Espansione della Terra

Espansione della Terra

Espansione della TerraLa Terra prima o poi aumenterà fino a diventare grande come Nettuno!

Da una analisi iniziale di corrugamenti sottomarini, il sito in questione trae materiale empirico/evidente per stabilire che la terra, ai tempi della Pangea, era più piccola di adesso e priva di oceani.

Una curiosa deduzione che ne segue (supportata anche da un libro di tal Hurrell) è che i dinosauri potevano crescere molto grandi proprio perché la gravità era minore, a causa di una terra più piccola.

I mari sarebbero stati piccoli e bassi, impossibili di certo immensi come la sedicente Panthalassa di Wegener , i cui fondali dovrebbero essere stati quelli attuali per essere di tal larghezza nel permiano, e invece come si sa cresciuti di recente per la odierna geologia. Mari piccoli, in sostanza, “epicontinentali”, sufficienti per far nascere la vita ma indicativi di una terra non più grande, all’epoca, di un Marte. Curiosa la sub-teoria del riscaldamento degli oceani e della terra sotto le zone interessate dal Nino a causa della linea vulcanica di accrescimento degli oceani (sempre a pagina 13): sarà plausibile?

Dice qui che potrebbe essere una direzione da non prendere sotto gamba.

Pazzesca la perfetta circolarità del Circolo Polare Artico: …quale meteorite può avere creato tutto questo? Qui dice che avrebbe potuto inclinare l’asse terrestre dei 23 gradi e tot!

– La prova definitiva

Studi di geologia oceanica e la distribuzione di flora e fauna antiche indicano che il nostro pianeta, nel corso della sua lunga storia, si è espanso – By James Maxlow © 2001 – Tratto da Nexus 36 gen-feb 2002

DATI MODERNI QUANTIFICANO L’ESPANSIONE DELLA TERRA

Dalla mia introduzione alla Tettonica di Espansione Globale, apparsa su NEXUS nr. 33, dovrebbe risultare chiaro che gli studi presentati, basati su modello, relativi all’espansione della Terra dai 200 milioni di anni fa del Thassico sino ad oggi, rappresentano soltanto il 4% della storia nota del pianeta, un 4% che è sottolineato dallo sviluppo e dalla diffusione dì tutti gli attuali bacini oceanici estesisi dalla Terra Pangeana sino a circa il 50% del raggio attuale. Ciò che bisognerebbe desumere è che l’espansione della Terra si è verificata attivamente anche attraverso i restanti 4.300 milioni di anni, ovvero il 96% della storia terrestre.

Tale comprensione viene scarsamente capita e generalmente trascurata dai più. Il 96% della storia di espansione terrestre che va dall’ Archeano al Triassico è costituito da estensioni crostali continentali assai controverse e, per quanto ne so, esso in precedenza non è mai stato esaminato o considerato da una prospettiva di espansione; la questione è controversa perché pochi comprendono la flessibilità dei nostri continenti nell’arco di tempo di 4.300 milioni di anni implicato ed i più sono tuttora convinti che i continenti, nel corso del tempo, abbiano mantenuto un’area superficiale costante, con nuova Crosta aggiuntasi ai margini in virtù dell’aumento di detriti oceanici.

Mentre la chiave di lettura dell’espansione della Terra è rappresentata dallo sviluppo degli oceani dal periodo Triassico sino ad oggi, per quantificarla dobbiamo utilizzare i dati geologici e geofisici preservati nel 100% della storia terrestre dall’Archeano ai giorni nostri. Questi dati moderni vengono raccolti regolarmente; tuttavia, vengono applicati unicamente alla tettonica a placche senza considerare teorie alternative quali l’espansione della Terra. Tutti questi nuovi dati forniscono un mezzo per quantificare l’espansione della Terra e, in virtù della vostra disponibilità ad accettare il cambiamento, danno la prova definitiva ditale concetto.

