Crop Circles e Danza delle Fairies

Crop Circles e Danza delle Fairies

FAIRIES Danza dei FairyCosa collega i Cerchi nel Grano britannici, le tradizioni celtiche sulle fate danzanti e le nuove teorie sugli universi paralleli della fisica quantistica? Già le antiche cronache inglesi narravano l’operato di questi piccoli esseri luminosi, che tramite dei movimenti circolari riuscivano ad aprire nei campi di grano dei portali dimensionali capaci di alterare lo spazio e il tempo

Un grande sogno di una notte di mezz’estate

Luci rosse nel cielo, globi luminosi, terribili apparizioni nell’aria, fievoli chiarori, fuochi splendenti, segni circolari nel terreno, spighe piegate. E ancora miraggi di palazzi nei cieli, diavoli e streghe che danzano in tondo nei loro sabba infernali.

Siamo nel Medioevo: l’aria trasuda di figure umane e l’atmosfera sembra tutta un grande sogno, secondo il racconto dell’occultista Eliphas Levi. Le cronache dal VII secolo in avanti narrano di figure umane che si affacciano tra le nubi, marinai celesti che viaggiano su navi con le vele al vento e di eserciti schierati, ma anche della comparsa di luci misteriose e di cerchi nei campi. Ed è proprio sugli antenati dei nostri modernissimi crops che ci soffermeremo.

Chi crede infatti che il fenomeno dei crop circles sia semplicemente una manifestazione fisica legata al tema UFO o alle mutilazioni di animali e che si sia affermato soltanto negli ultimi decenni, si sbaglia di grosso…

Le fotografie e i resoconti di contattisti quali Billy Meier – piuttosto che una visione univoca di ufologi e paleoastronauti – hanno spinto a collegare la comparsa dei primi segni sui campi esclusivamente all’atterraggio di astronavi: i segni sul terreno sarebbero prodotti dalle fonti di radiazioni emesse dai dischi volanti al momento del loro atterraggio.

Una teoria limitata che spiegherebbe solo le tracce parziali lasciate da alcuni dischi volanti in alcuni campi, non in tutti. Una teoria che ha rallentato lo studio scientifico e filosofico dell’argomento e che non può in ogni caso spiegare la formazione dei pittogrammi più complessi apparsi negli ultimi anni nei campi di tutto il mondo.

Un approccio esclusivamente tecnologico del problema non può che produrre risultati limitati e parziali. Solo un approccio multidisciplinare che tenga conto degli studi di fisica, chimica, biologica, ufologia, filosofia, metafisica, ermetismo, antropologia e storia può chiarire uno dei misteri più affascinanti degli ultimi secoli.

– Il diavolo mietitore dell’ Hartfordshire

The Mowing Devil 1678

È altrettanto impreciso considerare come il padre di tutti i crop circles quello la cui apparizione è riportata in un documento del 1678, testo ritenuto da molti la prima testimonianza assoluta della formazione di cerchi nel grano.

Il manifesto in questione riporta una delle più antiche e ufficiali testimonianze riguardo alla comparsa dei crops, ma non la prima. Perché, come vedremo, il fenomeno sembra affondare le radici nell’antichità e legarsi a filo doppio alla spiritualità degli antichi popoli e all’interferenza di entità provenienti da altre dimensioni. Forse è bene che si riveda il nostro modo di pensare la realtà.

Dallo spiritualismo filosofico di Berkeley, Fichte e Bergson, alle teorie dei multiversi della fisica quantistica e agli studi sugli stati alterati della coscienza da parte della neuropsichiatria, le altre dimensioni non ci sono mai sembrate così vicine nello spazio e nel tempo, comprese in un ventaglio che comprende infinite alternative, infiniti mondi. Passato, presente e futuro ripiegati in un sol punto. Infinite realtà, infinite entità per ognuna di esse.

Quasi una matrioska contenente infiniti labirinti di un infinito numero di specchi. Non solo alieni dunque, ma anche esseri spirituali, viaggiatori ultradimensionali che dal Medioevo all’epoca Vittoriana si mostravano agli umani in forma di fate, elfi, folletti, jinn, streghe e diavoli e che seguendo una forma di evoluzionismo, si sarebbero modificati di pari passo con la nostra cultura, apparendoci ora, in un’epoca tecnologica, per lo più sotto forma di orbs, sfere di luce, flotillas.

