come verità parziale fin dai primordi, talché si può parlare, nel Cristianesimo, di Rivelazione Precristiana, confluita poi nella Rivelazione della Buona Novella. Ciò viene narrato con una similitudine. Qualcuno, non ricordo chi, ha detto che la Verità è come un grande specchio, che è stato gettato sulla Terra. Così è andato in frantumi e tutti gli uomini possono dire di avere la verità, ma la hanno parzialmente.
L’ipotesi di Joseph Atwill appare invece degna di un’opera buffa. Un gruppo di lavoro selezionato, formato da patrizi e politici della Roma Imperiale, si riunisce per dar vita ad una nuova religione che mini dall’interno la religione degli Ebrei, al fine di mantenere intatto il loro potere. La nuova religione del “porgi l’altra guancia”, dopo quattro secoli, ha disintegrato invece l’impero romano! Ciò è avvenuto perché la nuova religione ha fatto sparire dalle terre dell’impero la schiavitù, e, di conseguenza, è avvenuto il crollo economico-finanziario dell’impero, perché è venuto a mancare l’apporto del primo dei valori della produzione, cioè la mano d’opera gratuita. In conseguenza del crollo della produzione dei beni economici, sono saltati i bilanci di un stato fortemente fiscalizzato, quale quello romano.
Un Dio beffardo, ironico, ha gabbato pesantemente quel gruppo selezionato di uomini potenti, che rappresentavano il più grande impero mai realizzato, che aveva commissionato la prima cartografia del mondo allora conosciuto al geografo egizio Tolomeo, cartografia che andava dalle Isole Fortunate (le Canarie, il grado 0° della Longitudine calcolata da Tolomeo) fino alla Cina (il grado 180° di Longitudine), cioè dall’Oceanus Occidentalis fino alla Sinarum Regio e che in Latitudine si estendeva fino al Circulus Capricornus, al 65° Parallelo di Thile (Thule).
Ma chi era quel Dio dotato di un così ironico potere di chiaroveggenza storica? Il Dio degli uomini liberi dal male, capaci di amare gli altri uomini, e non di tenerli come schiavi! Si noti che oggi, negli Stati Uniti, i libri di scuola vengono revisionati dalla commissione educativa del Texas, per cui è scomparsa dai libri la parola schiavitù, e vi si parla di una triangolazione di popoli avvenuta nei secoli precedenti!
In conclusione, se dai frutti si riconosce l’albero, i pensatori romani del I° secolo sono stati veramente destinatari di una religione rivelata, che ha liberato gli uomini dalla schiavitù. Sembra avverarsi il detto latino Quos Deus vult perdere, dementatprius, che sembra derivare da Euripide (quando Dio vuol far perdere uno, prima lo fa impazzire).
Enrico Calzolari – semiologo d’ambiente
Segretario A.L.S.S.A (Ass. Ligure Sviluppo Studi Archeoastronomici)
Consigliere S.I.A. (Società Italiana di Archeoastronomia) enricocalzolari.it
Enrico Calzolari – Classe 1938, laurea in Economia & Commercio, diploma Istituto Nautico, sezione Capitani. Si è formato sul mare, sia come ufficiale della Marina Mercantile, sia come ufficiale del complemento del Corpo Capitanerie di Porto. Ha lasciato la Società Italia di Navigazione nel momento del “canto del cigno” dei transatlantici.
Nella natia Lerici ha fondato, quale assessore comunale, la Scuola Alberghiera, di cui è poi divenuto direttore e docente, la Squadra Antincendi Boschivi, la Sezione Ecologica della Società di Pubblica Assistenza, l’Università delle Tre Età, di cui è docente in Storia del Territorio. È uno dei fondatori dell’Associazione Ligure Sviluppo Studi Archeoastronomici (A.L.S.S.A.).
È stato “angelo del fang” all’alluvione di Firenze (1966) e ha dedicato le proprie risorse umane al Volontariato del Soccorso, della Protezione Civile, Antincendi Boschivi, Ambientale, Culturale. Svolge ricerche di megalitismo orientato, incisioni rupestri, paleoastronomia e paleo-gastronomia. Studioso dei Templari, ne ha tradotto la Regola dal Latino all’Inglese.
Bibliografia integrativa:
Anati Emmanuel – Valcamonica, una storia per l’Europa – Il linguaggio delle pietre – Edizioni del Centro, Capo di Ponte, 1995
Ancillotti & Cerri – Le tavole di Gubbio e la civiltà degli Umbri – Edizioni Jama, Perugia, 1996
AA.VV. – Porto Venere, il futuro del passato – con saggio introduttivo di Massimo Quaini – Pro Loco Porto Venere, 1996
Calzolari Enrico – La preistoria del Caprione – Marna, Barzago, 2006
Maruotti Gerardo – Italia Sacra preistorica, la dimensione europea delle Tavole di Gubbio – Amm. Provinciale della Capitanata, Foggia, 1990
Ptolemaei Claudii– Cosmographia – Tabulae – Grafica Gutenberg, Gorle, 1975
Formentini Romolo – Lunigiana di pietra, le statue stele – Canesi, Roma, 1968
Rejs Julien – Le origini e il problema dell’Homo Religiosus – Collana di sei volumi – Jaca Book – Massimo, Milano, 1989