Dall'esperienza di pre-morte all'esistenza dell'anima?

Il Giornale Online
Inviata da skorpion75

Il cardiologo olandese Pim Van Lommel afferma di avere trovato la prova scientifica dell'esistenza della vita dopo la morte analizzando numerosi casi di “esperienze di pre-morte” [indicate spesso con l’acronimo NDE, ovvero Near Death Experience]. L'esperienza classica è la visione di un tunnel con una luce bianca sul fondo, ma anche un senso di distacco dal corpo e l'incontro con parenti defunti. Fra queste persone molte hanno provato l’esperienza della rivisitazione della propria vita passata (life review) ed alcuni di essi hanno avuto anche esperienze di distacco dal corpo con percezione del proprio corpo visto dall’esterno [indicate speso con l’acronimo OBE, ovvero Out of Body Experience]. I risultati del suo studio sono stati pubblicati nella prestigiosa rivista medica The Lancet nel dicembre 2001 col titolo “Un'indagine estensiva in Olanda sulle esperienze di pre-morte in sopravvissuti ad arresti cardiaci” [“Near-death experiences in survivors of cardiac arrest: a prospective study in the Netherlands”].

Da un articolo del 21-01-06 riprendo queste righe

Il dottor Pim Van Lommel è stato talmente impressionato dalle storie riferite dai suoi pazienti che hanno avuto una NDE, che è divenuto il primo medico a rischiare la sua reputazione cercando una prova valida e sistematica del fenomeno.

Van Lommel ha intervistato 344 pazienti cardiopatici nell’ospedale di Arnhem (Olanda) che sono rimasti “clinicamente morti” per cinque minuti o più, prima di “ritornare in vita”. Di questi cardiopatici 62, ovvero il 18 per cento, ha riferito di avere provato le esperienze tipiche delle NDE durante la morte clinica, ciò dopo che (secondo le indicazioni dei monitor) avrebbero dovuto essere considerati deceduti. Circa la metà di loro erano stato consapevoli della propria morte, e 15 avevano avuto esperienze fuori dal corpo (OBE) durante le quali erano consapevoli di tutte le complesse manovre mediche attuate su di loro. Un paziente fu in grado di riferire dove un’infermiera bionda aveva conservato la sua dentiera, che gli era stata rimossa durante le manovre rianimatorie, ovvero in una bacinella posta dall'altro lato della stanza

Dopo questo famoso studio, pubblicato nel 2001 dalla prestigiosa rivista medica “The Lancet”, il Dr van Lommel ha abbandonato il suo lavoro di cardiologo per dedicare il suo tempo a favore della ricerca sulle NDE (…)

Il cliché della gente che rivede la propria vita al momento della morte è sembrato essere vero per molti dei pazienti di Van Lommel, ma qualcuno ha anche visto eventi futuri. Uno di loro ha avuto la visione di se stesso in una nuova famiglia ed alcuni anni più tardi tale visione si é effettivamente realizzata. Che dopo la morte siamo giudicati per tutte le nostre azioni passate non è vero, dice Van Lommel, pare piuttosto trattarsi di un’esperienza dove la persona può diventare più saggia. Quello che più importa al momento del 'life review' sono le intenzione poste dietro alle nostre azioni ed ai nostri pensieri, ed il modo in cui esse hanno inciso sugli altri. Una donna che aveva avuto una NDE si è scusata con una persona che aveva offeso 20 anni prima. (…)

Come ha osservato Van Lommel, la coscienza deve risiedere fuori dal cervello perché i pazienti possano rimanere consapevoli quando, almeno secondo l’EEG, dovrebbero essere morti. Il cervello potrebbe quindi essere soltanto una specie di trasmettitore/ricevitore per le informazioni, una conclusione che è stata raggiunta indipendentemente anche dall’Informatico Simon Berkovich congiuntamente al neurofisiologo Herms Romijn. Ecco una loro dichiarazione:
“La coscienza, la coscienza che abbiamo durante le nostre attività quotidiane, riduce tutte le informazioni ricevute ad una verità singola che interpretiamo come ‘Realtà’. Durante le NDE, comunque, i pazienti non sono limitati dai loro corpi o dalla coscienza, il che significa che vivono in molte realtà diverse” . (…)

“Capisco ora che la coscienza è la base della vita, e la nostra vita è fatta principalmente di compassione, empatia ed amore,” conclude Van Lommel.

