Gli oggetti-simbolo dell'Ebraismo

Il Giornale Online di Zret

Preciso che, in questo breve articolo, ho accennato solo al valore exoterico di certi simboli: mi riprometto di sfiorare alcuni significati esoterici in prossimi studi.

Tra i reperti della Samaria, capitale del Regno settentrionale d'Israele, nel IX secolo a.C., spiccano gli avori che adornavano il palazzo reale. In alcuni pannelli sono raffigurate delle sfingi in mezzo a piante di loto. L'opera eburnea, di fattura non molto raffinata, rivela un debito dell'arte ebraica nei confronti della cultura e della iconografia egizia: la testa dell'animale chimerico, in ciascun pannello, è ritratta di profilo e con l'occhio grande ed oblungo, secondo i moduli egizi. Il corpo è reso con un accenno della muscolatura. Su tutto spiccano le ali poste su due piani prospettici ravvicinati e delle quali è suggerita, in modo un po' schematico, la leggerezza con un una serie di incavi diritti e contigui l'uno all'altro.(1) I pannelli di avorio sono una prova che la cultura ebraica è, in una buona misura, dipendente da elaborazioni formali e concettuali di altri popoli.

D'altronde i cherubini scolpiti sulla celebre Arca dell'alleanza, in cui erano custodite le tavole della Legge, erano delle sfingi. Nel IX secolo la tradizione egizia, a distanza di circa sei secoli dall'esodo dalla Terra dei faraoni, esodo che fu probabilmente una migrazione in più ondate, è ancora viva nel Regno d'Israele. A ben riflettere, la civiltà degli Habiru risentì fortemente di influssi egizi e soprattutto sumeri. Se è vero che il mitico Abraham era originario di Ur, nella Sumeria, non si può disconoscere il contributo dell'antichissimo ed enigmatico popolo mesopotamico sugli Ebrei. Il Pentateuco stesso è costellato di tradizioni medio-orientali esterne, sebbene si possa avvertire qualche tratto originale, vestigio del retaggio tipico di un popolo di pastori nomadi quali furono gli Ebrei in origine.

E' anche assodato che Mosè (figura storica o leggendaria ?) fu un mago e sacerdote egizio (moses significa “figlio” in antico egizio), fervente seguace del culto monoteista proclamato dal faraone Amenophis IV-Akhenaton, il sovrano eretico che avversò lo strapotere del clero devoto ad Ammon-Ra. La storia ebraica e le tradizioni culturali sono tutte permeate di influssi esterni spesso assimilati e divenuti valori fondanti: dalla circoncisione, usanza egizia, all'adorazione di YHWH che presenta tratti non molto dissimili da quelli di alcuni dei della regione, il sumero Ishkur o Enlil, l'hittita-mesopotamico Teshub, dal culto nascosto del serpente ai numerosi costumi mutuati dalle nazioni cananee e dai Filistei.

Risaltano, in questo panorama culturale, l'antica scrittura sinaitica, forse alfabetica, invenzione degli Ebrei, ma derivata da ideogrammi egizi, e la preminenza del profetismo, sintesi contraddittoria di tensione religiosa e di fanatica rigidità teologica.

Uno dei caratteri poi più singolari della storia del popolo semita è la centralità di certi oggetti perduti assurti a simboli che rischiarano di una luce oscura anche le epoche successive: l'Arca dell'Alleanza, il Tempio di Gerusalemme costruito da maestranze fenicie mandate dal re di Tiro, Hiram, il meno noto, ma non meno misterioso serpente di bronzo, il vitello d'oro… Sono oggetti-emblemi tanto più potenti nell'immaginario, poiché perduti, scomparsi, migrati nel mito e nella leggenda. Che cosa fu, ad esempio, l'Arca? Uno strumento per comunicare con Dio o con gli dei? Un'arma segreta? O fu soltanto una cassa di legno di cedro rivestito con prezioso e rutilante oro? A distanza di secoli, molti misteri dell'antica storia israelitica restano irrisolti, mentre la Bibbia continua ad esercitare il suo fascino. La Bibbia, libro in parte storico, teologico, normativo e poetico, è forse soprattutto (mi riferisco in particolar modo alla Torah) un testo di clipeologia e questo spiega il suo immortale e problematico valore.

(1) Non mi soffermo sull’imperscrutabile Sfinge, forse indicatore temporale dell’età astrologica del Leone. Il suo nome dovrebbe significare “il dio nell’orizzonte”. Chi volesse approfondire, potrà compulsare i numerosi saggi ed articoli pubblicati sul monumentale manufatto risalente al X millennio a.C.

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