Grano, la nuova arma segreta della Russia?

Il Giornale Online di Astrit Dakli

Allarme rosso nel mondo del liberismo economico internazionale: il governo russo ha deciso di creare una nuova Agenzia di stato che da qui al 2011 assumerà il controllo di almeno metà delle esportazioni di grano e cereali.

L'agenzia prenderà in mano i grandi depositi di granaglie nel porto di Novorossijsk, sul Mar Nero, e radunerà nelle sue mani le quote azionarie che diversi enti pubblici hanno attualmente nelle maggiori società che producono e commerciano cereali. In pratica – grida allarmato il Financial Times – lo stato tornerà come ai tempi sovietici a controllare l'export di grano: solo che ai tempi sovietici l'export era modesto, perché i raccolti bastavano a fatica a soddisfare il mercato interno e l'Urss quasi ogni anno doveva ricorrere a massicce importazioni (da Usa, Canada, Argentina…) mentre oggi la Russia è diventata il quinto esportatore mondiale e potrebbe presto guadagnare altre posizioni.

Le previsioni per quest'anno parlano di un raccolto di almeno 95 milioni di tonnellate, con un surplus esportabile di 22-23 milioni.

Ma perché allarme?

Perché in questo modo il Cremlino andrà a interferire con il libero mercato mondiale, regolando quantità e prezzi delle esportazioni sulla base delle sue convenienze politiche e non, come doveroso, sulla base della legge della domanda e dell'offerta. In altre parole, afferma sempre il Financial Times, Mosca non solo lavora a smontare il pensiero unico mondiale ed è quindi colpevole di eresia, ma si sta anche dotando di una nuova «arma» internazionale, dopo il gas. E se domani il grano russo venisse venduto ai paesi amici e non a quelli ostili? Oppure, se Mosca decidesse di tenere i prezzi interni del pane più bassi di quelli internazionali? O se, addirittura, decidesse di vendere grano sottocosto a paesi affamati, per comprarsene i favori?

Certo, nel denunciare questo «tremendo passo indietro» del Cremlino, il prestigioso quotidiano economico dimentica gli enormi sussidi statali agli agricoltori europei e americani, che alterano le «leggi della domanda e dell'offerta» ben più di quanto non possa fare la nuova agenzia russa; ma una cosa è pur vera e cioè che nel più vitale mercato del mondo, quello del cibo, si sta aggiungendo una nuova variabile, a rendere ancora più complicata una crisi che già minaccia di aver conseguenze devastanti sugli equilibri planetari.

Fonte http://www.ilmanifesto.it/argomenti-settimana/articolo_3adfa178cc456b5bd0163f5a71058d99.html