MODELLI DI TERRA IN ESPANSIONE

Sì è costruito un set di 24 modelli sferici, 23 dei quali riguardano il periodo dall’Archeano al presente mentre uno è proiettato di cinque milioni di anni nel futuro (figura 1). La mappa primaria di base utilizzata durante la costruzione di ciascun modello è la Geo­logical Map of the World (CGMW & UNESCO, 1990; figura 1 nell’articolo su NEXUS nr. 33), che fornisce un’esauriente copertura globale della geologia continentale ed oceanica.

Come notato nel succitato articolo, l’ultimazione della mappatura magnetica oceanica e della datazione della crosta al di sotto dei principali oceani terrestri ha dato un importante contributo geofisico alla quantificazione dell’espansione della Terra. Questa mappatura oceanica ha posto definiti limiti di tempo alla storia del movimento delle placche evidenziata in tutti i bacini oceanici sino al periodo del Primo Giurassico, e viene utilizzata per quantificare sia la ricostruzione della placca sia il tasso di generazione della crosta sui modelli di Terra in espansione.

Per la costruzione di questi modelli, andando a ritroso nel tempo, vengono rimossi in successione periodi geologici più antichi che sono paralleli alle dorsali medio-oceaniche in estensione. Ogni placca crostale viene quindi ripristinata, in base ad un raggio della Terra ridotto, secondo una configurazione pre-estensione, o pre-allargamento, rispettivamente lungo la placca comune o i margini continentali relativi; rimuovendo successivamente la crosta oceanica e riunendo le placche continentali ed oceaniche, ciascun modello post-Triassico mostra un adattamento della placca superiore al 99%.

Durante il periodo Triassico, la crosta continentale più i sedimenti depositati nei bacini lungo i margini continentali avvolgono la Terra con un guscio continentale completo di circa il 52% dell’attuale raggio terrestre; questi bacini sedimentari quindi costituiscono una rete globale, che rappresenta i mari durante le epoche del Mesozoico e del cenozoico dimostra che l’espansione della Terra è un processo valido e giustifica l’estensione degli studi con modelli sino all’era Archeana.

L’estensione dei modelli sino all’ Archeano implica il riconoscimento che i continenti sono costituiti da antichi frammenti crostali di granito-pietra verde (roccia basaltica alterata di colore verde scuro, ntd )denominati cratoni, antiche montagne erose o fasce di pigmentatura denominate orogeni ed antichi bacini sedimentari di varie età.

L’ espansione della terra si verifica entro i continenti come estensione crostale nella rete dei bacini sedimentari continentali e nelle zone di fessura. Andando a ritroso nel tempo, i sedimenti depositati entro i bacini estensionali e le zone fessura vengono progressivamente rimossi e la crota viene ripristinata secondo una configurazione pre-estensione; rimuovendo tutti i sedimenti dei bacini e delle fessure, si ricostruisce una Terra primordiale risalente all’ era Mesoprotozeica (1.600 milioni di anni fa), comprendente cratoni Archeani assemblati e rocce di basamento del Proterozoico ad un raggio di circa 1.700 chilometri.

I modelli di Terra in espansione rilevano che la distribuzione dei bacini sedimentari continentali e dei mari poco profondi, il magmatismo continentale e la concentrazione di movimenti crostali formano una rete globale che circonda la crosta assemblata Precambriana. La rete globale Precambriana forma i luoghi per la crescente estensione crostale continentale, la sedimentazione dei bacini e la mobilità crostale durante le ere del Proterozoico e del Mesozoico e del Cenozoico.

Questo processo di progressiva estensione della crosta continentale durante l’espansione della Terra dimostra uno sviluppo semplificato dei continenti e degli oceani nel corso della storia terrestre, poiché la crosta continentale si estende progressivamente prima della rottura, separazione e dispersione dei continenti sino al presente.

