Gesù di Nazareth, in breve…

di Antonio Cioppa

Il Giornale OnlineLa vita

“Quando giunse la pienezza dei tempi, Dio inviò il Figlio suo, fatto da donna, nato sotto la Legge, affinché redimesse quelli che erano sotto la legge, perché noi ricevessimo l'adozione a figli”

L'apostolo Paolo caratterizza così la venuta, la missione e il compito del Redentore. il Figlio di Dio venne a porre fine al Patto antico e a crearne uno nuovo, il Patto della grazia, non della Legge. Nato da Maria Vergine in Galilea, probabilmente nella borgata di Nazareth, tra il 750 ed il 760 dalla fondazione di Roma, vale a dire tra il 4 innanzi all'era nostra ed il 6 o 7 dopo l'inizio dell'era nostra, Gesù Cristo debuttò nella vita religiosa quale uditore prima e poi quale continuatore del suo precursore Giovanni Battista.

Un fiero profeta si era, infatti, levato in quei giorni, Giovanni Battista, che predicava l'imminenza del Regno e dell'avvento del Messia ed invitava tutti con parole minacciose alla penitenza e alla purificazione, qualora volessero partecipare alla gloria del Regno. Anche Gesù era accorso sulle rive del fiume Giordano, aveva ascoltato con devozione le parole del profeta, si era fatto battezzare e s'era quindi ritirato nel deserto onde prepararsi nella meditazione e nell'ascesi alla dignità del Regno.

Quando, poco dopo, la voce del Battista fu messa a tacere da Erode, Gesù, all'età di circa trent'anni, iniziò la sua attività pubblica, confermando la sua dottrina celeste con segni e miracoli. Nella nativa Galilea, circondato da pochi discepoli, reclutati tra gli umili pescatori del lago di Genezareth, s'era dato a girare per le sinagoghe dei villaggi vicini, insegnando anch'egli, come il Battista, che i tempi erano prossimi e che bisognava far penitenza: “Il Regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al Vangelo” (Mc. 1,15). Gesù durante la sua vita pubblica chiamò a sé dei discepoli e scelse fra loro i dodici Apostoli, ai quali conferì speciali poteri per la loro missione, anzi li investì della propria missione ed ordinò loro di istruire tutte le genti, di battezzare e guidare i fedeli con l'autorità ricevuta da Dio. A fondamento della Chiesa e supremo pastore del suo gregge designò Simon Pietro: veniva così garantita la continuità dell'opera che Gesù era venuto a fondare.

Ma solo una piccola parte del popolo ebraico riconobbe in Gesù il promesso Messia: tanto i Farisei ligi alla Legge, quanto i Sadducei, molto più liberali, gli si misero contro. L'ingresso trionfale in Gerusalemme e la cacciata dei rivenditori dal Tempio riversarono su di lui l'animosità e l'odio dei capi dei giudei. Arrestato in seguito al tradimento dell'apostolo Giuda, Gesù comparve davanti al Sinedrio, la suprema autorità amministrativa e giudiziaria degli Ebrei, e quindi davanti a Pilato, il quale emise la sentenza capitale, condannandolo come agitatore politico alla crocifissione, supplizio tipico presso i Romani. Quindi, dopo un'attività pubblica, durata dai due ai tre anni appena, Gesù finì sulla croce per odio dei capi dei giudei: era il 14 o il 15 del mese di Nisan, di un anno che non è dato di precisare con certezza (fra il 30 e il 33 dell'era nostra).

Il Regno
Questo il messaggio programmatico di Gesù:

“Il tempo è compiuto, il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo” (Mc. 1,15)

Esso esprime, così come quello del Battista, quell'attesa escatologica che sembra aver animato tutta la religiosità giudaica dell'epoca. Matteo parla di Regno dei cieli, mentre Marco di Regno di Dio; ma le due espressioni denotano lo stesso concetto: ambedue affermano che la sovranità Divina sull'umanità e sull'universo si realizzerà in modo strepitoso con l'eliminazione di tutte le potenze avverse: l'apocatastasi cristiana.

Il problema è quello di determinare in quale momento Gesù collocava questo avvenimento capitale che avrebbe inaugurato i tempi ultimi. Alcuni testi affermano che il Regno si realizzerà nel futuro e con la rapidità del baleno (Mc.9,1; 13,30.32); altri invece lasciano intendere che le parole e gli atti di Gesù sono una sorta di anticipazione del Regno e segnano l'inizio di un processo che culminerà nel futuro: quest’idea appare nelle parabole del Regno, quella della semenza che cresce e germina (Mc. 4,26-29); quella del granello di senapa (Mc. 4,30-32); quella del lievito che fermenta la pasta (Mt. 13,33).

Il Messia
Gesù non si attribuì mai il titolo di Messia = Cristo, ma accettò sempre questa qualifica da parte degli altri. Tuttavia cercò sempre di non dare ad essa eccessivo rilievo, perché teneva conto delle implicazioni politiche di quel termine: prendeva così le distanze dalle forme nazionalistiche del messianismo giudaico. Egli ama presentarsi come il Servo Sofferente, il Servo del Signore (Is.40-55) e come il Figlio dell'Uomo (Dan. 7,13ss.), espressione, quest'ultima, che nel Libro di Enoch, collegato alla setta degli Esseni, assume grande rilievo ed appare come una figura individuale, celeste, superiore agli angeli. “Figlio dell'Uomo” è il Messia sofferente (Mc. 10,45; Mt. 8,20; Lc. 22,48) e quello dell'esaltazione futura (Mc. 8,38; Mt. 19,28).

Gesù e la Chiesa
Tutta l'opera di Gesù mira soprattutto alla fondazione della Chiesa, che non è una scuola, bensì una comunità di vita. Egli la fondò espressamente come una Chiesa missionaria: voleva fare dei suoi discepoli dei pescatori di uomini (Lc. 5,10; Mt. 4,19) e li mandò fino ai confini della terra (Act. 1,8). Volle la sua Chiesa come società visibile e comunità storica (Mt. 16,18): sacramenti; Apostoli maestri dei popoli (Mt. 28,19). Gli avvenimenti decisivi nella vita degli Apostoli e della nascente comunità di Gerusalemme furono la risurrezione del Signore e la discesa dello spirito Santo nella Pentecoste: questi due eventi prodigiosi trasformarono pescatori incolti e timorosi in apostoli del Vangelo.

La Chiesa è la continuazione della redenzione operata da Cristo, unico principio di salvezza; l'uomo, fatto cristiano, è invitato a fuggire dal mondo corrotto, dal suo modo di pensare e di agire, per purificarsi: ascesi e fuga dal mondo, il cristianesimo, pertanto, è chiamato ad accogliere il meglio di tutte le culture e di tutte le civiltà: senza peraltro lasciarsi contaminare dai loro elementi mondani negativi. Vedremo che questo atteggiamento “negativo” del cristiano di fronte al mondo dominerà la concezione e la visione del mondo nell'Alto Medioevo, laddove nel Basso Medioevo, a partire dall'anno Mille, si affermerà, invece, una concezione più concreta e positiva: le realtà terrene vengono rivalutate e con esse acquistano nuovo valore le capacità e le attività dell'uomo, che guarda le cose del mondo come riverbero della luce e della bontà divine.

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