La conclusione cui giunge il cardiologo olandese può non essere l’unica possibile, ed ognuno è libero di trarre le sue conclusioni da questo resoconto. Quando però certa “scienza ortodossa” critica le interpretazioni di Van Lommel si ha l’impressione che si voglia arrampicare sugli specchi. Nella sua rubrica “Lo scettico” su Scientific American del marzo 2003, Michael Shermer ha citato la ricerca di Van Lommel, asserendo che quello studio avrebbe addirittura dimostrato che mente/anima e cervello non possano separarsi.

Riprendo adesso alcune delle considerazioni più importanti espresse da Van Lommel nella sua replica a Shermer. Tale replica si può leggere per intero al seguente link , traduzione italiana (a cura di Giuseppe De Pasquale) dell’articolo originale pubblicato su http://www.nderf.org/ .

La nostra indagine è stata condotta su 344 sopravvissuti ad arresti cardiaci per studiare la frequenza, la causa ed il contenuto delle loro NDE. Una NDE è la testimonianza delle impressioni vissute durante uno speciale stato di consapevolezza, che comprende elementi specifici come un'OBE (esperienza fuori dal corpo), sensazioni piacevoli, la visione di un tunnel, di una luce, di parenti defunti, ed eventualmente una revisione della propria vita. Nella nostra indagine 282 pazienti (82%) non conservavano alcun ricordo relativo al periodo di incoscienza, mentre 62 pazienti (18%) riferirono di aver avuto una NDE con tutti gli elementi “classici”.

Tra i due gruppi non c'era alcuna differenza in relazione alla durata dell'arresto cardiaco o dello stato di incoscienza, all'intubazione, al trattamento medico, alla paura di morire presente prima dell'arresto cardiaco, al sesso, alla religione, al livello di istruzione o a precedenti informazioni sulle NDE. Furono riportate con maggior frequenza NDE in persone di età inferiore ai 60 anni, con più di un ritorno in vita da una crisi cardiopolmonare [indicata anche con l'acronimo CPR, ovvero CardioPulmonary Resurrection] durante la degenza in ospedale e precedenti NDE. Pazienti con problemi di memoria conseguenti a CPR prolungate e complicate riportarono NDE con minor frequenza. (…)

Vi sono diverse teorie che tentano di spiegare le cause ed il contenuto delle NDE. Una spiegazione è quella fisiologica, perla quale la NDE è sperimentata come risultato di una condizione di anossia (riduzione dell'ossigeno) nel cervello, possibilmente anche in concomitanza col rilascio di endorfine (endomorfine) o con una condizione di blocco dei recettori di NMDA [una sostanza chimica che funge da neurotrasmettitore].Nella nostra indagine tutti i pazienti ebbero un arresto cardiaco, erano clinicamente morti, in stato di incoscienza provocato da un insufficiente apporto di sangue al cervello a causa di inadeguata circolazione sanguigna, di insufficienza respiratoria o di entrambe. Se in tali condizioni la CPR non viene attivata entro 5-10 minuti il cervello subisce un danno irreparabile ed il paziente muore.

Secondo la teoria fisiologica tutti i pazienti della nostra indagine avrebbero dovuto avere una NDE, poiché tutti erano clinicamente morti a causa di anossia del cervello provocata da insufficiente circolazione sanguigna, ma solo il 18% riferì di aver avuto una NDE.Un'altra spiegazione è quella psicologica: la NDE è causata dalla paura della morte. Ma nella nostra indagine solo una minima percentuale di pazienti riferì di aver avuto paura della morte nei secondi precedenti l'arresto cardiaco: tutto era accaduto così improvvisamente che non si erano neanche resi conto di cosa stava loro succedendo. Tuttavia il 18% ebbe una NDE. Anche il trattamento medico non fece alcuna differenza.