LA TERRA E’ UN ENTITA’ GEOLOGICA

Tutte le rocce contengono un’immensa quantità di informazioni geologiche e geofisiche che, per l’occhio esperto, presentano una complessa ma mutevole storia di formazione, cambiamenti metamorfici, degradazione erosiva e chimica, influenze climatiche, attività biotica e ricchezze metalliche da raccontare. Su scala globale possiamo mettere assieme informazioni geofisiche e geologiche relative alle collocazioni degli antichi poli ed equatori (paleomagnetismo) alle antiche distribuzioni delle terre emerse, montagne, calotte di ghiaccio, mari e litorali (paleogeografia), all’ antica distribuzione, schemi di dispersione, condizioni climatiche ed estinzione di flora e fauna (paleobiogeografia), alla distribuzione delle antiche aree climatiche distinte in base alle rocce dipendenti dalla latitudine a partire dalle calotte polari sino alle zone equatoriali (paleoclimatologia) ed alla formazione e distribuzione delle risorse naturali di metalli e di idrocarburi (metallogenia).

Su una terra in espansione, le informazioni messe a disposizione da ciascuna di queste discipline geologiche e geofisiche possono essere visualizzate nel momento e nel luogo in cui si verificano, e possiamo vedere ciò che è avvenuto successivamente. Le nuove specie biotiche soppianteranno o interagiranno con le specie esistenti, ed il cambiamento climatico si sovrapporrà ai moduli climatici costituiti.

Un valido esempio è l’Antartide, che è stato il cavallo di battaglia dell’equatore per la maggior parte della storia terrestre ed ha presevato una gamma di tipi di roccia, specie vegetali ed animali fossilizzate tipica di un clima essenzialmente tropicale-temperato. A partire dal periodo Permiano (260 milioni di anni fa), l’Antartide si è spostato verso sud sino alla sua odierna collocazione a cavallo dell’attuale polo sud, con variazioni estreme dei moduli climatici e delle specie biotiche.

Figura 1: Modelli di Terra in espansione, dall’Archeano sino al futuro, che mostrano le antiche linee costiere (linee scure), le terre emerse ed i mari continentali poco profondi. Ogni immagine procede di 15 gradi di longitudine lungo la sequenza per mostrare un’ampia copertura dello sviluppo geografico durante gli enoni Precambriano e Fanerozoico.

Queste informazioni geologiche e geofisiche vengono tradizionalmente utilizzate nelle ricostruzioni dei continenti tipiche della tettonica a placche, allo scopo di limitare le opzioni coerenti con tale teoria imposte dal paleomagnetismo ad una Terra a raggio costante. In molti casi le informazioni risultano contraddittorie; in particolare quelle critico-climatiche derivate dalla biogeografia e relative alla flora ed alla fauna e quelle sulla distribuzione di rocce clima-dipendenti quali calcare, carbone e detriti glaciali.

Su una Terra in espansione esiste una sola opzione coerente. Se le informazioni geologiche e geofisiche non sono supportate o sostanziate dalla ricostruzione, allora quest’ultima è errata; non sono disponibili opzioni alternative di adattamento.

Le informazioni paleomagnetiche pubblicate possono essere tracciate sui modelli di Terra in espansione per localizzare i poli magnetici e derivare la posizione di un equatore. Le informazioni dimostrano che i dati dei poli rilevano poli nord e sud diametralmente opposti per ogni era e periodo, dall’Archeano a quello Recente; le collocazioni degli equatori concordano in linea di principio con le collocazioni convenzionali basate sugli indicatori climatici. Ad ogni modo, sui modelli della tettonica a placche convenzionale il raggruppamento dei poli nord e sud è impossibile, e ciò dimostra che i dati del paleomagnetismo possono essere utilizzati in modo più efficace per quantificare la collocazione degli antichi poli su una Terra in espansione.

PALEOGEOGRAFIA

L’antica geografia della nostra Terra rappresenta la base per definire l’interrelazione delle aree continentali emerse, vie fluviali interposte, montagne e movimenti crostali e consente, su una Terra in espansione, la quantificazione di antichi continenti tradizionali quali Pangea, Gondwana, Laurentia, Baltica, Laurussia e Rodinia.