La nostra realtà è compenetrata da altri infiniti mondi? Le entità dimensionali possono accedere tramite dei varchi al nostro piano di esistenza alzando o abbassando le loro frequenze energetiche? E queste creature che da sempre sembrano accompagnare la storia dell’Uomo, assumono forse aspetti diversi a secondo del grado e del tipo di cultura delle persone a cui si manifestano?

Torniamo al manifesto del 1678, The mowing devil, or strange news out of Hartfordshire. Il diavolo mietitore racconta di un ricco proprietario terriero che respinge la richiesta di aumento di ricompensa del bracciante che gli doveva mietere il campo.

La richiesta fu respinta con un’imprecazione: “Che lo mieta il diavolo, allora!”. Quella stessa notte accadde che il campo di avena prese a rilucere quasi fosse stato avvolto da un grande incendio, il giorno dopo il raccolto apparve così perfettamente mietuto da far pensare ad un’opera del diavolo o di qualche altro spirito infernale in quanto nessun mortale sarebbe stato in grado di produrre qualcosa del simile. Ad affiancare il testo già abbastanza esplicito, un’incisione che raffigura il diavolo con una falce in mano, circondato dalle spighe mietute e adagiate a terra in vari cerchi concentrici. Ma non solo.

A uno sguardo più attento l’entità sembra fluttuare in aria senza toccare il terreno, proprio come raccontano le cronache riguardo alle danze di fate, elfi, folletti e altre creature del Popolo Fatato … Ma facciamo un passo indietro. Esattamente un anno prima della stesura del manifesto lo scienziato inglese Robert Plot suggerì che le impronte sui campi, al tempo non ancora complesse, per lo più circolari, quadrate o esagonali, fossero l’effetto di correnti di vapore originate nelle parti alte dell’atmosfera.

Ciò a indicare che il fenomeno all’epoca era ben conosciuto e non sporadico e che anche gli scienziati si interrogavano con meno scetticismo di oggi sulle cause. Allora non si erano ancora coinvolti vecchietti truffatori o ricci in amore per spiegare l’origine del problema.

Lo spirito dei tempi portava semmai a richiamare la superstizione e l’operato degli spiriti piuttosto che altrettanto fantasiose tesi da scientismo di deriva. Fu solo a partire dagli anni ’20 dello scorso secolo che le autorità iniziarono a incolpare ignoti vandali di lasciare le misteriose impronte nei campi.

– Forest Rings in Canada e Cerchi delle Fate in Namibia

Forest Rings in Canada e Cerchi delle Fate in Namibia
A sinistra, Forest Ring apparso a Hearst, Ontario. A destra, un “cerchio delle fate” apparso nelle torride zone desertiche della Namibia. La tradizione locale in entrambi i casi attribuisce agli spiriti o alle fate la paternità dei cerchi.

Prima di soffermarci a parlare della danza dei Fairy (fate in inglese) e dei Cerchi Fatati è bene ricordare la presenza dei crops non solo nei campi di grano o avena ma anche nella sabbia, nel ghiaccio. Poco noti i Forest Rings canadesi e i Fairy Circles (cerchi delle fate) in Namibia che interessano quelle zone tutt’oggi, al punto che l’ente canadese Ontario Geological Survey li utilizza per pianificare ricerche minerarie mirate, avendone intuito la portata scientifica aldilà del messaggio simbolico che essi portano con sé.

Il disegno circolare evoca subito le strutture megalitiche utilizzate anche in tempi moderni per meditazione e rituali sciamanici proprio per la loro presenza in terreni energetici lungo specifiche linee di forza e per il simbolo e la sacralità che il cerchio richiama da sempre. Ed è inoltre attorno al cerchio, disegnato, improvvisato, o megalitico che sia, che avvenivano fin dagli albori le danze, i rituali sciamanici, le evocazioni degli spiriti: più in generale i riti che permettevano di accedere agli altri mondi e al sacerdote o sciamano di cadere in trance ed entrare in contatto con gli spiriti.

