Fracking the world

Quello del fracking è un fenomeno di cui si parla ormai da qualche anno, e che per le sue promesse così rivoluzionarie di fatto spacca il mondo in due: quelli che vedono questa tecnica come la “manna dal cielo”, come un metodo di estrazione che ci permetterà di produrre energia a basso costo prolungando ancora per un po’ le nostre riserve di combustibili fossili, e quelli che invece la vedono come una maledizione con conseguenze ambientali disastrose e irreversibili. Il fracking dello shale gas è un fenomeno tutto americano, ma l’argomento è ora più che mai di attualità anche dalle nostre parti, dal momento che l’Europa sta gradualmente aprendo le porte all’estrazione del gas non convenzionale. Il Regno Unito ha recentemente ripreso le operazioni dopo che una moratoria aveva bloccato i lavori in seguito ai terremoti presumibilmente causati dalle trivellazioni. Francia e Germania, invece, avevano inizialmente risposto con un secco “no”, ma alla fine tutto dipenderà da cosa deciderà l’Europa sul tema: al momento, la Francia è divisa sul tema, e la Germania, un po’ a sorpresa, ha appena messo la firma su una bozza di regolazione per il fracking. Controversa è la situazione anche in Polonia, la nazione europea che dovrebbe, secondo le stime, avere le più grandi riserve di shale gas, e dove ci si aspetta la “dash for gas” (“corsa al gas”) più imponente del vecchio continente.

…Ma come funziona l’hydraulic fracturing?

L’hydraulic fracturing (o “fracking”) è in realtà una tecnica che esiste sin dalla fine degli anni ’40, e che consiste nell’iniettare a grandi profondità una mistura di prodotti chimici che causano fratture nella crosta (“fracks”) che fanno fuoriuscire il gas, permettendone l’estrazione. Il fenomeno ha però cominciato ad ottenere una maggiore rilevanza solo nei primi anni 2000, quando è stato combinato con l’horizontal drilling, una tecnica che permette, muovendosi orizzontalmente, di aumentare significativamente l’area di estrazione. Lo sviluppo congiunto di questi due processi permette oggi di raggiungere in maniera economicamente conveniente anche i giacimenti di gas cosiddetti “non convenzionali”, quali il gas di scisto (shale gas), che si trovano a maggiori profondità.

La prima fase non è quindi significativamente diversa dal processo di estrazione tradizionale: la trivella scende verticalmente fino a una profondità di almeno 2.000 metri (ma si possono raggiungere profondità anche maggiori, sino a circa 6.000 metri), quello che viene definito “Kick-off point”. A questo punto entra in gioco l’horizontal drilling, con una trivellazione orizzontale che procede per ulteriori 1.000-5.000 metri, a seconda delle possibilità. A questo punto vengono fatte esplodere delle mini-cariche esplosive per aprire la strada alla fase successiva, l’hydraulic fracturing vera e propria: si inietta una soluzione di acqua, sabbia e altri prodotti chimici, che chiaramente varia da azienda ad azienda, che ha lo scopo di “fratturare” la crosta terrestre, favorendo la fuoriuscita del gas.

…Ma perché se ne parla tanto?

La risposta a questa domanda è semplice: l’accesso a giacimenti di shale gas in precedenza inaccessibili è un fenomeno destinato a modificare, e che in realtà ha già in parte modificato, gli scenari energetici globali: questo perché il gas è al momento l’unica fonte a basso costo e ampiamente disponibile allo stesso tempo. Mentre si rimanda alla versione integrale dell’articolo per una trattazione più dettagliata di questi aspetti, appare comunque chiaro che lo shale gas è il miglior candidato a prolungare ulteriormente l’era dei combustibili fossili, anche se non è altrettanto chiaro per quanto…Purtroppo (o forse “per fortuna”) ogni cosa ha un costo: il dibattito sulle conseguenze ambientali di queste tecniche di estrazione è vivo e acceso da anni, e personalmente ritengo che sia “LA” carta del mazzo che dovrebbe determinare la scelta in un senso o nell’altro.
…Quali sono le principali conseguenze ambientali?

Vediamo quindi punto per punto le critiche avanzate dalla comunità ambientalista contro il fracking e le eventuali risposte dell’industria petrolifera.

(1) Utilizzo delle riserve d’acqua

Come abbiamo visto, questa tecnica di estrazione richiede un grande quantitativo d’acqua, circa 3.5 milioni di galloni (13 milioni di litri) per ogni pozzo, che viene mischiata a sabbia e altri additivi chimici per favorire la fuoriuscita del gas. Oltre all’evidente effetto di prosciugare le riserve d’acqua della zona, dal momento che per essere più efficiente l’estrazione viene effettuata in modo seriale su centinaia di pozzi uno accanto all’altro, un effetto che non si considera è l’inquinamento (non solo ambientale, ma anche visivo e acustico) dovuto ai circa 400-500 camion che fanno avanti e indietro per trasportare la materia prima (da moltiplicare per il numero di pozzi).

(2) Possibile contaminazione delle falde acquifere

La contaminazione delle falde è sicuramente il punto cruciale e più immediato, in quanto direttamente legato alla sicurezza e salute delle persone. Le immagini dei rubinetti che prendono fuoco riprese dal film “Gasland” è sicuramente molto d’impatto ed è la prima cosa che viene evocata nell’immaginario collettivo ogni volta che si parla di fracking. Quello è chiaramente un caso estremo, in cui del gas fuoriesce e contamina la falda, con effetti chiaramente non piacevoli sui malcapitati. La versione più “light” prevede comunque la contaminazione da parte di alcuni degli agenti chimici usati nel processo, un fenomeno amplificato successivamente da un non corretto trattamento dei waste fluid.