Nelle ricostruzioni dei continenti secondo la tettonica a placche, nei periodi in cui i continenti stessi erano raggruppati in supercontinenti, sono richiesti gli antichi vasti oceani — Panthallassa, Tethys e Iapetus. Tuttavia, i profili dell’antica geografia litoranea tracciati sui modelli di Terra in espansione (figura 1) mostrano che i vasti oceani Panthallassa,Tethys e Iapetus non sono necessari in quanto tutti i moderni oceani sono rimossi e i continenti sono raggruppati come una singola crosta continentale secondo un raggio terrestre ridotto; questi presunti oceani, al contrario, sono sostituiti dai meno vasti mari di Panthallassa, Tethys e Iapetus, situati sopra o tra gli antichi continenti.

Su una Terra in espansione, gli originari mari di Panthallassa e Iapetus si svilupparono durante i periodi dal Primo Permiano sino al Primo Giurassico (da 260 a 160 milioni di anni fa) come bacini sedimentari poco profondi rispettivamente all’interno delle regioni dell’attuale Oceano Pacifico nord occidentale e dell’Oceano Atlantico settentrionale; essi si sono poi progressivamente allargati ed estesi attraverso le ere del Mesozoico e del Cenozoico, sino a diventare i moderni oceani Pacifico ed Atlantico.

Il Mare di Tethys, diversamente, ebbe origine nell’era del Primo Proterozoico come mare continentale situato entro l’Europa e l’Asia, allargandosi ed estendendosi progressivamente nell’area durante il Proterozoico, il Paleozoico ed il Mesozoico; ora è rappresentato da Europa, Asia e Mar Mediterraneo.

Su una Terra in espansione i cambiamenti dei livelli del mare si verificano in risposta ad una variazione climatica, ad un mutamento nella distribuzione dei mari continentali, a movimenti crostali, a formazione di montagne, ad erosione, alla nascita dei moderni oceani post-Permiani ed alla produzione di nuova acqua presso le dorsali medio-oceaniche.

Tutti questi cambiamenti modificano gli antichi contorni costieri ed hanno come esito una variazione delle terre continentali emerse, nella distribuzione delle rocce sedimentarie clima-dipendenti come il calcare, e nella distribuzione di determinate specie terrestri e marine che, per la propria sopravvivenza, dipendono da specifiche aree climatiche.

Le ricostruzioni dei tradizionali supercontinenti di Rodinia, Gondwana e Pangea e di subcontinenti più piccoli su una Terra in espansione dimostrano che ciascun raggruppamento continentale, lungi dall’essere un fenomeno casuale di dispersione-fusione o di collisione, è progressivo e rappresenta un processo evolutivo attraverso il tempo.

La caratteristica distintiva dei continenti costruiti su ciascun modello di Terra in espansione è l’interrelazione fra i bacini sedimentari continentali, la rete dei mari continentali e la rete dei movimenti crostali; la variazione di ciascuno di questi nel tempo risulta in un cambiamento della terra Continentale emersa.

La configurazione del supercontinente viene quindi definita dal progressivo cambiamento dei bacini sedimentari continentali, dai movimenti crostali e dalla variazione del livello dei mari in concomitanza con la formazione e la rapida espansione dei moderni oceani sino al tempo presente.

Su una Terra in espansione le montagne, invece di formarsi in seguito ad una collisione dei continenti, si costituiscono secondo un’elevazione verticale, creando degli altipiani. Le variazioni della curvatura nella superficie terrestre durante l’espansione fanno sì che le parti più interne dei continenti rimangono elevate o arcuate rispetto ai circostanti bacini sedimentari incurvati verso il basso.

Il periodico collasso gravitazionale delle parti più interne di ciascun continente ha come esito l’elevazione e la formazione di faglie lungo i margini continentali, dando origine a scarpate; questo processo durante il corso dell’espansione è ciclico, e si snoda attraverso fasi multiple e sovrapposte di formazione di montagne e pianure, erosione, sedimentazione, elevazione ed ulteriore erosione.