Ma anche i monumenti funerari avevano spesso la forma circolare, essendo il cerchio il simbolo per eccellenza del tempo non lineare e dunque dell’eterno ritorno: il sacro che si manifesta con la vita, morte, resurrezione secondo il tempo circolare, il ciclo della natura. Da qui il simbolo dell’ouroboros, il serpente che si morde la coda.

Ma nei millenni sono riscontrabili indizi indiretti che lasciano ipotizzare che il fenomeno dei crops fosse noto anche nell’antichità. A partire dai Rotoli di Qmran che nel racconto della nascita di Noè riportano dell’apparizione di un marchio sull’orzo e sulle lenticchie…

Si deve risalire indietro nei secoli fino al V-VI secolo per trovare la descrizione di piccoli demoni, creature dall’aspetto umano ma dalla pelle nera, oppure grinzosa: emettono grugniti infernali, scendono dal cielo da una nube nera e ballano in maniera devastante, da qui il termine sabba infernale. I testimoni che assistono o partecipano a questi sabba parlano di segni circolari lasciati nei campi di grano al loro passaggio. Le piccole creature vengono presto assimilate al Maligno e alle Streghe.

Due secoli dopo, nel 840 d. C. troviamo la descrizione dell’abitudine dei sacerdoti pagani di evocare i Magoniani, spiriti ultraterreni dell’aria, per scatenare tempeste e procurare danni ai raccolti, tra cui appunto l’appiattimento del grano: “Abbiamo visto e sentito molti uomini piombati in così grande stupidità, sprofondati in tali abissi di follia, da credere che esita una regione ben definita, che chiamano Magonia, dove battelli navigano nelle nubi per portare in quel luogo i frutti della terra che la grandine e le tempeste hanno distrutto; e che i marinai pagano compensi agli stregoni della burrasca e a loro volta ricevono grano e altri prodotti”.

A parlarne l’arcivescovo di Lione Agobardo nel suo Contra insulsam vulgi opinionem de grandine et tonitruis. La sua descrizione dei Silfi, abitanti di Magonia, venne ripresa nel 1670 dall’abate Nicolas Pierre de Motfaucon ma avrebbe ispirato soprattutto il capolavoro dell’ufologo Jacques Valleé: Passport to Magonia: From Folklore to Flying Saucers (ed. H. Regnery Co, 1969).

Ma è a partire dal XVI secolo e proprio con il menzionato scienziato Robert Plot che si trovano i primi documenti che accertano il fenomeno dell’apparizione di cerchi e altre figure geometriche nei campi d’erba. Ma non solo. Se Plot da buon scienziato ricorre alla tesi di flussi d’aria discensionali, egli riporta anche il racconto di avvistamenti di creature simili a uomini e donne visti danzare all’interno di un cerchio di erba schiacciata, convalidando la credenza diffusa della “Danza del Popolo Fatato” o “Fairy”.

Da qui racconti, leggende, cronache ma anche dipinti e incisioni della cosiddetta danza dei Fairy che si radica nella cultura anglosassone fino in epoca moderna dove, la danza di piccoli esseri si mescola e si confonde sempre più ad apparizioni di luci nel cielo, di sfere luminose, meteore ed UFO. Ma la madre degli studi scientifici del fenomeno crop circles risale al 1880 per mano del meteorologo John Rand Capron che sulla rivista Nature pubblica nel numero 22 del 29 luglio 1880 un articolo in cui analizza le diverse formazioni inspiegabili di forma circolare apparse quello stesso anno in diversi campi inglesi. Ancora una volta sono i vortici di vento la spiegazione più plausibile.

La genesi dei moderni crops, come oggi li conosciamo, potrebbe risalire agli anni Venti: negli Stati Uniti la polizia fu costretta a emettere delle ordinanze contro atti vandalici commessi da sconosciuti nei campi di grano.