Per quanto venga spesso comunicato diversamente, non è un fenomeno matematico… La contaminazione è dovuta al fatto che a volte (non in molti casi, ma succede) il cemento “fallisce”. La camicia di cemento che viene costruita per isolare il gas semplicemente si crepa, o comunque permette la fuoriuscita del gas.

(3) Mix di prodotti chimici per l’hydraulic fracturing contiene un certo quantitativo di sostanze tossiche

Il mix di agenti chimici utilizzati, che varia da azienda ad azienda se non addirittura da pozzo a pozzo, contiene una gran varietà di composti tossici,cancerogeni e radioattivi. In molti casi queste sostanze sfuggono alle apposite barriere di cemento o addirittura non sono affatto trattate e sono semplicemente scaricate nei corsi d’acqua vicini o in apposite (se così si può dire) buche nel terreno. Da qui la contaminazione di falde acquifere e interi corsi d’acqua, che in alcuni casi ha spinto le autorità americane a raccomandare l’acquisto di acqua in bottiglia.

Alla base di questo fenomeno c’è sicuramente una gravissima lacuna normativa negli Stati Uniti, dove le società petrolifere non sono nemmeno obbligate (per legge) a fornire informazioni sulle soluzioni utilizzate. Tuttavia, dopo anni di pressione mediatica da parte degli ambientalisti, si è riusciti a ottenere una disclosure volontaria da parte delle principali società del settore.

(4) Waste fluids (i residui del processo di estrazione) non trattati adeguatamente e rilasciati nell’atmosfera

La radioattività e tossicità degli agenti chimici utilizzati richiederebbero una fase di waste disposal particolarmente attenta, ma chiaramente non sempre è così. Negli USA il concetto di liberalizzazione è talmente diffuso che per anni non è stata prevista una serie di procedure per rendere sicure le tecniche di estrazione, sebbene andassero palesemente contro la legge di riferimento sulla qualità dell’acqua. Il fenomeno è inoltre alla base della moratoria attualmente in vigore nello stato di New York.

(5) Investire sul fracking significa investire meno sulle rinnovabili

Molti argomentano che avere una fonte di energia ampiamente disponibile e a basso costo potrebbe disincentivare il passaggio a fonti di energia più pulita. Questo aspetto è senz’altro vero, e a renderlo anche pericoloso è il fatto che questa fonte di energia è tutt’altro che pulita: oltre alle classiche emissioni di CO2, pur sempre inferiori a quelle di petrolio e carbone (ma superiori rispetto al drilling convenzionale), c’è il gran quantitativo di gas metano rilasciato nell’atmosfera, un altro componente responsabile del riscaldamento globale. Insomma, lo shale gas non risolve affatto il problema del cambiamento climatico, ma lo aggrava ulteriormente, è anche questo è un fatto, purtroppo molte volte trascurato…

(6) Presunti terremoti causati dal fracking

Ebbene sì, nella lista delle conseguenze di queste tecniche di estrazione ci sono anche i terremoti… In due casi in particolare, a Blackpool (UK) e Youngstown (US), i fenomeni sismici indotti hanno superato il 4° Grado della Scala Richter, ma bisogna ammettere che il collegamento tra trivellazioni e terremoti non è tuttora dimostrato, anche se indurre delle esplosioni a 6.000m di profondità non ci sembra esattamente il massimo, almeno a noi che non siamo dei geologi di professione. La moratoria che era scattata in Inghilterra proprio a seguito del sisma è stata invece recentemente annullata, a causa della mancanza di prove a favore di un collegamento tra i due eventi.

Conclusioni

Niente di quello che noi facciamo ha un costo zero e ogni azione ha una conseguenza, quindi quando si parla di ambiente non si può prescindere dall’impatto che avranno le nostre decisioni. Un sistema che permette un escalation di questo genere senza che nessuno consideri le conseguenze delle proprie azioni non è un sistema sostenibile. Un sistema che costringe il cittadino a dover da solo dimostrare che un’intera industria sta provocando dei danni a sé e alla società non è un sistema etico. Un sistema che non ti orienta per mezzo dei suoi regolamenti verso il bene tuo e degli altri non è un sistema di diritto. Ora, in questo calderone ci stiamo mettendo fin troppe cose che vanno ben al di là dello shale gas e del fracking… Quello che sappiamo è che assumere un’ottica puramente economica è sicuramente contrario al pensiero sostenibile. Secondo noi sostenibilità significa anche vagliare tutte le possibilità scegliendo quella che lascia un mondo con meno ripercussioni sulle generazioni future. L’esperimento shale gas è stato fino ad ora un totale fallimento, non siamo così sicuri che in futuro possa essere condotto in maniera migliore, ma lasciamo ai lettori l’ardua sentenza…

Scarica la versione completa dell’articolo: Fracking the World (versione completa) http://www.e-cology.it/wp-content/uploads/2013/03/SustainaBlink_Fracking-the-world.pdf

Davide

Fonte: http://www.e-cology.it/2013/03/25/fracking-the-world/15134