PALEOBIOGEOGRAFIA

La paleobiogeografia è uno studio della distribuzione dell’antica flora e fauna. Su una Terra in espansione, la flora e fauna antiche possono essere utilizzate per illustrare la loro distribuzione in relazione all’antica geografia e ai poli ed equatori determinati.La distribuzione della varia fauna marina — come i trilobiti (creature marine segmentate simili a blatte) del Cambriano e dell’ Ordoviciano(da 560 a 440 milioni di anni fa) — su una Terra in espansione, dimostra la facilità e semplificazione di migrazione e sviluppo di queste creature durante l’età Paleozoica, senza il bisogno dei tradizionali e complessi requisiti di raggruppamento-dispersione continentale.

Su una Terra in espansione, quindi, barriere alla migrazione di trilobiti e di altre creature marine si limitano a restrizioni dovute alle profondità marine e, entro un certo limite, ad estremi climatici e di latitudine. I dinosauri dal Triassico al Cretaceo tracciati sui modelli di Terra in espansione dimostrano che le distribuzioni di questi animali sono raggruppate in tre distinte regioni, coincidenti con la distribuzione degli ancestrali rettili del Permiano; queste comprendono distribuzioni raggruppate in Europa e nell’area del Mediterraneo, nel Nord America orientale e centrale e nelle adiacenti regioni meridionali dell’Africa e dell’America del Sud , con collegamenti con l’India; vi sono distribuzioni isolate anche nell’Australia orientale, nella Cina meridionale nel Sud America occidentale.

La distribuzione dei dinosauri e degli ancestrali rettili del Permiano su una Terra in espansione dimostra lo stretto legame fra le specie del Permiano, del Triassico e del Giurassico; questo legame venne in seguito interrotto nel Primo Permiano, durante la separazione continentale, e durante il Cretaceo, quando i mari iniziarono a salire e le zone a clima stabile, che alimentavano habitat e rotte migratorie, furono scombussolate.

L’estinzione dei dinosauri è un argomento controverso. Il periodo del Cretaceo coincise con un periodo di ampliamento dei mari continentali, accompagnato da una crescita del livello del mare, da un aumento nelle dimensioni dei moderni oceani e da un progressivo scompiglio del clima. Il livello dei mari raggiunse l’apice sui continenti durante il Tardo Cretaceo, ma a questo seguì un rapido prosciugamento dei mari continentali sino al tempo attuale, mentre i moderni oceani continuavano ad ampliarsi.

I modelli di Terra in espansione suggeriscono che, durante l’era Mesozoica, possono essere esistiti due o più oceani separati, e forse livelli dei mari differenziati. Le spaccature e le fusioni di que­sti oceani coincidono con fenomeni di estinzione di flora e fauna verificatisi alla fine di entrambi i periodi Triassico e Cretaceo.

Questo suggerisce che la causa dell’estinzione dei dinosauri — la quale, per inciso, si verificò nell’arco di un periodo di 8-10 milioni di anni — può essere legata a periodi di rapido cambiamento dei livelli del mare piuttosto che ad un presunto fenomeno di impatto asteroidale.L’antica felce Permiana Glossopteris è un fossile comunemente presente nel carbone che si trova in tutto l’emisfero sud ed è stato tradizionalmente utilizzato per simbolèggiare l’antico continente Gondwana; la distribuzione delle felci glossopteris è concentrata in località dell’Africa meridionale ed in prossimità dell’India.

Durante il periodo Permiano, l’Antartide Orientale si trovava a cavallo dell’equatore, adiacente al Sudafrica, ed era circondato da presenze di glossopteris in Australia, Antartide occidentale e India; ciò suggerisce che la felce glossopteris può essersi diffusa al di sotto dell’attuale calotta di ghiaccio dell’Antartide orientale.