Da qui in poi, in tutto il mondo, si raccolgono sempre più testimonianze di proprietari terrieri che denunciano la comparsa misteriosa, dalla sera alla mattina di disegni circolari, pittogrammi, simboli geometrici nei loro campi. I testimoni che hanno la (s)fortuna di assistere alla formazione improvvisa dei pittogrammi nei campi parlano di un vortice di vento e detriti sul luogo della formazione e della comparsa successiva dei segni con le spighe piegate come da una forza misteriosa.

Ad anticipare la formazione un fischio o un ronzio metallico. Tutto confermerebbe la teoria dei vortici almeno per le formazioni primitive e più semplici, non fosse per un dettaglio da molti studiosi sottovalutato, o semplicemente ignorato: la Danza dei Fairy.

– Cerchi nel grano o porte dimensionali?

CROP CIRCLEApparentemente nulla collegherebbe i racconti fantastici della cosiddetta danza del Popolo Fatato ai crops. Se in epoca moderna il fenomeno si associa semmai alla comparsa di sfere di luce senzienti, a esseri di luce che sembrano interagire con il nostro piano di realtà e comunicare con noi attraverso sempre più articolati pittogrammi, addirittura ad astronavi e a mutilazione del bestiame, fino a qualche anno fa il ricordo e la descrizione di danze di fate, elfi e folletti sembrava la causa della formazione dei cerchi nel terreno.

Soprattutto tra la gente comune abituata a quello strano fenomeno. Non solo. La danza di queste creature potrebbe essere una tecnica per aprire o tenere aperti dei portali dimensionali in modo da accedere al nostro piano di esistenza. In che modo?

Va a Janet Bord il merito di aver riportato alla ribalta il tema della Danza dei Fairy

La scrittrice ci ha lasciato un’enorme quantità di trascrizioni di avvistamenti reali, racconti, fiabe risalenti al Medioevo. Le descrizioni ricorrono con similitudini tali da apparire impressionanti. Il leit motiv vede uno o più malcapitati di passaggio per campi o boschi imbattersi in un gruppo di strane creature impegnate in danze in cerchio: si tengono per mano, sono piccoli, né uomini, né donne, né bambini, stranamente abbigliati. Spesso sembrano luminosi e indistinti, quasi i loro corpi fossero inesistenti.

All’elemento ludico della danza si associa così il fascino esercitato sugli uomini che si fermano incantati a osservare il fenomeno e che spesso finiscono, se invitati, a partecipare al connubio, facendosi trascinare nel cerchio magico, dove il tempo trascorre in modo diverso: ad alcuni minuti corrispondono ore, giorni, anni, addirittura secoli.

Da qui il racconto di ignari contadini o forestieri che abbandonate le danze tornano a casa ma si ritrovano con orrore sbalzati anni e anni dopo il giorno in cui tutto è iniziato. Con disperazione si rendono conto di essere stati ingannati, di aver perso troppo tempo con gli esseri fatati, e ormai tutti sono invecchiati o morti: amici, parenti, coniugi.

Da questi racconti emerge una diversa concezione del missing time rispetto alla casistica delle moderne abduction dove il tempo mancante in genere riguarda poche ore, al massimo alcuni giorni. I rapporti con i Fairy portavano allora a una dilatazione del tempo diversa da quella che consegue oggi a un rapimento alieno.

Ma non tutti i Fairy avvicinano gli uomini o gradiscono essere interrotti nelle loro danze. Molte testimonianze riferiscono di eccessi d’ira di queste creature che aggrediscono i malcapitati che si fanno scoprire ad osservarle: nel 1750, nel Denbighshire, Edward Williams racconta di essersi imbattuto in “un gruppo di…esseri né uomini né donne né bambini, che danzavano con grande vivacità”.

Alla vista dell’intruso gli esseri si precipitano verso di lui facendolo scappare terrorizzato. In Francia questo genere di Fairy danzanti sono chiamati kornigan o corrigan. Danzano in cerchio tenendosi per mano ma scompaiono al minimo rumore. L’indomani rimangono segni circolari sul terreno…

Da ciò emerge l’idea che queste entità non siano impegnate in una comune danza. Che sia una forma di rituale, come ha suggerito Graham Hancock, riprendendo le ricerche di Janet Bord? La danza del Piccolo Popolo può avere un significato ben preciso che va oltre il lato ludico del ballo?