Nell'arresto cardiaco l'anossia globale del cervello si instaura entro pochi secondi. La tempestiva ed adeguata CPR consente il recupero della perdita funzionale del cervello in quanto previene il definitivo danneggiamento delle cellule cerebrali, che ne causerebbe la morte. Un'anossia di lunga durata, provocata da un'interruzione del flusso sanguigno al cervello per un periodo superiore a 5/10 minuti, causa un danno irreversibile e la morte di un elevato numero di cellule del cervello. Questo evento viene definito morte cerebrale, ed in tal caso la maggior parte dei pazienti muoiono definitivamente. (…)

i pazienti che hanno avuto una NDE riferiscono di essersi trovati in uno stato di consapevolezza molto chiara nel quale le funzioni cognitive, le emozioni, il senso di identità ed i ricordi fin dalla prima infanzia erano presenti, così come la percezione da una posizione esterna ed al di sopra del loro corpo “morto”. Sulla base delle OBE che in alcuni casi sono state riferite e dunque hanno potuto essere verificate, come il caso della protesi dentaria riportato nella nostra indagine, sappiamo che le NDE hanno avuto luogo durante lo stato di incoscienza totale, e non durante i secondi iniziali o terminali di questo periodo.

Così dobbiamo concludere che le NDE della nostra indagine si sono verificate durante la perdita funzionale transitoria di tutte le funzioni della corteccia e del tronco cerebrale. È importante ricordare che esiste il ben documentato caso clinico di una paziente con una costante registrazione dell'EEG durante un'operazione di chirurgia cerebrale per la rimozione di un aneurisma cerebrale gigante alla base del cervello: la paziente fu operata con una temperatura corporea ridotta a 10-15 gradi, in stato di VF [fibrillazione ventricolare, una condizione che provoca il completo arresto cardiaco e l'interruzione dell'afflusso di sangue al cervello, con conseguente anossia acuta in tutto il cervello] e con una macchina cuore-polmone attiva, con tutto il sangue drenato dal cervello, con EEG piatto, con auricolari di stimolo in entrambe le orecchie, con le palbebre chiuse con nastro adesivo [pertanto non poteva né udire né vedere, anche inconsciamente, quanto stava accadendo intorno a lei]. Questa paziente ebbe una NDE con un'OBE, e tutti i dettagli che vide ed udì furono in seguito verificati.

C'è una teoria secondo la quale la coscienza può essere sperimentata indipendentemente dal normale stato di coscienza legato al corpo. Un concetto comune della scienza medica asserisce che la coscienza è il prodotto del cervello. Tuttavia tale concetto non è mai stato provato scientificamente. Le ricerche sulle NDE ci spingono ai limiti delle nostre concezioni mediche circa la portata della coscienza umana e le relazioni tra il cervello, la coscienza ed i ricordi. (…)

C'è una teoria secondo la quale la coscienza può essere sperimentata indipendentemente dal normale stato di coscienza legato al corpo. Un concetto comune della scienza medica asserisce che la coscienza è il prodotto del cervello. Tuttavia tale concetto non è mai stato provato scientificamente. Le ricerche sulle NDE ci spingono ai limiti delle nostre concezioni mediche circa la portata della coscienza umana e le relazioni tra il cervello, la coscienza ed i ricordi.(…)

Ricerche neurofisiologiche sono state condotte utilizzando stimolazioni magnetiche transcraniali (TMS), nel corso delle quali viene prodotto un campo magnetico localizzato (fotoni). La TMS può eccitare o inibire differenti parti del cervello, a seconda delle quantità di energia fornita, consentendo una mappatura funzionale delle regioni corticali e la creazione di lesioni funzionali transitorie. Permette inoltre di stimare la funzione di regioni focali del cervello in scala di millisecondi, e può studiare il contributo della rete neuronale corticale a specifiche funzioni cognitive. La TMS è uno strumento di ricerca non invasivo per studiare aspetti della fisiologia del cervello umano che includono tanto le funzioni motorie, la visione, il linguaggio, e la patofisiologia delle disfunzioni del cervello, quanto le alterazioni dell'umore come la depressione, e può anche risultare utile per la terapia. Nelle indagini la TMS può interferire con la percezione motoria e visuale, dando un'interruzione dei processi corticali con un intervallo di 80/100 millisecondi. L'inibizione e la facilitazione intracorticale sono ottenute mediante impulsi appaiati con la TMS, e riflettono l'attività degli interneuroni della corteccia. Sebbene la TMS possa alterare il funzionamento del cervello anche oltre il periodo di stimolazione, non sembra lasciare alcun effetto duraturo.