La glossopteris del Permiano tracciata sui modelli di Terra in espansione abbraccia il paleo-equatore e va dalle estreme latitudini nord alle estreme latitudini sud del supercontinente Gondwana, il che suggerisce che la glossopteris era una specie sia tropicale sia da temperature fredde e temperate, confermando i riscontri fossili che indicano un clima di Gondwana che iniziò con un’era glaciale, passò attraverso un clima freddo ma temperato umido, sino ad un clima temperato caldo nel Tardo Paleozoico.

Gli esempi di paleobiogeografia utilizzati illustrano la facilità e la semplificazione delle migrazioni, lo sviluppo di specie vegetali ed animali e l’influenza del cambiamento climatico e geografico su una Terra in espansione.

Queste correlazioni fra distribuzioni gbobali e locali vengono preservate senza bisogno di complessi requisiti tradizionali di raggruppamento-dispersione continentale.

Durante la separazione continentale e la nascita dei moderni oceani, le consuete distribuzioni e rotte migratorie vennero spesso scombinate, consentendo alle specie endemiche delle varie regioni di interagire, di estendere i propri confini, di frammentarsi o di estinguersi col passare del tempo.

In molte di queste aree i tempi di sviluppo degli oceani si riflettono nelle variazioni dei livelli dei mari, facilitando la migrazione animale tramite l’ampliamento e l’estensione delle rotte migratorie e la moderazione delle differenze climatiche.

Tratto da Ehart, di Frank Press e Raymond Siever (W.H. Freeman & Co., 1978 seconda edizione)

PALEOCLIMATOLOGIA

L’antico clima su una Terra in espansione viene determinato tracciando la distribuzione delle rocce clima-dipendenti e confrontando i modelli di distribuzione con la collocazione degli antichi poli e degli equatori. Paludi di carbone, spesse sequenze di arenaria e rocce glaciali sono eccellenti indicatori di clima umido, mentre il clima secco viene indicato da evaporati come i depositi di sale, mentre le regioni equatoriali da carbone e rocce calcaree.I dati del ghiaccio indicano quattro principali ere glaciali, fra cui il Primo Proterozoico, il Tardo Proterozoico, il Primo e il Tardo Paleozoico ed il Tardo Cenozoico (l’ultima era glaciale).

La distribuzione dei depositi glaciali su una Terra in espansione coincide in tutti i casi con la collocazione dei poli magnetici stabilita dai dati paleomagnetici.

La distribuzione di molti depositi marini glaciali Precambriani si verifica in concomitanza con rocce calcaree e ricche di ferro situate lungo l’equatore; ciò per le ricostruzioni basate sulla tettonica a placche rappresenta un enigma. Su una Terra in espansione, le distanze equatore-polo relativamente brevi esistenti in questo periodo permettono al ghiaccio marino di galleggiare agevolmente verso le regioni equatoriali all’interno della rete di mari poco profondi depositando, allo scioglimento del ghiaccio, detriti rocciosi sul fondo marino

La distribuzione dei depositi glaciali del Primo e Tardo Paleozoico coincide con un polo sud situato nell’Africa centro-occidentale, con picchi isolati di ghiaccio in Europa, Australia e Sud America; caratteristica principale delle distribuzioni di calcare e carbone glaciali durante questa era è uno spostamento in direzione nord della zonatura climatica e l’assenza di una distinta calotta polare nord. Lo spostamento verso nord della zonatura climatica suggerisce che un asse di rotazione terrestre inclinato fosse già ben assestato sin dall’inizio dell’età Paleozoica e che ha conservato un’inclinazione simile sino ad oggi.

La distribuzione di riserve di petrolio e gas durante le ere Paleozoica, Mesozoica e Cenozoica coincide con lo sviluppo di grandi bacini sedimentari situati all’interno dei continenti ed ai loro margini. Su una Terra in espansione è evidente un’ampia zonatura di depositi a cavallo del paleoquatore determinato, la quale si estende da latitudini basso-meridionali a latitudini medio-settentrionali; questa ampia zonatura suggerisce uno spostamento verso nord della zonatura climatica e coincide con le osservazioni derivate dalle distribuzioni glaciali.

