Energia oscura? Una realtà


Che pensereste se, dopo aver lanciato in aria un pallone, anziché rallentare e poi ricadere per terra, questo di colpo accelerasse la sua spinta verso il cielo?
Sembra una domanda assurda, ma pare sia proprio quello che sta accadendo nel cosmo. Sino a non molto tempo fa, infatti, si era sempre postulato che l'Universo, sotto l'effetto della sua stessa gravità, rallentasse gradualmente la propria espansione, anche se nessuno poteva sapere se ciò avesse portato col tempo a un'inversione di rotta o meno.

Tuttavia, una decina d'anni fa gli astronomi si sono accorti che il redshift di alcune galassie lontanissime — stiamo parlando di alcuni miliardi di parsec — è più pronunciato di quello che ci si aspetterebbe in base alla distanza stimata in base alle supernovae di tipo I (che, almeno sin'ora, si sono sempre rivelati degli ottimi indicatori). Insomma, è come se ci fosse qualcosa che “gonfia” lo spazio in modo abnorme e a questo, in mancanza di meglio, è stato dato il nome di Energia Oscura.

Recentemente i cosmologi alla ricerca di ulteriori indizi sull'esistenza dell'energia oscura, ne hanno ricercato gli effetti in un modo differente; analizzando ammassi di galassie molto distanti e con masse sino a 1015 masse solari, i quali rappresentano le più vaste strutture dell'universo conosciuto, i ricercatori hanno scoperto che qualche cosa molto simile a un'antigravità ne sta ritardando l'evoluzione. Un team di scienziati guidato da Alexey Vihklinin (SAO) ha infatti determinato che gli ammassi galattici molto antichi sono anche più massicci di quelli formatisi più recentemente; il fatto che la crescita di queste strutture sia notevolmente rallentata nel corso degli ultimi 5 miliardi di anni — spiega Vihklinin — è un segno inequivocabile dell'energia oscura.

In che modo? Quando i membri di un ammasso per effetto della loro espansione si allontanano tra loro al punto che le reciproche attrazioni gravitazionali si indeboliscono notevolmente, ecco che l'energia oscura prende il sopravvento e l'espansione accelera sino a disperderne le componenti più esterne.

Attenzione però: non dobbiamo pensare all'antigravità come a una sorta di “anticampo” mediato da “antigravitoni”, ma a qualcosa direttamente correlato col vuoto stesso dello spazio, o se preferite con la sua condizione di minima energia (in caso contrario il presunto campo antigravitazionale s'indebolirebbe anch'esso man mano che le galassie si allontanano).

È ancora presto per dire se tutto questo può essere visto come un revivalismo della famigerata Costante Cosmologica congetturata da Einstein, anche perché il sommo scienziato tedesco l'aveva introdotta di mala voglia nelle sue equazioni unicamente per rendere conto di un universo che allora era ritenuto statico. Tuttavia, un'idea del genere è certamente molto allettante.

Foto: Abell 85 in un'immagine composita in raggi X e in luce visibile (© foto NASA e SDSS)

Fonte: http://www.galassiere.it/news.htm , http://www.skyandtelescope.com/news/home/36372969.html

Vedi: http://www.enterprisemission.com/Von_Braun.htm , http://www.enterprisemission.com/Von_Braun2.htm