L'interruzione dei campi elettrici di reti neuronali locali in alcune zone della corteccia può disturbare il normale funzionamento del cervello: il neurochirurgo premio Nobel W. Penfield, durante operazioni sul cervello di soggetti epilettici, riuscì ad indurre flash di memorie del passato (ma non una completa revisione della vita), visioni di luce, esperienze auditive di suoni e musica, e più raramente una specie di esperienza fuori dal corpo (OBE) mediante stimolazioni elettriche localizzate del lobo temporale e parietale. Queste esperienze tuttavia non produssero alcuna trasformazione. Dopo molti anni di ricerche egli giunse infine alla conclusione che non è possibile localizzare i ricordi all'interno del cervello. Anche Olaf Blanke ha pubblicato di recente su Nature il caso di un paziente soggetto ad epilessia nel quale era stata indotta un'OBE mediante l'inibizione dell'attività corticale causata da una più intensa stimolazione elettrica esterna del giro angolare.

L'effetto della stimolazione elettrica o magnetica esterna dipende dalla quantità di energia impiegata. Può non esservi alcun effetto clinico o in certi casi si nota qualche stimolo quando viene utilizzata solo una minima quantità di energia, per esempio durate la stimolazione della corteccia motoria. Ma durante una stimolazione con energia più elevata si produce l'inibizione delle funzioni corticali locali attraverso l'estinzione dei campi elettrici e magnetici: ne consegue l'inibizione della rete neuronale locale (comunicazione personale di Olaf Blanke). Anche nel caso del paziente descritto da Blanke in Nature fu prodotta una stimolazione con energia elettrica di livello elevato, ottenendo l'inibizione della funzione della rete neuronale nel giro angolare.

E quando, per esempio, la corteccia visuale occipitale è stimolata mediante TMS, il risultato non è una miglioramento della vista, ma invece una cecità temporanea causata dall'inibizione di questa parte della corteccia. Dobbiamo arguirne che la stimolazione artificiale localizzata mediante fotoni (energia elettrica o magnetica) disturba fino ad inibire il campo elettrico e magnetico costantemente mutevole delle reti neuronali, influenzando ed inibendo di conseguenza il normale funzionamento del cervello.

Nel tentativo di comprendere questo concetto di mutua interazione tra la coscienza “invisibile e non misurabile”, con il suo enorme patrimonio di informazioni, ed il nostro corpo materiale, ben visibile, sembra assennato fare un confronto con i nostri moderni sistemi di comunicazione internazionale. C'è un continuo interscambio di informazione oggettiva per mezzo di campi elettromagnetici attraverso la radio, la TV, la telefonia mobile o i computer portatili. Noi siamo inconsapevoli dell'enorme quantità di campi elettromagnetici che continuamente, giorno e notte, sono attivi intorno a noi e che ci attraversano, così come attraversano strutture come muri ed edifici. Noi diventiamo consapevoli dell'esistenza di questi campi elettromagnetici informazionali solo nel momento in cui utilizziamo il cellulare o accendiamo la radio o la TV.

Ciò che riceviamo non si trova all'interno dello strumento, e nemmeno nei suoi componenti, ma grazie al ricevitore l'informazione dei campi elettromagnetici diventa percepibile dai nostri sensi e questa percezione raggiunge la nostra consapevolezza. La voce che sentiamo nel telefono non si trova all'interno di esso, ed il concerto che udiamo alla radio è trasmesso ad essa, così come le immagini ed i suoni che vediamo ed udiamo in TV sono trasmessi all'apparecchio ricevente. Internet non si trova all'interno del nostro computer. Noi possiamo ricevere quasi nel medesimo istante in cui viene trasmesso da una distanza di centinaia o migliaia di chilometri un segnale che viaggia alla velocità della luce.