Lo sviluppo di petrolio e gas, quando viene considerato nel contesto di cambiamenti globali e continentali del livello del mare, coincide con periodi in cui quèst’ultimo stava salendo ed invadendo i continenti; il periodo del Primo Cretaceo in particolare coincide con un periodo di scioglimento dei ghiacci post-Permiano, con una rapida apertura dei moderni oceani, con condizioni climatiche di riscaldamento e con una rapida diversificazione della fauna e della flora.La distribuzione del carbone nel periodo Primo-Tardo Cretaceo indica due ampie fasce temperate situate a nord e a sud del paleoquatore determinato, con una predominanza di depositi collocati nell’emisfero settentrionale.

Su una Terra in espansione, questo spostamento dei depositi di carbone si riflette nella rapida apertura di ciascuno dei moderni oceani e nella migrazione dei Continenti verso nord nel corso delle ere Mesozoica e Cenozoica. La predominanza di depositi di carbone nell’emisfero settentrionale viene attribuita alla maggiore estensione di masse terrestri che influenza le precipitazioni ed all’estensione dei bacini continentali adatti alla formazione del carbone.

DATO DI FATTO O SEMPLICE COINCIDENZA?

I modelli di Terra in espansione creati con l’ausilio di dati desunti dalla geologia oceanica dimostrano che le placche crostali combaciano per più del 99% nel caso di raggio terrestre ridotto.

Così, durante il periodo Triassico, ciascuno dei continenti si riassembla come in un puzzle sferico ed i bacini sedimentari Continentali formano una rete globale che rappresenta i mari continentali poco profondi. Rimuovendo progressivamente i sedimenti dai bacini sedimentari e ripristinando una configurazione preestensione, ciascuno degli antichi frammenti crostali continentali può essere assemblato su una Terra primordiale secondo un antico raggio di 1.700 chilometri.

Quando si tracciano i dati paleomagnetici sui modelli di Terra in espansione, si possono determinare gli opposti poli nord e sud, cosa che è impossibile ottenere con la tettonica a placche. Gli antichi equatori determinati in base ai poli coincidono con gli indicatori climatici quali la distribuzione di rocce glaciali, calcare, carbone e specie animali e vegetali legate alla latitudine. Ogni distribuzione climatica indica un coerente spostamento verso nord delle zone climatiche, suggerendo un asse di rotazione inclinato.

La flora e la fauna indicano un modulo di distribuzione semplificato coerente con la zonatura climatica e la distribuzione dei mari continentali. Il disgregamento delle specie ed i fenomeni di estinzione coincidono con la separazione dei continenti, l’ampliamento dei moderni oceani, la variazione del clima ed il rapido cambiamento del livello del mare.

La distribuzione e la conservazione di giacimenti di petrolio, gas e carbone coincide con il rapido sviluppo della flora, con il cambiamento del livello del mare e con la dispersione dei continenti.

Tutti questi riscontri non possono essere una semplice coincidenza; ciascuno di essi rappresenta di per sé stesso la prova definitiva che la Terra si sta espandendo e, collettivamente, quantificano un semplice processo di progressiva estensione crostale precedente alla rottura, separazione e dispersione dei continenti sino ai giorni nostri.

James Maxlow
mednat.org

Note sull’Autore:
James Maxlow è un geologo con oltre 25 anni di esperienza in esplorazione/scavi sul campo. Ha una laurea di secondo grado in geologia ed attualmente sta completando un dottorato, sempre in geologia. E capo ricercatore presso la Terrella Consultants, società di consulenza geologica con sede in Australia Occidentale dedita alla ricerca ed alla diffusione della Tettonica di Espansione Globale; la società valorizza ed incoraggia contributi professionali da una rete planetaria di ricercatori dediti all’indagine sull’espansio­ne della Terra.