Gli avvistamenti continuano ben oltre l’Epoca Vittoriana. Nel 1945 J. Foot White e un amico, attraversando la campagna del Dorset si imbattono in un gruppo composto da una ventina di esserini che ballano con le mani unite e sollevate verso il cielo. Alla presenza dei due uomini scompaiono nel nulla. Si continua così con sovrapposizioni progressive di avvistamenti di Ufo sempre più frequenti con il passare del tempo, finché i Fairy sembrano sparire dai boschi, dai cieli e dalla memoria collettiva per cedere il passo a ben più tecnologiche astronavi, orbs, alieni più consoni alla modernità.

– La danza delle sfere di luce

sfere di luce
Due sfere di luce in volo fotografate dal sergente di polizia Tony Dodd a Carleton Moor nei pressi di Skipton, Inghilterra, nel marzo del 1983.

Ora a danzare nei nostri cieli, sui boschi, sui campi di grano sono le sfere di luce.

Ma è sempre l’elemento della danza circolare, armonica e fluttuante a contraddistinguere il fenomeno delle apparizioni dei crops. I cerchi nel grano sono solo una conseguenza accidentale del passaggio di queste entità o sono il reale obiettivo di orbs e folletti? I simboli sempre più articolati che troviamo incisi sul terreno sono una forma di comunicazione rivolta a noi, alla Natura, o un linguaggio segreto comprensibile solo ad altre entità?

Perché i Fairy prima, le orbs ora, amano così la danza, fluttuare nel cielo senza direzione precisa? L’amano e basta, come suggeriva l’esperta di misteri britannici Janet Bord? Oppure la danza è una tecnica, uno strumento per qualcosa di specifico? Può essere un mezzo per aprire degli stargates, delle porte tra la loro e la nostra dimensione lungo specifiche linee di forza? È forse un modo per attivare, aprire dei portali dimensionali?

Una volta erano i folletti, demoni o streghe che utilizzavano i Cerchi fatati o Cerchi nell’erba – dovuti alla crescita particolare di funghi sotto la superficie del terreno – come luogo per i loro incontri. Nel Cinquecento il vescovo Olaf Magnus attribuiva i cerchi nel grano e nell’erba alla danza degli elfi che con i loro movimenti “lasciano dei segni così profondi nel terreno che l’erba non cresce, bruciata da un calore tremendo”. Radiazioni prodotte dalle loro danze? Oggi sono le sfere di luce a piegare le spighe, a creare i pittogrammi sempre più belli, evoluti, complessi, simbolici.

La danza in sé – che sia di fate, folletti, alieni o sfere, con i movimenti vigorosi, veloci, energici, ritmati, costanti e soprattutto circolari, come le danze sciamaniche che permettono di cadere in trance e accedere a stati di coscienza alterati – potrebbe essere interpretata come una vera e propria tecnica di entità spirituali o semplicemente multidimensionali per comunicare con noi entrando attraverso un processo energetico nel nostro piano di esistenza. Così come gli sciamani potrebbero aver appreso dagli spiriti la tecnica della danza ritmata per cadere in trance ed entrare in contatto privilegiato con loro anche senza l’uso di sostanze psicotrope…

C’era una volta uno spirito, poi una fata, un folletto, un alieno; infine una sfera di luce. Più neutra, meno elaborata. Più adatta all’uomo moderno che non ha tempo per visioni, misticismi, superstizioni. Che può sempre alzare gli occhi al cielo e confonderla con un fulmine globulare o un satellite. Non accorgersi semmai di qualche minuto mancante. Abbiamo fretta, troppa fretta, non possiamo seguire il Bianconiglio nella tana, né tanto meno unirci alle danze di esseri che non esistono nella nostra epoca. Ma dietro la forma diversa, la stessa sostanza. Nei nostri occhi la stessa causa, infiniti fenomeni. Dietro la maschera l’inganno.

Ancora una volta l’eterno ritorno.

Enrica Perucchietti
strangedays.it