E se noi spegniamo il televisore, la ricezione sparisce, ma la trasmissione continua. L'informazione trasmessa resta presente all'interno del campo elettromagnetico. La connessione è stata interrotta ma non è sparita, e può esser ancora ricevuta da qualche altra parte usando un altro televisore. Di nuovo, noi non ci rendiamo conto di quante migliaia di chiamate telefoniche, di quante centinaia di trasmissioni radio e TV e di segnali satellitari, codificati come campi elettromagnetici, esistono intorno a noi e ci attraversano.

Possiamo paragonare il cervello al televisore che riceve e trasforma in immagini e suoni le onde elettromagnetiche, nello stesso modo in cui la telecamera trasforma quelle immagini e quei suoni in onde elettromagnetiche? La radiazione elettromagnetica contiene l'essenza di tutte le informazioni, ma può esser rivelata ai nostri sensi da strumenti appropriati come i ricevitori TV.Il campo informazionale della nostra coscienza e dei nostri ricordi, entrambi plasmati dalle nostre esperienze e dagli input informatici dei nostri organi sensori durante la vita, sono presenti intorno a noi come campi elettrici e/o magnetici (fotoni virtuali?), e tali campi diventano utilizzabili dalla nostra coscienza allo stato di veglia mediante il funzionamento del cervello e di altre cellule del corpo.

Per questo ci serve un cervello ben funzionante per accedere alla consapevolezza nello stato di veglia. Ma quando la funzionalità del cervello è andata perduta, come nel caso di morte clinica o di morte cerebrale, con EEG piatto, i ricordi e la coscienza esistono ancora, ma la possibilità di captarli è andata perduta. Certe persone possono sperimentare la coscienza al di fuori del loro corpo, con la facoltà di percepire i loro corpi dall'esterno e dall'alto, con un senso di identità e con una consapevolezza ed una capacità di attenzione accresciute, processi di pensiero ben strutturati, ricordi ed emozioni. E possono inoltre sperimentare la coscienza in una dimensione nella quale presente, passato e futuro esistono nello stesso istante, al di fuori dello spazio e del tempo, ed ogni cosa può essere sperimentata non appena l'attenzione viene focalizzata su di essa (revisione e previsione della vita), e qualche volta entrano perfino in contatto con il “campo di coscienza” dei loro cari defunti. Ed infine possono sperimentare anche il loro ritorno cosciente nel corpo.

Per citare Michael Shermer “è compito della scienza risolvere i problemi mediante spiegazioni naturali, piuttosto che soprannaturali”. Ma bisogna tenersi aggiornati sui progressi della scienza, bisogna studiare la letteratura scientifica più recente e sapere cosa sta accadendo nella scienza attuale. Per me la scienza consiste nel porsi delle domande con mente aperta, e nel non aver paura di riconsiderare concetti molto diffusi ma non provati scientificamente, come quello che la coscienza ed i ricordi siano un prodotto del cervello. Ma dobbiamo anche capire che abbiamo bisogno di un cervello ben funzionante per sintonizzare la nostra coscienza in una “consapevolezza nello stato di veglia”.

Ci sono ancora una grande quantità di misteri da risolvere, ma non è necessario parlare di paranormale, supernaturale o pseudoscienza se si cercano risposte scientifiche alla questione delle intriganti relazioni tra la coscienza ed i ricordi da una parte ed il cervello dall'altra.

Qui finisce la dissertazione di Van Lommel. Prossimamente spero di pubblicare sul mio sito qualcosa sui rapporti tra coscienza, fenomeni di coerenza quantistica, bio-fotoni, micro-tubuli, funzionamento olografico del cervello, per mostrare come le nuove scoperte della biologia e della fisica possano essere utilizzate per re-interpretare i concetti di coscienza, mente, cervello, in maniera tale da superare tutte le (numerose) incrongruenze della visione meccanicistica della scienza ortodossa e tenere conto dei fenomeni di sincronicità e di interazione fra coscienza e materia. Chi volesse nel frattempo leggere alcuni resoconti di esperienze di pre-morte può dare un'occhiata a questa pagina.

Fonte: http://scienzamarcia.blogspot.com/2008/07/dallesperienza-di-pre-morte.html